domenica 30 dicembre 2012

Una nona da ricordare

La nona sinfonia di Beethoven non è una musica buona per ogni occasione. Troppo importante, troppo impegnativa, troppo difficile, troppo complessa ma nello stesso tempo così comunicativa, così emozionante, così estroversa, così umana.
Come tutti gli anni il capodanno è l'occasione per suonare e ascoltare questa sinfonia come bilancio e riepilogo di un anno ed auspicio per un nuovo anno che si spera diverso se non migliore anche se a dire il vero il bilancio bisognerebbe farlo tutti i giorni per le cose che si sono fatte e, soprattutto, per quelle che non si sono fatte.
Per l'occasione torna sul podio della Verdi la sua direttrice cinese Xian Zhang, recente mmma di un bel maschietto. Questo parto, come la stessa Xian ricorda in questo video (con tenera sorpresa finale), è stato un po' difficile e la sua famiglia ha dovuto passare un periodo abbastanza duro. Così vanno le cose talvolta e bisogna prenderle così come vengono. Personalmente la capisco molto profondamente perchè ho passato un periodo analogo ma alla fine tutto è stato superato per cui lei si è presentata ieri sul podio piena di energia e di rinnovata gioia dando della nona sinfonia una esecuzione splendida.
In genere sono sempre stato un po' critico con queste none di fine anno anche perchè la nona è un'opera così complessa che risulta difficilissimo darne un'esecuzione veramente grande e non è sempre facile per me pormi in relazione con quest'opera la cui venerazione e ammirazione non è, per me, un dato scontato ma da conquistare ogni volta.
Ieri sera però questo miracolo è avvenuto e l'esecuzione è stata assolutamente convincente.
Il primo movimento, in particolare, è stato molto molto molto molto molto molto bello, coinvolgente, emozionante. Raramente ho ascoltato un'esecuzione così sentita, così convinta, così ineluttabile, così giusta, così umanamente vissuta di quel movimento come ieri sera con dei momenti di quasi insostenibile intensità. Ne sono uscito molto molto molto toccato. Il resto è stato è stato tutto ottimo. Purtroppo la Xian non esegue i ritornelli nello scherzo ma i tempi erano perfetti. L'adagio, uno degli esempi massimi dell'espansione melodica di Beethoven, è stato condotto con tempi piuttosto rapidi, ma mi pare conformi ai metronomi beethoveniani, ma senza perdere in morbidezza e dolcezza. Il finale, così complicato con i solisti, il coro, i cambi di tempo, ecc. è stato ottimamente condotto e se si dovesse trovare una piccola pecca la si dovrebbe trovare nei solisti non impeccabilissimi controbilanciati però dalla prova strepitosa del coro.
Orchestra in gran forma che ha suonato da grande orchestra un'opera che, anche se eseguita tutti gli anni, pone sempre delle difficotà enormi per chi suona e chi ascolta perché nulla mai è normale in Beethoven.
Strepitoso successo in un Auditorium stracolmo.
Un grande bravo a tutti e... buon anno, un anno di cambiamenti positivi per tutti!
Forse andrò a riascoltarla.

venerdì 28 dicembre 2012

Dvorak non ha scritto solo...

Dvorak non ha scritto solo la sinfonia dal Nuovo Mondo e poco altro.
Ad esempio ha scritto questo bellisimo pezzo per violino e orchestra, la Romanza op 11.


mercoledì 26 dicembre 2012

Scott Ross e Couperin

Il grandissimo, immenso, non so quali aggettivi trovare, Scott Ross (un mio coetaneo, aveva sei mesi e qualche giorno più di me) esegue il Sixième Ordre dal Second Livre de clavecin di François Couperin "Le Grand".
Al minuto 10.45 ci sono  Les baricades mistérieuses, Rondeau. Vivement, un brano di clamorosa bellezza, un vero tormentone, costruito su elemento minimo (precorre il minimalismo) che si ripete in continuazione e a seguire Les bergeries, Rondeau. Naïvement, che Bach trascrisse nel quaderno di pezzi per clavicembalo per Anna Magdalena.
Scott Ross è colui che negli ultimissimi anni della sua breve vita, già gravemente ammalato, si imbarcò nell'impresa di registrare le 555 sonate di Domenico Scarlatti. Lavorò per 15 mesi registrando due sonate al giorno. Se esiste un paradiso dei musicisti nel quale vanno i musicisti in forza delle virtù eroiche che hanno dimostrato in vita a servizio della musica e dell'arte, Scott Ross se lo è meritato tutto.


