sabato 31 ottobre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 6


Giovedì sera si è tenuto la prima delle tre repliche del VI concerto della stagione della Verdi. In esecuzione un brano bell'issimo dell'800 musicale, ovvero il Requiem di Verdi. Fu eseguito la prima volta il 22 maggio 1874, ad un anno dalla morte del Manzoni, ma Verdi non lo scrisse appositamente per Manzoni. Il nucleo primitivo del brano, il "Libera me Domine de morte aeterna", una grande scena drammatica per soprano, coro e orchestra, era stato composto dopo la morte di Rossini nel 1868 e doveva far parte di un requiem scritto a più mani. Il progetto non fu portato a termine. Verdi però continuò a lavorarci partendo proprio dal "Libera me Domine" facendo germinare da quel brano l'iniziale "Requiem aeternam" e il successivo "Dies irae". Dopo la morte di Manzoni completò il tutto con i brani mancanti e mise all'ultimo posto il "Libera me Domine" che costituisce in un certo senso un riepilogo dell'intero Requiem. Spesso il Requiem è stato criticato perchè non sarebbe musica casacra ma musica operistica camuffata da musica sacra. Sicuramente è vero che ci sono delle vere e proprie arie e tutti i cantanti hanno modo di sfilare per dimostrare la propria bravura, però direi che tutto è funzionale a un'espressione che va oltre l'estetica dell'opera. Ad esempio l'iniziale "Requiem aeternam" sfocia alla fine nel canto spiegato dei cantanti, ma inizia dal nulla iniziale e dal senso di smarrimento di fronte alla morte. La sequenza del Dies irae è, nel suo complesso, un grandissimo affresco musicale che inizia con in grido di terrore del Dies irae per terminare nel canto spoglio e compassionevole del Lacrymosa, dove Verdi riutilizza musica scritta originariamente per il Don Carlo, con l'invocazione finale "dona eis requiem", quasi uno scongiuro, e il luminoso Amen finale. Il conclusivo "Libera me Domine" è una grande scena in cui si risente molta musica già sentita di cui costituisce l'origine e termina sottovoce sulle parole del Libera me dette dal soprano e sillabate sottovoce dal coro, un'invocazione interpretabile come una professione di fede vissuta nel timore di Dio ma anche come una speranza, un'invocazione di fronte al mistero del nulla. Pagina vertiginosa. L'esecuzione è stata molto buona. Ottima nell'orchestra e nel coro che porta l'eredità del suo fondatore Romano Gandolfi, che non è più tra noi da tre anni, che per tanti anni ha fatto il Requiem con Abbado, facendone una ragione di tutta la sua vita artistica e umana. Buoni i cantanti senza eccellere in assoluto.

mercoledì 28 ottobre 2009

Antonia

Ieri sera è morta la nostra amica Antonia, dopo breve sofferenza, come si dice in questi casi. La malattia implacabile l’ha portata via in tre mesi, prima nella coscienza e nella mente e poi nel corpo.
Se ne è andata lasciando un figlio liceale che ora avrà come sostegno solo i parenti più stretti e gli amici e davanti a sè una vita che più che mai è un'incognita.
Noi la ricorderemo per il suo sorriso enigmatico, la sua convivialità accompagnata però sempre da un piccolo mistero e il suo strano modo di parlare, come una carezza.
Così, un’altra persona che conoscevamo bene, se ne è andata valicando quel limite tra la vita e la morte che tanto spaventa.
Uno ha detto: “Io non ho paura della morte, ho paura di morire” ed è vero perché quando si è morti si è morti; forse c’è un’altra vita o forse non c’è niente; è un ritorno da dove si era venuti, un nulla di cui non abbiamo coscienza né conoscenza. La nostra vita, alla fin fine, è stato un breve tragitto durato pochi anni tra due misteri, il prima e il dopo.
La nascita però non ci ha spaventato; non eravamo neanche coscienti del fatto di nascere; siamo stati concepiti e dopo nove mesi siamo nati perché la natura funziona così. Si nasce solo così e solo in quel modo.
Morire invece si può in infiniti modi e noi non sappiamo come moriremo ne quando e questo ci spaventa, ci mette in ansia anche se allontaniamo continuamento questo pensiero. Inoltre moriremo provenendo dalla vita cosciente e sappiamo che, in ogni caso, ci dispiacerà lasciare le persone che si conoscono, i piaceri della vita e anche i suoi dolori. Ma è inevitabile che ciò accada. Tutti sono morti, persone dalla grandezza d’animo incredibile come don Gnocchi, papa Giovanni o mia nonna, grandissimi artisti come Bach, Dante o Michelangelo, persone incredibilmente diaboliche come Hitler o Stalin, il più grande miliardario come l’ultimo miserabile sulla faccia della terra.
È il nostro destino e dobbiamo solo cercare di vivere al meglio la nostra vita, fin che c’è.
Le dedico l'inizio della cantata BWV 106 "Gottes zeit ist allerbeste Zeit' (Il tempo di Dio è il tempo più giusto) di Bach detta "Actus tragicus", scritta per un funerale di un suo parente, nel 1707 o 1708; Bach aveva 22 anni quando la scrisse.
È un inizio dolce che non ha nulla di tragico. Una visione serena e consolatoria, una dolce musica cullante al suono di due flauti dolci.

lunedì 26 ottobre 2009

Primarie PD

Fabrizio Cicchitto del PDL interviene sulle primarie del PD come riportato dal Corriere della Sera.

Lo definisce un "Un esercizio anomalo, non chiaro, espressione di un partito allo sbando".
Ora io credo in primo luogo che tre milioni di votanti meritino comunque rispetto; come si può continuare a far finta di desiderare un dialogo con una opposizione quando poi c'è una simile mancanza di rispetto sempre e comunque.
In secondo luogo non capisco perchè intervanga a dire la sua su una questione che non lo riguarda sollevando questioni procedurali.
In terzo luogo mi chiedo per quale motivo quelli del PDL debbano sempre ricordare quasi con rammarico che questa opposizione è allo sbando e che purtroppo hanno a che fare con una simile opposizione: di cosa si preoccupano, con la maggioranza che hanno e la coesione che c'è nell'attuale loro maggioranza!
In quarto luogo sono curioso di vedere i risultati dei prossimi appuntamenti elettorali.

