giovedì 30 dicembre 2010

Claudio Abbado in edicola


Vedo che parte un'iniziativa editoriale che riguarda la pubblicazione di una selezione di esecuzioni di Claudio Abbado con varie orchestre, quelle con le quali ha lavorato nella sua importante carriera.
Personalmente non ne acquisterò neanche uno perchè li ho già tutti, ma credo che per una persona che inizia a conoscere un po' la musica sinfonica, questa sia un'importante opportunità.
Si inizia con la seconda sinfonia di Mahler, credo quella registrata a Lucerna, un'esecuzione splendida con un coro finale travolgente.
Naturalmente bellissimo è il suo Pergolesi, che è sempre stato un autore particolarmente amato da Abbado, del resto, ben a ragione, come pure, Verdi, Ravel, ecc.
Una bella occasione di "ascolto".

domenica 19 dicembre 2010

Tommaso Padoa Schioppa

Non sono neanche lontanamente un economista ma vorrei solo ricordare che "dopo un anno di "cura" Padoa-Schioppa il deficit italiano si era piegato nel 2007 all'1,9% (poi ricalcolato addirittura all'1,5%), partendo dal 2,7% dell'anno precedente. Anche il debito, che ora viaggia sopra il 115% del Pil, era sceso al 104%, intraprendendo la via per scendere sotto il 100% nel 2010." (Ansa)
Era stato criticato perchè aveva solo badato a risanare i conti ma non aveva fatto molto per rilanciare l'economia (ricordo cosa dicevano Fini, Tremonti, ecc.)
Ora con questo governo abbiamo aumentato il debito e non abbiamo neanche rilanciato l'economia, negando che esistesse la crisi. Un risultato molto encomiabile!
Poi mi si potrà dire tutto quello che si vuole ma a me personalmente nessuno è in grado di cancellare l'impressione sgradevole ed inquietante (perchè non so se fiarmi di quanto sento) che ho quando sento parlare il Tremonti rispetto alla serietà e alla competenza di Padoa Schioppa, una persona dalla faccia pulita, uno che aveva il coraggio di dire che pagare le tasse è bello (figuriamoci!), uno degli italiani più influenti, presentabili e stimati in campo internazionale, "un italiano paurosamente intelligente", come disse il suo collega inglese Bernard Connolly.

PS

Oggi 21 dicembre Il Fatto pubblica un bell'articolo in suo ricordo a cura di Marco Travaglio.

lunedì 13 dicembre 2010

La Verdi in crisi finanziaria

La Verdi è di nuovo in crisi finanziaria. Niente di nuovo, infatti da anni non riceve regolarmente le sovvenzioni pubbliche che le erano state riconosciute come lecite.
E' del tutto evidente che nessuna istituzione culturale/musicale può restare in piedi da sola; anche la Scala, che pure è piuttosto virtuosa nella propria gestione, ha lanciato l'allarme sul proprio futuro.
Nel caso de la Verdi la questione è annosa e ha portato all'accumulo di un debito considerevole, non dovuto a cattiva gestione, ma al solo fatto che non sono praticamente mai arrivati i soldi dovuti e promessi e in tutti questi anni è rimasta in piedi soprattutto per la dedizione, la vicinanza e i contributi economici di soci, amici, abbonati ed in generale del pubblico, tanto che per la la Verdi, giusto per fornire un dato, il rapporto tra contributi pubblici (1.090.000 nel 2009) e ricavi propri è del 15%, mentre per la Scala (48.330.169 nel 2008) è del 45%, per i Pomeriggi Musicali (2.270.000 nel 2009) è del 68%, per l'Orchestra sinfonica di San Remo (3.181.557 nel 2008) è del 89% e per l'Orchestra Sinfonica Siciliana (13.979.231 nel 2008) è del 98% (i dati derivano dal bilancio 2009 de La Verdi).
Si deve inoltre precisare che questo stato di cose si è verificato indifferentemente con governi di centrodestra e di centrosinistra, in questo accomunati dalla medesima solerzia ed efficienza.
Ieri sera al regionale del TG3 è stato mandato un servizio su questo argomento con una breve intervista al direttore generale Luigi Corbani e un intervento del primo violino Luca Santaniello, il quale ha detto che in questa situazione non hanno altra scelta che continuare a suonare.
Cosa potrebbero fare, se non suonare?
Spero solo che possano farlo ancora per molto tempo.

Intanto in questi ultimi giorni abbiamo avuto:

- uno splendido Porgy and Bess che ha avuto un successo di pubblico strepitoso
- un Vespro della Beata Vergine di Monteverdi eseguito splendidamente da la VerdiBarocca
- un bel concerto dedicato a Schumann diretto da sir Neville Marriner che ha dato una esecuzione molto appassionata della seconda sinfonia
- il terzo concerto dedicato a Nino Rota con l'esecuzione del magnifico concerto per arpa del 1951, che ha visto come solista la nostra prima arpa, Elena Piva, bravissima
- ora arriva John Axelrod che dirigerà la III di Schumann e la V di Ciajkovskij
- il 15 dicembre la VerdiBarocca esegue un concerto nel Duomo di Monza
- il 22 dicembre la VerdiBarocca esegue in Auditorium il Messiah di Haendel mentre il 6 gennaio eseguirà l'oratorio di Natale di Bach
- attorno a capodanno ci sarà la IX di Beethoven
- sempre il 6 dicembre, avremo il Das Lied von der Erde di Mahler con conferenza di Quirino Principe.

