domenica 2 maggio 2010

Stagione 2009/10 - Serie '900 VII - Janacek - Enescu


Questo ciclo biennale dedicato alla musica del novecento limitatamente, per scelta, ad autori non più viventi, dopo aver trattato quei movimenti musicali che si aggregano attorno a Parigi, con Debussy, Ravel, Satie, il gruppo dei sei, e Vienna/Berlino, con Schoenberg, Webern, Berg, imbocca ora nuove vie più periferiche che non passano per grandi capitali ma passano per luoghi altrettanto affascinanti.
La prima tappa è stata la Romania di George Enescu, grandissimo violinista, didatta e compositore piuttosto dimenticato, che nel 1901, a vent'anni, scrive la sua prima rapsodia rumena op. 11 basata interamente su canzoni popolari rumene, tipo Hora lui Dobrica che Enescu usa all'inizio del brano o Ciocarlia (L'allodola) che usa nel finale qui in una versione con il flauto di Pan e qui con il violino, quel tipo di musica suonata da orchestrine che girano di paese in paese, di locale in locale, musica nella quale i violini vorticano velocissimi e frenetici. Enescu, nella sua rapsodia, traduce il tutto in un linguaggio sinfonico raffinatissimo che però non perde la sua genuinità originale facendone un brano di grande fascino e nel finale di delirante eccitazione.

La seconda tappa di questo viaggio è passato per la Moravia di Leos Janacek che tra il 1915 e il 1918, al tempo della prima guerra mondiale, scrive la rapsodia in tre movimenti Taras Bulba, basato sul famoso racconto di Gogol. La rapsodia fu eseguita la prima volta a Brno nel 1921 e successivamente a Praga dalla grande Orchestra Filarmonica Ceca diretta da Vaclav Talich il 9 novembre 1924. Janacek scrisse questo brano proprio come omaggio alla Russia che era scesa in guerra, Russia nella quale egli riponeva le più grandi speranze per un futuro migliore, anzi egli scrisse questo brano, come scrisse in una lettera perchè "nel mondo intero non si possono trovare nè fuochi nè torture che possano distruggere la vitalità della nazione russa".
Le tre parti descrivono tre morti. La prima parte descrive la morte di Andrij, figlio di Taras Bulba e innamoratosi di una principessa polacca, quindi nemica, ed ucciso dal suo stesso padre. La seconda parte descrive la morte dell'altro figlio di Taras Bulba, Astop, catturato, torturato ed ucciso. La terza parte descrive la morte sul rogo di Taras Bulba e la sua profezia della futura grandezza e gloria della grande patria russa.
Janacek scrive una musica estremamente drammatica basata sul ripetersi di piccole cellule che si ripetono ossessivamente trasformandosi però nello svolgimento dei brani. Personalmente amo moltissimo la musica di Janacek, un compositore dalla vitalità assolutamente indomita, un compositore che scrisse tutto quanto di più gran ha scritto negli ultimi vent'anni della sua vita, un uomo che ancora in tarda età si innamorava follemente, e con successo, di ragazze che avevano quarant'anni meno di lui, un compositore assolutamente originale, che possiede un suono assolutamente inconfondibile.
Belle e vitali le esecuzioni dell'orchestra diretta come al solito dal maestro Colombo con qualche imprecisione nel primo movimento e nel terzo di Taras Bulba, brano in cui è forse mancata anche una certa visione eroica e magniloquente che si ritrova in grandi esecutori, tutti cechi, quali Talich, Ancerl e Kubelik.

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