Milano musica

L'anno prossimo devo assolutamente ricordarmi di andare ai concerti di Milano Musica. Per quest'anno credo ci si ormai poco da fare per i concerti di Boulez e Pollini che faranno Bartok. Credo che oggi non esista coppia di esecutori migliori per Bartok.

Filmini e politica

Marrazzo, governatore del Lazio, si autosospende a seguito della storia del filmino con un trans per il quale, pare, sarebbe stato ricattato da 4 carabinieri ora in carcere; credo si tratti di concussione. Ora, pare che forse nientemento che il presidente del consiglio SB abbia avvisato, forse, qualche giorno prima dell'uscita della notizia lo stesso Marrazzo rassicurandolo però che, pare, forse, il suo gruppo editoriale non avrebbe utilizzato il filmino contro di lui perchè a un settimanale del suo gruppo i 4 avevano offerto il filmino, penso in cambio di soldi. Mi sembra un'enormità. Se fosse vera avremmo un presidente del consiglio che garantisce un politico sull'operato del "suo" gruppo per avere qualcosa in cambio? O solo per bontà d'animo?
Personalmente, stando alle notizie che abbiamo, in tutta questa vicenda non ci vedo per niente chiaro.
Attendo fiducioso le risultanze dell'inchiesta.

sabato 24 ottobre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 5


Giovedì sera quinto concerto della stagione de la Verdi con musiche di Brahms e di Schubert.
Di Brahms è stato eseguito il concerto per violino e violoncello op. 102.
Si tratta dell’ultima opera sinfonica di Brahms. Dei concerti che Brahms ha scritto questo è sicuramente il meno famoso e conosciuto. È un concerto severo ed austero che non concede nulla al pubblico assetato di virtuosismi ed equilibrismi. È un brano nello stile dell’ultimo Brahms, con un materiale musicale molto scarno ma utilizzato con grande sapienza e scienza musicale. Di conseguenza è una musica un po’ difficile, una specie di trio per violino, violoncello e pianoforte con l’orchestra al posto del pianoforte. I temi musicali sono molto scarni. Invano si cercherebbero grandi melodie e slanci od effusioni sentimentali. Tutto è un po’ raggelato. Per questo motivo, probabilmente, prende abbastanza poco il grande pubblico; una composizione di grande intelligenza musicale ma priva di quei connotati che la possano rendere realmente popolare.


Di Schubert sono stati eseguiti due brani; un balletto dall’opera “Rosamunda” e la sinfonia n. 9 in Do maggiore detta “La Grande”.
Quando si considera la musica di Schubert ci si dovrebbe sempre ricordare che si tratta della musica di un adolescente prima e di un giovane poi. Schubert, infatti, morì giovanissimo a 31 anni, più giovane di Mozart. Inoltre non era un musicista professionista che tiene concerti. Non era neanche un dilettante, però, perché aveva fatto solidi studi musicali. Aveva studiato con Salieri, che gli aveva tirato fuori la melodia dall’animo, ed era un ottimo pianista. Come compositore fu piuttosto anomalo. Infatti, della circa 1000 composizioni di cui si compone il suo catalogo, il 70% circa sono lied, ovvero canzoni. Schubert aveva un vero genio per la comprensione poetica di un testo e la sua traduzione in musica. Musicò poesie di grandi poeti come Goethe, Schiller e Heine ma nella maggior parte dei casi mise in musica poesie d’amici, testi senza grandi pretese che fornivano un’immagine, suscitavano un sentimento ora amoroso, ora di disillusione, ora di disperazione o di gioia, ora di felicità nell’amicizia, ora di nostalgia. Si appropriava musicalmente del testo a tal punto che, conoscendo il lied, non è possibile leggere il testo senza sentire nell’orecchio la musica. Questo genere fu il primo in cui si cimentò e quello che lo accompagnò fino all’ultimo giorno della sua vita. Schubert però compose anche altra musica. Soprattutto per pianoforte a due e quattro mani, e poi altra musica da camera, trii, quartetti, quintetti, sonate per violino e pianoforte. Compose anche parecchia musica sacra. In un genere cercò sempre di farsi strada senza però alcun successo, ovvero l’opera. Iniziò a scriverne fin dalla prima giovinezza ma non produsse altro che bozze incompiute od opere che non vennero mai rappresenta o che se rappresentate non ebbero alcun successo e furono ritirate immediatamente. L’opera “Rosamunda”, composta nel 1823, è una di queste. Sono sopravissute alcune musiche orchestrali, intermezzi e balletti, e alcune parti cantate tra cui un lied “Der Vollmond Strahlt” che è l’unico lied di Schubert per voce e orchestra (esiste peraltro anche la versione per voce e pianoforte). Possiede delle musiche bellissime, di una poesia purissima. Uno di questi brani fu riutilizzato da Schubert medesimo come secondo tempo di un quartetto e successivamente come tema per il terzo impromptu dell’opera 142.
Schubert non si cimentò mai nel genere concerto. Invece, anche qui fin dall’adolescenza iniziò a scrivere sinfonie, per sé, tutte mai eseguite se non 50 o 60 anni dopo la loro composizione. Schubert aveva davanti a sé l’immagine di Beethoven. Poteva cimentarsi con Beethoven? No di certo. Di Beethoven non aveva la forza, l’organizzazione logica né il senso etico. Tra il 1813 e il 1818 scrisse le prime sei sinfonie dove mise progressivamente a punto un linguaggio più personale, discorsivo, aggraziato; in questo senso la V e la VI sinfonia sono dei veri capolavori. Negli anni successivi abbozzò vari lavori, era alla ricerca di un linguaggio nuovo e di una forma nuova, finchè nel 1822 scrisse due movimenti di una sinfonia che non completò; la mise in un cassetto e lì rimase per anni finché fu ritrovata ed eseguita nel 1865, la famosa "Incompiuta". Da varie altre bozze nacque invece la sua ultima sinfonia completata nell’anno della morte, il 1828. Un’opera smisurata, assolutamente nuova nella concezione. Una delle caratteristiche dello Schubert sinfonico è il suono così tipico della sua orchestra. Nessuno riesce a far suonare gli strumenti in modo così puro come fa Schubert; un clarinetto, un flauto, un oboe aleggiano nell’aria, solo con Schubert il suono degli strumenti si diffonde nella sala in modo così puro. Un’altra caratteristica è la dilatazione dei temi musicali. Questa caratteristica della cantabilità e del suono della musica di Schubert deriva dal fatto che la sua musica nasce in primo luogo dal canto, che resta sempre il mezzo d'espressione più naturale in Schubert. Gli sviluppi sono lenti e si passa da un momento musicale all’altro per progressioni che rielaborano in continuazione il materiale e che pian piano mutano la nostra visione della musica e ad un tratto ci si accorge di essere in una nuova dimensione; la musica in certi momenti sembra spegnersi creando sospensioni temporali dove pare che sia entrato tra le file dell’orchestra una nuova persona. Schubert ha bisogno di pazienza, ci vuole calma e non si può avere fretta di arrivare subito alla conclusione. Schubert nella sua musica ci chiede di attivare tutte le nostre facoltà non solo uditive nel senso fisico, ma in un senso quasi extrasensoriale; è come se la musica uscisse fuori dalla sua mente per puro istinto, per un flusso di coscienza involontario.
L’esecuzione di Rilling è stata, direi, normale. Io, personalmente,avrei un’andatura più rilassata soprattutto in alcuni luoghi eletti, il secondo movimento e il trio dello scherzo, dove la musica si effonde come in una danza carica di nostalgia, nostalgia di cosa in un giovane di trent'anni! (Ascoltare il magnifico Bohm al minuto 4.30)

