Recenti studi dei carteggi verdiani hanno portato alla luce alcune lettere tra Giuseppe Verdi e Francesco Maria Piave, ai tempi della loro collaborazione per Rigoletto.
In particolare in una lettera Verdi, come spesso faceva con i suoi librettisti, interviene sul testo dell'invettiva ben nota "Cortigian vil razza dannata" suggerendo al Piave una strana soluzione, ovvero "Sciitipoti,vil razza dannata". A dire il vero non si capisce bene la grafia per cui si potrebbe anche leggere Sciilipoti o Scilipoti, con ovvio riferimento agli Sciiti; si deve infatti tener conto che l'originaria ambientazione di Rigoletto non era Mantova, ma un paese orientale in cui un sultano, proprietario di un serraglio, rapiva una figlia di un buffone di corte a cui poi faceva tagliare la testa perchè la menava troppo con questa figlia, e la purezza, e il fiore del deserto, ecc. Il Piave, con la bonomia e la saggezza che era sua tipica come del popolo veneto gli rispose testuale: "Ma va là, ma va là, sempio d'un Bepi, vuto che se inimichemo sti Siiiiti che i xe rabiosi come cani! Alora metemo, Marrani, o Fioi de cani o Cortigiani".
Fra le alternative proposte Verdi, saggiamente, scelse "Cortigiani", anche se ciò comportò la modifica di tutta l'ambientazione trasferendo il tutto in una più tranquilla Mantova e così fu per l'eternità.
Meglio così perchè con i tempi che corrono con i paesi islamici quello "Sciitipoti" o "Scilipoti" sarebbe stato un bel problema.
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