venerdì 21 dicembre 2012

Femminicidio

Quasi non passa giorno che una donna, di età varia, non venga uccisa (una ogni 3 giorni, in media).
Per chi si chiedesse per quale motivo possano accadere simili cose aberranti, ecco un contributo altrettanto aberrante dal sito Pontifex, anzi peggio che aberrante.
A questo punto ripristiniamo il delitto d'onore.
E poi cosa c'entra il modo di vestirsi di una donna, o le pubblicità o le vetrine di lingerie.
Comunque su quel sito, da quando mi è stato segnalato un anno e mezzo fa, ne ho lette di ogni colore.

Richard Feynman

Nei giorni scorsi ho letto QED di Richard Feynman, il grandissimo fisico premio Nobel nel 1965.
QED è l'acronimo di quantum electro-dynamics, ovvero elettrodinamica quantistica.
Feynman, che tra l'altro era un suonatore di bongo, era un tipo molto spiritoso che, ad esempio, diceva: Penso di poter affermare che nessuno capisce la meccanica quantistica.
Nell'introduzione a queste lezioni egli afferma chiaramente che non capiremo nulla, e quindi da un certo punto di vista non sarebbe il caso di perdere tempo, ma il fatto è, aggiunge, che queste cose non le capisco nemmeno io!  Non le capisce nessuno, ma il problema del "capire" è che si può spiegare come funziona la Natura ma non perché funziona così.
Inoltre molte spiegazioni possono sembrare incredibili o inaccettabili per cui si tira giù il sipario e non si ascolta più. Però, nonostante che tutto sembri assurdo, l'elettrodinamica quantistica descrive proprio questo modo assurdo di comportarsi della natura ed è dimostrata dalle osservazioni sperimentali.
Feynman diceva anche, a dimostrazione di quanto fosse forte il suo legame con la realtà: La nostra immaginazione è tesa al massimo; non, come nelle storie fantastiche, per immaginare cose che in realtà non esistono, ma proprio per comprendere ciò che davvero esiste.
Feynman era un genio assoluto, un genio del genere "maghi", cioè di quel genere dove quando hai anche capito tutto ciò che ha fatto non riuscirai mai a capire attraverso quale processo mentale ha fatto ciò che ha fatto e come ha avuto una certa idea.
Insomma, un libro molto coinvolgente dove Feynman riesce a spiegare questa materia affascinante senza usare assolutamente la matematica e questo è una dimostrazione di un virtuosismo assolutamente trascendentale.

Happy birthday, Frank!

Come oggi, il 21 dicembre 1940, un sabato, a Baltimora nasceva Frank Zappa. Sarebbe morto troppo giovane il 4 dicembre 1940, ancora un sabato, a Los Angeles.
Quando nel 1988 passò da Milano con la sua grande band per quello che sarebbe stato il suo ultimo grande tour mondiale, andai a sentirlo con il mio amico Mario (le mogli rimasero fuori ad aspettarci, oltretutto mia moglie era un attimo incinta).. Ero in quinta fila così lo vidi molto bene. Un vero mostro di bravura. Quando fece Ship arriving too late to save a drowning witch, poco dopo l'inizio del suo assolo alla chitarra si ruppe una corda; fece un gesto all'orchestra che senza battere ciglio fece una modulazione e passò al brano successivo. Bisogna dire che erano tutti molto bravi e che tutto il concerto era preparato alla perfezione. A ricordo di quel concerto metto la sua particolare rivisitazione del Bolero di Ravel che eseguiva in quel concerto.



Per il resto è un po' difficile scegliere nella sua sterminata discografia che, per inciso, posseggo integralmente compresi i bootleg "ufficiali", alcuni non ufficiali e varie cover. Per cui andando un po' a caso



e Hot Rats, album del 1969 che è da sempre un ottimo inizio per avvicinarsi a Frank in quanto contiene tutte le caratteristiche del suo stile più tipico


giovedì 20 dicembre 2012

Un piccolo gesto per una grande musica

Come omaggio nei confronti di Mozart ecco un paio di sue composizioni.

