domenica 28 febbraio 2010

Stagione 2009/10 - Serie '900 IV - Kurt Weill


Dopo una lunga pausa sono ripresi i discovery concerts della domenica mattina dedicati al '900.
In questa puntata il maestro Colombo ha illustrato il periodo storico della repubblica di Weimar, dal 1918 al 1933, ovvero fino a Hitler, periodo di grandissime incertezze esistenziali, un momento in cui tutti i valori della cultura tedesca vengono sovvertiti. In questo periodo peraltro emersero personalità di grandissimo valore in tutti i campi dell'espressione artistica, dal cinema, alla letteratura, dall'architettura alla pittura. Berlino era il centro di tutto questo mondo decadente e dedito ad ogni stravizio, una società dove imperava la droga, la prostituzione, il musical, il cabaret, le orchestrine jazz, il gioco del travestitismo, uomini da donne e donne da uomini, una società nella cui ombra vivevano coloro i quali non si riconoscevano in quella Germania così degradata ma anche così creativa e che di lì a poco avrebbero presero il potere e avrebbero ristabilito con la forza l'ordine. L'esito sarà la scomparsa fisica o la fuga di un numero enorme di artisti che troveranno rifugio a Parigi prima e poi in America. Kurt Weill fu uno di questi. Era ebreo e nel 1933 fuggì. Era già un compositore famoso per il suo sodalizio con Bertold Brecht che aveva prodotto nel 1928 la famosa "Opera da tre soldi". Era anche un compositore che scriveva opere serie come sinfonie o concerti ma uno dei campi in cui si epresse con maggiore genialità fu quello della canzone che lo accompagnerà fino agli ultimi anni americani dimostrando una capacità incredibile di adattarsi agli stili dei luoghi in cui vivrà. Così questo compositore che nasce nelle avanguardie berlinesi esprimendosi nel cabaret espressionista diventerà uno scrittore di chansons a Parigi e di musical di Broadway. Chissà in cosa si sarebbe trasformato se non fosse morto giovane, a 50 anni, nel 1950 a New-York.
Il maestro Colombo, coadiuvato dalla brava soprano Donata D'Annunzio Lombardi ha illustrato questo repertorio di canzoni tra le queli emergono per bellezza e nostalgia September Song del 1938 o Speak low interpretata da praticamente tutti i cantanti più importanti e famosi o la bellissima Youkali scritta a Parigi nel 1935, un tango-habanera.
Alla fine siamo tornati a Berlino con l'esecuzione della suite dall'"Opera da tre soldi" che raccoglie alcune delle sue musiche più belle. Propongo l'ascolto (I parte e II parte) della versione di un insospettabile Otto Klemperer, che quel mondo berlinese lo visse in diretta. Mi pare quasi di vederlo con la pipa mentre dirige questi tanghi e fox-trot.
Così queste musiche sono tornate a risuonare in quella sala che nel 1974 era ancora il cine-teatro Massimo quando la compagnia del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler vi portò "L'opera da tre soldi" con Domenico Modugno e la grande Milva. Poi il teatro chiuse e così rimase fino al 1998 quando iniziarono i lavori di ristrutturazione (tutti privati, neanche una lira pubblica spesa, per la precisione) da cui è nato l'Auditorium, sede stabile ed ora proprietà dell'Orchestra Verdi, caso unico di un'orchestra che possiede la propria sede.

venerdì 26 febbraio 2010

Politica

Il male terribile dell'Italia, la vera patologia è la magistrizzazione della politica, cioè l'uso giudiziario della politica. C'è una grande maggioranza di politici tuttavia che non appartiene a questa banda di talebani. La nostra democrazia è in balia di questa situazione.
Girando il discorso di SB sul rapporto magistratura politica il discorso fila ancora; dipende dal punto di vista e dalle prove a proprio discarico.

