martedì 10 giugno 2014

Abbado e Beethoven

L'ultimo numero di Amadeus è in larga parte dedicato a Claudio Abbado.
Tra i vari interventi mi ha fatto piacere quello in cui si evoca un video di Youtube in cui Abbado parla di Beethoven e dell'esecuzione delle sue sinfonie.
I temi toccati sono molti: i tempi, le relazioni tra i tempi in una sinfonia e tra le sinfonie, le edizioni, i ritornelli.
Sono d'accordo con lui su tutto e in particolare sui ritornelli la cui esecuzione è essenziale per una questione di architettura del pezzo e di equilibrio.
Del resto lo diceva anche lo stesso Beethoven, anzi il fratello di Beethoven, Karl, per conto del fratello in una lettera di martedì 12 febbraio 1805 all'editore Breitkopf.
In questa lettera si parla in particolare della terza sinfonia "Eroica" e ad un certo punto, dopo aver comandato l'inserimento del segno di ripetizione alla terza battuta del primo movimento. Karl scrive:
"Mio fratello credeva inizialmente, prima ancora di aver ascoltato la sinfonia, che, ripetendo la prima parte del primo movimento, sarebbe stata troppo lunga, ma, dopo ripetute esecuzioni, è risultato al contrario che la sinfonia perde se non viene ripetuta la rima parte del primo movimento." (pag. 350 dell'epistolario 1783-1807 - Skira)

mercoledì 14 maggio 2014

Tehillim

Tehillim, un'esplosione di vitalità. Un brano di Steve Reich del 1981 veramente esaltante, basato sulla cantillazione ebraica più che su stilemi minimalisti con influenze di musica molto antica (Perotinus).
Steve Reich, ecco un autore da conoscere assolutamente.

https://www.youtube.com/watch?v=mjnVN6-Wx08

venerdì 9 maggio 2014

Nuovo catalogo estate inverno 2014

Avvisiamo i gentili clienti che è disponibile il nuovo catalogo estate-inverno 2014 di Forza Italia, la la nostra linea di prodotti politici.
Per i futuri ordini preghiamo i gentili clienti di non fare più riferimento al precedente catalogo del 2013 in quanto molti prodotti non sono più disponibili.
Ad esempio non è più disponibile un prodotto che in  passato aveva avuto un grande riscontro tra i nostri clienti. Si tratta dell'articolo FI-01816- PXYZ Scajola Imperial che è uscito di produzione e si sono anche esaurite le scorte.
In compenso nel nuovo catalogo siamo sicuri che troverete prodotti per ogni vostra esigenza e necessità.
Sicuri di incontrare il favore che nonostante tutte le difficoltà di questi anni non ci avete mai fatto mancare, vi salutiamo molto calorosamente.

mercoledì 7 maggio 2014

Reinbert de Leeuw

Personalmente ho ben pochi miti musicali. Uno di questi è Reinbert de Leeuw.
Di lui acquisterei anche un CD di arrangiamenti per pianoforte di canti delle valli tra la bergamasca e la bresciana con incursioni nella lessinia.
A parte qualche anno di differenza, siamo dello stesso segno zodiacale con due giorni di differenza, e questo forse vuol dire qualcosa, almeno per me. Per il resto i baffi ci sono, gli occhi pure (quasi, i miei forse sono più chiari, ma dipende dai giorni e dal tempo) e sto imbiancando anche se di strada ne devo fare ancora molta. Però sono un po' più bello.
Come pianista lui è molto meglio di me, e ci vuole poco davvero.
Come esecutore di Satie, Reinbert de Leeuw, secondo me, mi spiace per il grandissimo Ciccolini, non teme confronti.
Quando ho ascoltato le sue registrazioni di Satie ho scoperto che i suoi tempi erano molto simili ai miei, anzi, ancora più lenti, e ciò mi piace tantissimo. Che dire delle sue Gymnopédies, quei pezzi che passano sempre in TV quando si parla di qualche esposizione o di qualche museo. Hanno proprio il passo giusto con il quale si va da un quadro all'altro.
O questa splendida Sonnerie de la Rose



E' un peccato che non abbia trovato una sua esecuzione dei Trois Morceaux en Forme de Poire (che poi sono sette), ma in questa caso i Casadesus padre e figlio se la cavano assai egregiamente



Però c'è un'esecuzione di Reinbert de Leeuw che personalmente metto sopra a ogni cosa, ovvero la Via Crucis di Liszt. Non ho trovato la versione cantata che è registrata in un meraviglioso CD. Questa è la versione per pianoforte solo. La musica, dell'ultimo Liszt, è bellissima e ciò che accade nell'ultima stazione, circa dal minuto 32, ha un potere di trasfigurazione che è tanto più potente ed emozionante in quanto raggiunto con mezzi così semplici e spogli, nudi, che alimentano il desiderio di silenzio. In quel momento, nella versione cantata, la solista canta la melodia dell'inno iniziale, Ave Crux, verso per verso e a ogni verso il coro replica con la medesima melodia armonizzata con delle modulazioni straordinarie. Nella versione per pianoforte solo si perde un po' questo effetto nel suo complesso ma il tutto resta straordinariamente bello. Inoltre in tutta questa musica molto spesso Liszt tiene note molto lunghe sul pianoforte. Nel pianoforte una nota viene emessa ed inizia immediatamente a morire. Siamo noi quindi che dobbiamo interiorizzare il suono e prolungarlo nell'interiorità anche quando fisicamente non si sente più.






sabato 26 aprile 2014

Allettare

Allettare. Mettere a letto.

Hai allettato la nonna Clarabella?
Non ancora.
Allettala subito!

Anche con il significato di stare a letto.

La signora Ideale Socialista può stare alzata o è allettata?
No, non è allettata, può alzarsi.
Allora la facciamo scendere nella sala delle danze per la premiazione. Considerati però i chiodi che ha nel femore bisogna stare attenti al passaggio per la porta d'ingresso che è allarmata e potrebbe allarmare la vicina stazione di polizia.
Ok, deallarmeremo la porta.

Due papi santi

Domani saranno santi due papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Nessuno dei due è stato il mio papa.
Pio XII morì che avevo 7 anni. In un'epoca senza TV in cui, oltretutto, il papa era praticamente invisibile, Pio XII per me non rappresentava praticamente nulla. Poi arrivò Giovanni XXIII che morì che avevo 12 anni, neanche compiuti. E' un ricordo lontano. Immagini in bianco e nero e una voce affabile che diceva cose molto semplici. Il mio papa invece fu Paolo VI, un grande papa che fece il papa in un'epoca di grandi cambiamenti e di rivolgimenti sociali, di attentati e uccisioni fino a quello di Aldo Moro. Quando morì avevo 26 anni, quindi vissi questo papa in tutta la mia giovinezza. Paolo VI mi era particolarmente caro anche per un ricordo personale. Quando era cardinale di Milano, nel 1960 circa, venne nella mia parrocchia, i 4 Evangelisti in via Pezzotti, per inaugurare una parte del nuovo oratorio. I miei genitori erano amici del parroco e io facevo il chierichetto così mi misero in mano un vassoio con le forbici da porgere al cardinale Montini per tagliare il nastro. Lui, come fanno spesso i preti, mi chiese: "Come si fa a tagliare il nastro?". Io non mi persi d'animo e gli risposi: "Ora le faccio vedere" e presi le forbici mostrandogli come funzionavano. Risata, carezza, taglio del nastro e via. Giovanni Paolo II, tralascio chi l'aveva preceduto perché rimase papa un mese e morì il giorno in cui partii per la prima volta per Parigi, Giovanni Paolo II, dicevo, mi ha accompagnato quasi alla pensione.
Tralascio i contenuti teologici, perché un po' li ignoro e un po' non è propriamente il mio campo, ma mi pare che Giovanni XXIII parlasse molto di più al cuore, per cui ho una certa preferenza per lui, nonostante che Giovanni Paolo II abbia inciso nella storia in modo molto forte. Anche lui ha detto con forza cose importanti che hanno scosso le coscienze, anche con una dimensione da grande uomo di stato e politico, ma mi pare che Giovanni XXIII, nella sua apparente semplicità, avesse qualcosa di più da dire.
Mi spiace, infine, che in TV si parli quasi solo di Giovanni Paolo II. Lo posso capire perché Giovanni Paolo II, vissuto in un'epoca di grande potenza comunicativa, ha un grande vantaggio mediatico, ma bisognerebbe riequilibrare un po' queste posizioni in cui, addirittura, qualcuno ha manifestato stupore per il fatto che la santificazione di Giovanni Paolo II avvenga assieme a quella di Giovanni XXIII, quasi fosse uno sgarbo nei suoi confronti.
Gente rubata alle cronache calcistiche o agli incontri in TV con amiche con cui è bello parlare di gossip e che vivono di brividini e di emozioni e di cantatine di Bocelli.
Per quanto riguarda, infine, l'attuale papa Francesco, dirò un'eresia, ma personalmente non mi piace. Dice più o meno sempre le stesse cose, in alcuni casi cose già dette da alcuni suoi predecessori. Certamente lucra sulla capacità di comunicare ed essendo un gesuita è un gran furbone. (Lo so perché mio zio, fratello di mio padre, era un gesuita.)