La serenata Haffner



e il concerto in re minore KV 466


mercoledì 19 dicembre 2012

Ma noi non ci San Remo

Invito i politici (?) italiani (!) a decidere alla svelta quando si potrà andare a votare perché non è possibile tenere l'intera nazione nell'incertezza: vogliamo sapere quando ci sarà il Festival di San Remo.

martedì 18 dicembre 2012

Vaughan Williams

Terminata l'integrale delle sinfonie di Dvorak perchè non fare quella delle sinfonie di Vaughan Williams invece di limitarsi alla solita Fantasia on a Theme by Thomas Tallis, peraltro splendida e oggetto di un'altrettanto splendida esecuzione la scorsa primavera in Auditorium?

Le sinfonie di Ralph Vaughan Williams sono splendide!

La quinta ad esempio



o la settima, la sinfonia antartica

Buon compleanno, Keith

Oggi compie gli anni Keith Richard, 69 anni.
Ricordo che circa 30 anni fa con un amico si ragionava sul fatto che i Rolling a quasi 40 anni facevano ancora concerti saltando sul palco come ragazzi e ci si chiedeva fino a quando sarebbero andati avanti. Ora ne hanno 70 e sono ancora lì. Una bella longevità. Del resto se Toscanini dirigeva a 87 anni e Rubinstein suonava il piano a 90, credo che questi saranno lì con le loro chitarre ancora fra dieci e più anni. Sarà bello vederli!
Qui una delle loro più belle canzoni, Gimme Shelter, del 1969. Si conosce la versione cantata da Jagger, qui invece canta Keith.


lunedì 17 dicembre 2012

Assemblea dei soci

Stasera assemblea dei soci della Verdi nella nuova sede di via Clerici.
Notizie come al solito critiche sul fronte finanziario dovute al mancato arrivo dei soldi dalle istituzioni (ma dal Comune arriveranno dei soldi, non tanti, ma è già qualcosa) e anche alla situazione economica generale che ha portato ad una diminuzione degli abbonamenti ma ad un aumento dei biglietti venduti. Numero dei soci stabile con tendenza al rialzo, lieve. Speriamo. Chi può farlo si associ. Io trovo sempre disdicevole che i membri dell'orchestra non diventino tutti soci in blocco: il costo per loro è veramente minimo e non credo rappresenti un problema mentre sarebbe un bel segnale di condivisione di un progetto.
Notizie molto buone, invece, sul lato artistico, dei riconoscimenti (la recente tournée russa è stata un grande successo e ha ricevuto recensioni molto favorevoli da parte di riviste culturali locali, a differenza di quanto è successo con altre istituzioni musicali italiane e, nello specifico, milanesi (si capisce a chi ci si riferisce?) che hanno ricevuto critiche non proprio entusiastiche e non allineate con con la presunzione di chi pretenderebbe di essere considerata un'eccellenza italiana), degli impegni, delle richieste e degli impegni futuri (Spoleto, tournée in Germania con quel simpatico ragazzone di David Garrett, e altre, forse, a distanze più o meno grandi, se si risolvono problemini di costi di trasferta).
Cambio probabile nella programmazione dei concerti, da tre a due repliche in giorni ancora non ben definiti, recuperando spazio per altre iniziative in Auditorium e fuori. Tutto sommato mi sembra una buona idea tanto il giovedì, anche se è la serata con più abbonati, c'è quasi sempre poca gente in funzione del programma (se fai Dvorak e non fai la IX sinfonia, pretendi forse che vadano al concerto?).
Torna la Xian Zhang, il bambino è a casa, sta bene e sta prendendo peso. Ottima notizia.
Ci sarebbero molte altre cose da dire ma si sapranno un po' alla volta in futuro.

