venerdì 24 febbraio 2012

Karol Szymanovski


Quello di ieri sera era un concerto che, sulla carta, mi lasciava un po’ perplesso per l’abbinamento dei brani, però era anche un concerto in cui si poteva ascoltare una composizione certo non frequentemente eseguita come il primo concerto per violino di Karol Szymanovski, che ha fatto seguito all'esecuzione di qualche anno fa del secondo concerto fatto dalla violinista Natasha Korsakova e questa proposta anche di brani meno eseguiti è una caratteristica costante dei concerti dell'Orchestra Verdi. Un'altra caratteristica di questi concerti è la proposta all'attenzione del pubblico di giovani artisti, solisti e direttori d'orchestra, che con scelte intelligenti hanno fatto in modo che su quel palcoscenico siano passati anche artisti che oggi sono universalmente famosi ed osannati.
Il concerto è iniziato con il brano che si buon ben dire sia quello con il quale la musica entra nel XX secolo, ovvero il Prélude à L’après-midi d’un faune di Debussy. Bella l’esecuzione soprattutto, secondo me, dalla metà in avanti, dall’assolo di violino quando la musica sembra avvolgersi su se stessa in una lontananza sempre maggiore fino spegnersi. L’inizio mi è parso un po’ rigido e le pause, tra un glissando d’arpa e l’altro con quei corni così morbidi, poco misteriose e languide. Poi è arrivato il primo concerto per violino op. 35 di Szymanovski del 1916, e quindi appartenente al periodo in cui Szymanovski, superato il periodo straussiano e wagneriano, sentirà profondamente l’influsso di Debussy e di Ravel. Il concerto è in un solo movimento e si snoda in modo continuo passando tra vari episodi ora lirici ed estatici ora più agitati. Pare evidente che il concerto nasconda un programma anche se lo stesso Szymanovski disse che la conoscenza del programma non era un prerequisito per la comprensione del pezzo. Comunque pare che l’idea sulla quale il concerto poggia derivi dal poema Notte di maggio di Tadeusz Micinski, poeta polacco surrealista ed espressionista. In effetti il concerto inizia e finisce in un clima di pura magia ed ha una grande carica espressiva, una grande intensità. Personalmente considero l’inizio del concerto uno dei più belli e poetici quando dal brusio dell’orchestra che si spegne e sale sempre più in alto con il clarinetto, l’oboe e il flauto entra il violino su un mi bemolle acuto che tiene per quasi due battute con un leggero crescendo ma sempre dolce e da questa nota parte una melodia che sembra non dover mai finire. Questo concerto, però, pur essendo costruito così liberamente prevede un tradizionale punto di fermata dell’orchestra per la cadenza scritta dall’amico, e ispiratore del concerto, Pavel Kochański. Personalmente l’esecuzione della violinista svizzera di Losanna Rachel Kolly d'Alba, classe 1981, mi è piaciuta molto. Se dovessi fare proprio un appunto lo farei all’entrata del violino che poteva essere un po’ più intensa e poetica e al volume di suono sviluppato dal suo violino che in alcuni momenti tendeva a scomparire. Comunque una violinista di gran carattere e personalità che, mi pare, ha trovato una bella intesa con il direttore Axelrod e con l’orchestra, molto molto brava. Nell’intervallo ho acquistato un suo CD con le sonate di Ysaye, di cui come bis aveva fatto il primo tempo della V sonata e me lo sono fatto autografare aiutandola a scrivere il mio nome, che è sempre un problema, facendole lo spelling lettera per lettera. Sembravamo il maestro e la scolara: è stata una cosa simpatica.
Nella seconda parte del concerto è arrivato Ciaikovskij con due suite da due suoi balletti, la Bella addormentata e il Lago dei cigni. Questa non è certo il tipo di musica che prediligo però ammetto che si tratta di musica divertente. In particolare mi piacciono i valzer, anzi considero i valzer russi, con quelle linee dei bassi così eleganti, i valzer più belli, migliori di quelli viennesi. Certo poi ci sono anche momenti un po’ problematici come la Danse Napolitaine dal Lago dei cigni, con quella tromba così volgare, però ascoltandola mi veniva in mente Stravinskij e Petruchka, ad esempio, o anche certi passaggi del Pulcinella. Anche questo era il modo in cui un russo vedeva l’Italia nell'ottocento, vedi anche quell’orrore del Capriccio Italiano; ben diverso invece il Souvenir de Florence, brano che non ho mai avuto l’occasione di ascoltare dal vivo né per sestetto né per orchestra d’archi, grandissimo capolavoro di Ciaikovskij. Alla fine, comunque, ho trovato che quell’insieme di colori e di momenti di varia natura, ora nobili, ora poetici, ora volgari, ora divertenti di Ciaikovskij non si accostasse male alla prima parte del concerto nel segno della fantasia e dell’immaginazione.
Grande esecuzione dell’orchestra, dove le prime parti hanno tutte avuto l'occasione di uscire in primo piano, che con i russi va sempre a nozze, ben diretta dal maestro Axelrod che mi pare abbia un ottimo rapporto sia l’orchestra e stia sviluppando anche un bel rapporto con il pubblico.
Gran pubblico. Avevo dei timori, condivisi un paio di settimane fa anche con alcune persone della Fondazione, perché si temeva che la presenza del pezzo di Szymanovski potesse allontanare il pubblico e non bastasse la presenza di Ciaikovskij per attrarli. Invece il pubblico era molto numero con un sacco di giovani. Quando sono entrato nel teatro l’atrio era pieno di ragazzi e ragazze; forse c’erano state delle promozioni particolari, comunque fa sempre bene vedere il teatro quasi pieno se si considera che solo due settimane fa, con un programma apparentemente popolare dedicato a Dvorak di cui si eseguiva il concerto per violino e la VII sinfonia, il teatro, almeno il giovedì, era semivuoto. Inoltre il concerto di Szymanovski, che non è propriamente un brano molto conosciuto, ha avuto un grande successo, segno che o l’esecuzione in sé o quella musica hanno colpito molto favorevolmente il pubblico.

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