Ieri sera al Conservatorio, per l'ultimo concerto della stagione della Società del Quartetto, il pianista Andrea Lucchesini e il Quartetto di Cremona hanno fatto un concerto meraviglioso dove hanno eseguito i quintetti di Schumann, Shostakovich e Brahms. Come si vede, un programma veramente impegnativo sia per chi suonava sia per chi ascoltava.
Il quintetto in mi bemolle maggiore di Schumann op. 44 del 1842 è un'opera piena di slancio con delle ombre d'angoscia come all'inizio dello sviluppo del primo movimento, che viene superato dal vortice pieno di vitalità del tema principale, o il secondo movimento, quasi una marcia funebre con un passaggio centrale agitato che si fonde in modo meraviglioso e drammatico con il tema della marcia. Anche lo scherzo è pieno di forza con quelle scale che vanno in su e in giù e contiene due trii, il primo sognante, il secondo tempestoso e molto dinamico. Il finale parte con grande forza e slancio senza trovare però un vero gesto conclusivo se non nel momento in cui, su una fermata, ritorna il primo tema del primo movimento combinato con quello principale del finale in una fuga: momento magico e di gran emozione dove il più grande sentimento si fonde con la forma più rigorosa.
Il quintetto di Shostakovich fu composto nel 1940 sostanzialmente per avere un brano da suonare con il Quartetto Beethoven, complesso con il quale Shostakovich ebbe un sodalizio durato per tutta la vita e per il quale scrisse praticamente tutti i suoi quartetti. Il quartetto è in cinque movimenti e si sviluppa attorno al movimento centrale, lo scherzo, che ha un carattere ironico, quasi buffonesco, una di quelle musiche di Shostakovich allegre per forza che diventano talmente allegre da confinare con il loro contrario. I primi due movimenti, un preludio e una fuga, sono invece molto introspettivi e la fuga, almeno come atmosfera, rimanda alla fuga iniziale del quartetto in do diesis minore di Beethoven op. 131, mentre gli ultimi due, un intermezzo ed un allegretto rasserenano il clima. Il quintetto si conclude di fatto su un tono infantile, elegiaco, come un sogno, una delizia. Molto strano questo finale e si sarebbe portati a credere che Shostakovich ci nasconda, dietro il carattere un po' civettuolo di questa musica, un'angoscia, una tristezza, ma forse, secondo me, voleva essere proprio lieve lieve, voleva almeno per una volta concludere con un sorriso, una carezza, un gesto d'amore e sottovoce.
Infine il monumento più grande, il quintetto in fa minore op. 34 di Brahms. Opera dalla genesi complessa che nasce come quintetto per archi, sull'esempio del capolavoro di Schubert, per poi diventare un pezzo per due pianoforti ed approdare infine alla forma definitiva del quintetto per pianoforte ed archi; il tutto lo occuperà tra il 1862 e il 1865. L'opera è effettivamente impressionante per le dimensioni e per la logica della costruzione. Brahms non è Schumann. In Brahms i sentimenti sono quasi trattenuti. Alla fine di Schumann sono uscito stravolto e travolto, in uno stato quasi di esaltazione; anche alla fine di Brahms sono uscito travolto ma rimanendo sempre ben attaccato con i piedi per terra.
Le esecuzioni sono state tutte bellissime. Lucchesini è un gran pianista, sempre preciso, a tempo, perfettamente integrato con il quartetto. Il Quartetto di Cremona, che avevo già avuto modo di apprezzare in un concerto del febbraio scorso, ha rivelato una qualità nella concertazione di grandissimo livello, rendendo chiari anche i passaggi più complessi, sempre intonati anche nei registri più ardui. Il Quartetto di Cremona, che è una ancora giovane formazione, è di sicuro avviato a diventare negli anni uno dei più grandi ensemble quartettistici a livello mondiale. Pubblico numeroso ma non quanto avrebbe meritato l'occasione. Successo trionfale come raramente accade di sentire.
Così si è conclusa questa stagione del quartetto.
La prossima stagione sarà proiettata verso il 2014, anno in cui si celebrerù il 150° anniversario della fondazione della società e vedrà una successione di grandi concerti con Andras Schiff e il Quartetto di Cremona che inizieranno un progetto biennale di esecuzione di tutte le sonate per pianoforte e dei quartetti di Beethoven, con la violinista Viktoria Mullova, Ton Koopman, Yuri Temirkanov, il Trio di Parma, la violoncellista Sol Gambetta, i King's Singers, ecc.
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