lunedì 30 novembre 2009

Wilhelm Furtwängler


Oggi, 30 novembre 2009, sono 55 anni dalla morte di Wilhelm Furtwängler, grandissimo direttore d'orchestra tedesco.
Ebbe la sfortuna, come molti, di vivere il periodo della propria maturità artistica, era nato nel 1886, con il nazismo con il quale convisse poichè egli restò in Germania a differenza di molti altri che se ne andorono.
Per questo fu poi accusato di essere un nazista e dopo la guerra potè tornare a dirigere solo dopo aver subito un processo di denazistificazione.
Molti dei filmati del tempo della guerra registrano la presenza tra il pubblico di gerarchi nazisti, lo stesso Hitler e le sale sono avvolte da grandi stendardi con la svastica.
Credo che lui accettasse tutto ciò per amore per la musica e per la cultura tedesca, di cui era uno dei custodi.
Comunque tutto ciò non ha importanza, era un grandissimo musicista, compositore e direttore.
Il suo stile di direzione d'orchestra era l'opposto di quello di Toscanini. Nessuna ricerca per la precisione assoluta ma valorizzazione al massimo della musica e del senso della musica. La sua mano sinistra vagava morbida per dare tutta l'espressione ma la destra, comunque, batteva il tempo in modo piuttosto preciso. Possedeva in modo infallibile il senso del tempo in musica che non è quello del metronomo ma quello che più conviene all'espressione ed è quindi fluido, dinamico, funzionale al senso musicale. Il suo insegnamento è stato fondamentale per molti musicisti come il Quartetto Italiano ed ancora oggi le sue interpretazioni di Brahms, Wagner, Strauss e Beethoven rappresentano un punto fermo dell'interpretazione, non perchè siano da imitare, ma per il senso della possibilità di interpretazione musicale che deriva da esse.
Fu naturalmente grandissimo interprete di tutta la grande tradizione tedesca da Mozart a Strauss ma fu attento anche alla musica del '900 come si può facilmente verificare consultando i programmi delle sue stagioni a Berlino.
Mi piace ricordarlo nell'allegretto della VII sinfonia di Beethoven e nel finale della IV sinfonia di Brahms, nel 1948 a Londra, dove dirige come posseduto dalla musica.

Mafia?

Di tanto in tanto S.B. dice delle cose che evidentemente gli sgorgano dal cuore. Pagherei non so che cosa per ascoltare cosa dice veramente in privato su varie questioni sulle quali evidentemente deve contenersi in pubblico. Però di tanto in tanto si fa prendere la mano dallo spettacolo e allora sbotta, come nel caso degli interventi sulla mafia oppure quelli sui magistrati che sono persone psichicamente malate per fare il mestiere che fanno, ecc.
Naturalmente non è coinvolto in fatti di mafia, lo dice lui stesso e la mafia non esiste. Io comunque lascerei lavorare la magistratura.
Intanto ieri il suo amico Marcello, livido ed invero piuttosto tirato in volto, ha ribadito che sono tutte falsità e non si capisce neanche perchè si indaghi e che Mangano, lo stalliere mafioso di Arcore arrivato lì solo perché raccomandato da persone di fiducia, è stato un eroe perchè non ha detto quello che gli volevano far dire.
Un eroe per chi?
Dipende sempre da che punto di vista si guarda la questione.
Che Guevara per molti è un eroe per molti altri è solo un terrorista, e così Garibaldi, l'eroe dei due mondi, che per diversi leghisti è stato un pirla perchè poteva lasciare il meridione ai Borboni che eravamo tutti più contenti ed erano più contenti anche i meridionali medesimi, oppure Padre Pio che è stato proclamato santo per le sue virtù eroiche nella fede ma è stato guardato a lungo con sospetto, se non con ostilità, da gran parte della gerarchia ecclesiastica e anche ora non piace a tutti i fedeli, ecc.
Personalmente trovo difficile pensare a S.B. coinvolto in fatti come quelli degli attentati di mafia degli anni '90, e mi viene male solo a pensare che ciò sia possibile anche solo in una lontana ipotesi, però spesso ho capito che non ci si deve stupire di niente per cui spero che si arrivi a conoscere la verità dei fatti, se sarà possibile.

Segnalo il bell'articolo di Sofri da Repubblica.

venerdì 27 novembre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 8


In questo VIII concerto il programma comprendeva "Pause nel silenzio" di Gian Francesco Malipiero e la V sinfonia di Gustav Mahler.
Malipiero, nato nel 1882, fu uno dei rappresentanti della generazione degli '80, che segnò una reazione al modo di fare musica all'italiana, il melodramma, e portò ad un rinnovamento del linguaggio musicale; scelta coraggiosa ed impopolare in un'epoca in cui imperversava ancora il melodramma. Il brano eseguito è del 1917, "Pause nel silenzio"" scritto in pieno periodo di guerra, quando, come ricorda lo stesso Malipiero, "era più difficile trovare il silenzio e quando, se si trovava, molto si temeva d'interromperlo sia pure musicalmente. Appunto per la loro origine tumultuosa, in esse non si riscontrano né sviluppi tematici, né altri artifici...".
La V sinfonia di Gustav Mahler, viene spesso fatta coincidere, alla grossa, con un momento di svolta della produzione mahleriana. Dopo le prime quattro sinfonie legate al mondo del ciclo di lieder del Knaben Wunderhorn e che trovano il loro culmine ideale nel finale paradisiaco della IV, la marcia funebre con cui inizia la V segna un gesto netto, uno strappo che inaugura una nuova stagione. Mentre nelle precedenti II, III e IV sinfonia la voce umana era stata sempre presente anche in forma corale, dalla quinta in avanti le sinfonie saranno solo strumentali, con l'eccezione dell'VIII. Inoltre il linguaggio musicale di Mahler introdurrà un sempre maggior uso del contrappunto, un contrappunto usato non per complicare artificiosamente la musica ma per chiarire sempre di più il discorso e per renderlo più completo ed articolato. In questo modo il racconto musicale di Mahler verrà collocato in una struttura formale più rigorosa non venendo però mai meno alle proprie caratteristiche; il suo linguaggio si purificherà e decanterà in aree di sempre maggiore rarefazione ed astrazione.
Però lo stacco rispetto alle sinfonie precedenti non è così netto. In realtà un cambiamento era iniziato già con la IV sinfonia, molto più classica nella forma delle precedenti II e III. Inoltre nella V sinfonia sono evidenti legami con la precedente IV. Ad esempio il tema della tromba nella marcia funebre iniziale era già presente nel I movimento della IV, e così la piacevolezza viennese del III movimento e il tema della morte dei bambini che nella IV sono posti nel paradiso del finale e nella V sono adombrati dalla citazione dei lieder dei Kindertotenlieder, ovvero le canzoni dei bambini morti, nella marcia funebre.