domenica 16 dicembre 2012

Cominciamo a fare gli auguri

Stasera, poco fa, gran bel concerto in Auditorium con il coro delle voci bianche che hanno eseguito Cerimony of Carols, op. 28 e Friday Afternoons, op. 7 entrambi di Benjamin Britten.
Un impegno non da poco per il coro in musiche che rappresentano comunque un impegno non indifferente ma che è stato superato in bellezza sotto la guida sapiente di Maria Teresa Tramontin, il loro direttore.
Al successo hanno contribuito la bravissima Elena Piva, all'arpa nelle Carols e nell'altro brano il pianista Pietro Cavedon.
L'ascolto della musica di Britten mi fa un effetto particolare, ovvero è sempre molto più bella di quanto non ricordassi per cui il concerto mi si è trasformato tra le mani in una sequenza di delizie perchè questi due pezzi sono di alta qualità e alcuni brani sono di una bellezza assoluta.
Bel pubblico. Commozione di mamme e papà.
Alla fine qualche altra carola natalizia per augurarci buone feste e buon anno.
Allora, buon anno!

Che bella la musica a noi contemporanea!

Ieri mattina alla Scuola di Musica del Garda il maestro Carlo Boccadoro ha tenuto la prima lezione di nove previste dedicate alla musica contemporanea, dagli anni '50 ai nostri giorni. Si è iniziato con John Cage e passando tra Berio, Maderna, Ligeti, Stockhausen, Henze si arriverà al minimalismo e al postminimalismo. Si tratta di un corso di lettura e composizione perciò ad esso partecipano alcune persone nella veste di compositori ed altre nella veste di uditori. Io, ovviamente, sono un uditore ma anche lettore ma non compositore.
Inutile dire, ma è sempre bene dirlo e ricordarlo, la bravura di Carlo Boccadoro che è inoltre persona di grande affabilità e cortesia, sempre ricco di consigli e grande sollecitatore di curiosità.
Nella foto sono a fianco di Marina, la moglie di mio cugino Gigi, vulcanico animatore ed organizzatore nella scuola, mentre stiamo "ascoltando" 4' 33'' di Cage, ovvero 4 minuti e 33 secondi di silenzio eseguiti alla perfezione da Lucia.
Il prossimo incontro sarà a gennaio con Luciano Berio e non si potrà mancare per nessuna ragione al mondo.

sabato 15 dicembre 2012

Hobbit?

Bisogna andare a vederlo? Probabilmente sì anche se al cinema mi annoio in modo tremendo, tranne rari casi. Sarà questo uno di quelli? Intanto mando avanti mio figlio ma so già che a lui piacerà molto, per cui è poco affidabile.