venerdì 23 ottobre 2009

Facebook

Un gruppo di Facebook, con un'adesione, pare, di 19000 persone, vorrebbe uccidere Berlusconi. Questa cellula eversiva di 19000 persone tutte identificabili e penso identificate a breve rappresenterebbe una minaccia per la sicurezza nazionale. Si attende di conoscere luogo ed ora in cui i congiurati si incontreranno per portare a compimento l'efferato delitto; niente paura, comunque, questi dati verranno pubblicati in rete. Perditempo astenersi.
Il gruppo è stato chiuso e già che ci siamo farei mettere a punto a qualche politico addentro nei problemi della comunicazione una nuova normativa per mettere sotto controllo il traffico su internet; anzi, fosse per me, per la sicurezza nazionale, oscurerei la rete ed in particolar modo tutti gli accessi a siti stranieri. C'è stato già, qualche tempo fa, un tentativo di introdurre una normativa a questo proposito, ma non se ne è fatto nulla, anche per le proteste dei soliti facinorosi, teorici della comunicazione e vaneggiatori della sicurezza informatica.
Anni fa, "Cuore", un quotidiano dalle prime pagine fulminanti ai tempi di mani pulite, come "Scatta l'ora legale, panico tra i socialisti", "Salvo Lima come John Lennon, ucciso da un fan impazzito", "Aiuta lo Stato: uccidi un pensionato" (da Wikipedia) organizzò il "giudizio universale" dove ognuno poteva scrivere alla redazione per segnalare la cosa che più gli piaceva fare o gli sarebbe piaciuto fare. Ne vennero fuori di tutti i tipi, ad esempio "Spianare la gobba ad Andreotti" ed altre molto più prosaiche.
Alla fine vinse, "L'amore" che mi sembra una cosa saggia.
Quella fu un'iniziativa molto più intelligente di questa organizzata su Facebook dove si impone già un'idea e si raccolgono solo adesioni; sarebbe stato molto meglio lanciare un nuovo "Giudizio universale" almeno ognuno si sarebbe presa l'incombenza di pensare a qualcosa e di prendersene la responsabilità, pur tenendo conto dell'aspetto ludico di qualcosa che comunque è un gioco.

mercoledì 21 ottobre 2009

Bastardi senza gloria


Ho visto l'ultimo film di Tarantino.
Non si deve cercare alcuna verosimiglianza storica perchè le cose non sono andate così, ovviamente.
E' un film in stile Tarantino che partendo dal solito stereotipo degli americani che lottano contro il male per salvare il mondo, ingigantisce questo concetto fino al paradosso e forse anche al ridicolo.
Film in stile pulp, come al solito, piuttosto crudo.
Poche scene lentissime ed estenuanti fatte di discorsi spesso fatui e risibili in attesa che succeda qualcosa con soluzione finale che in genere è una strage.
Non so se definirlo una delirante sciocchezza o una consapevole derisione di un certo genere di filmografia, più o meno come ha fatto Tim Burton con i film di marziani e alieni quando ha girato "Mars attack".
Del resto anche il titolo è sintomatico: quelli sono soldati le cui imprese non portano al patriottismo o ad un sentimento di amore per la libertà, sono solo dei bastardi senza gloria.
Un film come un gioco infantile dove si facevano indifferentemente stragi di buoni e di cattivi.
Visto l'amore di Tarantino per Sergio Leone mi aspetto che prossimamente faccia un western kitch e iperrealista. Almeno ci sarebbe qualcosa con cui divertirsi al cinema.

martedì 20 ottobre 2009

Educazione civica

Con i tempi che corrono in cui se ne sentono di tutti i tipi sulle istituzioni della Repubblica Italiana e sui loro ruoli e prerogative credo che si dovrebbe tornare ad insegnare seriamente e sistematicamente nelle scuole l'educazione civica.
Questa materia è sempre stata piuttosto trascurata tanto che ricordo benissimo come il libro di educazione civica a fine anno fosse praticamente nuovo.
Credo però, che con tante riforme della scuola che si sono succedute negli ultimi anni, e che paiono ancora necessarie, almeno a sentire alcuni esponenti dell'attuale maggioranza, sarebbe auspicabile un maggior impegno perchè l'educazione civica sia insegnata seriamente e sistematicamente nelle scuole, al di là della buona volontà di alcuni casi singoli di insegnanti meritevoli di lode.
Servirebbe almeno per fornire ai giovani strumenti di giudizio sulle tante affermazioni che si sono sentite di recente sugli organi dello Stato e sul loro rapporto con la politica.
Servirebbe anche a mettere un po' di ordine nelle menti dei cittadini italiani che mi sembrano alquanto confuse da tutto quello che si sente, perchè la disinformazione e la mistificazione si alimentano con la non conoscenza.