La quinta sinfonia fu scritta tra il 1901 e il 1902 e fu eseguita la prima volta nel 1904, in periodo molto felice della sua vita quando si sposò con Alma Schindler ed ebbe le due figlie nel 1902 e 1904.
La sinfonia è divisa in 5 movimenti che formano tre parti; la prima costituita dai primi due movimenti, la seconda parte dal III movimento e la terza parte dagli ultimi due movimenti.
La sinfonia inizia con una marcia funebre; non è una marcia idealizzata ma una vera marcia funebre, una banda che accompagna un funerale. Il successivo movimento, tempestoso con grande veemenza, è legato al materiale della marcia funebre; è un movimento estremamente agitato, un gesto disperato, una lotta con tutte le forza del male; solo alla fine del movimento si tenta una via d'uscita positiva con un grande corale che però si spegne subito e il movimento si chiude nella più totale oscurità e negatività.
Il terzo movimento è un grande scherzo con mosse di danza; una musica tipicamente viennese, nostalgica ma nello stesso tempo molto vitale.
L'ultima parte inizia con il famosissimo adagietto per archi ed arpa, un movimento pieno di sentimento e di tensione verso qualcusa a cui si tende senza poterlo, probabilmente, raggiungere. Non è un movimento sereno, anzi è un movimento estremamente tragico che esprime un senso di bellezza totale. Quando l'adagietto si spegne attacca il finale, un grande rondò basato su un lied del Knaben Wunderhorn, quello in cui un asino dal momento che ha le orecchie grandi ricopre il ruolo di giudice in una gara di canto, facendo vincere, naturalmente, il peggiore. Questo tema viene utilizzato per costruire un movimento di grande vitalità ed ironia, soprattutto quando cita stravolgendolo il tema dell'adagietto. Al termine torna il grande corale che porta la sinfonia ad una fine trionfante.
Quale percorso disegna Mahler in questa V sinfonia? Se Beethoven nella sua V sinfonia partiva da un problema tragico ed importante, da un dolore interiore a cui la sinfonia fornisce varie risposte ed alla fine lo porta al più grande senso di gioia nel suo superamento etico, con Mahler lo stato esistenziale negativo della prima parte trova una risposta nella frenesia dello scherzo, della vita, nell'oasi di pace dell'adagietto e nel finale piramidale in cui tutto ritorna con ironia e viene voltato forzatamente in positivo.
Si tratta di un finale provvisorio a cui seguirà un discorso che ricomincerà sempre da capo con la VI e VII sinfonia, un problema interiore ben precedente alla sua biografia e che con la sua biografia non ha quasi nulla a che fare, un problema a cui si tenterà di dare risposte successive tutte provvisorie.
Mahler non può esprimere certezze stabili perchè viveva in un'epoca in cui l'uomo stesso perdeva la propria connotazione di grandezza e tutto appariva improvvisamente provvisorio e non conoscibile e questo rende così difficilmente decifrabile e inconoscibile la sua musica.
Alla larga però dalla psicanalisi in musica e ascoltiamo, nel senso più autentico, la musica di Mahler!
Esecuzione molto buona del direttore Damian Iorio ottimamente assecondato dall'orchestra.

mercoledì 25 novembre 2009

Stagione 2009/10 - La Verdi barocca - I


Ieri sera in Auditorium c'è stata la presentazione del primo concerto della nuova formazione della Fondazione Verdi, ovvero la Verdi barocca che si compone di un'orchestra e di un coro. Tutti i membri sono stati selezionati appositamente per questo scopo; solo il primo violino è uno dei primi violini dell'orchestra sinfonica in quanto ha una specializzazione in violino barocco. Tutti gli altri sono nuovi, italiani e giovani, età media, ad occhio e croce, 28 anni. La cultura, come si vede, crea ricchezza e occasioni di lavoro. Gli strumentisti non suonano alla barocca su strumenti moderni ma suonano strumenti antichi.
Nel concerto verranno eseguite musiche di Monteverdi, la messa a 4 voci, di Francesco Durante, Magnificat e di Pergolesi, il grandissimo Stabat Mater.
Il direttore del complesso, Ruben Jais, ha ben spiegato le ragioni di queste musiche mettendone in evidenza alcune caratteristiche peculiari facendo esempi musicali.
Del resto la musica antica, come quella moderna, ha bisogno di qualche spiegazione in più rispetto all'altra che comunemente si ascolta, peraltro magari male e per abitudine. Ad esempio, per noi abituati ad ascoltare musiche dalle grandi dinamiche e dalle grandi variazioni ritmiche, può essere difficile capire quale effetto dirompente potesse fare ai tempi di Monteverdi passare da un ritmo binario ad uno ternario nell'ambito di un brano. Come pure bisogna avere le antenne ben dritte per apprezzare nel giusto modo delle dissonanze che per noi oggi non sono dissonanze; ad esempio un famoso quartetto di Mozart si chiama proprio delle "Dissonanze" perchè ha un inizio con delle dissonanze che ai suoi tempi risultavano strane ed estremamente ardite mentre oggi, ad un ascolto superficiale, non ci fanno più quell'effetto. Bisognerebbe invece essere ancora capaci di porci nella giusta prospettiva e di capire quella musica antica per i valori che esprime. Certamente si deve fare uno sforzo che è analogo a quello che si compie se si legge, poniamo, "La Gerusalemme liberata" che non può essere letto come un libro della Tamaro.
Speriamo che questa nuova formazione sappia trovare un suo pubblico. Non so quanti del pubblico abituale della stagione sinfonica seguiranno anche la piccola stagione di 7 concerti della Verdi barocca, nel prossimo del 22 dicembre eseguiranno il Messiah di Haendel, ma spero che arrivi anche nuovo pubblico giovane, a cui questa musica può forse essere più vicina della musica, ad esempio, dell'epoca romantica.