martedì 23 febbraio 2010

La Darsena di Milano

Torno brevemente sull'argomento Darsena di Milano perchè si tratta di uno dei luoghi più caratteristiti e più belli di Milano che ormai da anni è deturpato, devastato e invaso da topi ed erbacce. Abbandonata, a quanto pare, l'idea del parcheggio, ora si parla di giardinetti, orti botanici, ecc. Non sarebbe molto più semplice far tornare la Darsena quello che era ed è sempre stata, cioè uno specchio d'acqua con le papere, le barchette e i canottieri che risalgono il naviglio? Ne parla oggi Ivan Berni in un articolo su Repubblica Milano e mi sembra che il suo intervento come minimo sia di buon senso.

domenica 21 febbraio 2010

Anniversario di Chopin

Scrivo questo breve intervento solo per rendere omaggio al pianista Benedetto Lupo che ieri sera, nell'ambito della rassegna di musiche di Chopin di cui il prossimo 1° marzo ricorrono i 200 anni dalla nascita, ha molto ben interpretato il primo concerto con bella intesa con la direttrice Zhang. Ha fatto anche un bis, un notturno, riscuotendo un grande successo. Una bella persona e un pianista dalla solida tecnica e umanamente sensibile.
Nel secondo concerto ha invece suonato Ivo Pogorelich, sbagliando diverse note e suonando perennemente sul forte con un suono piuttosto rozzo. Solo nel secondo movimento ha trovato una bella espressività in alcuni passaggi. Grandi applausi ma nessun bis. Se ne è andato velocemente ed è stato meglio così. Un grande plauso alla Zhang e all'orchestra che sono riusciti ad assecondare certi sbalzi d'umore ed imprevedibilità del signor Pogorelich.

venerdì 19 febbraio 2010

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 19


Brahms scrisse il suo concerto per violino nell’estate del 1878 a Pörtschach in Carinzia un anno esatto dopo la seconda sinfonia. Il concerto fu dedicato all’amico violinista Joseph Joachim che lo eseguì al Gewandhaus di Lipsia il 1° gennaio 1879 sotto la direzione dello stesso Brahms. L'esecuzione non fu proprio un fiasco ma l’accoglienza del pubblico fu piuttosto fredda ed anche la critica si espresse in termini piuttosto negativi. Indubbiamente il concerto non aveva quelle caratteristiche di virtuosismo e brillantezza che ci si sarebbe aspettati da un concerto per violino romantico ma Brahms era Brahms e non poteva trasformarsi improvvisamente in Eduard Lalo o in Pablo de Sarasate o in Henryk Wieniawski. Ne venne fuori quindi un concerto serioso, meditativo, difficile da suonare ma fatto di un virtuosismo interiorizzato che solo nel finale tzigano trova una via verso l’estroversione e una maggiore brillantezza. Il secondo movimento è probabilmente il brano più conosciuto del concerto per la bellissima melodia dell'oboe con la quale inizia e che prepara l'ingresso del violino che approfondisce ancora di più il sentimento di questa musica e lo eleva ad un grado di ancora maggiore bellezza.
A proposito di questo movimento il grande violinista Pablo de Sarasate diceva: "Non posso negare che si tratti di buona musica. Ma non potrete certo pensare che io sia così privo di buon senso da salire sul palco con il violino in mano per ascoltare un oboe che nell'Adagio esegue l'unica melodia di tutto il concerto!". Questa affermazione rende evidente quanto questa musica fosse fraintesa e come non la si considerasse neanche ricca di melodia. Si deve ricordare però che l'accusa di mancanza di melodia è un'accusa che ricorre molto spesso nella storia della musica quando ci si trovava di fronte ad una composizione che si muoveva su parametri diversi dai consueti o da quelli che ci si sarebbe attesi. Anche la II sinfonia di Brahms fu accusata di essere povera di melodia. Non parliamo poi della musica del '900!
Nel concerto avrebbe dovuto suonare il famoso violinista Daniel Hope che due anni fa era venuto a suonare un bellissimo primo concerto per violino di Shostakovich. Hope però ha dato forfait per motivi di salute ed è stato sostituito da Francesca Dego, alla seconda apparizione quest’anno in Auditorium dopo il Sibelius dello scorso autunno. La Dego, classe 1989 di Lecco è una grande violinista. Suono bellissimo e puro in tutti i registri con note acute veramente immacolate e tecnica portentosa come ha dimostrato nel bis paganiniano, il XXIV capriccio. L’unico appunto che mi sento di farle riguarda il secondo movimento dove era giusto il tempo ed anche la dolcezza del suono, mancava solo un po’ di intensità, un sentimento ancora più profondo in equilibrio perfetto tra razionalità e calore umano. Ma Francesca è giovane e le si deve lasciare il tempo per maturare e approfondire. Del resto in tutto il concerto è stata molto brava con un primo movimento giustamente interiorizzato ed un finale preso in modo piuttosto deciso e tosto in questo coadiuvata a dovere dalla direttrice Zhang, un tipo piuttosto tosto anch’essa.
Il secondo brano in programma era la sinfonia N. 4 di Ciaikovskij. Questa è la prima sinfonia in cui Ciaikovskij esprime un sentimento molto personale. La sinfonia ha una strana struttura perchè il primo movimento dura quanto gli altri tre assieme. Questa dilatazione del primo movimento, incentrato su un motivo ricorrente, fa capire che la sinfonia ha un programma e lo scrisse lui stesso alla sua amica e protettrice, la contessa von Meck. Si tratta di un programma che gira attorno ad un tema del fato che si manifesta subito dopo la fanfara iniziale del I movimento. Questo tema domina in vari modi l'intero movimento, ora in modo evidente ora sotterraneo e tornerà anche nel IV movimento quando ne interromperà come una meledizione il clamore per essere però successivamente vinto da una positività più forte. Molto bello il II movimento con la triste melodia dell'oboe; un movimento che da un lato esprime una visione più serena ma che si conclude con una nota ancora di mestizia e di solitudine.
Con la successiva V sinfonia Ciaikovskij avrebbe cercato di dare una forma più classica alla sua musica scrivendo una sinfonia i 4 movimenti dalle proporzioni più normali. Confesso però che preferisco questa IV sinfonia dall'andamento così rapsodico, pieno di fantasia ed un po' folle.
L'esecuzione della Zhang è stata energica ma anche sensibile e delicata dando l'impressione che questa musica le piacesse veramente molto per la convinzione con la quale l'ha diretta.

