mercoledì 27 novembre 2013

Mass di Bernstein

La versione di Mass diretta dallo stesso Bernstein con Alan Titus è sempre la più bella. Strano pezzo Mass, con alti e bassi, anche un po' imbarazzanti, ma con dei brani straordinari.
Ecco qui A Simple Song che viene cantato subito dopo il brano introduttivo, un brano diventato così famoso da essere finito anche nei piano bar.

martedì 26 novembre 2013

Jasha Horenstein e Mahler

Jascha Horenstein nel 1961 dirige la V sinfonia di Mahler con i Berliner Philharmoniker che ai tempi non era certo un'orchestra mahleriana. Avevano suonato qualcosa di Mahler con Furtwaengler negli anni 20 e 30, comunque prima dell'avvento del nazismo. Con Karajan, in quei tempi, credo nulla.
Ebbi la possibilità e la fortuna di ascoltare Horenstein in un concerto alla Scala nel 1970 o 1971. Fece un programma con la sola VII sinfonia di Mahler.
Nel 1969 Sir John Barbirolli aveva diretto la V facendola precedere dal V concerto per violino di Mozart (credo che il violinista fosse Szeryng). Il pubblico era venuto soprattutto per Mozart. Nell'intervallo metà del pubblico della platea e dei palchi se ne andò e poi continuò ad andarsene tra un movimento e l'altro della sinfonia di Mahler così che alla fine ad applaudire c'eravamo praticamente noi della galleria.
La scelta di Horenstein fu più radicale e il pubblico reagì di conseguenza lasciando praticamente vuoti platea e palchi. Se non c'eravamo noi in galleria il povero Horenstein, che era a fine carriera e soffriva di cuore tanto che tra il secondo e il terzo movimento si sedette un paio di minuti su una sedia, con la sua zazzera bianca stava fresco.
Non so quanto sia ricordato oggi questo grandissimo direttore d'orchestra. Personalmente lo trovo modernissimo con quel suo stile asciutto, severo, senza sentimentalismi.