domenica 22 novembre 2009

Stagione 2009/10 - Serie '900 II - Schönberg


Nel secondo concerto della serie '900 il maestro Francesco Maria Colombo ha parlato di Arnold Schönberg, concentrando l'attenzione del pubblico sulla composizione giovanile "Verklärte Nacht", ovvero "Notte trasfigurata".
Il brano fu scritto per sestetto d'archi nel 1899 quando l'autore aveva 25 anni e fu successivamenbte trascritto per orchestra d'archi nel 1943.
Questa composizione si basa su una poesia di Richard Dehmel, poeta la cui validità oggi è messa in dubbio ma che allora incontrava i gusti del pubblico a lui contemporaneo.
Il testo poetico parla di un uomo e di una donna che camminano di notte al chiaro di luna in un parco; la donna ha sposato un uomo che non ama mentre ama l'uomo con cui passeggia. La donna confessa al suo uomo di portare in grembo un figlio concepito con suo marito, e ne riceve conforto dal suo amante in un flusso di passione amorosa totale che avvolge i due amanti. La composizione termina nell'incanto del parco notturno alla luce dai mille riflessi della luna.
Al di là di questo programma si tratta di una composizione che produce una grande emozione, una composizione che desta costantemente l'attenzione di chi ascolta, una composizione in cui la musica cambia continuamente intensità. In quelle nuove generazioni la musica non si esprime più con un tema a cui segue un altro tema, ma diventa un tutto continuo dove la musica germina in continuazione da elementi anche minimi.
Nella sua presentazione il maestro Colombo ha messo bene in evidenza le caratteristiche di quel periodo storico della Vienna di fine '800 anche in relazione alla letteratura e alla pittura, un periodo definito decadente dove si perdono le certezze dell'epoca precedente e tutto diventa indefinibile, ambiguo, precario, incerto.
Da un punto di vista strettamente musicale vorrei però far notare che questo brano si connota come una esasperazione di un fenomeno già presente in musica, ovvero quello della variazione continua, nell'utilizzo del materiale e nei suoi aspetti fonici.
Questi incontri sono comunque veramente interessanti proprio per il fatto che il dato musicale viene inquadrato nel periodo e non si spiega solo come è fatto il brano ma se ne danno anche le motivazioni.
Brano incredibilmente bello, che produce incanto, tensione spasmodica, l'estasi, dove ogni momento è un momento di esaltazione dei sensi, una musica erotica quant'altre mai.
Grandissima esecuzione molto apprezzata dal folto pubblico, esecuzione coinvolgente che ha fatto intendere chiaramente la bellezza di questa musica.
Link: Prima parte, la coppia nel parco, seconda parte, lo spasimo della donna e la sua tensione, terza parte, il conforto dell'uomo che la rassicura, la quarta parte, l'incanto dei mille riflessi della notte di luna dove la passione si trasfigura nell'incanto notturno.

venerdì 20 novembre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 7


Nel concerto di ieri sera è stata eseguita in prima assoluta una nuova composizione di Silvia Colasanti, compositrice romana, classe 1975.
La composizione si intitola "Il canto di Atropo" per violino ed orchestra, brano commissionato dall'orchestra Verdi e scritto per il violinista Massimo Quarta che l'ha eseguita.
Nella mitologia greca, Atropo era una delle tre Moire (o Parche), Cloto, Lachesi e Atropo, figlie, secondo una versione, della Notte o, secondo un'altra di Zeus. Erano le divinità che presiedono al destino dell'uomo. Le loro decisioni erano immutabili, neppure gli dei potevano cambiarle. Atropo, la più anziana delle tre sorelle, era colei che non si può evitare; rappresentava il destino finale della morte d'ogni individuo poiché a lei era assegnato il compito di recidere il filo che rappresenta la vita di ogni uomo, decretandone il momento della morte.
Il brano della Colasanti ha cercato di rappresentare tutto ciò. Dopo un inizio cupo e opprimente entra il violino con un canto con accenti quasi appassionati; il materiale musicale viene variato fino alla conclusione dove il violino resta con un filo di suono. Nel brano è interessante come il violino venga spesso fatto suonare nel forte e nel piano per produrre un filo ininterrotto di suono, come il filo della vita che Atropo taglia.
Bella esecuzione con diversi applausi anche all'autrice presente in sala.
Della stessa autrice sabato 28 verrà eseguita in Auditorium l'opera per bambini "Il sole, di chi è?" nell'ambito della rassegna "Crescendo in musica". Magari andrò a sentirla per capire meglio che tipo di musica compone questa giovane musicista.

Massimo Quarta poi si è prodotto in una memorabile esecuzione della Tzigane di Ravel ottimamente coadivato dall'orchestra ben diretta dal Damian Iorio.
La Tzigane è un brano del 1924 scritto originariamente per violino e pianoforte e successivamente orchestrato. Brano raffinato ed arguto, anche ironico nel modo in cui Ravel aderisce ai vezzi di un virtuosismo trascendentale; sembra quasi dire: "Volete anche questo? Eccolo!"
Il concerto era iniziato con l'esecuzione della sinfonia dall'opera "I vespri siciliani" di Verdi, ben diretta da Iorio, e si è concluso con la V sinfonia di Prokofiev, ottimamente eseguita.
Questa sinfonia fu scritta da Prokofiev nel 1944, in piena guerra. Era il momento, però, in cui l'armata russa stava scacciando il nemico e si cominciava a tirare un sospiro di sollievo, da parte russa, per lo scampato pericolo.
Prokofiev con questa sinfonia vuole costruire una opera grande ed imponente.
Il primo movimento è principalmente basato su un tema solenne che viene riproposto con modalità sempre diverse, ora intensificato, ora rarefatto, ora elegiaco, ora grandioso.
Il secondo movimento, uno scherzo con trio, è uno dei brani più clamorosi di Prokofiev, un brano dal grande ritmo e dinamismo; un brano tipico di Prokofiev che ricorda lo stile del balletto Romeo e Giulietta.
Il terzo movimento, un adagio, è basato su un tema dolce ed elegiago; sullo sfondo passano paesaggi angoscianti, la guerra, che vengono però superati da una visione più serena e pacificata.
Il finale inizia con la citazione del tema dell'inizio, serio e solenne. Di colpo però prende la parola il clarinetto con un tema vivace, come uno che fischietta per strada, che inizia una girandola, un vortice inarrestabile, come la rappresentazione in musica della fine della guerra e una ritrovata fiducia per l'avvenire. Alla fine la musica trova una via di uscita in un ostinato feroce, delirante e funambolico.
Non c'è grandiosità in questo finale, ma sollievo. Un anno dopo Shostakovich, a guerra finita, scriverà la sua IX sinfonia, un sinfonia piccola e assolutamente non grandiosa, non celebrativa; anch'essa esprimerà un sentimento analogo, un sollievo senza vera gioia.
Inutile dire che entrambi passarono un guaio serio con il regime.

giovedì 19 novembre 2009

McCartney

Il 10 aprile 1970 Paul McCartney annunciò annunciò in un'intervista di voler lasciare i Beatles e di iniziare la carriera da solista.
Il 17 aprile uscì il suo primo LP da solista dopo lo scioglimento dei Beatles che aveva registrato da solo tra la fine del 1969 e il marzo 1970.
In questo disco, che si intitolava semplicemente McCartney, egli sfruttò tutte le sue grandi capacità di polistrumentista.
Fu un grande successo e la considerazione del pubblico per questo disco è anzi cresciuta nel tempo, superando alcune remore iniziali.
Molti dei brani inseriti nel disco erano stati composti anni prima e sarebbero dovute entrare in album dei Beatles ma poi scartate: Junk dal White Album e successivamente da Abbey Road e Teddy boy da Let it be.
Su tutte, personalmente, preferisco il brano Maybe I'm Amazed una canzone veramente bella che dopo un inizio al piano assolutamente neutro ha uno scatto in avanti che le dà un bello slancio e una gran linea melodica.

mercoledì 18 novembre 2009

Acqua


Si va verso la privatizzazione in fretta e furia con voto di fiducia (!) dei servizi legati all'acqua.
Meglio dare ai privati l'incombenza di occuparsene e di occuparsi anche della rete colabrodo che abbiamo piuttosto che affrontare un problema che necessiterebbe tante risorse finanziarie quanto, pare, fare otto inutilissimi ponti sullo stretto di Messina.
I privati probabilmente lasceranno la rete così com'è ma le tariffe aumenteranno.
Queste società di gestione dovrebbero essere controllate dalla mano pubblica; si spera che almeno lo facciano seriamente.

