Avendo qualche annetto, a dire il vero non tanti, e avendo iniziato ad andare per concerti nel 1968 con varie agevolazioni come iscritto alla Gioventù musicale, ebbi la possibilità di ascoltare nel luglio del 1969 un concerto alla Scala diretto da Sir John Barbirolli che sarebbe morto esattamente un anno dopo. Ero ben conscio di chi fosse Barbirolli e lo ascoltai con grande devozione. Eseguì il quinto concerto per violino di Mozart, quello con il finale alla turca, con un violinista che non ricordo e, nella seconda parte, la quinta di Mahler. Ho dei ricordi a sprazzi di quelle esecuzioni. Ricordo però due cose. La prima è il gesto di Barbirolli, essenziale, aristocratico, bellissimo a vedersi e chiarissimo. La seconda è il pubblico della platea e dei palchi (io e i miei amici eravamo in prima galleria centralissimi e potevamo vederli molto bene) che durante l'esecuzione della sinfonia di Mahler, alla fine di ogni movimento, quasi fosse una fermata del tram, se ne andavano. Uno addirittura se ne andò a metà del finale tenendosi la pancia, preso probabilmente da un attacco fulminante di un qualche malanno intestinale. Insomma, se alla fine non c'eravamo noi della galleria ad applaudire il povero Barbirolli di applausi ne avrebbe presi ben pochi. E meno male che c'era Mozart all'inizio perchè quando l'anno dopo, credo, il grande Jasha Horenstein venne a dirigere la VII di Mahler, e il concerto prevedeva solo quel pezzo, la gente non venne addirittura e così in platea ci saranno state 100 persone a dir tanto e i palchi erano praticamente deserti. Altri tempi. Comunque Claudio Abbado, con programmazioni di quel tipo, formò una generazione di pubblico che in buona parte è quella che ancora oggi, con qualche annetto in più, riempie le sale milanesi. Si spera però che arrivino nuovi giovani e che siano curiosi.
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