venerdì 6 maggio 2011

Schumann e Mahler

Ancora una volta un concerto con musiche di Schumann, concerto per violino, e di Mahler, X sinfonia.
In entrambe i casi si tratta di due opere scritte alla fine sella vita creativa dei rispettivi autori ed entrambe le composizioni hanno avuto un destino postumo.
Schumann scrisse il suo concerto nell'ottobre 1853. Di lì a poco avrebbe cominciato a dare seri ed evidenti segni di squilibrio mentale che l'avrebbero portato al tentativo di suicidio del 1854, da cui internamento in un a casa di cura e morte nel 1856. Il concerto, scritto per Joachim, sopratutto per il finale, suscitò perplessità sia a Joachim sia a Clara, la moglie di Schumann, che non lo pubblicò, tanto che il concerto è privo di numero d'opera. Joachim tenne il manoscritto che avrebbe dovuto revisionare, cosa che non fece mai, così che alla sua morte nel 1907 il manoscritto finì in una biblioteca di Berlino dove rimase per 30 anni. Finalmente nel 1937 venne riesumato e fu eseguito per la prima volta. Questa riesumazione era anche motivata dal fatto che i nazisti avevano bisogno di un concerto di un tedesco che collegasse quello di Beethoven a quello di Brahms, dopo che aveva eliminato dal repertorio il magnifico concerto di Mendelssohn che aveva il solo piccolissimo torto di esere opera di un ebreo. Da allora il concerto viene eseguito, in realtà non molto spesso, ed inoltre basta considerare quante incisioni discografiche esistono del concerto di Mendelssohn e di quello di Schumann per capire a quale concerto vadano i favori dei violinisti. Se il concerto di Mandelssohn è molto brillante e permette al violinista di fare bella figura, pur considerando la difficoltà del pezzo, quello di Schumann è come accartocciato su se stesso, è mantenuto in un tono medio senza grandi voli che permettano al violino di brillare. E' un concerto piuttosto intimo con momenti molto belli, quelli più introspettivi, nel primo e nel secondo movimento. Il finale invece è un po' ripetitivo ma ha una sua eleganza. Mi sbaglierò, ma a me questo concerto ha sempre dato l'impressione di essere la rappresentazione in musica dello stato mentale di Schumann, una mente che aveva ancora qualche capacità di accendersi ma che si perdeva poi in divagazioni che aprono abissi di vuoto attorno a sè.
Il solista era Kolja Blacher, già primo violino dei filarmonici di Berlino che ha fatto un bis bachiano dove il suo Stradivari "Tritton" del 1730 ha fatto sfoggio del suo magnifico suono. Gran violinista, gran suono e bella interpretazione ben coadiuvata dal direttore, Junichi Hirokami.
Nella senda parte del concerto è arrivata la X sinfonia di Mahler. Qui la storia è un po' complessa perchè Mahler morì senza terminarla. Lasciò però 5 faldoni, uno per movimento, con bozze, schizzi e qualcosa di terminato. Mahler orchestrò il primo movimento e una trentina di battute del terzo. Il resto era scritto su quattro pentagrammi con indicazioni anche di strumentazione. Nel 1924 fu eseguito quanto Mahler aveva lasciato compiuto, l'adagio iniziale e una parte del terzo movimento.

