domenica 9 giugno 2013

Per delle domeniche mattina trascorse in modo un po' più intelligente

Questa mattina in Auditorium abbiamo avuto un'ottima esecuzione della IX sinfonia di Shostakovich ottimamente diretta da Giuseppe Grazioli e splendidamente suonata dall'orchestra Verdi che per l'occasione era capitanata da Nicolai von Dellinghausen al primo violino che, come sempre, è stato impeccabile.
Così si è conclusa la rassegna dei concerti domenicali che affiancava ad autori famosi altri autori che per varie ragioni, con il passare degli anni, sono caduti un po' nell'oblio ma che ai loro tempi godettero di grande fama e della stima universale e che, in ogni caso, furono importanti per autori che oggi riteniamo fondamentali.
Di questa attenzione si deve rendere merito alla Fondazione Giuseppe Verdi che ha reso possibile questo ciclo, come del resto quelli degli anni precedenti, al maestro Grazioli sempre curioso e propositivo e all'orchestra per la disponibilità nel sobbarcarsi prove aggiuntive nell'ambito di una stagione già piuttosto intensa il tutto nella logica di servizio che da sempre è una caratteristica fondamentale della Fondazione. Per questo motivo oggi l'orchestra è stata salutata da un'acclamazione che esprimeva questa gratitudine ed anche l'ammirazione per la loro bravura nella messa a punto di programmi impegnativi come quello di questa mattina in un tempo piuttosto limitato.
L'anno prossimo si proseguirà accendendo i riflettori sui compositori italiani che arrivarono alla loro maturità artistica nel periodo tra le due guerre e che appartengono ad una generazione di compositori trascurati e un po' rimossi, almeno in Italia. Questi autori, da Casella a Malipiero, da Castelnuovo-Tedesco a Respighi, saranno affiancati da altri compositori coevi di altre nazionalità. Il tutto comporrà una rassegna molto interessante che mi auguro susciti la cosa più importante non solo per la conoscenza della musica, ma per tutte le espressioni della vita, ovvero la curiosità di conoscere e di scoprire cose nuove.
Arrivederci!

sabato 8 giugno 2013

Gaetano d'Espinosa, un fine musico

L'altra sera, giovedì, il penultimo concerto della stagione della Verdi è stato diretto da Gaetano d'Espinosa con musiche di Mendelssohn, Ouverture dal Sogno di una notte di mezza estate e IV sinfonia "Italiana", e Hindemith, Metamorfosi sinfoniche su un tema di Weber.
Amo molto Hindemith, un compositore degno figlio della grande tradizione tedesca, un compositore complesso, dal contrappunto intricato, un grandissimo artigiano e un compositore capace ancora di esultare nonostante la miseria morale da cui era circondato nel momento della sua più grande gloria musicale e artistica nel periodo tra le due guerre.
Molto bella l'esecuzione di Hindemith da parte di d'Espinosa con un'orchestra in gran forma.
Buono il Mendelssohn con qualche alto e basso. Splendido il terzo tempo della sinfonia con una differenziazione dei legati e non legati veramente ottima e che raramente si sente in modo così chiara (Toscanini docet) e il travolgente finale di questa strana sinfonia in la maggiore che finisce in la minore. L'esecuzione dell'Ouverture del Sogno poteva essere più aerea e lieve.
A me personalmente d'Espinosa piace molto. Credo che fosse la terza volta che lo ascoltavo e mi ha sempre convinto. Ha un gesto che può sembrare un po' strano, marionettistico, come si diceva nell'intervallo davanti a un caffè con un paio di persone con cui parlavo, ma a me ricorda molto il gesto, con gli scatti dal centro all'esterno, di Georg Solti che ricordo in un concerto scaligero della fine anni '70 dove diresse proprio l'Ouverture del Sogno ma terminò con la terza di Brahms.
Per terminare due rapide annotazioni.
Perfetto d'Espinosa nel saluto all'orchestra. L'ha fatta sempre alzare indirizzando l'applauso a tutte le sezioni e salutando tutte le prime file degli archi (rammento solo che se nei primi violini il concertino è una signora o signorina si stringe la mano prima a lei e poi alla spalla). Lo dico perché capita di vedere qualche direttore che esce, si prende gli applausi con l'orchestra che lo guarda ed esce. Sono rari, ma capita.
Un'ultima annotazione riguarda Viviana Mologni, la timpanista titolare e colonna portante da sempre dell'orchestra. Da mesi è assente per problemi fisici legati alla sua professione. Ora sta tornando un po' alla volta. In questo concerto ha suonato nell'Ouverture del Sogno e in Hindemith dove ha dimostrato tutta la sua strepitosa bravura. Spero che con le dovute cautele possa tornare in piena efficienza pensando però che, probabilmente, non può suonare sempre sempre sempre e che qualche pausa se la deve prendere qua e là.

mercoledì 5 giugno 2013

Qualcosa di Glass

Lo scorso inverno, in febbraio, penso fosse il 15, venerdì (potrei controllare ma non ne ho alcuna voglia) al conservatorio di Milano ho ascoltato un concerto con Gidon Kremer e la Kremerata Baltica. In quel concerto eseguirono, tra l'altro, il secondo concerto per violino (2009) di Philip Glass, denominato The American Four Seasons, anche se i quattro movimenti, intervallati da tre soli del violino e preceduti da un Prologo, hanno ben poche relazioni evidenti con le stagioni. Penso di averne anche scritto qui (potrei
controllare ma ne ho ancora meno voglia).
Ricordo che rimasi folgorato da quel pezzo e in questo periodo l'ho ascoltato e riascoltato molte volte. Stranamente il riascolto non mi ha mai stancato, anzi, riascoltandolo ho potuto apprezzare delle particolarità sempre nuove.
La cosa strana è che questa è una musica che non sarei mai capace di scrivere perché per mia formazione personale mi sento più incline ad apprezzare musiche di autori della tradizione nostrana tipo Maderna, Berio, Stockhausen, Ligeti, Penderecki, Dutilleux, Schnittke, Henze, ecc. però la musica di Glass, forse per questa sua diversità, mi affascina molto.
Mi sono inoltre ricreduto su certo minimalismo. Glass, di cui nel 1980 vidi e ascoltai a Milano da qualche parte Einstein on the beach con Robert Wilson e poi con la mia morosa di allora andai da Scoffone a scolarmi una bottiglia di recioto, ne è un esponente massimo e potrebbe sembrare facile ascoltare e scrivere una musica così e invece non lo è per niente. Potrebbe sembrare anche musica di sottofondo, un po' ambient music, ma ad un certo punto interviene qualcosa per cui non la puoi ascoltare come una musica da aeroporto o da sala d'attesa dal dentista.

Non mi resta che segnalare ad esempio il Prologo e il Movement I del concerto, così sinuoso e profumato (che sia la primavera?) e il turbinoso finale, un pezzo veramente travolgente.

Curiosa ad esempio la sua quarta sinfonia Heroes ispirata ad un famoso disco di David Bowie del 1977. La sinfonia si articola in 7 movimenti che portano i titoli di altrettanti canzoni. Il primo, ad esempio, è Heroes, dall'omonima canzone (molto famosa), il quarto è Son of the silent age, un brano di grande atmosfera dalla canzone con lo stesso titolo.

Per gli amanti del sax bello il Saxophone Concerto che esiste in versione di concerto con orchestra o per quartetto di sax. Io preferisco la versione per quartetto che è più affascinante e ha una linea più essenziale. Ecco il primo movimento eseguito dall'italiano Atem Sax Quartet, molto bravi.