Il concerto della Verdi di questa settimana allineava una serie di musiche assolutamente deliziose.
Si tratta di musiche appartenenti ad un periodo ben preciso, dal 1772 della Sinfonia n. 45 di Haydn "Gli addii", al 1800 del concerto per arpa di François-Adrien Boieldieu (alla fine dell'esecuzione del concerto la mia amica Cristina ha esclamato: "Ma che moderno questo pezzo!"), passando attraverso la Serenata notturna KV 239 di Mozart del 1776 e il concerto per pianoforte in re maggiore (trascritto per arpa) di Haydn, del 1782.
La Serenata notturna di Mozart, primo brano in programma, prevede un quartetto di solisti, due violini, viola e contrabbasso, nell'occasione quattro prime parti dell'orchestra, e un'orchestra d'archi e timpani di ripieno. Il finale, un rondò, si basa su un tema abbastanza civettuolo ed anche un po' petulante; ci sono anche alcune fermate dove si può improvvisare, cosa che i quattro solisti e la timpanista, per finire, hanno fatto egregiamente a turno e con buon gusto (è facile esagerare).
Il concerto si è concluso con la sinfonia in fa diesis minore di Haydn, detta "gli Addii" per via del finale dove gli strumentisti se ne vanno fino a lasciare solo la spalla e la prima parte dei secondi violini, nella fattispecie i bravi Luca Santaniello e Lycia Viganò. Al di là di ciò questa è una sinfonia drammatica ed estremamente interessante, soprattutto il secondo movimento dove ad un certo punto, dove ti aspetteresti la conclusione della frase musicale, la musica si perde come chi, assorto nei propri pensieri, perde il filo del discorso. Molto bella e sensibile l'esecuzione di Claus Peter Flor.
I due brani centrali erano due concerti che vedevano all'opera la prima arpa dell'orchestra, Elena Piva. Il primo brano era il famoso concerto in Re maggiore per pianoforte di Haydn trascritto per arpa. E' vero che la scrittura pianistica di Haydn non è particolarmente difficile ma un conto è suonare il concerto sul pianoforte ed un conto è farlo su un'arpa, ma Elena Piva è stata bravissima ed è stato bravissimo anche Claus Peter Flor perchè ovviamente la sonorità di un'arpa è diversa da quella di un pianoforte e quindi il concerto, pur fatto dalle stesse note, si è trasformato in qualcosa di diverso e di più delicato.
L'altro brano era invece un vero concerto per arpa, quello di François-Adrien Boieldieu del 1800. Gran bel concerto con un finale molto strano, per essere il finale di un concerto in do maggiore. Non è certamente un finale tutto serenità e luminosità, anzi. Il finale è preceduto da un breve andante dal carattere piuttosto oscuro che non può essere disgiunto dal vero e proprio finale che inizia in modo ansioso ed inquieto per poi illuminarsi verso la fine. Il tutto dona però a questo pezzo un carattere elegiaco e poetico assolutamente in sintonia con la natura dell'arpa. Bellissima l'esecuzione di Elena Piva ottimamente coadiuvata dall'orchestra bel diretta da Claus Peter Flor.
Grande successo personale per Elena Piva e successo in generale per il concerto nel suo insieme.
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