lunedì 21 aprile 2014

Ricordando un concerto

Risentivo stasera il secondo concerto per violino di Philip Glass, denominato "The Four American Seasons" del 2009 in prima esecuzione nel 2010.

Il concerto è in quattro tempi, ognuno dei quali rappresenta una stagione, ma non si sa bene quale e credo sia un tentativo vano quello di stabilire se un pezzo è l'estate o la primavera. In realtà i quattro movimenti si presentano come un'introduzione abbastanza lenta e meditativa, seguita da un poetico adagio a cui segue un movimento più dinamico per terminare con un turbolento finale. Ogni movimento è preceduto da un brano solistico che collega i vari pezzi.

In realtà questo nuovo ascolto mi ha fatto tornare in mente quando e dove ho ascoltato questo pezzo. Si è trattato di un concerto della Kremerata Baltica con Gidon Kremer al violino, tenutosi al Conservatorio di Milano il 15 febbraio 2013, un venerdì. Il lunedì precedente, l'11, il giorno delle dimissioni di Ratzinger, c'era stato un concerto di Sollima, tutto sommato abbastanza deludente. L'unica cosa bella di quella serata era stato il fatto che avessi ascoltato quel concerto con due persone che poi purtroppo (ma forse il purtroppo è di troppo) non ho più avuto l'occasione di incontrare nuovamente. Quel venerdì invece ero solo. Non conoscevo per niente il concerto ma ne rimasi impressionato al primo ascolto come raramente mi accade. Forse sarà un po' infantile ma adoro questo pezzo. Alla fine ci fu un'ovazione tremenda da parte di persone che, ci scommetto, ascoltavano quel pezzo per la prima volta. Certamente si è trattato di un concerto tra i più memorabili degli ultimi anni, assieme ad alcuni concerti del Trio di Parma, del Quartetto di Cremona e di Leonidas Kavakos.
Non è certo una colpa comporre una musica di successo e di facile accesso. Quello che però mi impressiona è il fatto che ogni riascolto che ho fatto successivamente per mezzo dell'unica incisione discografica esistente, fatta dagli stessi interpreti della prima, il dedicatario Robert McDuffie e la Marin Alsop, che acquistai il giorno successivo, mi ha impressionato sempre in modo molto favorevole e senza cedimenti di sorta. Questo pezzo, quindi, deve avere delle qualità e credo che sarà ascoltato per molti anni diventando un classico del nostro tempo.
In quel concerto c'erano poi molti altri pezzi, come questo Flowering Jasmine del lituano Georgs Pelécis, che ha alcune parti un po' convenzionali, ma ha una melodia tanto semplice ed elementare quanto incantevole.