domenica 24 novembre 2013

Mahler e l'ottava sinfonia

Che l'ottava sinfonia di Mahler, del 1906, sia molto diversa da tutte le altre sue sinfonie è un fatto piuttosto evidente. Già in passato Mahler aveva introdotto le voci nelle sue sinfonie, la seconda, la terza e la quarta, ma lo aveva fatto come prolungamento della sua attività di liederista o, come nella seconda, per concludere la sinfonia con un grande coro. L'ottava invece è una sinfonia scritta per voci dall'inizio alla fine sul testo del Veni creator spiritus e della scena finale del Faust, con due soli passaggi, splendidi, per sola orchestra, nella prima parte e all'inizio della seconda parte. Non è facile dire perché Mahler, dopo le tre sinfonie strumentali, decise di scrivere questa sinfonia. Trattandosi di Mahler, è facile avventurarsi in spiegazioni psicanalitiche che a dire il vero mi pare lascino sempre un po' il tempo che trovano. Forse ha ragione Quirino Principe quando scrive che "Dopo la la Settima, dopo la scoperta che la musica non è esaurita e può continuare, dopo la disillusione del procedere rettilineo, le ultime opere di Mahler sperimentano tutto ciò che la storia della musica svilupperà: il tonalismo ad oltranza, il primitivismo in direzione esotica, il bruitisme, persino la Neue Musik." Con l'ottava sinfonia Mahler percorse la via del tonalismo, un mi bemolle maggiore sovrabbondante, del pieno orchestrale sorretto da solidi bassi, della luce, tutte caratteristiche piuttosto anomale per Mahler che delinea, come scrive sempre Quirino Principe, "un disegno bello, non finto ma effimero". Un disegno che sarà infranto già dalla successiva composizione del Das Lied von der Erde del 1908 che seguirà il tragico anno 1907. Peraltro questa sinfonia non è avulsa dal resto della produzione di Mahler. Ascoltandola ci si accorge di quanti momenti ricordino alcune sue sinfonie precedenti, soprattutto certi passaggi della seconda,  della terza e della quarta e come in altri momenti siano già presenti delle caratteristiche che saranno tipiche della sue composizioni successive in certe rarefazioni timbriche o nel trattamento degli archi.
L'ottava sinfonia quindi ha da sempre suscitato molte discussioni e può piacere molto, moltissimo, per niente o la si può trovare solo interessante ma non bella la qual cosa confermerebbe quello che un giorno Mahler disse a Bruno Walter: "Non è difficile fare cose interessanti; difficile è farle belle." A me personalmente piace, parzialmente, perché ritengo che Mahler abbia colto in pieno almeno due elementi, il soffio vitale e potente dello spirito che percorre in modo incessante tutta la prima parte e l'elemento femminile che salva Faust: tutta la preparazione al coro mistico finale che parte dall'inudibile per ascendere alle altezze più grandi è un momento di straordinaria suggestione ed emozione.
Detto questo si deve dire dell'esecuzione di ieri sera, al MICO con un'acustica non molto buona, purtroppo, e funestata anche dal ronzio dei proiettori dei testi sui due schermi, la seconda dopo quella di giovedì, che è stata splendida sotto tutti gli aspetti. Solisti molto buoni con qualche piccola pecca, cori, quello della Verdi e l'Orfeon Donostiarra, perfettamente efficienti, il coro dei bambini della Verdi assolutamente ottimo e l'orchestra che ha suonato con grande intensità e bravura sotto la guida di Riccardo Chailly che credo sia attualmente il più importante interprete di Mahler e che era alla sua ottava esecuzione di quest'opera, se non ho inteso male una sua intervista, e che conosce molto bene questa partitura avendo avuto la possibilità di dirigerla già parecchie volte. La direzione di Chailly è stata molto asciutta, senza tante concessioni sentimentali, intensa, saldissima, moderna, sicura. Chailly aveva un gesto per tutti, sapeva sollecitare tutte le sezioni sempre con un gesto misurato, parco ma di grande forza e con un controllo totale su una materia musicale molto complessa.
Una serata coronata da un grande successo per tutti che ha premiato uno sforzo organizzato assolutamente fuori del comune (570 persone sul palco!) di cui si deve rendere grandissimo merito alla fondazione Giuseppe Verdi, a tutto il suo personale, alla dirigenza, a tutta l'orchestra e ai cori.
Si è conclusa così l'avventura dell'esecuzione di tutte le sinfonie di Mahler iniziata nell'ottobre 1999 quando fu inaugurato l'Auditorium con la seconda sinfonia diretta sempre da Riccardo Chailly. Non resta che ricominciare e andare avanti con nuove avventure musicali.

domenica 17 novembre 2013

Souvenir de Florence






Il Souvenir de Florence di Ciaikovskij e una delle sue poche composizioni che mi piacciano veramente dall'inizio alla fine.
Ne rimasi folgorato al primo incontro e fu un incontro che avvenne in modo strano.
Quando nel gennaio 1974 acquistai il mio primo impianto HI-FI, serio per quanto riguarda le cuffie avevo deciso di acquistare le Jecklin Float, elettrostatiche (costavano una cifra!). Non sapevo dove trovarle, perché non si vendevano in un normale negozio di HI-FI. Così telefonai al distributore italiano, Fugagnollo, che esiste ancora e vende le ERGO che sono più o meno un'evoluzione delle Jecklin.
Andai da lui, dalle parti di via Novara. Lui per farmele sentire mise su un disco. Era il Souvenir de Florence fatto da sir Neville Marriner. Ne rimasi folgorato. Non potevo stare lì ad ascoltare tutto il disco e me ne dovetti andare non prima di essermi fatto dare l'indirizzo dell'unico negozio di Milano che vendeva le Jecklin.
Quasi quasi mi verrebbe voglia di comprarmi una ERGO ma per prenderne una paragonabile alla Jecklin dovrei spendere più o meno 1500 euro per cui lascio perdere, mi accontento delle ottime GRADO e delle "piccole" Bowers & Wilkins.