sabato 19 ottobre 2013

Jader Bignamini: un grande conferma e una certezza

Sono andato all'ultimo concerto in Auditorium con una certa curiosità dal momento che il programma comprendeva il terzo concerto di Rachmaninov (1909)



e di Igor Stravinskij, lo Scherzo fantastico (1908) opera giovanile ma assai ardua scritta sotto il controllo del suo maestro Rimsky-Korsakov,



e  Le sacre du printemps (1913)



Nel concerto di Rachmaninov il solista era il neanche ventunenne Luca Buratto, milanese, che ha affrontato la difficilissima parte solistica in modo deciso e senza timori venendone a capo in modo egregio ottimamente accompagnato dall'orchestra diretta da Jader Bignamini. Ottimo pianista Luca Buratto con una bella personalità e che fa un po' impressione con quell'aria da liceale. Non si deve però pensare che fosse inadeguato al concerto di Rachmaninov che è stato un cavallo di battaglia di tanti pianisti immensi e con tanta più esperienza di lui. Luca Buratto è stato del tutto convincete ed è stato giustamente salutato da un'ovazione.
Jader Bignamini nella seconda parte del concerto ha poi affrontato Stravinskij con grande leggerezza nello scherzo ispirato alla vita delle api e con grande decisione e senza timidezze nel Sacre.
A dire il vero avevo un po' di timori per il Sacre e mi chiedevo cosa potessi attendermi da un nuovo ascolto di quest'opera fondamentale dopo le decine e decine di esecuzioni sentite in tutti questi anni, tra le quali, dal vivo, quelle di Bruno Maderna, Pierre Boulez (a Milano e a Parigi) e Leonard Bernstein.
Invece l'esecuzione del Sacre è stata estremamente convincente perché da un lato è stata molto analitica e pulita senza che questa impostazione facesse diventare fredda e asettica la performance che anzi è risultata estremamente risoluta, fiammeggiante e barbarica. Alcuni passaggi sono stati fantastici come tutta la parte finale della prima e della seconda parte.
Orchestra in gran forma, ottimamente preparata e compatta in tutte le sezioni. Percussioni, ovviamente, sugli scudi con il ritorno alla piena efficienza, spero, dopo i malanni della scorsa stagione, della timpanista Viviana Mologni e con la prestazione superlativa di Ivan Fossati che ha lavorato la grancassa con la ferocia che le era dovuta.
Un'altra conferma, quindi, della bravura del direttore d'orchestra Jader Bignamini, già membro dell'orchestra Verdi con nel cassetto il sogno della direzione d'orchestra, che è uno dei più grandi e interessanti direttori d'orchestra della nuova generazione.
Sala gremita e pubblico giubilante.

mercoledì 9 ottobre 2013

La musica, un mistero

Da un blog leggo la seguente citazione.
Alban Berg, il quale durante la composizione dei suoi Tre pezzi per orchestra, op, 6 (1914) scrisse all’amico Anton Webern: "Ma che cosa significa tutto questo gran comporre, quando il giorno dopo si ascolta la Sesta sinfonia (non c’è bisogno che io dica di chi e, vi è al mondo infatti solo una Sesta, nonostante la Pastorale)? Ti dico - o forse non c’è in realtà bisogno neppure che te lo dica - che non si finisce mai di sviscerare completamente questa composizione, non la si comprende mai del tutto [...]".
In effetti è proprio così. Da decenni ascolto musiche che non riesco a capire del tutto, c'è sempre qualcosa che si sposta in là. Perché mi piace o non mi piace? Qualcosa riesco a capirlo ma non del tutto.

Si dirà che tutto ciò è bellissimo perché non si finisce mai di capire però, per me, che avrei fatto volentieri il mestiere dell'investigatore, e lo avrei fatto anche molto bene, tutto ciò è anche frustrante. Certo volte penso che sia inutile.