lunedì 19 ottobre 2009

Bach


Ieri, dopo parecchio tempo, ho ripreso a studiare Bach. Spero da qui in avanti di avere più tempo per farlo. Peraltro mi rendo conto del fatto che si tratta di un'impresa improba perchè Bach ha la tendenza a frantumarsi in mille pezzi, cioè non è facilmente inquadrabile, non è un monumento, non è un personaggio monolitico; invece è come un prisma che emana luci di mille colori attorno a sè quando viene messo alla luce e lo si guarda attentamente.
Ho ripreso lì dove avevo lasciato, ovvero alle cantate per la prima domenica d'Avvento, che sono 3, le BWV 61, 62 e 36.
Quest'ultima cantata ha una storia curiosa e complessa.
Di questa cantata esistono 5 versioni di cui tre secolari e due sacre. Probabilmente la storia complessa di questa cantata è sintomatica dell’alta stima che Bach aveva di questa musica.
La prima versione, Schwingt freudig euch empor (BWV 36c), fu scritta nella primavera del 1725 su testo probabilmente di Picander. Dal testo si deduce che la cantata era destinata al festeggiamento del compleanno di un insegnante della Thomasschule o dell’Università la cui identità non è sicura; potrebbe essere Johann Burckhard Mencke (1675-1732), professore di diritto all’Università e che all’epoca compiva 50 anni.
L’anno successivo o nel medesimo 1725 Bach utilizzò nuovamente quella musica per rifonderla in una nuova cantata, Steigt freudig in die Luft (BWV 36a), composta come cantata di auguri per il compleanno della principessa Charlotte Friederike Wilhelmine di Anhalt-Cöthen (30 novembre 1702 – 22 luglio 1785), seconda moglie del Principe Leopoldo e fu quindi eseguita il 30 novembre 1726 o 1725. Il testo era ancora di Picander. La cantata è perduta.
Successivamente, tra il 1726 e il 1730, Bach scrisse, utilizzando lo stesso materiale, una cantata per la prima domenica d’Avvento, Schwingt freudig euch empor (BWV 36A). La cantata, in questa prima versione, contiene 5 brani.
Il risultato probabilmente non soddisfece del tutto Bach che nel 1731 espanse il lavoro e fece diverse modifiche strutturali inserendo nuove strofe tratte da un inno di Martin Lutero portando in questo modo i brani da 5 a 8; questa è la versione BWV 36B comunemente indicata come 36.
Infine nel 1735 Bach utilizzò nuovamente quel modello per scrivere un’altra cantata, Die Freude reget sich (BV 36b), per il festeggiamento del compleanno di un professore, Johann Florens Rivinius docente di Giurisprudenza all’università, della quale era stato eletto rettore proprio in quel 1735.
La cosa interessante è il fatto che Bach, per occasioni così diverse, non sentì il bisogno di scrivere della musica nuova; semplicemente adattò una musica già scritta per un'altra occasione. Del resto la musica di Bach appartiene ad un unico flusso d'ispirazione che di volta in volta si adatta alle diverse occasioni ma non si differenzia in modo così drastico nei generi musicali. Sacro o profano, cambia abbastanza poco. L'approccio mentale di Bach rimane sempre il medesimo.
Ciò non sarebbe stato concepibile ai tempi, poniamo di Beethoven o di Brahms dove ogni musica era composta per l'occasione specifica per cui ogni materiale musicale finiva per trovare la sua collocazione in una specifica composizione, un concerto, una sinfonia, una sonata, un quartetto, ecc.
Ci sono state delle eccezioni, un intermezzo per "Rosamunda" di Schubert utilizzato in un quartetto e in un brano pianistico, o un brano delle "Creature di Prometeo" di Beethoven nato per balletto, diventato un tema per variazioni per pianoforte e utilizzato poi nel finale della III sinfonia, ma in questi casi la musica viene completemante rielaborata e non usata pari pari.

venerdì 16 ottobre 2009

Istituzioni


Sul Fatto di oggi Barbara Spinelli scrive un articolo interessante sulla crisi dello Stato Italiano.
Trovo interessanti molte cose di quelle che scrive ma soprattutto la conclusione dove si ricorda come la democrazia è un regime che diffida di se stesso e quindi contrasta le naturali tendenze totalitarie del potere con regole che le correggano, regolano che non mutano con le maggioranze e che restano nel tempo indipendentemente da chi governa.
Per questo motivo già dal medioevo si parlava del doppio corpo del re: uno mistico, la corona, incarnato nel corpo fisico del re e destinato a perpretarsi, ed uno fisico che dura la vita fisica della persona. La stessa cosa vale per la democrazie: esiste il corpo della legge e delle regole dettate dalla costituzione e il corpo fisico dell'esecutivo che per sua natura dura, non solo per la durata della sua vita fisica, ma per la durata del mandato ricevuto dal voto.
Questo è importante ricordarlo in un momento in cui B. ricorda, ad esempio, che rimarrà al potere per sempre, ma forse era solo una battuta. Ed è importante ricordarlo in un momento in cui continuamente si ripete che l'esecutivo, essendo stato eletto dal popolo che è sovrano, ha ricevuto il mandato per governare, il che è giusto, ma sembra poi che questo mandato possa essere usato per giustificare e motivare qualsiasi decisione venga presa o qualsiasi legge venga fatta e se poi questa legge viene rigettata da un organo di controllo competente allora si inizia una campagna di delegittimazione, un vero gioco al massacro delle istituzioni che non si sa dove ci porterà.
Negli ultimi giorni si è attaccato il Presidente della Repubblica dicendo che è di parte; ora, andando avanti per questa strada, si dice che è stato eletto dalla sinistra e quindi pare che chi appartiene all'odierna maggioranza possa anche non riconoscerlo come proprio presidente e si parla di "coabitazione". La stessa cosa però potrebbe essere detta dei presidenti di Camera e Senato, eletti dall'attuale maggioranza ai quali l'opposizione potrebbe non riconoscere autorevolezza. Lo stesso esecutivo è lì perchè eletto ma non da tutti, più o meno da un quarto degli italiani, considerando la maggioranza che ha e le astensioni al voto e quindi chi non li ha votati potrebbe benissimo dire che non reputa degni di considerazione coloro che li governano. Di questo passo si apre una guerra per bande, una bagarre volgare.
Chi governa dovrebbe solo ricordarsi che il suo mandato dura 5 anni nei quali deve cercare di agire per il meglio "nell'interesse esclusivo del paese" come ha giurato sulla Costituzione, e quella non è solo una bella frasetta da pronunciarsi con bella voce.

