lunedì 24 maggio 2010

Stagione 2009/10 - Serie '900 IX - Shostakovich


Si avvia a conclusione il ciclo biennale del ciclo '900 impaginato dal maestro Colombo con un bel po' di rammarico per l'interesse degli argomenti trattati e per la possibilità di ascoltare opere di grande valore alcune delle quali di ben raro ascolto nelle stagioni ordinarie.
In questa penultima puntata il compositore trattato è stato Dmitrij Dmitrievich Shostakovich, compositore che ebbe dal destino una sorte tristissima, ovvero quella di doversi misurare per quasi tutta la vita con il regime comunista e di dover quindi modulare la propria arte in modo da risultare non del tutto inviso al regime. Shostakovich visse una situazione ben strana perchè da un lato il regime lo mandava in giro per il mondo come paladino dell'arte sovietica e dall'altro, in casa, lo teneva sotto controllo censurandolo e creandogli grandi difficoltà, come accadde nel 1936 dopo un articolo apparso sulla Pravda dal titolo "Caos anziché musica" (ispirato dallo stesso Stalin, se non addirittura scritto da lui) relativo all'opera "Lady Macbeth del Distretto di Mcensk" che peraltro era già in scena dal 1934 con grandissimo successo e nel 1948 quando, ad opera di Zdanov, uscì una direttiva del comitato centrale sulle linee da seguire nella composizione della musica.
Shostakovich ed altri dovettero fare autocritica. In queste condizioni che musica poteva scrivere Shostakovich? Fortunatamente la musica è arte ineffabile per cui se scrivi un tormentato e triste adagio puoi dire che l'hai scritto per commemorare Lenin mentre in realtà l'hai scritto per commemorare i morti delle purghe staliniane, oppure, se devi essere allegro e positivo, scrivi un bell'allegro a ritmo di marcia dove non ti si può dire che non stai esultando anche se, forse, il pensiero che sia una presa in giro si può insinuare in chi ascolta.
E' quello che accade nella IX sinfonia del 1945, l'ultima sinfonia di guerra. Shostakovich la scrisse tra agosto e settembre, dopo la fine della guerra. Tutti si aspettavano una grande opera corale che inneggiasse alle sorti progressive ed eroiche del regime che aveva sconfitto il nazismo ed invece Shostakovich si presentò con un'operina che ha le dimensione dell'ottava sinfonia di Beethoven o della sinfonia classica di Prokofiev. Quest'opera inizia con un primo movimento pieno di grazia, con ripetizione dell'esposizione, con alcune zampate come l'entrata del trombone che introduce una marcetta su cui svolazza l'ottavino e che nello sviluppo si arruffa in modo minaccioso; il trombone, poi, nella ripresa tenta di rientrare nel discorso ma lo fa sempre fuori tempo per sei volte finchè alla settima trova il tempo giusto per riaffermarsi, con un effetto del tutto buffonesco. Dopo questa bella allegria, segue il secondo movimento, un Moderato, dall'umore nero con dei passaggi angoscianti, come di un pericolo oscuro.
Gli ultimi tre movimenti sono collegati tra loro, Presto-Largo-Allegretto, dove il presto è uno scherzo dove ad un certo punto entra una clamorosa tromba spagnoleggiante di rara volgarità, il Largo presenta un dolorosissimo assolo del fagotto, strumento fondamentale nella musica russa e spesso associato alla morte, fagotto che introduce all'allegretto finale passando improvvisamente dalla morte ad un sentimento di sollievo che man mano si amplia sempre di più fino ad una falsissima esultanza finale che produce tanto più baccano quanto meno c'è da esultare, una musica impazzita da luna park. La reazione del regime non fu bellissima e Shostakovich non scrisse più sinfonie per 8 anni, fino al 1953, quando, dopo la morte di Stalin, scrisse la X sinfonia, una sinfonia molto personale.
Bellissima l'esecuzione con ottoni poderosi e grandissimo fagotto nel IV movimento, e benissimo tutte le prime parti. Del resto Shostakovich lo conoscono bene e credo che siano oggi una delle orchestre più autorevoli in questo repertorio e non solo in Italia.

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