domenica 15 settembre 2013

Vecchi amici

Mi sembra che Facebook sia nato per ritrovare vecchi amici di scuola o d'infanzia o comunque gente che, per vari motivi, si è persa di vista. Naturalmente poi il giro si allarga e così arrivano gli amici degli amici degli amici, perfetti sconosciuti, rompicoglioni, gente che vuol farti credere di essere chissà chi, ecc. Fortunatamente si possono sempre cancellare, se proprio rompono. Ma puoi entrare in contatto con persone molto interessanti, che potrebbero anche sembrare splendide facendo, però, sempre la tara su un po' tutto perché è già difficile avere una opinione ragionevole delle persone che conosci bene, figuriamoci di una che vive dall'altra parte del pianeta o magari a un chilometro da casa tua ma che comunque non frequenti e che comunque, per vari motivi, preferiresti non frequentare. Bisogna considerare che le persone accedono a un social network per i più svariati motivi, culturale, gioco, per scrivere puttanate a raffica o magari per trovare marito o moglie o per stabilire rapporti culturali o altri nobilissimi motivi. Personalmente non mi aspetto nulla da Facebook.
Non ho mai trovato un amico d'infanzia o di scuola, o meglio, un paio di amici delle superiori li ho trovati ma è finita lì, nessuno desiderava la cosiddetta "amicizia". Troppa distanza. Con altri mi vedo talvolta, in Auditorium o alla Scala o al Conservatorio o in altri luoghi dove si esegue musica, perché sono quelli con i quali si andava per concerti molti anni fa ma non sono in Facebook.
Invece l'anno scorso, tornando da Otranto, sono passato, con mia moglie, da Cervia dove andavo al mare da piccolo e sono passato a salutare le persone da cui andavamo con i miei genitori. Così ho ritrovato il vecchio amico Giampaolo, figlio dei titolari, ben avanti negli anni (entrambi altre i 90) e ci siamo messi in contatto anche con Facebook. E' strano e bello vedere come sia viva l'amicizia in modo così naturale e spontanea quando si è giocato assieme da bambini. Ora, tramite Giampaolo, è arrivata una nuova amica, Ambra (nella foto è alla mia destra con il panino in mano, a San Marino).
Lei era la figlia di un mercante d'arte milanese che aveva lo studio in via Brioschi, mi pare al 7, quasi all'incrocio con via Tabacchi, a due passi dall'Auditorium. La via Brioschi, ingegnere e fondatore del Politecnico di Milano, attualmente collocato al famedio del Cimitero Monumentale vicino ad Amilcare Ponchielli, è la via dove sono nato, al 78. Non so se Ambra sia andata alle scuole elementari di via Brunacci (matematico, vedi il teorema del Brunacci ad esempio su Lezioni di Analisi di Giovanni Ricci) che è una traversa che collega la via Torricelli (Evangelista, fisico, dove c'è l'entrata artisti della Verdi) e via Meda, e quindi a due passi dall'Auditorium. Io feci lì l'asilo e le elementari e forse lei frequentò la sezione femminile perché abitava dalle parti di piazza 24 Maggio. Forse però frequentò le elementari di via d'Annunzio, quelle che avrebbe frequentato mio figlio se non avessimo cambiato casa proprio l'anno che sarebbe andato in prima elementare.
Comunque i miei conobbero i genitori di Ambra verso la metà degli anni '50. Noi andavamo già a Cervia. Quelli erano gli anni in cui iniziava il turismo e funzionava il passaparola (noi avevamo scoperto quel posto tramite una zia acquisita di mio padre, Maria Albertini che abitava a Milano in via Col di Lana in quella bella casa all'angolo con la via Cosseria, e che portava lì i suoi nipoti di Boscochiesanuova (VR), figli di sua sorella Carlotta che aveva sposato un fratello, Alfonso, di mio nonno, Guglielmo. Io porto il suo nome perché fui il primo nipote nato dopo la sua morte). Così anche i genitori di Ambra cominciarono a venire a Cervia.
Ci si frequentava soprattutto d'estate. A Milano capitava qualche volta ma raramente. Allo stesso modo in campagna da mia nonna avevo l'amico estivo Sergio. Di tanto in tanto ci vediamo ma non è in Facebook.
Noi smettemmo di andare a Cervia, mi pare nel 1961. Iniziò dopo un nuovo capitolo delle vacanze estive con San Remo, in una villa a mezza costa che era appartenuta al padre, Albertini, della zia Maria di cui sopra.