Link: vedi il commento di oggi su Repubblica.

domenica 15 novembre 2009

Carlo Boccadoro


Grazie a mio cugino Gigi sono entrato in contatto, non fisicamente, con il musicista Carlo Boccadoro, che, al di là delle classificazioni, è soprattutto un musicista onnivoro che non disdegna pregiudizialmente alcun genere e che ama profondamente la musica in (quasi) tutte le sue manifestazioni. Andrò ad ascoltarlo il primo dicembre quando terrà un concerto a Milano al Teatro I.
Ho acquistato il suo libro intitolato "Lunario della musica" dove per ogni giorno dell'anno consiglia un CD, una musica, un autore. Le segnalazioni sono però molte di più di 365 perché i rimandi anche ad altri autori e a loro produzioni sono continui. Fortunatamente alcuni dei CD che consiglia li ho già però conoscendomi temo che la curiosità di procurarmi anche il resto che non ho, che è molto, prevarrà, la qual cosa comporterà una certa spesa, ma la tentazione di fronte a certi titoli è troppo forte. Titoli rimasti lì per anni e che ora incoraggiato dalla sua descrizione mi deciderò a conoscere. Ce n'è per tutti i gusti, da Endrigo a Zappa, da Lennon a Cage, dall'ultimo magnifico Battisti ad Haydn. Penso che acquisterò anche l'altro suo libro sul jazz perchè mi piacerebbe averne una conoscenza più approfondita.
Su SKY classica hanno mandato un programma su di lui l'altra sera dove dirigeva un suo pezzo molto bello, descrizione di una rabbia profonda per certe nefandezze che accadono, che si intitola "Bad blood" per pianoforte e piccola orchestra e un altro brano per violoncello e orchestra con Enrico Dindo, assolutamente strepitoso, difficile ma eccitante, un brano in due parti: la prima estremamente ritmica ed eccitata e la seconda, basata sullo stesso materiale della prima, molto più calma, una visione e riconsiderazione di tutto quanto era venuto prima. Molto interessante.

venerdì 13 novembre 2009

Musica del '900


La musica del '900 è in genere meno conosciuta di quella del '700 o dell'800. I motivi sono vari.
Uno di questi motivi risiede nel fatto che dal punto di vista armonico la musica del '900 tende a non rispettare più quelle regole che la musica tonale aveva rispettato per secoli. Se Beethoven scrive una sinfonia in Fa maggiore, la nota FA sarà la nota fondamentale del pezzo; quindi un tema in FA parte e torna al FA ed anche il giro armonico del pezzo è tale per cui alla fine si torna alla nota principale. Questa centralità della nota fondamentale viene già messa in discussione nell'800,ad esempio, da Wagner nel Tristano. In quest'opera prevale costantemente una certa ambiguità armonica e la musica procede per continue mutazioni e transizioni senza mai raggiungere un punto di stabilità. Questa instabilità genera una inquietudine, quasi un malessere. Non si hanno più momenti di affermazione forte di identità come accadeva nella musica "classica". La V sinfonia di Beethoven inizia in do minore e termina nel più affermativo ed esaltante do maggiore e la sua IX sinfonia inizia in re minore e termina nel re maggiore dell'Inno alla Gioia, una tonalità maggiore conquistata magari a fatica passando tra vari momenti di incertezza ma alla fine affermata in tutta la sua forza. La IX di Mahler, invece, inizia in re maggiore, un re maggiore però non affermativo ma sentimentale e nostalgico e termina in re bemolle spegnendosi, morendo.
Un'altra caratteristica della musica del '900 è la ricerca sul suono. Se nei secoli precedenti ogni strumento suonava in certi registri e produceva un certo suono, nel '900 gli strumenti vengono portati spesso a suonare in registri inusuali producendo suoni nuovi. Ad esempio nel famoso inizio della Sagra della primavera di Stravinskij egli fa suonare il fagotto in un registro acuto del tutto inusuale per questo strumento che si era abituati ad ascoltare in un borbottio e brontolio buffo e caricaturale, un clown dell'orchestra portato a fare il buffone. Molte delle reazioni negative alla prima della Sagra erano dovute proprio a questo uso degli strumenti. Uso strano che però non era nuovo perchè ad esempio nei Troiani, scritti attorno al 1860, Berlioz, nella scena dell'apparizione dello spettro di Ettore, fa suonare la tromba in un registro estremamente basso e, per prevenire reazione dal parte del suonatore, aggiunge una didascalia dove assicura che quelle note, ancorchè inusuali, esistono.
Nella musica del '900 inoltre vengono introdotti molti altri strumenti che normalmente non facevano parte dell'orchestra, soprattutto tra le percussioni e sono stati introdotti anche suoni elettronici a partire dal Theremin e dalle Onde Martenot utilizzate da Olivier Messiaen in una delle più clamorose musiche del '900, la sinfonia Turangalila del 1948.
Anche dal punto di vista formale la musica del '900 introduce grandi novità. Se prima la musica si esprimeva con forme ampiamente consolitate dalla pratica quali la sinfonia, il quartetto d'archi, il quartetto con pianoforte, la sonata per pianoforte, il concerto con strumento solista, il trio, la sonata per due strumenti, l'opera, nel '900, a parte alcuni autori, ad esempio Shostakovich, si assiste alla proliferazione delle forme e delle combinazioni di strumenti.
Nel '900 si produce quindi una grande varietà di tipologie musicali dovuta anche alle grandi differenze che esistono tra il far musica da parte dei vari musicisti. Se nei secoli precedenti il linguaggio musicale era piuttosto omogeneo per cui la musica di Bach non differisce di molto da quella di Telemann o di Haendel, la musica di Haydn e quella di Mozart sono piuttosto simili dal punto di vista delle forme, degli strumenti e dell'uso degli strumenti e il patrimonio armonico è identico, nel '900 invece ogni musicista, a parte gli emuli, ha un linguaggio musicale estremamente caratteristico per cui non si può confondere Debussy con Ravel o Milhaud, Bartok con Stravinskij, Elgar con Britten o Walton, Copland con Gershwin o Bernstein, ecc.
Nel '900 inoltre ogni nazione produce la propria musica portandosi dietro il linguaggio tipico della propria tradizione musicale. Ciò era già iniziato nell'800 con le scuole nazionali che però tutto sommato si esprimevano ancora con il linguaggio tipico della musica di area tedesca anche se usavano alcune caratteristiche delle tradizioni musicali del loro paese, ma nel '900 questo fenomeno esplode ed ecco quindi uscire allo scoperto tutta l'America dal nord al sud, gli anglosassoni e le nazioni orientali.
In totale quindi la musica del '900 presenta una varietà di linguaggi, di contaminazioni e di atteggiamenti musicali tali per cui ogni brano ha una propria caratteristica e richiede quindi all'ascoltatore un'attenzione che non si basa sull'abitudine, come può forse erroneamente accadere per la musica "classica" per cui ascoltare la sinfonia 29 di Mozart o la 91 di Haydn non richiede un grande mutamento di approccio nell'ascolto.
Si fa più fatica ad ascoltare la musica del '900 ma è la nostra musica.
Uno dei maggiori raggiungimenti musicali del primissimo '900 è "La Mer" di Claude Debussy (1862-1918) eseguito la prima volta nel 1905.
Questo brano, un caposaldo della musica del '900, è un brano in cui si descrivono tre momenti del mare.
Nella prima parte il mare dall'alba al sorgere del sole in tutto il suo splendore.
Nella seconda parte, uno scherzo, il gioco delle onde con la loro contiunua frantumazione in mille riflessi.
Nella terza parte il mare minaccioso, il mare che fa paura nel suo dialogo con il vento.
Non è musica descrittiva. Il fatto che sia intitolata al mare può essere considerato incidentale. Per Debussy è un'occasione per scrivere un pezzo dalle mille sfumature orchestrali; del resto il tema del mare torna spesso in Debussy.
Un grandissimo brano sinfonico, uno dei più grandi brani sinfonici della musica francese.