giovedì 15 ottobre 2009

Paolo Grassi


Nell'ultima settimana di ottobre verrà ricordato il novantesimo anniversario della nascita di Paolo Grassi, nato a Milano il 30 ottobre 1919.
Grandissimo uomo di teatro che fondò a Milano con Giorgio Strehler nel 1947 il Piccolo Teatro. Strehler nella lettera scritta quando lui morì ricordava come si fossero conosciuti: “un giorno, ragazzi, ci siamo incontrati alla fermata di un tram, a Milano, corso Buenos Aires, angolo via Petrella, in attesa del numero 6, linea Loreto-Duomo, il mattino di un favoloso millenovecento... quando?”
Strehler raccontava come lui e Grassi andassero in giro per Milano dopo la guerra per cercare un posto dove aprire il teatro.
Strani tempi quelli in cui due giovani, con tutti i problemi che c'erano, pensavano di aprire un teatro! Del resto erano gli stessi tempi in cui a Milano si pensava, come una delle prime cose da fare, fosse la ricostruzione della Scala. Ci si doveva riappropriare della città e si doveva ristabilire un principio di civiltà.
Un giorno arrivarono in Via Rovello, in pieno cento. Lì c’era una sala che era stata utilizzata da una banda fascista come luogo anche di tortura negli ultimi tempi della guerra; sui muri dei camerini c’erano ancora tracce di sangue. Quando entrarono nella sala vuota da un foro in alto entrava la luce del sole che come un faro naturale illuminava il palcoscenico. Decisero che quella sarebbe stata la sala del nuovo teatro. Così con Grassi, Strehler e Nina Vinchi, milanese di via Leoncavallo e successivamente moglie di Grassi, recentemente scomparsa, iniziò la rinascita di Milano nel dopoguerra.
Il Piccolo Teatro per Milano è stata una fonte di poesia e di spettacoli meravigliosi. Personalmente ho vissuto quella stagione dalla metà degli anni ’60 e ricordo spettacoli stupendi. Su tutti il “Re Lear” con Tino Carraro e Ottavia Piccolo e poi “La Tempesta” e “Il gioco dei potenti” di Shakespeare, “Le baruffe chiozzotte” e “Il Campiello”, “L’arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni “Il giardino dei ciliegi” di Cechov, e poi Beckett e Brecht, ecc. impossibile ricordare tutto. Una stagione irripetibile.
Grassi poi andò alla Scala nel 1972 e con Abbado diede vita al periodo migliore e più stimolante della storia recente di quel teatro. Aprì la Scala agli studenti e ai lavoratori permettendo loro di accedere agli stessi spettacoli della stagione ordinaria a prezzi popolari. Non si facevano sconti sulla cultura e così ad un operaio della Breda poteva capitare di ascoltare Pollini che eseguiva Webern o Abbado che dirigeva “Mosè e Aronne” di Schoenberg.
Poi Grassi dal 1977 al 1980 andò a fare il presidente della RAI e lì venne invischiato dall’ambiente romano. Lui, milanese lombardo anche se di origini meridionali, si trovò fuori luogo. Nel 1981, era presidente della casa editrice Electa, morì prematuramente a Londra a seguito di un intervento chirurgico.
Verrà ricordato dall’esecuzione del Requiem di Verdi in Auditorium, teatro nato dalla ristrutturazione del vecchio cinema Massimo dove nel 1974 il Piccolo portò “L’opera da tre soldi”; l’orchestra Verdi sarà diretta dal suo direttore musicale Xian Zhang.
La replica del 30 ottobre sarà preceduta da un intervento del presidente Napolitano in collegamento televisivo dal Quirinale.

Influenza A


Su questa influenza A ormai se ne sono sentite di tutti i colori:

- è una normale influenza come le altre ma ha una maggiore tendenza a diffondersi
- provocherà una pandemia con migliaia di morti
- colpirà soprattutto i giovani
- colpirà più pesantemente le persone con altre patologie in corso
- le persone anziane possono non vaccinarsi
- il ceppo è mutato ed è più aggressivo
- no, il ceppo non è mutato
- ecc.

Ora si scopre da una ricerca americana che la metà delle persone ricoverate in america per influenza A sono giovani in ottima salute e i medici ci spiegano che certamente sono sempre possibili eccezioni dal caso generale perchè gli organismi non sono tutti uguali e rispondono in modo diverso ai virus e alle cure come se non lo sapessimo già.
Si scopre anche che sul vaccino ci sono perplessità e che alcune indagini condotte in Europa, Cina e Canada, hanno messo in evidenza come dal 25 al 50% dei soggetti indicati come interessati alla vaccinazione, compresi gli operatori sanitari, rifiuterebbero il vaccino per paura degli effetti indesiderati e che occorre essere prudenti nel riservare fiducia nei confronti del nuovo vaccino anche perchè la maggior parte di evidenze sull'efficacia del vaccino proviene da studi clinici effettuati per lo più su giovani adulti sani e non includono altre categorie dell’intervento quali i bambini, gli adulti affetti da patologie croniche e le donne in gravidanza. (Così leggo da Fonte: Perria C. H1N1. Vaccini e vaccinazione. Salute Internazionale 12/10/09.)
Con tutto ciò la dottoressa di mia madre (85 anni) le ha detto che si deve vaccinare.