Scusate se è poco, ma credo che questi siano argomenti di nessuna importanza presso certi ambienti politici, per cui non mi aspetto nulla.

lunedì 6 dicembre 2010

Anno 2000 - Lezione di sintassi italiana

Ma era il 2000 o l'altro giorno?
Neanche Proust arrivava a tanto. Mi fa venire l'asma!
Ora è anche peggiorato perchè dieci anni a quell'età non sono pochi.

venerdì 3 dicembre 2010

Porgy and Bess


Ieri sera abbiamo avuto la prima delle tre repliche della versione in forma di concerto curata dal direttore Wayne Marshall di Porgy and Bess di Gershwin.
Il '900 non è stato un secolo molto favorevola all'opera. Sono scomparse le figure gigantesche dei grandi creatori di sole opere, Verdi, Rossini, Wagner, Bellini. Però, nonostante tutto, nel '900 abbiamo avuto delle grandi opere scritte da autori che non erano operisti. Non si può certo negare che non siano grandi opere il Pelleas di Debussy, il Wozzeck e Lulu di Berg, Barbablu di Bartok, Lady Macbeth di Shostakovich, Mosè e Aronne di Schoenberg, ma anche Erwartung, le operine di Ravel, Oedipus Rex di Stravinskij e il suo Rake's progress del 1951, Peter Grimes, ecc. di Britten. C'è anche l'opera italiana soprattutto con Puccini, ultima propaggine di una grandissima tradizione iniziata da Jacopo Peri e dal divino Claudio Monteverdi, e la sua Turandot che è una grandissimo capolavoro, almeno per quanto riguarda il primo atto; trascuro gli altri italiani perchè molto semplicemente non li frequento e me ne tengo a distanza ben volentieri.
In America Gershwin già dai primi anni '20 pensava di scrivere un'opera e trovò un buon soggetto in un libro di Edwin Heyward, Porgy, una storia scritta in parte in inglese ed in parte in dialetto Gullah, una comunità di neri schiavi angolani.
Nacque così Porgy and Bess, con il libretto di Ira Gershwin e dello stesso Heyward, che andò in scena a New York il 10 ottobre 1935.
Dal punto di vista della forma Porgy and Bess non si discosta molto da un'opera tradizionale, alla Verdi o, soprattutto, alla Puccini. Ci sono arie, concertati, parti recitate, ariosi, molto colore locale, alla Puccini.
Quando scriveva l'opera, Gershwin si teneva sul pianoforte la partitura dei Maestri cantori di Wagner e di Boris Godunov di Mussorgskij. Se queste erano le influenze esterne, Gershwin, però, non poteva esimersi da essere se stesso; ecco quindi i blues, i vaudeville, i numeri da musical.
Per ascoltare nella sua integrità Porgy and Bess ci vuole un po' di pazienza perchè non è fatto tutto di canzoni famose; si può quindi rimanere facilmente delusi, ma non accade lo stesso con un'opera di Bellini o di Verdi, almeno inizialmente, da cui la pratica orrenda delle selezioni, oggi per fortuna abbandonata? Però, con un po' di costanza e cercando di entrare nella sua lunghezza d'onda, alla fine si riesce ad apprezzare del tutto quest'opera.
Come per tutte le opere famose dei secoli XVIII e XIX, molte arie di Porgy and Bess sono diventate molto famose e sono state rifatte da moltissimi cantanti, una su tutte Summertime, che penso abbia avuto tanti rifacimenti quanti ne ha avuti Yesterday dei Beatles. Esiste anche una bella suite sinfonica che raduna i temi principali.
Nella versione concertistica data ieri sera, Marshall ha eliminato i recitativi e salvaguardato le parti cantate più significative cercando anche di mantenere una certa coerenza narrativa.
Grande esecuzione, con quattro cantanti neri, Kevin Short, Indira Mahajan, Angela Renée Simpson e Ronald Samm, fenomenali.
Grandissima direzione di Marshall, del tutto a proprio agio con questo repertorio che è il suo repertorio. Apprezzo il fatto che Marshall, negli anni passati, abbia anche cercato di eseguire altri tipi di musiche; certamente i risultati sono stati molto alterni, buoni in una prima di Mahler, discutibile in una seconda di Sibelius, presa un po' troppo di petto, catastrofici nella nona di Beethoven dell'anno scorso, presa a passo di carica neanche stesse correndo dietro a un gruppo di indiani che avevano appena svaligiato una diligenza.
Grandissima prova del coro e di tutta l'orchestra.
Teatro praticamente sold out (questa sera mi pare che non ci sia più posto, e penso anche domenica).
Grandissimo successo per tutti con sonori fischi yankee.
Insomma, una bella occasione per ascoltare qualcosa di diverso nell'ambito di una stagione sinfonica.