martedì 10 novembre 2009

Nonno Libero batte GF


Nonno Libero ha battuto negli ascolti il Grande Fratello.
Personalmente non guardo Nonno Libero, anche se Lino Banfi è un grande attore dalla grande umanità, ma di sicuro detesto il Grande Fratello, massima stupidaggine televisiva di cui forse la gente non ne può più.
Speriamo che gli sponsor paghino di meno gli spazi pubblicitari visto il calo di ascolti del GF.

Strabismo


L'Italia è un paese con un curioso strabismo.
Si lamenta la lentezza dei processi e la giustizia che non funziona e poi si cerca di fare in modo che la giustizia non funzioni in certi casi particolari.
Si lamenta lo stato fatiscente di tantissime scuole italiane che cadono a pezzi e non si attua un piano di edilizia scolastica per la loro messa in sicurezza e modernizzazione.
Si porta avanti il progetto dell'alta velocità dei treni e poi ci sono i problemi che si sentono tutti i giorni con i pendolari.
E' vero che non ci sono i soldi per tutto e che bisogna darsi delle priorità ma queste priorità dovrebbe andare nella direzione dell'interesse generale di tutti.
C'è un governo che vuole cambiare l'Italia per farla diventare più moderna ed efficiente tramite opere come ad esempio il ponte sullo stretto e che contemporaneamente taglia 800 milioni per la banda larga (hanno scoperto ora che Telecom è privata! davvero? chi l'avrebbe mai detto!) che significa internet più veloce per tutti con sviluppo quindi del commercio on-line e della competitività delle aziende e che comporta anche migliaia di posti di lavoro per le infrastrutture, la gestione della rete e della sicurezza.
Si continua ad insistere con questo progetto dello stretto, che appare francamente rispondere ad una logica vecchia, quando oggi con lo sviluppo del trasporto aereo low-cost arrivi ovunque con quattro soldi. Non credo che, se ci fosse il ponte, un milanese che debba andare in Sicilia sarebbe invogliato a fare il viaggio in automobile, credo che prenderebbe comunque l'aereo e così farebbe anche un romano, un barese o un napoletano.
E anche per uno che andasse in vacanza in Sicilia arrivando in auto dal nord, quando si è già fatto ore di viaggio, non credo gli cambi molto la vita aspettare l'imbarco a Villa San Giovanni.
Quindi il ponte potrebbe servire soprattutto al traffico locale tra Calabria e Sicilia.
Siamo sicuri quindi che le valutazioni di economicità di questo investimento siano valide dopo così tanti anni che se ne parla?
Poi vorrei aggiungere che lo stretto di Messina è bellissimo così com'è.
Vedi anche questo articolo.

Immunità parlamentare

Ieri sera al TG1 delle 20 il direttore Minzolini ha fatto uno strano editoriale per parlare dell'immunità parlamentare. Uso l'aggettivo "strano" perchè ho trovato inusuale che il direttore di un TG nazionale entrasse così direttamente su un argomento politico dicendo quella che doveva passare per essere la sua opinione sull'argomento mentre probabilmente era l'opinione di un altro soggetto interessato all'argomento medesimo. L'intervento era strano inoltre perchè cadendo ieri la ricorrenza della caduta del muro di Berlino ci si sarebbe aspettati un intervento su quell'evento, ed invece niente, era più importante parlare di immunità, ultimo rimedio per correre in soccorso del premier più innocente del mondo, e appunto per questo più perseguitato dopo la fine che ha fatto il lodo Alfano e le difficoltà che ci sono nel far passare altri mezzucci giuridici o presunte riforme della giustizia. Strano inoltre perchè Minzolini, quando appare in video, pare lo faccia unicamente in funzione di una finalità politica a favore del PDL quasi ne fosse un portavoce aggiunto a Bonaiuti e a Capezzone.
Nel suo intervento mi pare inoltre che Minzolini abbia dato un'interpretazione errata del motivo per cui l'immunità era stata introdotta dai padri costituenti; il motivo, secondo Minzolini, sarebbe che si voleva impedire che il potere politico potesse cadere vittima del potere giudiziario, come se la magistratura fosse lì per cercare in continuazione di prendere il potere sovvertendo il voto popolare. Secondo me non è così. Secondo me la magistratura interviene a fronte di denunce, di accertamenti, non credo che intervenga per sovvertire il voto nè si accanisca nei confronti di una persona solo perchè è premier. E' chiaro che se un politico viene messo sotto giudizio tenta di buttarla in politica anche se imputato per fatti accaduti prima che entrasse in politica, come nel caso del processo Mills, e dica che i giudici sono comunisti, che ce l'hanno con lui (tutti lui li becca i giudici faziosi!) e che vogliono sovvertire il voto popolare; è il tentativo disperato di un disperato che sta cercando di salvarsi con un alibi. Penso invece che l'immunità parlamentare fosse stata introdotta ad esempio per garantire ai politici la libertà di esprimere le proprie opinioni e le proprie idee senza incorrere in denunce o querele e non per garantire l'immunità, ovvero l'impunità, per reati veri, di natura fiscale, amministrativa o penale. Penso che i magistrati siano persone che agiscono secondo i dettami della legge che può essere anche scomoda ma che va rispettata da tutti.
L'immunità è stata abolita nel 1993 a furor di popolo. Io sarei d'accordo di introdurla nuovamente solo garantire i parlamentari nello svolgimento della loro attività politica, ammesso che questa sia fatta "nell'interesse esclusivo del paese".