venerdì 28 marzo 2014

War Requiem

Nel giro di due anni e mezzo l'orchestra Verdi ha eseguito due volte una delle opere più belle e toccanti di Britten e di tutto il '900 in musica.
La prima esecuzione si era svolta alla Scala per l'inaugurazione della stagione sinfonica. Era l'11 settembre 2011. Serata memorabile dedicata al decennale dell'attacco alle torri di New York.
Bellissima serata anche quella di questa sera con un'esecuzione impeccabile dove mi pare tutto abbia funzionato a dovere in una partitura non facile che prevede due orchestre che si intersecano e un coro di voci bianche dislocato in posizione decentrata rispetto al grosso degli organici. Alla Scala il coro di voci bianche era nel palco reale, in Auditorium nelle prime file della galleria, in posizione centrale. Forse non è stata una soluzione ideale per chi era in galleria immediatamente dietro al coro, ma probabilmente non c'erano alternative.
Il Requiem di Britten è una musica per i defunti in cui si pone l'accento in modo deciso sul tema della guerra e della morte e quindi del cumulo di macerie e di morti che ogni guerra si lascia sempre dietro. Su questo si indugia con grande sensibilità tramite alcune poesie di Wilfred Owen, poeta morto in guerra a 25 anni il 4 novembre 1918, che si alternano e si fondono con il testo canonico  Si tratta quindi di un'opera drammaticamente antimilitarista in cui la soavità delle parti poetiche rende ancora più evidente la tragedia della guerra.
Ottimi i solisti, su tutti, per me il tenore Mirko Guadagnini: non sarà Peter Pears ma quasi.
Bravissimi i cori e impeccabile il coro di voci bianche diretto dalla grande Maria Teresa Tramontin.
Ottima la resa delle due orchestre, quella "grande" diretta da Xian Zhang, e quella "piccola" diretta da Ruben Jais.
I due Konzertmeister per l'occasione si sono scambiati le parti rispetto alla Scala, così Luca Santaniello capitanava l'orchestra "piccola" e Nicolai von Dellinghausen la "grande".
Per finire una parola su Britten. Ci sono stati tempi in cui musicisti estremamente impegnati nell'avanguardia guardavano con disprezzo a un musicista come Britten perché evidentemente troppo tradizionalista. Luigi Nono, ad esempio, si rifiutò di stringergli la mano, in un'occasione nel 1959, un gesto assurdo, ma penso che la musica di Britten sarà eseguita ancora in un'epoca futura quando la musica di Nono non lo sarà più, perché irrimediabilmente invecchiata.

domenica 9 marzo 2014

Scarciofare

Verbo transitivo.
Io scarciofo, tu scarciofi, ecc
Io scarciofavo...
Io scarciofai...
Io scarcioferò ...
Io avrò scarciofato, ...
Ah, se scarciofassi...
Che tu possa scarciofare!
Scarciofa, maledetto coglione!
Così scarciofando ne vedremo delle belle.
Se il signor X scarciofasse l'accordo appena firmato, lo scarcioferesti di rimando anche tu?
Scarciofare, ovvero rendere vano nei fatti un accordo, un'intesa verbale o scritta, sfogliandola foglia dopo foglia fino ad arrivare al puseé bun de l'articiok mangiandoselo e facendo rimanere con un palmo di naso il proprio ignaro ed ingenuo interlocutore.
In senso generale si potrebbe impiegare anche per una relazione sentimentale: Mia cara, io ti avevo donato tutto il mio cuore credendo fermamente nel nostro amore o almeno in un sentimento di una qualche profondità ma tu, fedifraga, mi hai scarciofato quasi dal primo giorno e piano piano mi sono ritrovato nudo come un verme, con il cuore in una mano e l'abat jour nell'altra.
Oppure: Ma hai visto Irina Prokof'evna come è stata scarciofata dal fidanzato, quel tale Andreij Grigorevic? Prima cara Irina Prokof'evna qua, cara Irina Prokof'evna là che poi, l'amoroso drudo,  aveva già un'altra amante, una tale Varvara Stepanovna.!

mercoledì 26 febbraio 2014

Giustizia è fatta?

Il consiglio straordinario per mio figlio si è concluso con un nulla di fatto. Esposte le nostre ragioni ne è venuto fuori con un cartellino giallo, atto formale.
Quello che è emerso, però, è che il precedente consiglio fatto la settimana scorsa per la gentilissima signorina, che si era concluso con due giornate di squalifica per la medesima, è stato fatto senza aver ben chiaro tutto lo svolgimento dei fatti per cui il suo esecrabile comportamento appariva molto ma molto ridimensionato in quanto a gravità. Tra omissioni, i non ricordo, i non ho sentito, i non sapevo, sembrava che quella ineffabile signorina fosse una povera vittima di una situazione che non aveva voluto.
Ieri, invece, si è spiattellato tutto e a questo punto anche alcuni professori e una rappresentante degli studenti non hanno fatto della medesima stupenda signorina un ritratto molto lusinghiero, anche per esperienze passate nel passato.
Non vorrei dire cose gravi, ma, come diceva qualcuno, a pensar male forse si fa peccato ma non si sbaglia.
Comunque va bene così anche se forse non finirà così.