lunedì 15 febbraio 2010

Stagione 2009/10 - Ciclo Haydn - Concerto 5

Nel quinto concerto dedicato ad Haydn sono state eseguite la sinfonia 38, "L'eco", la 45, "degli addii" e la sinfonia concertante.
La sinfonia 38, scritta nella seconda metà degli anni '60 del '700, è un brano pieno di energia con trombe e timpani, la tipica sinfonia festiva in do maggiore. Il nome "L'eco" deriva dal secondo movimento dove ai violini primi rispondono sempre i violini secondi ad una battuta di distanza suonando con i sordini; si crea così un effetto di non finito perchè la musica che sembra finire in realtà non finisce perchè c'è sempre l'eco. La sinfonia ha poi un aspetto curioso che consiste nel fatto che improvvisamente nel trio del minuetto compare l'oboe che prima, nei precedenti movimenti, non suonava. Ciò dipende dal fatto che Haydn, arrivato a quel punto nella composizione, apprende che in orchestra arriva un oboista, il virtuoso Vittorino Colombazzo, e così inserisce l'oboe in orchestra e trasforma la sinfonia quasi in un concerto per oboe e orchestra, vista anche la difficoltà della parte nel finale.
La sinfonia concertante, del 1792, fu scritta per la società dei concerti del violinista ed impresario Salomon, colui che lo aveva invitato a Londra e gli aveva commissionato 12 nuove sinfonie. Il genere della sinfonia concertante andava per la maggiore in quei tempi ed era un genere molto redditizio e Salomon aveva bisogno di un nuovo brano per contrastare la concorrenza di Pleyel, suo concorrente. Haydn, per gratitudine nei suoi confrronti, scrisse questo bel brano ed affidò al violino, lo strumento di Salomon, una parte solistica molto espressiva che raggiunge il momento più intenso nel finale con un recitativo che introduce l'allegro conclusivo. Un bel brano con un allegro iniziale aperto e una serenità venata talvolta da una nota di nostalgia, un andante centrale assolutamente classico e affettuoso.
La sinfonia 45, del 1772, è una grande sinfonia Sturm und Drang. Ha un primo movimento estremamente agitato ed ansioso e un minuetto strano, con note "sbagliate". Anche il finale inizia in modo agitato. Ad un certo punto però il discorso si interrompe ed inizia un adagio che porta alla conclusione la sinfonia con una riduzione progressiva degli strumenti fino alle ultime battute nelle quali suonano solo due violini; è previsto che gli strumentisti che terminano la propria parte si alzino e se ne vadano in modo che alla fine restano due violini e il direttore che se ne vanno anche loro.
Come al solito l'ascolto di Haydn è quanto di più rigenerante per lo spirito. Le esecuzioni sono state ottime con un grande oboe nella sinfonia 38, i quattro solisti nella concertante, prime parti dell'orchestra, violino, violoncello, fagotto e oboe, Luca Santaniello, Mario Grigolato, Andrea Magnani ed Emilano Greci nell'ordine che sono usciti gloriosamente dalla difficile scrittura di Haydn e una bella sinfonia 45 dove alla fine, nel buio della sala sono rimaste le due prime parti dei violini I e II, Gianfranco Ricci e la brava e bella Lycia Viganò, che camminando verso l'uscita suonavano le ultime note.
Grande successo di un pubblico particolarmente folto.

