martedì 28 settembre 2010

S.P.Q.R.

Armando Bossi avrebbe detto che S.P.Q.R significa: "Sono Porci Questi Romani" e i romani si sono arrabbiati. In realtà non si devono arrabbiare perchè Eugenio Bossi intendeva dire: "Sono Padani Questi Romani" solo che per un cortocircuito cerebrale a Filippo Bossi è uscito un Porci in luogo di Padani. Ciò è dovuto a due dati di fatto del tutto evidenti. In primo luogo i padani sono grandi allevatori di porci, ed è una loro tradizione, da cui si ricavano prodotti eccellenti che deliziano le tavole. In secondo luogo, e anche questa è una grande tradizione, anzi è un segno tangibile delle radici cristiane e delle tradizioni cattoliche del padano tipico, è uso comune attribuire a Dio l'attributo di porco o in subordine di cane, che è sempre un animale a quattro zampe. Se si può discutere sul cane, come non riconoscere nell'attribuire del porco a Dio la più alta e significativa testimonianza antiislamica. Il porco quindi ci appartiene ma Zebedeo Bossi intendeva dire "Padani" e quindi ha fatto una dichiarazione d'amore sincero verso quella popolazione che ama e che contribuisce a mantenerlo, lui Giobatta e i suoi seguaci.

mercoledì 15 settembre 2010

Ciclo Mahler in Auditorium

Essendo questo 2010 il 150° anniversario della nascita di Gustav Mahler e il prossimo 2011 il 100° anniversario della morte (100 anni che Mahler è morto, incredibile!) la Verdi, in collaborazione con il Dipartimento di Storia delle Arti,della Musica e dello Spettacolo dell'Università degli Studi di Milano, ha organizzato un ciclo nel corso del quale si eseguirano quest'anno tutte le sinfonie, tranne l'ottava per problemi logistici ed organizzativi, e il Lied von der Erde mentre nella prossima stagione si eseguiranno i lieder e, spero, anche il Klagende Lied completo in tre parti e l'ottava sinfonia.
Ogni concerto sarà preceduto da una conferenza di presentazione del brano eseguito. Ieri sera, invece, si è tenuta la presentazione generale del ciclo con gli interventi dei professori Cesare Fertonati e Quirino Principe.
E' stata una serata interessante dove si è tratteggiata in modo necessariamente veloce la figura e l'opera di Mahler, mettendo in evidenza alcune caratteristi della sua musica: la dimensione orizzontale del racconto, la dimensione verticale del contrappunto e dell'architettura che soprattutto della V sinfonia in avanti assume una importanza considerevole, l'importanza determinante del mondo dei lieder generalmente più trascurati delle sinfonie e meno eseguiti, forse a causa della lingua e di un genere, il lied, non propriamente popolare anche tra frequentatori abituali di sale da concerto, le reminiscenze di musiche di altri autori come Schubert o Verdi (Aida, Otello, ecc.), e così via.
Ci sarà modo certamente, nelle conferenze specifiche dedicate ad ogni sinfonia, di approfondire nello specifico gli aspetti più peculiari e tipici di Mahler.
Sarà, spero, molto interessante seguire questa iniziativa importante e molto impegnativa per chi suona e chi ascolta.
Pubblico foltissimo, segno questo che la musica di Mahler, per qualche ragione misteriosa, interessa molto e che colpisce l'ascoltatore anche meno acculturato perchè non si può non sentire che in quella musica c'è qualcosa di particolare che ci parla in modo così umano.

martedì 7 settembre 2010

Klemperer esegue Mahler


E' uscita da poco la registrazione dal vivo dell'esecuzione della seconda sinfonia di Gustav mahler diretta a Vienna da Otto Klemperer il 18 maggio 1951, esattamente il 40° anniversario della morte di Mahler. Mahler conobbe e frequentò Mahler che lo raccomandò dopo che il giovane Otto si presentò a lui ventenne eseguendo una trascrizione pianistica dello scherzo della II sinfonia. Sempre nella II sinfonia Klemperer preparò, con il controllo e i consigli dello stesso Mahler, la banda che suona fuori scena in una esecuzione diretta da Oskar Fried nel 1905; Oskar Fried nel 1924 poi realizzò in disco la prima registrazione di una sinfonia di Mahler, proprio la seconda.
A Klemperer non tutto Mahler piaceva ed infatti non eseguì mai alcune sinfonie, la II, la V e la VI. Doveva eseguire l'ottava nella stagione 1971/72, a 87 anni!, ma rimase un progetto non realizzato. La sua sinfonia mahleriana per eccellenza rimase sempre la seconda, che eseguì già dal 1921, e che avrebbe poi registrato in studio nel 1961 in una esecuzione che non si può neanche definire bella, ma qualcosa di più.
In questa esecuzione dal vivo esegue Mahler in modo straordinariamente intenso, pieno di fuoco con una progressione in tutto il finale che non ha paragoni possibili con nessun altro direttore. Klemperer ha un modo estremamente duro di dirigere, non indulge in sentimentalismi e svenevolezze, può sembrare anche rozzo; in realtà è bruciato da questa musica che dirige con una immediatezza ed una spontaneità assolutamente inimitabili. Dirige con una cultura ed una partecipazione autentica che oggi non esiste più. Nessuno oggi dirige così, per cui mi tengo ben stretta questa esecuzione che rimette tante cose a posto nella giusta interpretazione della musica di Mahler. Certamente questa esecuzione è una possibilità fra le tante, ma questa possiede una forza, una verità ed una autenticità alle quali non si può rimanere insensibili.
Klemperer ha inciso in disco anche la settima e la nona sinfonia. Non so se si trovi ancora l'incisione della settima sinfonia. Se non è più in commercio è un vero peccato perchè si tratta della più strabiliante esecuzione di quella sinfonia, una esecuzione che sminuisce qualsiasi altra esecuzione, a parte, forse, l'esecuzione diretta dal mai troppo compianto Giuseppe Sinopoli e quella di Abbado con i complessi Berlinesi.