sabato 22 febbraio 2014

Facebook e la morte

Oggi sono rientrato in Facebook perché mi serve per una cosa ma non lo uso né lo userò.
Già che ero lì ho controllato un paio di cose su due utenze.
La prima è quella di una delle segretarie che lavorava con me e che è morta molto giovane due anni fa, il 12 marzo, mentre ero in Giordania. Mi avvisò un'altra collega. La sua utenza è ancora lì. Naturalmente nessuno ci scrive più. Mi chiedo fino a quando Facebook tenga le sue utenze. Questa è una forma di immortalità?
Poi mi è venuta in mente un'altra persona che non sentivo da un bel pezzo. Non so perché mi è venuto in mente.
Il primo messaggio sulla sua bacheca è di una persona che il 22 maggio 2013 scriveva: "Sarebbero 75. Ti penso sempre. Ciao."
Immediatamente sotto 14 persone, lo stesso giorno, scrivevano "AUGURI", "Auguriiiiiiiiiiiii", "Tantissimi auguri", "Vivissimi auguri" ..... (!).
Più sotto, il 22 gennaio, un'altra persona scriveva: "Ciao Mario. Non posso dimenticare le tue numerose lettere... ecc."
Evidentemente quest'ultimo era un suo amico vero e reale, mentre quelle altre 14 persone erano amici di Facebook avvisati da Facebook che il signor Mario in quel 22 maggio compiva gli anni e quindi gli facevano gli auguri ma non conoscendolo e neanche visitando mai la sua bacheca non sapevano che il signor Mario si era incamminato da quattro mesi versi i verdi pascoli del cielo.
Si dirà che tutto ciò è un sottoprodotto inevitabile di Facebook accompagnato da tante comodità di comunicazione, ma è certo che c'è uno scollamento enorme tra la vita vera fatta di persone che si frequentano, si conoscono e fanno delle cose assieme e la vita che si crea attorno e con Facebook o qualsiasi altro social con persone che non si conoscono, con le quali, anche se magari ti puoi trovare d'accordo in alcune discussioni, probabilmente non vorresti mai avere un rapporto e se le incontrassi dal vivo le sfuggiresti come spesso mi è accaduto, non senza stupore in alcuni casi, con indifferenza in altri.

venerdì 21 febbraio 2014

Musiche di Ciaikovskij che amo

Non amo molto Ciaikovskij. Trovo che ci sia qualcosa di piuttosto sospetto nella sua musica. Di Ciaikovskij amo poche cose: la seconda sinfonia, la sesta sinfonia, il Souvenir de Florence, Eugenio Enegin, Romeo e Giulietta (diretta da Delman, ascoltare, prego!!), Francesca da Rimini (prima e seconda parte dirette da Mravinskij!! osservare, ad esempio, come dirige attorno al quinto minuto della prima parte) e ben poco altro.
Comunque ho sempre amato molto l'approccio del grandissimo Evgeny Mravinskij alla musica di Ciaikovskij. Via i facili sentimentalismi, approccio virile (!), grande senso della forma, plasticità ed equilibrio classico.
Kurt Sanderling, tedesco, lavorò per anni in Russia proprio con Mravinskij a Leningrado. Il suo approccio a Ciaikovskij mi piace molto come mi piace questa quarta sinfonia berlinese di qualche anno fa con prime parti favolose (Schellenberger all'oboe, Leister al clarinetto, ecc.).

giovedì 20 febbraio 2014

Che scuola è questa?