venerdì 14 dicembre 2012

Antonin Dvorak

Ieri sera è ripreso in Auditorium il ciclo dedicato ad Antonin Dvorak affidato al maestro Aldo Ceccato che però, a causa di un banale incidente, è stato sostituito all'ultimo momento dal giovane direttore australiano Daniel Smith, un trentenne, credo, che dimostra decisamente meno dei suoi anni tanto è ragazzino e sbarazzino con quello strano modo che ha di muoversi sul podio.
Il primo pezzo in programma era Vodnik (Il folletto d'acqua), poema sinfonico op. 107 appartenente ad una serie di 5 poemi sinfonici scritti dopo il ritorno dagli Stati Uniti nel 1896/1897 ed ispirati a varie fiabe. La storia di questo folletto è piuttosto nera e truce con una ragazza che contro gli avvertimenti della madre, ma si sa che se anche le madri hanno spesso ragione non bisogna ascoltarle, va a vivere con questo folletto nel mondo sottomarino, ha un figlio, gli canta la ninnananna, il folletto si infuria, la ragazza torna dalla madre, lago in tempesta, si bussa alla porta, schianto, madre e ragazza aprono la porta e scoprono la testa del bambino ucciso in un lago di sangue, lamento, scomparsa del folletto nell'acqua. Se è quasi certo che un bambino a cui si narra questa storia si addormenterà beato, placido e felice è altrettanto certo che da questa fiaba Dvorak seppe trarre un poema sinfonico di grande bellezza con momenti di grande poesia. A dire il vero anche gli altri poemi sinfonici della serie, opere da 108 a 111, sono molto belli e meriterebbero di essere conosciuti molto di più di quanto non lo siano. Ieri sera, per una qualche ragione che non conosco, il poema sinfonico non è stato eseguito integralmente (dura circa 20 minuti) ma ci si è fermati dopo circa 7 minuti su una pausa dell'orchestra. Ci sono rimasto veramente male e mi sono arrabbiato anche non poco tanto che non ho nemmeno applaudito perché se si riteneva che eseguendolo tutto il concerto sarebbe stato troppo lungo, allora si poteva fare a meno di metterlo in programma rimandandolo ad altra occasione più propizia.
Fortunatamente è arrivato Enrico Dindo che con il suo meraviglioso violoncello ha eseguito il concerto per violoncello op. 104 in si minore del 1894, probabilmente il concerto più bello della letteratura e, credo, il più eseguito. Gran concerto che evita inutili virtuosismi e mette in evidenza, invece, una grande sensibilità, umanità e una grande capacità di elaborazione con i temi che ritornano alla fine in forma ciclica come un ricordo, una nostalgia.
Grande esecuzione di Enrico Dindo, acclamato, che ha fatto un bis bachiano.
Per finire la VI sinfonia op. 60 in Re maggiore del 1880. Le sinfonie di Dvorak soffrono il confronto con l'ultima che scrisse, la sinfonia dal Nuovo Mondo, che ha eclissato tutto il resto o quasi. E' un peccato perché ad esempio questa sinfonia contiene un sacco di bella musica e anche se l'omaggio a Brahms, almeno formalmente, è abbastanza evidente, ad esempio nel finale, Dvorak ha saputo calare nella forma la sua musica dove si ascoltano di sfuggita tante altre voci, da Wagner a Smetana e su tutto le inflessioni della meravigliosa Boemia (vedi ad esempio il Furiant che inizia al minuto 25 del video segnalato). Per quanto mi riguarda amo tutto Dvorak, perfino la sua prima sinfonia, e lo trovo un autore francamente entusiasmante che meriterebbe di essere molto più conosciuto di quanto non lo sia.
Le esecuzioni di Daniel Smith sono state buone. A dire il vero, con un'orchestra come la Verdi, avrebbe potuto cavare ben di più. Mi sembrava come trattenuto, non del tutto spontaneo; in genere non mi è parso che sia andato molto in profondità con le sue interpretazioni per cui, alla fine, a parte il concerto grazie a Enrico Dindo, non è che fossi particolarmente avvinto o esaltato da quanto avevo ascoltato.
Pubblico non foltissimo. Buon successo.

giovedì 13 dicembre 2012

Corelli vs Vivaldi

Ieri sera, sotto la direzione come al solito di Ruben Jais, si è aperta la stagione della Verdi barocca con un concerto che allineava due concerti dell'Opera VI di Corelli, il primo in re maggiore e l'ottavo in sol minore "Fatto per la Notte di Natale" che termina con la famosa Pastorale, all'inizio e alla fine nel concerto e quattro concerti di Vivaldi, due dalla Stravaganza, il terzo in sol maggiore e il sesto in sol minore, e due concerti non appartenenti ad alcuna raccolta, il concerto per violoncello in do minore RV 401 e il concerto in mi minore per violino RV273.
Il solista dei due concerti di Vivaldi appartenenti alla Stravaganza è stato Gianfranco Ricci, primo violino dell'ensemble, che al termine del concerto ha fatto come bis il primo movimento dell'Inverno vivaldiano.  
Marcello Scandelli era il solista del concerto per violoncello di Vivaldi di cui ha dato un'esecuzione molto intensa e partecipata a cui ha fatto seguire come bis l'esecuzione della sarabanda dalla seconda suite di Bach dandone un'esecuzione di rara e toccante intensità.
Nel concerto in mi minore di Vivaldi il solista era Davide Monti che si cimentava con quel concerto vivaldiano così audace armonicamente e di difficoltà quasi diabolica. Ne è venuto fuori piuttosto bene dandone un'esecuzione nervosa e spigolosa, quasi nevrotica, ma molto intensa; come bis ha fatto il terzo capriccio di Locatelli, anch'esso piuttosto ossessivo e nervoso.
Bella prestazione dell'orchestra che mi piacerebbe ascoltare qualche volta sotto la direzione di altri direttori perché credo sarebbe uno stimolo per gli strumentisti confrontarsi anche con altri artisti e lo sarebbe anche per il pubblico.
In complesso un bel concerto con belle musiche davanti ad un pubblico piuttosto folto che ha tributato a tutti un franco successo con grandi applausi.

