Come Cremona è la città delle tre T, torrone, torrazzo e terrazze (terrazze? non mi pare), ieri sera l'Auditorium si è trasformato nella cittadella delle tre B, ma non quelle famose e tedesche (Bach, Beethoven e... Brahms?) bensì le B di Bacewicz, Bruch e... Bartok, una polacca, un tedesco e un ungherese il tutto sotto la bacchetta entusiasta ed energetica di John Axelrod.
Di Grazyna Bacewicz è stato eseguito il concerto per orchestra d'archi del 1948, in tre movimenti, una pagina molto godibile e di piacevole ascolto con un secondo movimento molto intenso, un brano ben scritto con mezzi tradizionali. Direi una bugia se dicessi che questa musica mi ha coinvolto o eccitato in modo particolare. Per rimanere i quegli anni, il 1946 per essere precisi, Igor Stravinskij scrisse un concerto per archi, il Basel concerto, che mi sembra più interessante. Comunque la proposizione di un brano della Bacewicz, che non è certo molto eseguita, almeno da queste parti, è assolutamente meritevole e gli archi dell'orchestra Verdi, ben diretti da John Axelrod le hanno fatto un bel servizio con una bella esecuzione.
Poi è arrivato il concerto per violino n. 1 op. 26 del 1866/1868 di Max Bruch. Credo che questa musica sia una delle pochissime di Bruch rimaste in repertorio. Certamente l'opera è accattivante: belle melodie, pathos, un adagio zuccheroso come pochi ed un finale zingaresco con un bel ritmo trascinante ma anche una bella e sicura scrittura orchestrale; un prodotto quindi confezionato con tutti i crismi per essere un brano di successo come infatti fu ed è. Ad eseguire il concerto è stato chiamato David Garrett che si è presentato sul palco con gli anfibi (come Stefano Montanari, il grande primo violino dell'Accademia Bizantina, del resto), una maglia chiara su cui c'era scritto qualcosa che non ho capito e c'erano un paio di facce stampate, una giacchetta, i capelli raccolti in un codino, tipo Ibrahimovic. David Garrett è, a quanto pare, il re del genere crossover, genere a metà tra il rock e il classico dove brani rock vengono rifatti per grande orchestra con arrangiamenti accattivanti ma accade anche il contrario con brani classici rifatti in chiave rockettara. Naturalmente le musiche classiche scelte devono essere adatte. Ad esempio Beethoven che è stato un grande rockettaro del passato è molto adatto, un po' meno Bach, ad esempio, troppo jazzistico e si sa che il jazz non piace molto alle donne, anche se non si capisce il motivo, e se manca il pubblico femminile buona parte del business si vanifica. Naturalmente queste sono operazioni di natura esclusivamente commerciale ed in un'epoca in cui le case discografiche vedono diminuire drasticamente le vendite di CD ben vengano, per loro, personaggi tipo Garrett; è vero però che è grazie ad operazioni di questo tipo che le medesime case discografiche possono realizzare altri CD con musiche magari di Kurt Weill o Charles Ives o John Coltrane che di copie ne venderanno veramente pochine. Non mi vengano invece a dire che con questi prodotti si avvicinano i giovani alla musica classica perchè sarebbe come dire che si avvicina qualcuno alla pittura facendogli vedere dei fumetti. Non è mai stato così, fin dai tempi nefasti di Sylvie Vartan e il suo immortale Caro Mozart (notare le parole), senza dimenticare questo struggente, nel senso che fa piangere, Waldo de los Rios. Non avevo mai sentito David Garrett prima di ieri sera se non nella performance che ha fatto sul campo dell'Allianz Arena di Monaco per la cerimonia inaugurale della finale di Champions League dove è uscito correndo sul campo suonando il violino. Certo se inciampava rischiava di fargli male come fece nel 2007 con un Guadagnini del 1772 quando a Londra inciampò e lo fece a pezzi; spero che almeno non fosse lo Stradivari. David Garrett, comunque, è un bravo violinista che ha eseguito bene il
concerto, con qualche imperfezione, ma solo Heifetz era perfetto. L'unico appunto che mi sentirei di fare è quello sul tempo adottato nel finale, che secondo me era troppo veloce per cui il discorso diventava affannoso senza acquistare in eloquenza ed energia. Per intendersi meglio (molto) questo. Comunque recentemente ho ascoltato vari violinisti e, prendendone una che ha circa la sua età, Hilary Hahn, devo dire che per me è molto più brava, senza dubbio. Grande fibrillazione e ormoni a palla in buona parte del pubblico femminile, neanche avessero mai visto un bravo violinista in Auditorium: ci dimentichiamo un certo Joshua Bell? oppure Daniel Hope che fece un primo concerto di Shostakovich da antologia? Ma forse il "bravo musicista" non c'entra proprio. (Forse???) Comunque spero che David Garrett non vada avanti per tutta la vita a fare crossover, anche perchè di sicuro verrà fuori qualche altro violinista maschio o femmina che prenderà il suo posto, mentre, studiando, diventerà un grande violinista.