Mio figlio è di origini colombiana ed è stato adottato. Nei primi sei anni della sua vita lo hanno picchiato, lo hanno fatto lavorare in una cava di pietra e, avendogli parlato poco e male, gli hanno creato un deficit notevole nell'articolazione delle frasi e delle parole. Quando è arrivato in Italia aveva le mani rattrappite. Non riusciva a tenere in mano una matita e non riusciva a fare una linea diritta lunga un centimetro. E' andato a scuola senza problemi anche con i suoi compagni. Ha il suo caratterino ma è un ottimo compagno. Non ha mai avuto problemi con nessuno e noi abbiamo dovuto fare un lavoro enorme per aiutarlo in tutto. Per fortuna ha anche un fratello che l'anno scorso, a 24 anni, si è laureato in ingegneria, ha fatto anche l'esame di stato e ora lavora
Quest'anno, l'ultimo, è finito in una nuova sezione. Dal secondo giorno ha cominciato ad essere preso di mira da una ragazza che subdolamente gli  faceva battute offensive del tipo, prendendo le giacche per uscire: "Ma guarda se devo vedere simili facce in questa classe" dandogli anche del "coglione" di tanto in tanto stando sempre attenti di non farsi sentire dai professori.
Noi, forse sbagliando, lo abbiamo sempre pregato di non reagire, di non metterle le mani addosso (fa kick boxing!), ma neanche di toccarla con un dito e di tenere basso il profilo sperando che la cosa finisse.
Invece dieci giorni fa, dopo un'interrogazione che mio figlio aveva sostenuto, quella ragazza dapprima è saltata su gridando che il voto era ingiusto (troppo alto) e la professoressa contestata se ne è stata zitta, e successivamente la ragazza ha cominciato a dare in escandescenze qualificandoci come "Famiglia di merda", "Gente che fa una vita di merda" il tutto davanti alla stessa professoressa che non ha reagito ma si è limitata a dire di smetterla. A questo punto mio figlio, che già portava pazienza da quasi cinque mesi con quella sciocchina, si è girato e ha detto: "Ma cosa dice quella puttanella?" (poteva dire stronza, il concetto era quello). A questo punto lei gli ha gridato che era un "immigrato" e poi ha detto anche altre cose sottovoce che non si sono ben comprese ma il cui contenuto potrebbe essere facilmente intuibile.
A questo punto sono andati entrambi in presidenza accompagnati dalle professoressa. Mio figlio si è scusato per la parola dal sen sfuggita mentre la ragazza ha detto che non gli avrebbe mai chiesto scusa.
Decisione: convocazione di un consiglio straordinario per la sola ragazza.
Nei giorni precedenti il consiglio mio figlio avverte un cambiamento di clima tutto a favore della ragazza perché dopo tutto anche lui l'aveva offesa, come se le due offese fossero paragonabili! A nessun figlio piace sentirsi dire che la sua è una famiglia di merda; nel caso di un figlio adottato, che a quella famiglia deve la sua rinascita, si può facilmente intuire quanto sia devastante un'affermazione del genere.
Martedì si è svolto il consiglio. Esito: due giorni di sospensione alla ragazza ma a questo punto convocazione di un consiglio straordinario anche per mio mio figlio, penso per il puttanella. Mi pare una decisione ben strana e quanto mai tardiva, quanto meno sospetta.
Ora andremo al consiglio e parleremo molto chiaro. Mi verrebbe voglia anche di dire che secondo la mia modesta opinione la responsabilità vera di tutta questa vicenda è la scuola perché se a scuola non è in grado di assolvere alla propria funzione educativa, qual è la sua funzione? Insegnare solo delle materie scolastiche o tirare su cittadini degni di questo nome?
Lo dico a malincuore perché noi non siamo mai stati genitori di quelli che danno ragione ai figli dando addosso ai professori perché abbiamo un rispetto grandissimo per la scuola in quanto tale.
Per questo la delusione è veramente grande.
Comunque il sunto di tutto ciò è che alla fine chi ci ha perso di più è stato mio figlio che non è stato tutelato per niente.
Che schifo!

mercoledì 12 febbraio 2014

Mi abbono?