venerdì 12 febbraio 2010

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 18


Questo concerto ha visto il ritorno del direttore d'orchestra americano John Axelrod accompagnato in due brani vocali di Britten e Lutoslawski dal famoso e bravo tenore Ian Bostridge.
Il brano di Britten, Quatre chansons françaises, su poesie di Hugo e di Verlaine fu scritto nel 1928 quando Britten non aveva aancora compiuto i 15 anni. E' incredibile ed interessante la profondità con la quale Britten mette in musica queste poesie, in particolare quando tocca il tema dell'infanzia nella seconda chanson, Sagesse di Verlaine che si conclude sui versi
di', che hai fatto, tu che sei qui,
della tua giovinezza

dove la musica si esprime con toni angosciati o nella terza chanson, L'Enfance di Hugo, dove si contrappone il bambino che canta alla madre che muore e che si conclude con i versi
Il dolore è un frutto. Dio non lo fa crescere
sul ramo ancora troppo debole per portarlo.

Forse Britten aveva già fatto esperienze di dolore che lo portavano ad avere una grande sensibilità per determinati temi. Insomma una bella composizione che dimostra come Britten fin dall'inizio della propria attività di compositore fosse interessato dal rapporto tra parola e musica che investigherà in tutta la sua musica futura.
Il brano di Lutoslawski, del 1965, è basato su poesie del poeta surrealista Jean-François Chabrun. Il brano dal punto di vista musicale ha delle parti aleatorie. Il canto è sospeso ed estatico, quasi ipnotico e ben traduce la fissità e ripetitività del testo.
I due brani sono stati ottimamente eseguiti da Ian Bostridge che ha una bellissima voce chiara e luminosa ed una grande intonazione.
Gli altri brani, che hanno incorniciato i due brani vocali, erano il Carnevale romano e la famosa Sinfonia fantastica di Berlioz.
Il Carnevale romano nacque nel nel 1843 dalla sfortunata esperienza dell'opera Benvenuto Cellini che era stato un fiasco. Berlioz la compose utilizzando vari temi dell'opera, ed uno anche della cantata "La morte di Cleopatra" del 1829. Ne venne fuori un brano frizzante e sfrenato che fu eseguito nel 1844 con grandissimo successo. Segnalo una esecuzione di Abbado che la diresse nel primo concerto in assoluto che sentii alla Scala nel 1969.
La Sinfonia Fantastica probabilmente è il brano più conosciuto di Berlioz per via degli ultimi due movimenti, la Marcia al supplizio e il Sogno di una notte di Sabba. Già da questi titoli, e se si aggiunge che gli altri si intitolano, Sogni. Passioni,un brano che passa da momenti esitanti ed estatici a deliri ed improvvise accensioni passionali, Un ballo, un valzer, e Scena dei campi, si capisce che questa non è una sinfonia normale.
In effetti la sinfonia narra la storia di un giovane innamorato di una giovane, rappresentato in musica da una idea fissa, e ne descrive le sorti e le passioni fino al delirio finale, sotto l'effetto di una dose eccessiva di oppio, del supplizio, morte e indiavolato sabba di streghe che lo conduce urlante alla catastrofe.
Quando fu eseguita la prima volta, il 5 dicembre 1830, la sinfonia ebbe un grande successo soprattutto per il ballo e i due movimento finali che mandarono in delirio il pubblico. A me invece, con il tempo che passa, piace sempre di più il terzo movimento, la Scena nei campi, che a tutta prima può sembrare troppo lungo ed anche un po' noioso. Invece in questo movimento Berlioz realizza una delle sue caratteristiche più interessanti, ovvero quello della spazialità in musica. Questo movimento è come un quadro fermo. Due pastori suonano uno più vicino e uno più lontano, la scena è assolutamente calma ed immobile, solo ad un tratto in una parte del quadro compare la donna amata e la scena si anima leggermente; poi tutto torna calmo e tranquillo; all'orizzonte si vedono alcune nuvole che forse porteranno un temporale di cui si sente il rombo lontano. Se si paragona questo movimento al movimento lento della Pastorale di Beethoven si vede come la musica di Berlioz, oltre al concetto dello spazio in musica renda evidente anche il concetto della musica come rappresentazione, in questo caso di una scena immobile e chiara.
L'esecuzione di Axelrod e dell'orchestra è stata ottima. Mi spiace solo che non siano stati eseguiti i ritornelli, pratica questa abbastanza ossequiosa alle regole accademiche, del primo e del quarto movimento perchè eseguirli rende evidente ciò che Berlioz scriveva di se stesso, ovvero che il suo stile ardito non tendeva a stravolgere gli elementi di base dell'arte ma li accresceva e li potenziava.