venerdì 6 novembre 2009

Alberi a Milano


Come noto, Claudio Abbado il prossimo giugno tornerà a dirigere alla Scala la Filarmonica in una sinfonia di Gustav Mahler.
Per farlo ha posto una condizione all'amministrazione comunale, ovvero di piantare 90.000 alberi a Milano.
Il progetto è partito un po' timidamente nei mesi scorsi mettendo delle piante un po' qua, un po' là, in vasi; moltissime piante sono morte nel giro di poco tempo per incuria e per avverse situazioni ambientali.
Ora arriva Renzo Piano, il grandissimo architetto genovese sempre così attento alle questioni ambientali, con un progetto per mettere piante nel centro della città: piazza Duomo direttrice Cordusio, piazza Castello ma questa collaborazione potrebbe estendersi anche ai Raggi Verdi, direttrici ciclabili e pedonali dal centro alla periferia in funzione anche del prossimo Expo.
Spero che questa collaborazione vada a buon fine e che si porti avanti un bel progetto per migliorare la vivibilità di Milano, città amata da chi ci è nato (Alda Merini, che abitava sui Navigli e non accettò mai un'altra casa, diceva che se ne sarebbe andata da Milano solo per il Paradiso, ma che anche lì sperava di avere una casa sul Naviglio) ma il cui amore è messo quotidianamente a dura prova dalla situazione ambientale milanese, non propriamente ideale.
Ci sarebbe anche il problema del traffico; se ne parla da sempre ma con scarsi risultati.

giovedì 5 novembre 2009

Crocifisso


Siccome non ci facciamo mancare niente arriva anche la polemica su Crocifisso si Crocifisso no.
Si potrebbero dire tantissime cose ma credo di non avere grandi certezze sull’argomento però vorrei richiamare alcuni punti.
1. l’articolo 7 della Costituzione dice che “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.” e l’articolo 8 che “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.” Peraltro la Costituzione "non prescrive alcun divieto alla esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come quello del Crocifisso, per i principi che evoca e dei quali si è già detto, fa parte del patrimonio storico" come si legge nella circolare ministeriale del 9 giugno 1988 N. 157
2. nelle scuole il Crocifisso non è previsto da alcuna legge ma da circolare ministeriale sugli arredi scolastici all'art. 118 del R.D. 30 aprile 1924, n. 965 e dall'allegato C del R.D. 26 aprile 1928, n. 1297 ribadite poi dalla circolare ministeriale del 9 giugno 1988 N. 157
3. sento pontificare su “radici cattoliche”; ricordo che il cardinale di Milano Tettamanzi ha ricordato che più che le radici si dovrebbero guardare i frutti del proprio essere cattolici e qui temo per molti politici e/o opinionisti pontificanti cadrebbe di brutto l’asino
4. sento parlare di radici cattoliche da gente (leghisti) che poi si sposa con rito celtico, omaggia il dio Po e canta inni ad Odino
5. sento Bersani dire miseramente che non ci si deve preoccupare del Crocifisso perché è un “simbolo inoffensivo”, cioè sarebbe un pupazzetto che puoi anche tenere appeso ad un muro tanto non ha alcun significato, puoi anche guardare altrove
6. sento parlare di “Corte europea ideologicizzata” mentre la Corte ha solo risposto ad un ricorso sollevato da una persona per presunte violazione della Convenzione sui diritti dell’uomo.
A me personalmente il Crocifisso appeso ad un muro non dà fastidio ma non mi scandalizzerei se venisse tolto; del resto già accade da anni, ad esempio in varie scuole, che non ci sia il Crocifisso in aula.
Si dovrebbe però capire che cos'è il Crocifisso e cioè che è il simbolo della sofferenza, della più grande sconfitta che per paradosso diventa la più grande vittoria. Il Crocifisso con la sua simbologia è lì a ricordarci questo, se siamo in grado di capire la sua simbologia; se invece deve restare lì dov'è solo perchè è una tradizione allora tanto vale toglierlo perchè non si può banalizzare e svendere un simbolo così, tantomeno svenderlo alle pantomime politiche.
Penso anche che la fede non aumenta o diminuisce a seconda che in un’aula di tribunale o di scuola ci sia o non ci sia il Crocifisso. Credere in Dio, la fede è una questione privata, personale, è un cammino e una ricerca che ognuno di noi può compiere, se vuole, che non ha bisogno necessariamente che un simbolo di quella fede sia presente nei luoghi pubblici. Se anche non ci fosse il Crocifisso nelle aule scolastiche cosa cambierebbe per gli alunni e per la loro fede nei valori del cristianesimo? Io penso nulla perché credo che la fede possa venire soprattutto dalla lettura e dallo studio dei Vangeli, della figura straordinaria di Gesù Cristo che ha detto cose molto impegnative e che nessuno aveva mai detto prima e nessuno dice ancora oggi, che bisogna amare il prossimo, che gli uomini sono tutti uguali, che siamo tutti fratelli, ecc.
Per me questo è un falso problema creato da gente di poca fede.

mercoledì 4 novembre 2009

Pinocchio


Pinocchio batte il Grande Fratello 10.
La fiaba vera, una bella storia in cui si traccia un percorso di vita e di esperienza e che sfocia nella lieta conclusione di una marionetta che diventa una persona, una metafora della vita di tutti noi, un'allegoria della società moderna, una storia per ragazzi e per adulti.
Una vecchia trasmissione televisiva che camuffa come realtà uno squallido canovaccio costruito a tavolino con la logica degli ascolti televisivi, una storia che non porta da nessuna parte, una sagra dell'ignoranza, un paese dei balocchi dove si promette successo e visibilità mediatica.
Sono contento perchè questo dimostra che se si propongono belle cose al pubblico televisivo il pubblico risponde positivamente. Del resto per fortuna c'è ancora bisogno di bellezza e c'è anche la capacità di riconoscerla come dimostra il successo che viene decretato dalla gente a belle mostre, a spettacoli teatrali intelligenti, bei film, ecc.
Penso che la televisione del servizio pubblico, la RAI, dovrebbe avere più coraggio e considerare non solo l'indice di ascolto ma anche quello di gradimento degli spettacoli televisivi e si dovrebbe misurare anche quante delle persone che sono sintonizzati su un canale siano addormentati sulla poltrona o siano svegli.
Io, comunque, non l'ho visto.
Mi era bastata la macelleria televisiva di un Puccini di questa primavera per farmi rimpiangere il Puccini di Alberto Lionello degli anni '70, incomparabilmente migliore.
Però ora pare che impazzi questa tendenza alle due puntate; evidentemente si reputa che non si possa chiedere fedeltà al pubblico per un tempo maggiore; oltretutto, due puntate consecutive, niente a che vedere con il passato dove le puntate erano settimanali. Evidentemente c'è la paura di perdere il pubblico.
Invece credo che se il prodotto fosse un buon prodotto si creerebbe l'attesa nel pubblico per la puntata successiva, cosa su cui evidentemente oggi si nutre qualche timore.
Inoltre pare sia stato pure brutto, questo Pinocchio. Eppure la gente lo ha premiato.
Quindi ha vinto comunque il fascino di una storia in cui ci riconosciamo e con la quale possiamo far volare anche un po' la fantasia mentre del Grande Fratello, così simile alla volgarità di certa nostra società fatta di gossip e di piccoli pruriti, probabilmente si comincia ad averne le tasche piene.