Poichè si è detto che si deve cercare di minimizzare le possibilità di contagio, sono andati a ruba i disinfettanti liquidi che non si trovano più in farmacia e si è discusso su questioni quali:

- baciare o non baciare la teca del sangue di san Gennaro?
- evitare il saluto della pace a messa?
- intingere la mano nell'acqua santa per farsi in segno della croce?
- quando fa gol la propria squadra non abbracciare o baciare il proprio vicino
- disinfettare la maniglia del carrello del supermercato
- baciare sulla guancia il proprio nipotino?
- ecc.

Di questo passo arriveremo a rimedi manzoniani tipo mettere la moneta per pagare il giornale in una bacinella piena d'aceto, ecc.
Insomma, di tutta questa massa di notizie cosa resta alla fin fine?
Che si deve evitare di frequentare luoghi affollati, non si deve starnutire in faccia agli altri nè farsi starnutire in faccia, non si deve passare la lingua sul carrello del supermercato, è meglio usare i fazzoletti di carta e poi gettarli, lavarsi le mani, se hai la febbre è meglio stare a casa, ovvero cose che sapevo già da minimo quarant'anni.
Insomma rispetto agli anni '60 non è praticamente cambiato nulla ma in più dobbiamo sorbirci la noia di dover perdere un sacco di tempo per leggere notizie in contraddizione tra loro e dove si fa una fatica enorme per capire ciò che conta da ciò che non conta, ciò che è verosimile da ciò che è opinabile.

lunedì 12 ottobre 2009

Istituzioni e politica


Con i tempi che corrono in cui si fa strame di Istituzioni Statali e per fare un po' di ordine anche in me stesso, altrimenti rischio di avere una gran confusione in testa mi ripeto che:

1. il Presidente della Repubblica è la prima carica dello stato ed è il garante supremo della Costituzione; non è un organo politico
2. la Consulta è l'organo supremo di garanzia che verifica la costituzionalità delle leggi; è stata creata apposta per impedire che un governo al potere possa far passare leggi che violano le regole fondamentali della vita democratica e che sono scritte nella Costituzione; non è un organo politico
3. la Costituzione è la carta fondamentale della Repubblica; chi governa giura sulla Costituzione; è modificabile con ampie maggioranze e non è modificabile di fatto con leggi ordinarie nè si può invocare l'esistenza di una Costituzione materiale in contrasto con quella scritta sulla carta
4. il Parlamento è composto da persone votate nelle elezioni; è un organo politico che legifera; il suo operato è sottoposto al controllo degli organi competenti a giudicare la costituzionalità delle leggi
5. il popolo vota e manda a governare le persone che ha votato; si resta al governo per 5 anni, poi si rivota a meno il governo non venga sfiduciato il che impedisce la prosecuzione dei lavori del governo medesimo; l'ottenimento del potere di governare, ancorchè ottenuto tramite una scheda sulla quale c'è scritto il proprio nome, non è un'investitura a vita nè autorizza a far passare qualsiasi provvedimento faccia comodo
6. queste regole sono state inserite dai padri costituenti per impedire, dopo l'esperienza del fascismo, che fosse possibile in Italia un ritorno ad un'interpretazione "personale" della democrazia
7. l'immunità parlamentare, prevista originariamente e poi abolita in un determinato momento storico perchè era diventata insopportabile impunità, potrebbe essere ripristinata e sarebbe doveroso farlo se servisse a garantire ai parlamentari la libertà di espressione ma è necessario impedire che possa essere utilizzata come scudo per procedimenti giudiziari che attengono a reati di qualsiasi tipo.

Come ultima cosa vorrei dire che ciò che succede in questi giorni, con tutta questa disinformazione imperante, è dovuto in parte anche all'arretratezza dei mezzi di informazione; a quanto dicono le statistiche, il 69% della gente si forma un'idea politica dai TG. L'ha detto il TG! (La televisiun la ga na forsa de leun. La televisiun la ga paüra de nisün. La televisiun la te indurmenta me' un cujun). Se ci fosse un po' più di banda larga non sarebbe meglio per tutti? In Italia sarebbe possibile un fenomeno Obama che è stato sospinto in avanti anche dalla rete? Se oggi in Google cerco Berlusconi cosa trovo, a parte Loriana Lana o il comitato Berlusconi per il Nobel per la pace, su blog e giornali italiani ed esteri? Ma tutto ciò non ha importanza tanto la stragrande maggioranza della gente non li vede e Berlusconi, grande esperto di comunicazione a suo uso personale, lo sa benissimo e non se ne preoccupa. Berlusconi è un vecchio che governa con metodi vecchissimi.
Berlusconi poi si lamenta di essere vilipeso, deriso, non rispettato e ha ragione, da un certo punto di vista, per l'incarico che ricopre. Il problema è che lui è il primo a porsi nella condizione di essere deriso quando racconta barzellette, quando fa le corna in fotografie ufficiali, quando fa le battute sulle donne, quando si vanta per le sue capacità amatorie, quando parla della conquista delle donne, quando si vanta di essere il più grande capo di goverso italiano dall'unità d'Italia, ecc. ecc. cioè quando alimenta il culto della sua personalità in ogni direzione. Non esiste leader europeo che sia paragonabile a lui. Sarkozy, Zapatero o la Merkel non farebbero mai nè direbbero le cose che dice lui di se stesso e nessuno ha un conflitto d'interessi come il suo. Quindi sono governanti con i quali si può non essere d'accordo per le politiche che fanno ma che sono comunque persone degne di ogni rispetto, con i quali si può discutere, la qual cosa non significa che non siano liberi di prendere le decisioni che decidono di prendere. Purtroppo con Berlusconi questo non accade perchè il primo a fare di se stesso un teatrino è lui stesso. Faccia la persona seria, si lamenti di meno e non dia appigli ai suoi denigratori tenendo comportamenti più consoni ad un capo di governo, e l'opposizione si sforzi comunque di dialogare per quanto possibile con il governo che si trova di fronte evitando preclusioni preconcette. La situazione che stiamo vivendo adesso serve solo, anche se si lamenta, a chi governa.

venerdì 9 ottobre 2009

Il Pirla


Prima di chiudere gli occhi mi hai detto pirla,
una parola gergale non traducibile.
Da allora me lo porto addosso come un marchio
che resiste alla pomice. Ci sono anche altri
pirla nel mondo ma come riconoscerli?
I pirla non sanno di esserlo. Se pure
ne fossero informati tenterebbero
di scollarsi con le unghie quello stimma.