domenica 7 febbraio 2010

Piero Farulli


Piero Farulli, la viola del Quartetto Italiano, ha compiuto nei giorni scorsi 90 anni.
Per me il Quartetto italiano rappresenta forse l'esperienza di "ascolto" della musica più profonda. Penso di non aver mai amato un ensemble strumentale e i loro membri con l'intensità con la quale ho amato il Quartetto Italiano.
I dischi con i quartetti di Beethoven, di Ravel e Debussy, Mozart, Schubert e Brahms sono da sempre stati al centro dei miei ascolti musicali.
Li ho ascoltati dal vivo tutte le volte che ho potuto farlo non solo a Milano ma anche in altri luoghi.
In particolare ricordo due occasioni. La prima il 26 marzo 1977, giorno del 150° anniversario della morte di Beethoven quando eseguirono il quartetto op. 132 in la minore (qui il finale). Ero seduto nel palco di proscenio di destra alla Scala e li avevo proprio davanti a me. Figure nobilissime e leggendarie, musicisti che avevano suonato non so quante volte quella musica come si vedeva dai fogli consumati dal tanto uso, e che pure si ponevano di fronte ad essa con il massimo della modestia. Che esempio!
Un'altra occasione memorabile fu al Conservatorio con Pollini nel quintetto di Brahms. Un'esecuzione assoluta di cui purtroppo, per quanto ne so, non esiste alcuna testimonianza, infatti nella versione in disco Piero Farulli non c'era più perchè aveva lasciato il quartetto ed era stato sostituito dall'ottimo Dino Asciolla, ma il quartetto non era più lo stesso. Troppi equilibri delicatissimi si erano incrinati.
Piero Farulli, dopo aver lasciato il quartetto, si è dedicato alla “Scuola di Musica di Fiesole” (fondata nel 1974) ed all’Orchestra Giovanile Italiana inseguendo sempre l'utopia di far sapere a tutti che esiste una grande musica, che desiderino ascoltarla e che possano comprenderla.
Auguro a tutti di ascoltare ancora Beethoven, Ravel, Debussy, ecc. nelle interpretazioni del Quartetto Italiano, cosa oggi molto facile grazie ad una iniziativa discografica con la quale ci si porta a casa con pochissima spesa i quartetti di Mozart, Beethoven e Brahms.

