sabato 11 febbraio 2012

Kremerata baltica


Colpevolmente, lo ammetto, non avevo mai ascoltato dal vivo né Gidon Kremer né la sua Kremerata Baltica. Ieri sera l'occasione è arrivata nell'ambito delle Serate Musicali con un bel concerto dove sono stati eseguiti il quartetto i do diesis minore Op. 131 di Beethoven, il concerto per pianoforte, tromba e archi Op. 35 di Shostakovich e il frammento da "Target" di Leonid Desyatnikov, preceduti da un fuori programma, la Passacaglia di Arvo Part.
Il quartetto di Beethoven Op. 131, il più mostruoso di tutti i quartetti (mi pare che sia una citazione dal Doctor Faustus di Thomas Mann), che risale al 1826, è la sua penultima composizione completa; poi sarebbe venuto l'ultimo quartetto in fa maggiore Op. 135 e il nuovo finale per il quartetto in si bemolle maggiore Op. 130, in sostituzione del finale originale pubblicato a parte come Grande fuga, Op. 133. Gli ultimi 5 quartetti di Beethoven sono la classica cosa che mi porterei sull'isola deserta, con poco altro.
Fino a ieri sera non avevo mai ascoltato dal vivo il quartetto in do diesis minore Op. 131, non c'era mai stata l'occasione; per altri sì, l'opera 130, l'opera 132 sempre eseguiti dal Quartetto Italiano. Ricordo in particolare l'esecuzione del quartetto in la minore Op. 132 con il Quartetto Italiano alla Scala il 26 marzo 1977, che era esattamente il 150° anniversario della sua morte. Ero in un palco di proscenio e avevo davanti a me i quattro membri del quartetto; credo di non aver mai più provato un'emozione così profonda come quella volta guardando quelle pagine un po' sgualcite dall'uso e sentendo l'intensità del suono dei loro strumenti.
Ieri sera Kremer e il suo ensemble hanno eseguito il quartetto in una intelligente trascrizione per orchestra d'archi. Dico intelligente perchè in diverse occasioni suonava il solo quartetto delle prime parti mentre gli altri entravano per rinforzare e nei momenti più intensi. Veramente una bella trascrizione che non rovinava la tessitura quartettistica così pura di Beethoven. L'esecuzione è stata bella, forse poco intenso l'inizio, per la qualità del suono e il modo di mettere in evidenza gli sforzandi, ma poi le cose si sono sistemate e il quartetto è corso via felicemente per tutti i suoi 7 movimenti da suonarsi senza interruzioni fino al clamoroso finale che smuoverebbe l'animo anche del più insensibile ascoltatore di musica. Forse anche qui, proprio prima dei tre accordi conclusivi, quando la musica si accascia su se stessa sullo spunto melodico che è lo stesso, invertito, dell'inizio, il suono poteva essere più velato, più ineluttabile, più sconsolato; comunque una grande esecuzione.
Cosa si può suonare dopo un pezzo così? Qualcosa di molto diverso come il dissacrante e divertante primo concerto di Shostakovich, che quest'anno si era già sentito anche in Auditorium. Grande musica e divertimento con un finale scoppientante tra citazioni beethoveniane ed altro; però, come poi accadrà anche nel secondo concerto, il movimento lento è lirico, poetico ed anche un po' malinconico.
Per finire il brano di Leonid Desyatnikov i Frammenti da "Target". Target è un film satirico prodotto nel 2011; satira sugli oligarchi russi e i nuovi ricchi che con un jet privato si recano in un deserto della Mongolia per godere delle radiazioni di una centrale radiottoattiva in disuso, radiazioni che dovrebbero prolungare la loro giovinezza... La musica è deliziosa, in 5 parti, la prima una cineseria con lievi glissando del violino, una cadenza pianistica cui segue il terzo brano che è un'invenzione sul primo esercizio dello Hanon (chi strimpella anche poco il pianoforte sa di cosa parlo) seguito dal quarto brano "Tannhauser" dove i violoncelli intonano una celebre aria dell'opera con l'accompagnamento, molto wagneriano, degli altri archi, gli incisi di una tromba, del pianoforte, di un toy piano e colpi di campane e per finire un Foxtrot.
Infine un bis, il famoso Liebeslied di Kreisler.
Pubblico, non tanto quanto me ne aspettavo, considerando la fama di Kremer; c'era mezza sala vuota, o piena, a seconda di come la su vuole vedere. Strano, perchè quando due settimane fa ero andato in Corso Buenos Aires alla sede delle Serate Musicali per acquistare il biglietto, la pianta del teatro mostrava pochissimi posti liberi e avevo preso gli unici due vicini, per me e mia moglie. Il pubblico si sarà impaurito per l'ultimo brano di Leonid Desyatnikov, un brano nientemeno del 2011? Forse, infatti ho visto diversa gente lasciare la sala dopo Shostakovich approfittando degli applausi per svignarsela. Mah... Vorrei dire la musica contemporanea odierna non è come quella degli anni '50 e '60; quelle sì che mettevano paura e poi, dico: "Ma, signori" Un po' di curiosità, ovvia!".
Un'ultima osservazione sul violino di Kremer che è un Nicola Amati, maestro di Stradivari e Guarneri, del 1641. Ebbene nel 1641 era ancora vivo Monteverdi mentre Vivaldi e Bach non erano ancora nati; impressionante trovarsi di fronte ad un fragile strumento di legno che dopo 340 anni, dopo essere passato di mano in mano, suona ancora, allora Cavalli e Lully, oggi Desyatnikov e Shostakovich.

2 commenti:

  1. Ero presente anche io al concerto di iera sera...e sono proprio contento di non essermelo perso.

    La Kremerata Baltica è sicuramente una orchestra dinamica ed interessante...per giunta ha appena compiuto 15 anni di vita.

    Spero di poterli risentire il 27 febbraio alla Scala.

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  2. Sì, bravi e giovani. Bel concerto. Non credo di poter andare alla Scala...

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