Sento sulla Digital Hall dei Berliner Philharmoniker  un concerto free diretto da Simon Rattle nel 2010 con la IV di Beethoven e la prima di Mahler.
Gran concerto. Ottimo suono di alta qualità e bellissimo video.
Considerando che per 149 euro si può accedere per un anno a tutti i concerti, anche quelli degli anni passati e in archivio, quasi quasi mi abbono, tanto non ho altri abbonamenti.
Ho cancellato invece il mio abbonamento a Spotify. Lo ascoltavo ben poco.

lunedì 10 febbraio 2014

Claudio Abbado a Lucerna 2013

Questo è il concerto con il quale si inaugurò il festival di Lucerna 2013 e diretto da Claudio Abbado.
Programma meraviglioso con tre autori sui quali ha lavorato una vita pensando e ripensando.
Come diceva Abbado in un'intervista Beethoven è un autore nel quale c'è sempre da scoprire; praticamente te lo porti dietro per tutta la vita, come esecutore e anche come ascoltatore perché non si finisce mai di imparare ad ascoltare un autore che così generosamente ha sparso il proprio genio.
In questo concerto esegue anche l'Ouverture Tragica di Brahms, un pezzo meraviglioso e costruito in modo perfetto da Brahms partendo da piccole cellule tematiche. Questo pezzo di Brahms è la prima cosa che conobbi di questo autore e quindi gli sono particolarmente affezionato.
Tra Brahms e Beethoven, come faceva 40 anni fa nei concerti scaligeri, Abbado mette un brano novecentesco, questa volta Schoenberg con due brani tratti dai Gurre Lieder (il Lied der Waldtaube è un brano veramente impressionante). Uno Schoenberg iper tardo romantico e tardo wagneriano che scrive un pezzo ipertrofico, come Mahler con l'ottava sinfonia e Stravinskij con la Sagra. Poi l'orchestra si frammenterà in infinite combinazioni.
Per me questo concerto è difficilmente commentabile e non lo voglio neanche fare.
Ci sono delle cose però che mi hanno impressionato. Ad esempio come gli strumentisti guardano Abbado, come se fossero legati a lui da un fluido, tutta l'Eroica concertata magistralmente e condotta con tempi abbastanza rilassati, vedi il trio dello scherzo, e sommamente commovente con una marcia funebre vissuta come un brivido e quasi come una premonizione (impressionante la commozione di Abbado alla fine del movimento), la figura stessa di Abbado così fragile e chiaramente intaccata dal male osservato con preoccupazione, mi pare, da Roberto Benigni presente tra il pubblico, il gesto di Abbado, così parco ed essenziale, l'ovazione finale al termine dell'Eroica, l'ultima Eroica di Abbado!
Purtroppo Claudio Abbado non è più tra noi perché gli è capitato ciò che capita a tutti, prima o poi, ma gli dobbiamo essere grati per tutto ciò che ha fatto sempre ma in particolare in tutti gli anni seguenti alla sua malattia dove è come se avesse trovato in sé nuove forze, una grande umanità, una leggerezza e una trasparenza ineguagliabile.

Su Abbado e Beethoven questo video



domenica 9 febbraio 2014

Bye bye Facebook

Oggi alle ore 12 ho cancellato il mio account di Facebook.
Negli ultimi giorni c'era stata una piccola discussione sull'esecuzione della sesta di Mahler e sugli arbitri che il direttore si era concesso.
Personalmente c'ero rimasto molto male ma quello che mi ha maggiormente stupito è stato il constatare che diversi orchestrali ne erano stati molto contenti e che reputavano che queste licenze fossero giustificabili pur di realizzare una grande esecuzione di grande profondità, neanche il direttore giapponese fosse stato Klemperer, Bruno Walter, Mitropoulos, Scherchen, Horenstein o Barbirolli, che peraltro non si permisero mai abusi simili.
Potrà sembrare strano ed eccessivo ma ne sono rimasto quasi sconvolto, sicuramente molto colpito. Stupito cioè che dei musicisti fossero contenti di compiere assurdi abusi al testo scritto per inseguire le idee folli di un direttore che in quel momento era sul podio e che affermassero anche che si trattava di una grande interpretazione. Mi sono scoperto un'intransigenza che non mi conoscevo.
Poi ci sono stati dei botta e risposta che mi hanno molto stancato e annoiato. Alla fine, deluso da tutto ciò e poiché non intendevo che la mia bacheca diventasse la palestra per la manifestazione di idee che non condividevo affatto, anzi, osservando che mi dovevo difendere quasi fossi uno che stava dalla parte del torto solo perché invocavo come minimo il rispetto del testo, mi sono proprio stancato e anche per altri motivi mi sono cancellato.
Ora mi prenderò una lunga pausa da Facebook e anche da quell'orchestra.