venerdì 5 febbraio 2010

Stagione 2009/10 - La Verdi barocca - IV

Concerto dedicato a Vivaldi e a Mozart.
Di Vivaldi è stato eseguito il famoso Gloria e il V concerto del "Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione" detto "La tempesta di mare".
Nel concerto ha suonato da solista il primo violino dell'orchestra, l'ottimo Gianfranco Ricci che ha dominato da par suo l'arduo virtuosismo vivaldiano.
Di Mozart sono stati eseguiti il severo Adagio e Fuga in Do minore K. 546 e i Vesperae solemnes de confessore KV 339.
Sia nel Gloria di Vivaldi sia nei vespri mozartiani hanno cantato con grande valore da solisti alcuni membri del coro. Non si può fare a meno di citare l'ottimo soprano nel Laudate Dominum dei Vespri, brano di grandissima soavità e sincera devozione, orchestrato in modo fantastico da Mozart con un intervento finale del coro che suscita un sentimento di grandissima profondità.
Folto pubblico e grande successo (la gente continuava ad applaudire anche dopo che l'orchestra i musicisti se ne stavano andando) per una realtà che si sta imponendo sempre di più per la qualità delle proposte musicali.
Tanti complimenti al direttore Ruben Jais e al direttore del coro Gianluca Capuano.

giovedì 4 febbraio 2010

Alberi a Milano

Pare che ci siano ancora problemi per gli alberi chiesti da Abbado per Milano e per i quali l'architetto Piano ha proposto un progetto. Burocrazie, vincoli, difficoltà verifiche, ecc. Intanto il tempo passa e le piante non possono aspettare perchè loro hanno dei tempi precisi per essere piantate a meno che si vieti loro di fiorire con delibera comunale in attesa che la giunta decida qualcosa.
Piano si lamenta e si chiede perchè sia riuscito a fare cose analoghe in tante altre città e metropoli mondiali mentre a Milano trova tutte queste difficoltà, eppure le metropolitane, le reti fognarie, le linee elettriche e telefoniche sotterranee, ecc. esistono ovunque.
Oltretutto un po' di piante in più farebbero anche comodo, visto l'inquinamento esistente.
Forse il problema è che si chiede all'amministrazione comunale di portare avanti un progetto simile e di prendere una decisione in tempi troppo stretti. Basta vedere il tira e molla sull'Expo.

martedì 2 febbraio 2010

Grammy


La Verdi con il soprano Renée Fleming ha vinto il Grammy Award come Miglior performance classica vocale con il CD “Verismo Arias” (etichetta Decca). Vedi il link. Tanti complimenti a tutti e speriamo che ne vendano tante copie.

lunedì 1 febbraio 2010

Milano a piedi

Ieri c'era il blocco del traffico, per cui a meno di avere un'auto a gas, a metano o elettrica o esenzioni, si andava con i mezzi pubblici e a piedi. Ieri mattina, quando in giro c'è poca gente, la sensazione era deliziosa e soprattutto ci si accorgeva di una cosa: si sentivano i passi delle persone che camminavano sul marciapiede. Con il rumore che c'è di solito i passi non si sentono mai e improvvisamente mi è sembrato di essere a Venezia, facendo le debite proporzioni.
Mi è venuta in mente anche la Milano di quando ero bambino. Poche macchine che giravano soprattutto al mattino. Poi praticamente scomparivano perchè la gente era al lavoro e non era come adesso che tutti girano in continuazione a tutte le ore. Andavo alle elementari in una scuola che esiste ancora, a 100 metri dall'Auditorium, in via Brunacci e in giro c'era poca gente, sentivi quelli che parlavano sulla porta di un negozio, sentivi i passi, c'era i negozi che vendevano legna e carbone, quelli che impagliavano le sedie e quelli che facevano materassi. Facevo sempre una certa strada perchè di solito in una via c'era parcheggiata una Jaguar con le ruote a raggi. Poi all'angolo c'era la drogheria dove compravo la merenda e dove spesso una vecchietta comprava la mostarda sfusa raccomandandosi che ci fosse la pera e la ciliegia e qualche volta sulla via c'era il carro del ghiaccio tirato dal cavallo che d'inverno buttava vapore come una locomotiva. Era una Milano di sicuro più silenziosa e anche più umana.