domenica 1 aprile 2012

Christoph Eschenbach

Questa mattina, grazie alla gentilezza della mia vicina, la signora Boch, che, per chi ama le belle lettere francesi, era la moglie del prof. Raoul Boch, l'autore del dizionario italiano-francese, e che dopo la sua morte ne ha continuato l'opera con nuove edizioni, sono stato alla Scala con lei per la prova aperta del concerto che Christoph Eschenbach dirigerà questa sera e che sarà trasmesso in una novantina di cinema un po' ovunque.
Christoph Eschenbach è una persona dalla storia personale tristissima. Rimane orfano di madre alla nascita nel 1940 e poco dopo perde il padre che era un oppositore del regime nazista; perde poi altri parenti e viene adottato da una nuova madre che suonava il pianoforte. Con tutti quei traumi il piccolo Christoph non parla e trova una via d'uscita da quella situazione bloccata solo tramite la musica e il pianoforte. Diventa così un pianista ma studia successivamente anche direzione d'orchestra. Conoscevo Eschenbach pianista già dagli anni '70 per le sue incisioni con Fischer-Dieskau dei lieder di Schumann. Dico sinceramente che lo conosco piuttosto poco come direttore.
Questa mattina dirigeva la Sinfonia in do maggiore detta "Jupiter" di Mozart e la prima sinfonia di Brahms. Sinceramente ho apprezzato Mozart, soprattutto il movimento lento, diretto con grande sensibilità ed anche profondità; anche il resto però era piuttosto bello, soprattutto il finale, ma anche il primo movimento è stato molto ben eseguito con molta partecipazione con i silenzi carichi di tensione. Brahms invece mi ha convinto un po' meno soprattutto nei due tormentati movimenti estremi. Mi è parso che in quei movimenti i cambi di tempo fossero faticosi e che quindi il tutto risultasse poco naturale e che il discorso facesse un po' fatica a scorrere.
Buona la prestazione dell'orchestra dove ho apprezzato molto i fiati, flauti, oboi e clarinetti su tutti.
Purtroppo l'acustica della Scala non è ottimale quando l'orchestra esce dalla buca; non che si senta male ma in Auditorium o al Conservatorio la presenza del suono è ben diversa. Poi ci sono delle cose che danno un po' fastidio, ad esempio i timpani. Già l'avevo notato con i concerti della Verdi in Scala dove i timpani suonavano insolitamente secchi e come dei tamburi e con la Filarmonica era la stessa cosa. Nel finale della sinfonia di Brahms i timpani sforavano in modo un po' fastidioso integrandosi poco con il resto dell'orchestra. Molto buoni gli archi con un bel suono caldo, soprattutto in Brahms, ma del resto con 16 violini primi, 14 secondi, 12 viole, 10 violoncelli e 9 contrabbassi il volume di suono prodotto era certamente molto imponente.
Molto pubblico anche perchè andare a queste prove aperte rappresenta una possibilità per andare a sentire a prezzi abbordabili un concerto in Scala, anche se è una prova ma dove i pezzi sono suonati senza interruzioni e al più il direttore apporta qualche correzione alla fine dell'esecuzione.

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