giovedì 9 febbraio 2012

La Verdi Barocca


Ieri sera la Verdi barocca ha continuato la sua stagione concertistica tornando al filo conduttore di quest'anno, ovvero il concerto, e lo ha fatto proseguendo con i brandeburghesi di Bach, il V e il IV, dopo il I e il III del concerto inaugurale e i 6 concerto grossi in sette parti per due violini e violoncello obbligato di Alessandro Scarlatti.
Mi risulta che oggi Alessandro Scarlatti sia un autore abbastanza dimenticato. Probabilmente soffre il confronto con il geniale figlio Domenico, ma è un confronto piuttosto assurdo. L'attività musicale di Alessandro Scarlatti si svolse soprattutto nell'ambito della musica vocale ma scrisse anche diversa musica strumentale e per la tastiera. I sei concerti presentati possono essere suddivisi in due gruppi di tre dove in ogni gruppo i primi due sono in minore ed il terzo in maggiore. I concerti in minore sono piuttosto severi, con movimenti fugati e tempi gravi molto espressivi e ricchi di cromatismi ma anche con movimenti di danza come l'allemande del primo concerto o il mnuetto del secondo e del quinto concerto. I due concerti in maggiore, il terzo in cinque tempi ed il sesto in quattro, sono molto più concertanti, solari e scintillanti nei violini con inserti virtuosistici del primo violino che trova modo di emergere nell'alternanza solo/tutti che altrimenti, nei concerti in minore, è poco avvertibile.
I sei concerti Brandeburghesi di Bach sono tutti diversi tra loro in quanto ogni concerto è scritto per un organico diverso, cosa questa che permette a Bach di sperimentare diverse combinazioni strumentali giocando con la musica e con gli strumenti che sono chiamati a cimenti virtuosistici molto impegnativi. Così nel quinto concerto gli strumenti solisti sono il flauto traverso, il violino ed il clavicembalo, chiamato quest'ultimo ad una difficile cadenza alla fine del primo tempo, non una cadenza nel senso ottocentesco del termine, ma un intervento solistico assolutamente organico e logico nell'economia generale del discorso musicale, mentre nel quarto i solisti sono due flauti diritti e il violino, quest'ultimo impegnato in volate e strappate piuttosto folli nel finale.
Bravi i solisti, Davide Monti (violino), Francesca Torri (flauto) e Davide Pozzi (clavicembalo) nel quinto concerto e Gianfranco Ricci (violino), Manuel Staropoli e Lorenzo Cavasanto (flauti) nel quarto, che hanno suonato tutti anche con una bella creatività. Precisa ed appassionata come sempre la direzione di Ruben Jais.
Pubblico numeroso e, mi è parso, soddisfatto.

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