mercoledì 12 dicembre 2012

Leonard Bernstein - Candide

Bellissimo video di Candide di Leonard Bernstein. Lo presi 20 anni fa ed è una delle visioni e degli ascolti più gustori e divertenti che io conosca. Bellissimi ed ironici gli interventi di Bernstein in combutta con il grande Adolph Green. La registrazione è del 13 dicembre 1989. Una settimana dopo sarebbe andato a Berlino per dirigere la IX sinfonia di Beethoven con un'orchestra fatta da membri di varie orchestre tedesche. Erano i giorni gloriosi della caduta del muro di Berlino. Dieci mesi dopo, domenica 14 ottobre, Bernstein sarebbe scomparso portato via da un tremendo cancro ai polmoni.
Con rispetto parlando per ogni altro esecutore di musiche di Bernstein nessuno le dirigeva come lui. Insuperabile ed inimitabile.


Il museo dei bambini di Praga

A Praga, città magica, tra le tante cose da vedere e visitare c'è un posto particolare dove non si può mancare di andare. Si tratta della zona del quartiere ebraico. Verso la fine dell'ottocento fu quasi completamente abbattuto per lasciare il posto a nuovi palazzi di lusso. Si salvarono la sinagoga vecchia-nuova e alcune costruzioni attorno al vecchio cimitero ebraico. In una di queste costruzioni, una ex sinagoga i cui muri sono rivestiti da circa 80.000 nomi di ebrei morti nei campi di concentramento, nel matroneo, la zona riservata alle donne, è stato ricavato lo spazio per ospitare un piccolo museo dovo sono esposti disegni di bambini ebrei internati nei campi e lì morti.
Si tratta naturalmente di una galleria molto triste anche perchè i disegni sono accompagnati dalle fotografie di questi bambini e bambine, la cui espressione davanti alla macchina fotografica è sempre sorridente e quasi o apparentemente fiduciosa nei confronti di un avvenire che non avrebbero vissuto.
Guardando quei disegni, però, ci si accorge di come, accanto a  disegni che rappresentano il campo, le baracche, il filo spinato, le guardie, ma senza scene di violenza, ci siano molti disegni colorati, con scene marine, prati verdi, cieli azzurri, scene serene. Si può pensare che essendo solo dei bambini non si rendessero del tutto conto di quale fosse l'orrore nel quale erano costretti a vivere. Forse sarà anche vero ma da un lato mi sono venuti in mente analoghi disegni visti nel museo dell'olocausto di Gerusalemme, con quei disegni di bambini che immaginavano di volare nello spazio, e dall'altro mi è venuto naturale fare un'associazione con un libro che quasi per caso (ma in realtà ho scoperto da tempo che non leggo quasi mai dei libri per caso e per dei motivi strani un determinato libro mi capita tra le mani nel momento giusto) ho letto recentemente, il Diario 1941-1943 di Etty Hillesum.
Ebbene, Etty, che non era una bambina ma una donna di quasi trent'anni, una donna attiva, che lavorava, che aveva storie amorose ed una vita sessuale attiva, nel suo diario, accanto a varie considerazioni e riflessioni che riguardavano la sua persona e la situazione generale che era disastrosa ad Amsterdam dove viveva prima di essere internata, accanto a momenti in cui improvvisamente esprimeva tutta la sua angoscia per il futuro che, lo sapeva bene, non avrebbe portato alcuna salvezza, accanto a tutto ciò non perdeva mai occasione per dire e proclamare a gran voce che la vita è bella, che è degna di essere vissuta fino in fondo e che è piena di significato. Come poteva essere bella una vita come quella facevano lei, i suoi parenti e i suoi amici? Eppure lei trovava la bellezza in un fiore primaverile sbocciato sul davanzale, in un tramonto, in un'amicizia, in un amore, nella poesia, nella musica, e la forza nella propria dignità di persona umana che nessuno avrebbe mai potuto scalfire ed umiliare opponendosi alla tecnica nazista che consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle loro vittime.