Ieri sera sono andato a sentire la Johannes-Passion di J.S.Bach in Auditorium con Ruben Jais alla testa dell'orchestra e del coro della Verdi e con un gruppo di bravi cantanti.
Ormai è tradizione da anni che di quest'epoca si esegua una delle due passioni di Bach. Quest'anno è toccato alla passione secondo Giovanni, più breve ma più drammatica della passione secondo Matteo. Ogni anno sento queste musiche in modo diverso. Quest'anno ho iniziato con una strana agitazione, un po' come l'inquieto e tormentato coro iniziale, e ho terminato del tutto tranquillo, quasi cullato da quel coro straordinario, Ruht wohl, che conclude la passione prima del corale finale. Probabilmente la mia agitazione era dovuta al fatto che per me è molto difficile rapportarmi a questa musica dal punto di vista religioso, visto che in realtà inconsciamente mi risulta impossibile o quasi avere una autentica fede religiosa, per cui ho vissuto l'ascolto di questa musica come un fatto drammatico ma che mi ha obbligato a fare un percorso, una specie di via crucis da cui però alla fine sono uscito come pacificato; diciamo che ho vissuto il percorso musicale come un cammino verso uno stato di serenità problematica.
L'esecuzione è stata molto bella. Brava tutta l'orchestra e il coro. Nell'orchestra mi è parso che accanto a Gabriele Mugnai sedesse la prima viola della Verdi Barocca, così mi è parso, se non sbaglio, e lo si è visto bene nel pezzo con le due viole d'amore. Forse anche nel coro c'era qualche elemento della Verdi Barocca.
Tra i cantanti metto su tutti Makoto Sakurada che come al solito ha svolto al meglio il ruolo dell'Evangelista e Christian Senn, che ha cantato le arie del basso e faceva Pilato; entrambi vecchie conoscenze in Auditorium che hanno svolto il loro compito anche con una notevole ricerca psicologica ed espressiva dei personaggi. Del resto la Passione è una sacra rappresentazione e Bach aveva anche un certo gusto teatrale visto che amava molto l'opera che andava a sentire quando poteva.
Molto buono il Gesù svolto dal basso Thomas Tatzl e il contraltista David Hansen, che era già stato in Auditorium per lo scorso Rinaldo di Haendel.
Sul tenore Randall Bills avrei qualche dubbio; qui e là mi sembrava un po' forzato e sembrava leggermente in difficoltà quando doveva cantare lunghe sequenze di note sul forte.
Molto bravo anche il sopranista Paolo Lopez che aveva già cantato nell'occasione dell'oratorio di Natale, la scorsa Epifania. Però a questo proposito vorrei dire una cosa che nasce dall'ascolto del canto del sopranista.Io sono d'accordo che la musica barocca si debba suonare su strumenti originali per ragioni di suono e storiche ma si può anche suonare, come ieri sera, su strumenti moderni a patto che lo si faccia con buon gusto. Sono assolutamente d'accordo che il coro non possa essere formato da 100 o da 80 persone; come ieri sera una quarantina scarsa di coristi bastano e avanzano per ragioni storiche e per ragioni di equilibrio con l'orchestra (ne pasterebbero anche solo 16). Però, soprattutto sul sopranista, ho delle perplessità. Sarà vero che ai tempi di Bach le donne non cantavano in pubblico ma oggi cantano e francamente mi disturbava un po' ascoltare l'ottimo Lopez fare quella che a me sembrava una grande fatica per cantare una parte che una donna avrebbe cantato altrettanto bene ma senza particolare sforzo e con più naturalezza.
Molto pubblico e grande successo.
PS
Quasi sempre dedico l'ascolto di un concerto o di un brano a una persona viva o morta. Ieri, 4 ottobre, sarebbe stato il compleanno di mio nonno materno che era del 1895. Un grandissimo uomo che per me ha avuto un'importanza straordinaria nella mia vita quando ero un bambino e che mi porto sempre dentro, per cui questo ascolto era dedicato a lui.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento