Ieri sera al Conservatorio per la Società del Quartetto si è tenuto un concerto con musiche per violino e pianoforte con Ray Chen al violino e Julien Quentin al pianoforte, entrambi ospiti per la prima volta del quartetto.
Il concerto si è aperto con la sonata KV 454 di Mozart, grande musica con un secondo movimento bellissimo e molto profondo nell'improvviso passaggio a minore; è come se improvvisamente si passasse da un mondo sereno e colorato in un mondo angoscioso e grigio, una magia musicale. Poi è arrivato Brahms con la sua sonata in re minore Op. 108, scritta tra il 1886 e il 1888. Assieme alla sonata Op. 100 e al doppio concerto Op. 102 questa è un'opera che fu scritta da Brahms come una mano tesa verso il vecchio amico e grande violinista Joachim con il quale aveva rotto l'amicizia e il sodalizio spirituale ai tempi della sua separazione dalla moglie, occasione in cui Brahms aveva preso posizione a favore della donna. I due si riavvicinarono e suonarono assieme la prima esecuzione di questa opera così intensa, poetica, nostalgica e piena di passione. Questa musica esprime un sentimento molto profondo; se è magnifico il sentimento dell'amicizia, quello della ritrovata amicizia è ancora più bello, maggiormente bello perchè espresso senza parole.
Nella seconda parte del concerto Chen ha eseguito la seconda sonata per violino solo di Ysaye Op. 27, opera un po' ossessionante con quei continui richiami al tema della morte tramite la continua citazione del Dies Irae, una ossessione che ricorda un po' quella analoga di Rachmaninov. Non mi appassiona in modo particolare la musica per violino solo ed in ogni caso, per gusto personale, in questo repertorio resto assolutamente un bachiano.
Il concerto si è concluso con due brani di Saint-Saens, l'Havanaise Op. 83 e la Introduzione e rondò capriccioso Op. 28, due opere molto piacevoli che però esprimono il meglio nella versione orchestrale.
Ray Chen ha suonato molto bene. Bel suono sempre ed in ogni situazione, sia nei momenti più calmi e lirici, sia nei momenti più concitati e tesi, come nel finale della sonata di Brahms. Personalmente però l'ho trovato complessivamente un po' freddino nel senso che nei momenti più intensi di Mozart o di Brahms (il secondo movimento o il finale) ci poteva essere un po' più di coinvolgimento e di intensità nel suono. Anche in Saint-Saens l'esecuzione poteva essere un po' più morbida. flessibile e affascinante; invece il tutto era eseguito alla perfezione, forse perfino un po' troppo. Comunque Ray Chen ha dato delle belle esecuzioni di queste musiche ed è di sicuro un violinista fenomenale (ha vinto il Queen Elisabeth del 2009 e il Menuhin del 2008), ha personalità in abbondanza ed è talmente giovane, 23 anni il prossimo marzo, che ha tutto il tempo, con quella dote di talento che ha, di maturare dal punto di vista dell'interpretazione.
Pubblico abbastanza numeroso ma non numerosissimo. Buon successo ma non clamoroso.
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