Per finire il Concerto per orchestra di Bela Bartok, un autore che mi coinvolge sempre molto e che personalmente considero uno dei più grandi, se non il più grande, della prima metà del '900, un autore la cui musica ha un contenuto spirituale altissimo. La composizione gli fu commissionata dalla Boston Symphony Orchestra nel 1943. Bartok si era rifugiato negli Stati Uniti alla fine di ottobre 1940 fuggendo da un'Ungheria sempre più ostile ma era già stato negli Stati Uniti, in aprile/maggio dello stesso anno, ed aveva registrato con il grande violinista Benny Goodman e il grande violinista Joseph Szigeti una sua composizione, Contrasts. Il concerto per orchestra, essendo scritto per una grande orchestra americana, famosa per il suo virtuosismo in tutte le sezioni, è scritto in modo molto brillante e tutti gli strumenti, prima o poi, hanno modo di mettersi in evidenza. Ciò accade in modo molto evidente nel secondo movimento, dove a coppie entrano tutti i fiati, ottoni compresi che si distendono in un bellissimo corale. Il titolo stesso della composizione, concerto, rimanda ad un tipo di scrittura che serve a mettere in evidenza la bravura di uno o più solisti; in questo caso è tutta l'orchestra che è chiamata ad essere molto virtuosa. Bartok però è bravissimo a non scrivere un brano puramente esteriore e roboante tanto che il concerto ha anche momenti oscuri, tenebrosi, notturni, elegiaci come il terzo tempo o buona parte del brillante primo movimento, o nostalgici nella serenata del quarto movimento, interrotta da un elemento di disturbo da scacciare con un gesto. Il finale invece è molto brillante con un'elaborazione sinfonica magistrale. Un gran brano di musica, scritto benissimo, di grande effetto nonostante Bartok usi un'orchestra tutto sommato normale.
Molto bella l'esecuzione dell'orchestra ben diretta da John Axelrod con le prime parti tutte in bella evidenza.
Pubblico, sorprendentemente scarso, considerando che c'era David Garrett ed inoltre molti dopo la prima parte se ne sono andati con l'uscita di scena del loro idolo per il quale erano evidentemente venuti. Chissà che palle si sono fatti con la Bacewicz e Bruch, ma del resto era l'obolo da pagare per farsi autografare il CD che tenevano in mano mentre Bartok, probabilmente, rimarrà per loro un'entità aliena.
Personalmente detesto con ogni fibra della mia persona personaggi come Garrett... però hai ragione: è anche grazie a operazioni commerciali come quelle di cui è protagonista che si può mandare avanti tanta buona musica.
RispondiEliminaCondivido la tua passione per Bartok, un grande, davvero...
Ma oltretutto questo genere crossover dove vuole andare a parare? Se vuole fare rock, faccia rock senza scomodare Beethoven! E poi usare un preziosissimo Stradivari per suonare quella roba! Può benissimo usare uno strumento fatto a Taiwan.
RispondiEliminaPer vostra informazione David Garrett suona il violino da quando aveva 4 anni, a 10 ha fatto il suo primo concerto con l'orchestra Filarmonica di Amburgo e a 14 ha firmato il suo primo contratto discografico con la Deutsche Grammophon. Ha avuto tra i suoi maestri i più grandi violinisti del mondo, quali Ida Handel e Itzak Perlman e ha suonato con le orchestre e i direttori più importanti del mondo. Solo negli ultimi anni ha iniziato a suonare il genere cross over, e lo fa molto bene avvicinando alla musica classica molta gente poco affine a quest'ultima e alla musica in generale. Non ci trovo nulla di male. E' un bene che ogni tanto vengano fuori personaggi interessanti e diversi da questo mondo così conservatore.
RispondiEliminaNon metto in dubbio che Garrett abbia studiato a fondo il violino. Infatti è molto bravo. Personalmente però non mi piacciono questi prodotti musicali e ci sono fior di giovani violinisti, Francesca Dego, ad esempio, che a 23 anni incide i capricci di Paganini e non è certo la rappresentante di un mondo conservatore e parruccone al quale io stesso non appartengo nel modo più assoluto. Per quanto riguarda l'avvicinare la gente alla musica cosiddette generalmente "classica" non ci credo.
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