Questa è una poesiola di Montale tratta dal Diario 71 e del 72.
Credo sia detto molto bene.

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 4


Nel quarto concerto della stagione sinfonica dell'Orchestra Verdi sono stati eseguiti due brani del '900 storico: il concerto per violino di Sibelius e una suite di brani da Romeo e Giulietta di Prokofiev. Ha diretto Wayne Marshall con la giovane violinista Francesca Dego.
Il concerto di Sibelius, scritto nel 1903 e revisionato nel 1905, è un'opera che, rispetto ai turgori tardoromantici della prima e seconda sinfonia che lo precedono, presenta un atteggiamento più moderato. Il primo movimento ha un andamento rapsodico ed estremamente lirico. Non ha lo schema classico di un concerto con esposizione, sviluppo e ripresa. All'esposizione iniziale segue una cadenza del violino che porta nuovamente alla esposizione un po' variata a cui segue una coda dal carattere più concitato. E' il violino che conduce il discorso fin dall'inizio in un vagabondare tormentato ed intimo sostenuto discretamente dall'orchestra usata in modo piuttosto parco con interventi di commento limitati. Gli echi di Ciaikovskij sono evidenti con una citazione quasi letterale dalla VI sinfonia. Il secondo movimento, in confronto, apre un orizzonte più limitato del primo che aveva la tendenza ad espandersi in ogni direzione. Una bella melodia si effonde in modo tenero disegnando un arco ascendente che si chiude dolcemente. Il finale ha un andamento baldanzoso, da ballata nordica e vagamente demoniaca, un po' da Totentanz sotto un cielo cupo e pieno di nuvole se lo si vede da una certa angolazione oppure come una allegra scorribanda, un ballo barbarico, un'allegra bevuta tra amici, se lo si guarda in un altro modo. Un grande brano dove il violino suona dall'inizio alla fine con continui scambi di conversazione con l'orchestra, un brano sospeso tra ascendenze ciaikovskiane e mendelssohniane reinterpretate da un bardo nordico. L'esecuzione è stata ottima da parte della giovanissima Dego, ben coadiuvata dall'orchestra, una violinista ventenne che l'anno scorso ha partecipato al Paganini arrivando, prima violinista italiana, in finale. Bel suono, grande ritmo e tecnica infallibile. Due bis, Ysaye e Bach. Fenomenale il primo, difficilissimo, che la Dego si è sciroppato con una maestria spavalda, come se non avesse appena terminato di suona un concerto, ed ottimo anche il Bach, con un suono immacolato ed intonatissimo. Grande successo e applausi. Riscalda il cuore vedere una giovane imbracciare un violino e suonare considerando il fatto che la ragazza certamente sa che l'attende una vita di studio.

Il secondo brano era una suite da Romeo e Giulietta di Prokofiev, il suo più importante balletto scritto nel 1936, organizzata da Wayne Marshall prendendo brani dalle suite del balletto scritte dallo stesso Prokofiev. Si è iniziato con i Capuleti e Montecchi per finire con la morte di Tebaldo. L'unico appunto che posso fare è che i brani talvolta erano un po' slegati tra loro e nel suo insieme la scelta dei pezzi non mi è sembrata ideale, dal punto di vista drammaturgico e musicale. Sarebbe stato meglio dare una maggiore continuità e consequenzialità come faceva ad esempio Abbado che eseguiva una sua selezione, incisa negli anni '60, molto più unitaria (a cui rimane fedele anche nell'esecuzione che ho linkato di trent'anni dopo). Per inciso questo brano faceva parte del primo concerto che sentii dal vivo diretto da Abbado, nel 1969. Ricordo che successivamente acquistai il suo disco, che sul lato B aveva un'altra suite bellissima tratta da "Il buffone", opera meno nota di Prokofiev ma altrettanto bella. Vera musica del '900, antiromantica nel modo più assoluto, astratta, luci, colori, suggestioni, eccitazione ritmica. Insomma, Prokofiev allo stato più puro. Un'altra esecuzione in disco assolutamente stupefacente di Romeo e Giulietta è quella diretta da Mitropoulos in una scelta più ampia di brani, simile alla seconda incisione di Abbado con i Berliner, che ripercorre tutta la vicenda fino alla morte di Giulietta, un'esecuzione ineguagliabile.
Sempre sulla scia dei ricordi, il concerto di Sibelius è invece legato al ricordo di un concerto degli anni '70 in cui questo concerto fu eseguito da Uto Ughi al Conservatorio di Milano con la direzione, mi pare, di Aronovich. Fu un tale successo che il finale venne bissato.
Grande successo per Wayne Marshall con il quale l'orchestra parte per una tournée di una settimana in Italia da domenica. Torino, Mantova, Mestre, Roma e l'Aquila. A Roma porteranno il programma di questo concerto, mentre nelle altre città eseguiranno quello che ormai è un loro cavallo di battaglia evidentemente richiesto ovunque, ovvero Gershwin e Bernstein dove Marshall suona anche il pianoforte nel concerto di Gershwin.