Il completamento della sinfonia fu offerto a vari compositori, Schoenberg e Shostakovich, i quali rifiutarono anche perchè le carte erano confuse e non si capivano molte cose, compresa la sequenza dei movimenti. Inoltre la vedova Alma era perplessa sull'operazione e Bruno Walter, che si riteneva a ragione l'erede di Mahler, prese sempre una posizione assolutamente negativa su un qualsiasi tentativo di completamento della sinfonia, tanto che non eseguì mai neanche l'adagio iniziale, che evidentemente considerava, assieme ad altri studiosi, solo una bozza eseguibile ma non ancora definitiva e del tutto compiuta. Nel frattempo vari studiosi mahleriani iniziaro a prendere in considerazione le carte lasciate da Mahler che erano state pubblicate. Tra questi Deryck Cooke che per il centenario mahleriano del 1960 approntò una versione zero della sinfonia che fu eseguita dalla BBC di Londra diretta da Berthold Goldschmidt. Successivamente nel 1964, Bruno Walter nel 1962 era morto, si ebbe l'esecuzione della versione Cooke-1. Cooke poi fece una seconda versione pubblicata nel 1972, la Cooke-2 e dopo la sua morte avvenuta nel 1976 fu pubblicata, nel 1989, anche una Cooke-3 con alcune varianti apportate da altri studiosi e forse, ma non è certo, dallo stesso Cooke. Esistono inoltre anche altre versioni, ad esempio quella di Barshai, ma in genere la versione di Cooke, in particolare la Cooke-2, è quella che in genere viene eseguita da chi la esegue.
Diversi studiosi hanno sempre provato una netta ostilità per questa operazione. Ad esempio Ugo Duse nel suo bel libro su Mahler scriveva: "La Decima resta incompiuta all'Andante-Adagio: così l'hanno accettata Adler, Krenek, Webern, Walter, uomini che spiritualmente a Mahler furono più d'ogni altro vicini. Mai uno storico della musica, mai un artista avrebbe compiuto l'operazione di Cooke."
Cooke però ha precisato che il suo intento non era quello di completare la sinfonia, cosa impossibile perchè nessuno poteva mettersi nei panni di Mahler e divinare ciò che avrebbe fatto se fosse vissuto abbastanza, ma solo di rendere eseguibile ciò che Mahler aveva lasciato al momento della morte, cioè voleva solo rappresentare il punto di sviluppo a cui era arrivata la sinfonia al momento della morte di Mahler. Certo c'è da discutere e da disquisire su questo punto per i problemi che comunque pone, però si deve riconoscere che questa versione ci permette comunque di ascoltare questa sinfonia per quello che è. A dire il vero provo sempre un po' di disagio ascoltandola perchè vi avverto qualcosa che mi ricorda sempre che quello non è "veramente" Mahler, però ci sono dai momenti fantastici. A parte tutto l'adagio iniziale, con l'assolo delle viole e la musica veramente dilaniante e straziante che segue fino al culmine del grande corale con nove note diverse impilate per terze una sopra l'altra a formare un accordo realmente mostruoso, anche per come viene orchestrato, si trovano altri momenti molto belli in cui si può quasi intuire quello che Mahler aveva in mente. Il III movimento "Purgatorio", sinistro e spettrale, il IV movimento, un valzer malefico e lugubre che si spegne con un gioco dei timpani in pianissimo che creano un'atmosfera rarefatta e impalpabile da cui, con un gran colpo secco di grancassa, a cui ne seguono altri dieci ed ispirati al funerale di un pompiere visto a New York, si passa al V movimento che ha un inizio terribile, che ricorda una certa ambientazione da film dell'orrore e musicalmente la VI sinfonia, ma che successivamente si rischiara con una trasmutazione di timbri fino al flauto solo che suona una melodia di una bellezza incredibile. Terribile è il finale vero e proprio quando tutta l'orchestra si spegne; in quel punto i violini fanno un glissando dal basso verso l'alto dove si dovrebbe rimanere un tempo indefinibile a seconda del direttore per poi ridiscendere in una situazione che non sai se sia di una ritrovata serenità o se sia la rappresentazione della rassegnazione e dell'impossibilità di raggiungere un ideale. La sensazione finale è di vuoto e di sgomento.
Il direttore ha ben diretto con molta intensità anche se ha la strana abitudine di emettere versi che in alcuni momenti disturbano non poco l'ascolto. E' proprio una sua caratteristica perchè ho sentito quegli stessi rumori in concerti diretti da lui negli anni passati.
Bella performance dell'orchestra sicurissima nei fiati, e un grande primo flauto, Valeria Perretti.
Molta gente e successo per tutti.

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