Ieri sera al Conservatorio, per le Serate Musicali il violinista Gil Shaham, con il suo Stradivari del 1699 "Contessa di Polignac",e il pianista Akira Eguchi hanno fatto un bel concerto.
Nella prima parte hanno suonato la sonatina n. 2 in la minore di Schubert D 385, che ha la leggerezza di un lied trascritto per violino e pianoforte e successivamente il solo violinista ha eseguito la sonata n. 3 BWV 1005 per violino solo di Bach, che è uno dei più grandi monumenti alla musica di tutti i tempi, massima espressione della musica per violino solo; impressionanate vederla suonata.
Nella seconda parte i due artisti hanno suonata la sonata "Niggunim" di Avner Dorman, di cui lunedì scorso Hilary Hahn aveva eseguito il brano dal titolo "Memory Games"; la sonata è dedicata ai fratelli Gil e Orli Shaham (pianista) ed è stata eseguita in prima assoluta il 16 aprile 2011. La sonata è in quattro tempi, con lo schema Adagio - Allegro - Adagio - Allegro dove l'autore recupera varie tradizioni musicali ebraiche. Si tratta certamente di un brano molto ascoltabile e godibile con belle atmosfere nei movimenti lenti e ritmi eccitanti nei movimenti più vivaci ispirati al folklore georgiano e macedone; il finale, in particolare, è particolarmente trascinante: un vero finale virtuosistico che non mi stupirei se venisse adottato da qualche jazzista.
Successivamente è stata eseguita la sonata per violino e pianoforte "In the Country of Lost things" di Julian Milone, secondo violino della Philharmonia Orchestra, che ha composto questo brano su commissione di Gil Shaham. La sonata è stata eseguita in prima assoluta il 3 maggio 2012 a Londra; è in tre movimenti con lo schema Adagio - Allegro - Adagio. La sonata è ispirata dall'omonimo libro di John Auster dove si parla di una ragazza che in una New York post apocalisse cerca di sopravvivere e va alla ricerca del fratello. Aderendo a questo schema la sonata, nei movimenti estremi, manifesta una natura nostalgica, sentimentale, come sull'orlo del nulla, mentre nel movimento centrale si anima in una concitazione che può ricordare qualcosa di Shostakovich o, in modo più parziale, di Prokofiev. Un bel brano di grande atmosfera che sarebbe adattissimo come colonna sonora di qualche film che parli di solitudine o qualcosa di simile.
Per finire la Fantasia da Concerto su Carmen op. 25 di Pablo Martín Melitón de Sarasate y Nevascués, grandissimo violinista post paganiniano. Il brano, che naturalmente sfoggia un virtuosismo stratosferico, è molto divertente, a tratti delirante e che alla fine strappa per forza l'applauso.
Infine, come bis, il Clair de Lune di Fauré, in versione per violino e pianoforte.
Gran successo per Gil Shaham che ha suonato con gran suono sempre molto bello e per il pianista che lo ha accompagnato in modo molto efficace.
Pubblico un po' rarefatto. Molti applausi un po' per tutti i brani ma soprattutto per Bach, Dorman e Sarasate.
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