martedì 6 ottobre 2009

C'è musica e musica


Nei primi anni '70 la RAI mandò in onda una trasmissione sulla musica condotta da Luciano Berio ed intitolata "C'è musica e musica".
In varie puntate Beriò affrontò tantissime problematiche del fare musica e dello scrivere musica da Monteverdi ai nostri tempi, non trascurando la musica leggera, cosa del resto che non sorprende in Berio considerando, ad esempio, che aveva trascritto per la moglie anche delle canzoni dei Beatles secondo stili vari, dal barocco all'impressionistico.
Per fare questo coinvolse in questo progetto molti suoi amici musicisti, da Pierre Boulez a György Ligeti, da Bruno Maderna a Luigi Nono.
Considerando il peso che nell'economia del programma aveva la musica contemporanea, indigesta allora come oggi alla stragrande maggioranza della gente, la RAI dimostrò di certo un gran coraggio ma anche una grande slancio creativo che di certo oggi mancano; nessuno oggi farebbe più una trasmissione del genere, anzi si è fatto ben di peggio come nel caso di un improbabile Puccini trasmesso recentemente, pieno di approssimazioni, di errori madornali e di sciatterie di ogni tipo, nemmeno lontanamente paragonabile al Puccini di Alberto Lionello, sempre della TV degli anni '70.
Basterebbe la sigla della trasmissione per rendersi conto che ci si trova davanti a qualcosa di inusitato.
Segnalo la prima parte della puntata sull'Eroica di Beethoven, dove Berio, da compositore, si produce in un'analisi dall'interno della musica di Beethoven mettendone bene in evidenza la logica interna e lo sviluppo del processo creativo.
Ci sono varie cose abbastanza curiose.
Ad esempio in un punto, non nella prima parte, viene fatta la sovrapposizione tra un valzer di Strauss e uno dei motivi del I movimento, piuttosto simili in effetti, che mette in evidenza come le stesse note e lo stesso ritmo in contesti diversi assumano significati del tutto opposti: piacevolezza del ballo o tensione e dramma.

venerdì 2 ottobre 2009

Alluvione a Messina


Diverse decine di morti a Messina per l'alluvione causata dalle pioggie.
Tutti parlano di disastro annunciato.
Il Presidente della Repubblica ricorda ciò che ha detto Bertolaso, e cioè che in Italia esiste un diffuso dissesto idrogeologico aggravato da un diffuso abusivismo edilizio.
Verissimo. Peccato che ne senta parlare da almeno trent'anni. Se ne è parlato ogni volta che succede un disastro, dalla Valtellina a Sarno. Poi però tutto ritorna alla normalità e si continuano a costruire case dove non dovrebbero essere costruite. A questo proposito penso che qualcuno sarà ben responsabile perchè una casa non si tira su in una notte.
Il Presidente della Repubblica ha osservato anche che invece di pensare ad opere faraoniche, leggi ponte sullo stretto, si dovrebbero spendere i soldi per fare opere utili, come la messa in sicurezza del territorio. Verissimo, ma vedremo cosa succederà.
La foto non rappresenta l'alluvione di oggi a Gaimpilieri, ma risale al 2007, tanto per dire quanto quanto di poco il disastro fosse stato schivato.

Ungaretti


Mi piace mettere sul blog questa intervista ad Ungaretti.
Risale al 1961 in anni in cui la televisione monopolistica intervistava poeti.
Ora intervista prostitute e ci sottopone sciocchezze indicibili ed inguardabili, ma questo evidentemente è il segno dei tempi.
E' divisa in due parti.
Nella prima parte Ungaretti parla dei suoi inizi da poeta, di Mallarme e di Leopardi e del segreto che la poesia contiene.
Nella seconda parte di Apollinaire e dello scrivere poesia e dell'impotenza della parola a dire ciò che si sente, a rappresentare il "segreto che è in noi".

Talento


Mio cugino Gigi mette in linea il filmato di una sua conferenza sulla sicurezza informatica nella quale viene dato particolare rilievo al talento, quale condizione necessaria per fare bene il proprio lavoro.
Che cos'è il talento? E' l'inclinazione naturale a far bene il proprio lavoro. Quindi è una dote innata. O ce l'hai o non ce l'hai. Non ha quasi nulla a che vedere con la competenza, che si impara, anche se un talento senza competenza diventa spesso inutile e velleitario. Ma se una persona ha competenze e in più ha anche talento nel fare il proprio mestiere, allora ci si trova di fronte ad una realtà di grande interesse e in un certo senso unica.
Il talento paga? Non sempre, perchè è necessario che il talento incontri un altro talento che lo sappia apprezzare. Ci vuole del talento per apprezzare il talento. In genere, soprattutto in un'azienda strutturata, paga di più una normale mediocrità innestata su una personalità incline all'ubbidienza e alla piaggeria verso il capo. Certamente le persone di talento sono necessarie perchè in certi momenti ti danno le idee giuste, sempre che siano necessarie in funzione all'attività che si svolge, ti danno quello spunto che altrimenti non ti verrebbe, ma poi è bene che costoro ritornino nell'ombra; devono scomparire per non mettere in ombra altri che devono fare carriera. Se l'ambiente è stimolante e competitivo il talento e la bravura pagano mentre se il lavoro nella maggioranza dei casi è di routine, il talento non è neanche necessario, anzi una persona di talento e con della creatività può facilmente essere visto con sospetto, come uno che magari ti vuole cambiare le abitudini, uno che vuole portare delle novità non richieste.
Spesso, inoltre, chi ha talento ha la tendenza a sprecare. Butta lì idee per il semplice gusto di farlo perchè la sua stessa natura tende a far prevalere in lui la creatività sul calcolo. Il talento però, come un seme, deve essere seminato nel giusto ambiente perchè possa attecchire, altrimenti è del tutto sprecato e non porta frutti.
Esiste anche il talento di non avere talento ma in genere si parla di talento quando si parla di far bene il proprio mestiere e non di farlo male o con sciatteria.

La fotografia è di Hans Rott, un compositore nato nel 1858 e morto nel 1884 in un manicomio austriaco, attualmente ben poco ricordato ed eseguito ma che ebbe una grande influenza, soprattutto sul coetaneo Gustav Mahler. Un compositore dal "talento eccezionale" come scriveva Bruckner, di cui era allievo, in una lettera di raccomandazione per un posto di organista. Era ammiratissimo da Mahler che di lui disse: "Quello che la musica ha perduto con lui è incommensurabile: il suo genio s’invola talmente alto già nella sua prima sinfonia, che ha scritto quand’era un giovane di vent’anni e che fa di lui – la parola non è affatto forte – il fondatore della nuova sinfonia, per come io la intendo.”. Ebbe però problemi con Brahms, membro di una commissione esaminatrice per la concessione di una borsa di studio, che ricusò la sua sinfonia. In una personalità già psichicamente fragile ciò provocò uno choc che lo portò ad una situazione patologica che ne produsse l'internamento in manicomio.