martedì 3 novembre 2009

La Verdi in tournée


L'orchestra Verdi è partita per un ampio giro di due settimane nel sud dell'Italia. Saranno a Palermo il giorno 3 per due concerti, a Messina il 6, a Palmi il 7, a Lamezia il giorno 8, a Taranto il 9, a Bari il giorno 11, a Teramo il 12, a Pescara il 13, a Campobasso il 14 e a Sulmona il 15.
Andranno quindi anche in città dove rarissimamente arriva un'orchestra sinfonica vera e dove per chi ama la musica è estremamente difficile che ci sia un'occasione di ascoltarla dal vivo. Noi, che tutte le settimane abbiamo varie possibilità di farlo, siamo fortunati. Ma questa è una delle vocazioni principali della Fondazione, ovvero di diffondere la cultura musicale secondo una spirito di servizio ai cittadini e di considerare il teatro non come luogo delle elite ma come luogo di incontro e di scambio culturale, ispirandosi in questo all'insegnamento del grande teatrante Paolo Grassi che era nato a Milano ma era pugliese d'origine.
A Palermo si terranno due concerti. Nel primo, pomeridiano, si eseguiranno musiche di Sibelius e Prokofiev (era il quarto concerto della stagione)con la giovanissima violinista Francesca Dego.
In tutti gli altri concerti verranno proposte musiche di Gershwin e Bernstein sotto la direzione di Wayne Marshall in un concerto che ormai è un classico ed è stato portato in giro in svariate occasioni. Anche su iTunes si trova la registrazione di un concerto simile a questo che è la registrazione di quello fatto in Auditorium 3 anni fa e che, ricordo, ci ha folgorati ed ha imposto il maestro Marshall come uno dei principale direttori dell'orchestra Verdi.

Influenza

Come si poteva prevedere sulla questione dell'influenza si è arrivati allo psicodramma. Del resto, a furia di dare notizie, contronotizie, smentite, conferme, ecc. ad un certo punto non si capisce più nulla.
Io non sono contro l'informazione ma in certi casi, come questo, piuttosto di dare notizie non chiare, che contengano elementi di certezza su ciò che si deve o può fare e quello che non si deve fare, è meglio forse astenersi e tacere. Si tiene la situazione sotto controllo e si evita di dare notizie che possono generare ansia nella gente e psicosi di massa.
Intanto nelle farmacie non si trovano più disinfettanti per le mani, ecc. ed è in vendita un test fai date che costa 14 euro, un tampone nasale che dovrebbe dirti se hai l'influenza. Un test del tutto generico perchè non individua, a quanto pare, il tipo di influenza, un test su cui la comunità scientifica ha molte perplessità, ma che va a ruba. Chissà quali altri prodotti più o meno inutili verranno fuori per la gioia delle case farmaceutiche.
Per attenerci a dati più o meno certi pare che lo scorso anno a causa dell'influenza normale siano morte in Italia 8000 persone. Nessun TG, mi pare, dava notizie di tali morti lo scorso anno. Ora invece se muore una persona per influenza A viene data subito la notizia e così si è portati a credere di essere in presenza di un virus killer mentre, pare, questo virus avrebbe una mortalità 20 volte inferiore a quello dell'influenza normale. Il virus dell'influenza A, però, ha la tendenza a diffondersi più rapidamente, quindi potrebbe colpire molte più persone.
Soprattutto i bambini potrebbero essere un veicolo per la diffusione del contagio, quindi andrebbero vaccinati, ma ciò non accadrà prima di dicembre o gennaio, quando, a quanto pare, l'acme dell'influenza sarà praticamente passato.
Gli anziani non sarebbero in pericolo, ma è morta una signora di 72 anni, un caso ovviamente che può accadere e chissà quanti altri ne accadranno.
A causa dell'influenza A sono morte ad oggi 17 persone.
Quante ne sono morte ad oggi per l'influenza normale?

Link: Articolo di Umberto Veronesi da "La Stampa"

lunedì 2 novembre 2009

Alda Merini


Se qualcuno cercasse
di capire il tuo sguardo
Poeta difenditi con ferocia:
il tuo sguardo son cento sguardi
che ahimè ti hanno guardato
tremando.

Ieri è morta Alda Merini, poetessa.
Di lei ricordo la grande dolcezza. Iniziava a parlare e dopo un po' ti accorgevi che quanto stava dicendo era poesia, una poesia che andava in profondità, una poesia che rivelava qualcosa a cui non avevi pensato ma che scoprivi vero.
La poesia le usciva così, dalla voce, come un flusso che usciva dal suo corpo. Poesie dette al telefono, poesie in una conversazione, improvvisazioni che dovevano essere trascritte da altri per essere conservate. Con lei era strano osservare come nella conversazione si passasse tal tono serio a quello leggero e divertito e viceversa nel giro di pochi istanti. La vita è così. Mi ricorda certe musiche di Mozart dove tutto sembra sereno e tranquillo, poi entra una nota nuova e tutto cambia e ti ritrovi in un paesaggio angosciante da cui poi si esce con la stessa rapidità con cui ci si era entrati. Le sue più alte testimonienza rimarranno quelle in cui lei parla, quelle in cui si potrà osservare come la poesia, che poi possiamo leggere su un libro, esca dal discorso, improvvisa.
Ha avuto una vita difficile, il manicomio, la povertà ma è stata anche una persona che ha vissuto la vita tutta nel modo più intenso circondata anche da amici che la veneravano e che l'hanno sinceramente amata.
Amava la musica.
Era folle? La sua poesia era un'espressione della sua follia?
Io credo che ogni poeta debba essere un po' un folle per vedere oltre lo schermo che ricopre le cose e i nostri occhi e che ci impedisce, come nell'infinito leopardiano, di volgere lo sguardo verso orizzonti più ampi.