domenica 2 febbraio 2014

Una strana sesta sinfonia "Tragica" di Eiji Oue

Spesso, per brevità, si dice, ad esempio, la "Pastorale" di Karajan o la "Patetica" di Bernstein per dire in sintesi "La Pastorale di Beethoven fatta da Karajan" o "La Patetica di Ciaikovskij diretta da Bernstein".
Nel caso dell'ultimo concerto in Auditorium con l'ottima orchestra Verdi (che per inciso ha suonato molto bene con piccole sbavature nei fiati), diretto dal direttore giapponese Eiji Oue, si potrebbe dire: "La sesta sinfonia "Tragica" di Oue da un'idea di Gustav Mahler".
Infatti il direttore giapponese, evidentemente inseguendo un proprio e personalissimo intento estetico ed espressivo, ritenendo evidentemente la partitura approntata da Mahler una bozza da perfezionare, nonostante tutte le indicazioni e le raccomandazioni che Mahler ha disseminato ovunque lungo tutta la partitura, non ha avuto esitazioni ad intervenire sulla pagina scritta.
Quindi, con una certa disinvoltura, e anche con una certa maestria, il suddetto direttore ha realizzato una nuova versione della sinfonia modificando la durata di alcune note, rallentando il tempo per evidenziare meglio alcuni particolari o alcune melodie, e accelerando con il medesimo intento e questo praticamente lungo tutto il percorso del brano. C'era da farsi venire il mal di mare e alla fine, sono onesto, non ci ho capito molto.
Personalmente, abituato fin dalla prima VI di Mahler che ebbi modo di ascoltare nel remoto 1969 sotto la direzione di un giovane e fiammeggiante Claudio Abbado, a cui sono seguite molte altre audizioni di questa sinfonia anche con molti altri direttori, ed essendomela anche studiata un po', me ne sono fatta una certa idea che ben raramente in qualche modo trovava riscontro nell'esecuzione dell'altra sera.
E' chiaro che ogni direttore gode di margini di manovra molto ampi ma restando dentro ciò che l'autore ha scritto per cui di fronte a certe trovate mi sono trovato piuttosto a disagio.
Per concludere  si è trattato di un'esecuzione che nulla ha aggiunto alla mia conoscenza di questa sinfonia, né dal punto di vista emozionale o puramente strumentale per cui la archivio come una serata molto particolare e un po' folle di cui avrei fatto volentieri a meno.
Però è un peccato perché il direttore giapponese in realtà non sarebbe niente male come si può notare ascoltando una quinta di Mahler registrata a Barcellona che non sarà un'esecuzione d'importanza storica ma si ascolta bene.

lunedì 20 gennaio 2014

Claudio Abbado

Questa mattina è morto Claudio Abbado. Ci sono cose che non si vorrebbe che avvenissero mai ma dalla morte non si può scampare. Per me che l'ho seguito in tutti i concerti e le opere, in tutte le repliche, letteralmente, dal 1968 fino al momento in cui lasciò la Scala, è mancata una persona che ha segnato profondamente la mia vita. Il mio dolore è grandissimo perché Abbado non è legato solo al ricordo di tanti incontri musicali ma alla mia personale esperienza di "ascolto" della musica. Per me Abbado, con i musicisti e altri artisti che in qualche modo gli stavano attorno, da Giorgio Strehler a Luca Ronconi, dal Trio di Trieste al Quartetto Italiano, da Maurizio Pollini a Dino Ciani, da Mirella Freni a Piero Cappuccilli, da Leonard Bernstein a Zubin Mehta a Seiji Ozawa, ecc. ecc. ha rappresentato la vera esperienza formativa della mia adolescenza e giovinezza. Fra tutto quello che ha diretto vorrei ricordare lo Stabat Mater di Pergolesi (con la grandissima Valentini Terrani, che ci lasciò troppo presto), un brano che non richiede certo un direttore d'orchestra dal virtuosismo funambolico, cosa peraltro che era ben lontano dallo stile di Abbado, ma richiede una grandissima sensibilità e Abbado lo dirigeva con grande commozione, quasi con le lacrime agli occhi.