giovedì 2 settembre 2010

MITO 2010

Domani inizia il MITO 2010. Tre settimane di concerti ed "eventi" di vario genere a vari prezzi, la metà gratuiti.
Dico sinceramente che non amo ragionare per "eventi", mentre amo la quotidianità. Non credo che il MITO serva a conquistare pubblico alla causa della musica, se non in termini molto marginali, mentre sarebbe molto più utile offrire tutti i giorni dell'anno occasioni di ascolto. Non me ne importa nulla della Filarmonica di San Pietroburgo e di Temirkanov una o due volte all'anno a Milano. Milano non è un paesino di provincia che può sperare che passi qualche compagnia teatrale per vedere per una sera una tragedia di Shakespeare, o un'orchestra per sentire una sinfonia di Shostakovich.
Il patron del MITO, il finanziere Micheli, è esaltato dal fatto che un concerto di Lang Lang al Palasharp sia tutto esaurito. E' ovvio che Lang Lang, uomo/pianista di spettacolo prima che grande interprete, richiami gente. Però, quanta di quella gente andrà poi a sentire un concerto eseguito da Cominati, o dalla Dego, o da Simone Pedroni, o da Arabella Steinbacher? Ci saranno i soliti che frequentano i concerti che rappresentano una percentuale minima della popolazione cittadina.

Concerto inaugurale della Verdi alla Scala

Domenica alla Scala si terrà il tradizionale concerto fuori abbonamento della prossima stagione sinfonica della Verdi. Dirigerà il suo direttore, la Zhang con un programma tutto dedicato a Beethoven di cui eseguiranno la Fantasia in do minore per pianoforte, orchestra e coro Op. 80 e la IX sinfonia.
La Fantasia fu composta velocissimamente ("una notte" dice Beethoven in una lettera del 21 agosto 1810 all'editore Breitkopf) nel dicembre 1808 e fu eseguita nello stesso anno nella famosa accademia del 22 dicembre quando furono anche eseguite, per la prima volta, la V e VI sinfonia, una replica del IV concerto per pianoforte e orchestra e altri brani.
La fantasia ha una struttura molto curiosa ed originale in due parti. La prima parte è un adagio per il pianoforte solo che fu composto nel 1809 mentre nella prima esecuzione fu improvvisato dallo stesso Beethoven. E' un brano drammatico dal carattere di preludio che si conclude con un gesto drammatico e violento a cui seguono grandi arpeggi che portano alla seconda parte, denominata Finale dove Beethoven scrive "Qui si dà un segno all'orchestra o al direttore di musica". Nel Finale, dopo una breve introduzione che si conclude con richiami di corni che ricordano la sonata degli "Addii" Op. 81a, il pianoforte introduce il tema che si svilupperà poi in una serie di variazioni. Questo tema è identico a quello del lied Gegenliebe scritto tra il 1794 e 1795. Nelle cinque variazioni che seguono entrano nell'ordine il flauto, i due oboi, i due clarinetti con il fagotto, il quartetto degli archi, tutta l'orchestra. A queste seguono tre variazioni che amplificano il discorso, un Allegro molto, un Adagio ma non troppo e una Marcia, assai vivace che porta alla conclusione del brano con l'ingresso del coro che amplifica dal punto di vista sonoro il tema fino alla perorazione finale.
In questo brano Beethoven si pone per la prima volta il problema dell'integrazione delle voci con la musica strumentale. A un progetto del genere aveva già pensato per il finale della VI sinfonia, "Pastorale", senza darvi però seguito. Nel caso della Fantasia Beethoven utilizzò un testo scritto in fretta e furia dal poeta Christoph Kuffner (su indicazioni dello stesso Beethoven) che inneggia all'armonia, alla pace ed agli incanti creati dai suoni, alle gioie dell'arte.
Viene sempre fatto un parallelo tra questo brano e il finale della IX sinfonia, di cui sarebbe una specie di anticipazione, considerata l'analogia, abbastanza remota, tra le melodie principali dei due brani.
Le affinità però finiscono lì perchè nella IX sinfonia Beethoven introdurrà subito le voci dopo una breve e stringata introduzione e il tema verrà sviluppato e variato sempre con la presenza delle voci, mentre nella fantasia il coro entra solo alla fine, quasi come un elemento puramente decorativo.
Sarà un tutto esaurito.