domenica 1 novembre 2009

Stagione 2009/10 - Ciclo Haydn - Concerto 1


Quest'anno la Verdi ha deciso di ricordare i 200 anni dalla morte di Haydn con una serie di 10 concerti diretti dal maestro Giuseppe Grazioli che si tengono la domenica mattina. I concerti sono incentrati sulle sinfonie. In genere ne vengono eseguite due intercalate da un concerto. Ogni concerto ha un titolo che richiama una caratteristica particolare. Il concerto di oggi era intitolato "Lo spirito" e prevedeva l'esecuzione delle sinfonie n. 49 "La Passione" e la n. 44, "Il lutto"; al centro il concerto per violoncello e orchestra n. 1.
Molte sinfonie di Haydn hanno dei titoli, molto spesso posticci come i due titoli di queste sinfonie; spesso erano gli stessi editori a mettere un titolo ad una sinfonia per ragioni di marketing, per rendere il prodotto più riconoscibile. Del resto Haydn scrisse ben 104 sinfonie per cui era più comodo riconoscerle con un nome piuttosto che con un numero.
Su Haydn vorrei però dire un paio di cose perchè è un autore che amo tantissimo.
Rispetto agli altri due autori che hanno visto la loro vita sovrapporsi del tutto o in parte con quella di Haydn, Mozart e Beethoven, è indubbio che il nome di Haydn appare più evanescente, quasi scompare, viene considerato meno importante, addirittura retrodatato come se fosse un pedante musicista di routine. Il fatto è che mentre su Beethoven e Mozart sono state costruite sovrastrutture anche extramusicali che hanno portato alla mitizzazione di questi personaggi, l'uomo Haydn con la sua normalità scompare. Lui che era servitore di un principe, che conduceva una vita normale scrivendo musica per l'orchestra di corte o direttamente per il principe, a lungo è passato per un banale uomo di corte che inanellava sinfonie, quartetti, trii, ecc. come si raccolgono i pomodori nell'orto.
In realtà Haydn non solo ha un'importanza fondamentale nella storia della musica perchè ha codificato la sinfonia scrivendone 104 o il quartetto per archi scrivendone una ottantina, ma era un grandissimo musicista pieno di sorprese, un uomo di spirito, un compositore mai banale. Del resto era ammiratissimo da Mozart che gli era sinceramente devoto, ricambiato, e che gli dedicò 6 quartetti che rappresentano una delle sue più alte riuscite artistiche e quindi di tutta la storia della musica.
Haydn era un compositore che ha fatto solo musica ed è giudicabile solo come musicista.
Non ci sono altre sovrastrutture o doppi sensi.
Non esiste musicista che più di Haydn sia stato vicino all'uomo anche nella vita di tutti i giorni.
Anche i titoli delle sue sinfonie non puntano al metafisico ma a cose molto concrete come l'orso, la gallina, il colpo di timpano, l'orologio, ecc.
La sua musica è sempre schietta, spiritosa, intelligente, onesta, chiara, priva di doppi sensi oscuri, immediatamente riconoscibile fino agli ultimi suoi grandi oratori e alle sue messe.
Le due sinfonie proposte oggi sono due sinfonie in tonalità minore tipiche del periodo Sturm und Drang. La n. 49 fu composta nel 1768, mentre la n. 44 risale verosimilmente al 1770 o 1771. Come si vede la sequenza dei numeri non ha un significato cronologico.
Gran pubblico con intere famiglie con figli anche molto piccoli al seguito; ce n'era una bellissima con una bambina che avrà avuto 5 anni e un bambino di al massimo due anni, tutto riccioli con il suo bravo ciuccio in bocca. Grandissimo successo per tutti, compreso il solista del concerto per violoncello, il primo violoncello dell'orchestra Mario Grigolato, che è venuto fuori egregiamente dal difficile concerto.
Segnalo a titolo d'esempio di musica di Haydn, il finale della sinfonia n. 88, che non ha titolo, diretta da Leonard Bernstein, che ha dimostrato, ad esempio, quanto le ultime messe di Haydn scritte nei primissimi anni dell'ottocento, puntassero già a Beethoven ed è stato sempre un grande estimatore della sua musica tando da poter tranquillamente essere considerato uno dei suoi massimi interpreti. Musica piena di spirito, di humor che gira come una trottola.

Vedi anche questo scritto su Haydn da "Minima Musicalia".

Cervia

Qualche giorno fa mi sono capitate tra le mani vecchie fotografie che risalgono agli anni '50, quando d'estate andavo al mare a Cervia, in Romagna. Da qui mi è partito un amarcord vero e proprio. Arrivare a Cervia era una viaggio non breve. Partenza dalla Centrale di Milano; la locomotiva a vapore con le ruote enormi. Si arrivava a Rimini e lì si cambiava. La locomotiva a vapore diventava molto più piccola e si arrivava a Cervia rasentando case e canneti; di tanto in tanto si vedeva il mare, una striscia azzurra sul fondo, un brulicare di riflessi. Davanti alla stazione di Cervia, sulla piazza, si prendeva un calesse tirato da un cavallo e si prendeva la strada che conduce al Grand Hotel sulla spiaggia che allora era chiuso; una traversa prima si girava a destra e alla prima a sinistra. La seconda casa sulla destra era la nostra pensione gestita dai signori Benelli, Giovanni e Solisca che avevano tre figli. Uno, l'ultimo, era un po' più giovane di me e io giocavo soprattutto con lui. Cucina fantastica, tutto fatto in casa dalla Solisca con un gruppo di donne che l'aiutavano. Il nostro bagno era sul lungomare Deledda, vicino al Grand Hotel, il secondo o il terzo. Era molto semplice. C'erano le cabine a destra e a sinistra, la doccia, le liste di legno che si inoltravano nella spiaggia vuota; poi si doveva correre perchè la sabbia scottava fino alla fila di ombrelloni.

Da lì per arrivare al mare c'era ancora un bel tratto. Li si facevano le piste per le biglie, dei capolavori a curve paraboliche. La bagnina era un donnone felliniano con il grembiule bianco e il fazzoletto bianco in testa. Le giornate erano belle, calde. Qualche volta capitava una giornata brutta, come quella della foto; allora si andava ugualmente in spiaggia a passeggiare, se non pioveva. Quella è mia madre sulla spiaggia in una di quelle giornate.

Passavano i venditori di bomboloni ma non si potevano mangiare altrimenti si ritardava l'ingresso in acqua. C'era la mia amica di Milano Ambra, è la bambina con il panino in una foto fatta a San Marino; gli altri due sono un'altra amichetta di Milano e il figlio dei signori Benelli che invidiavo molto perchè era capace di nuotare sutto il pelo dell'acqua con gli occhi aperti.
Qualche anno fa passavo da quelle parti e ci sono tornato. Ho trovato subito la strada, sapevo perfettamente dove era il posto anche se erano passati più di quarant'anni. Entrando nella via dove si trova la pensione ho immediatamente sentito un profumo che non avevo più sentito da allora; è il profumo di una pianta, di un fiore della casa d'angolo. Veramente incredibile che ci fosse ancora!

Sono entrato con moglie e figli nel cortile della pensione dove facevo i compiti delle vacanze. Sul fondo, dove c'era e c'è la veranda, si è aperta la porta ed è uscito un signore piuttosto anziano. Mi ha guardato e mi ha chiamato per nome. Incredibile, mi aveva riconosciuto! Ha chiamato subito la Solisca dicendo: "Solisca, guarda che c'è" e anche lei mi ha riconosciuto subito. Ho capito che non solo io avevo vissuto quegli anni in modo molto intenso ma la stessa cosa era successa a loro. Evidentemente facevo parte di una storia importante, della storia della loro vita e del resto la nostra famiglia faceva parte di quella storia perche tanti altri nostri parenti erano andati da loro in vacanza. Anche Ambra passava da loro qualche volta. Ho saputo che era sposata con figli. L'ho cercata da allora ma non l'ho trovata. Ho risentito il loro bel modo di parlare, quella bella inflessione romagnola che ti parla subito di simpatia, di accoglienza, di generosità e che imparavo subito per la disperazione della mia maestra. Amo profondamente quella terra generosa.