martedì 18 maggio 2010
Gustav Mahler
Come oggi, il 18 maggio 1911, moriva a Vienna Gustav Mahler. L'anno prossimo saranno quindi 100 anni mentre questo 2010 sono 150 anni dalla nascita.
Autore con alterne fortune in vita, adorato da alcuni e vilipeso e deriso da altri, vide la sua effettiva affermazione dal 1960 in avanti, soprattutto grazie a Leonard Bernstein che incise per primo tutte le sinfonie negli anni '60, Non che prima non venisse eseguito. Bruno Walter, che fu suo assistente e amico, lo eseguì sempre fino alla fine e ci ha lasciato alcune delle più belle registrazionioni di sue musiche, come il Das Lied von der Erde inciso due volte negli anni '50, una volta per la DECCA ed una volta per la CBS, oggi SONY, che io personalmente preferisco anche se nella versione precedente della DECCA c'è una splendida Kathleen Ferrier nella sua estrema prova. Otto Klemperer lo venerò e ci ha lasciato due esecuzioni, quella della II sinfonia e della VII, incise negli anni '60, assolutamente insuperabili. Wilhelm Melgelberg fu sempre un suo discepolo e per tutti gli anni in cui fui direttore del Concertgebouw di Amsterdam, dal 1895 al 1945, si impegnò in tutti i modi per diffondere la musica di Mahler, facendo di quell'orchestra, ancora oggi, l'orchestra con il suono mahleriano più autentico. Ma anche Furtwaengler, il grande "guardiano della musica", eseguiva Mahler, come ho scoperto scorrendo le stagioni della Filarmonica di Berlino tra le due guerre. Ad esempio il 14 gennaio 1923 eseguì alcuni lieder, il 2 marzo 1924 eseguì la terza sinfonia, il 3 febbraio 1929 la prima sinfonia, e poi ancora lieder nel 1930, la quarta sinfonia nel 1932; poi scomparirà per tutto il periodo del nazionalsocialismo, del resto era ebreo, ma ricomparirà in un concerto estremo di Furtwaengler del 6 dicembre 1953, a meno di un anno dalla morte, quando eseguirà i Kindertotenlieder con il baritono Dietrich Fischer-Dieskau. Altri luminosi esempi di grandissimi esecutori mahleriani furono Dimitri Mitropoulos, che morì sul podio della Scala il 2 novembre 1960 durante le prove della III sinfonia che aveva eseguito due giorni prima a Colonia e di cui esiste il documento discografico, sir John Barbirolli, che fortunatamente feci in tempo a sentire in un concerto scaligero del luglio 1969 dove eseguì la V sinfonia, un anno esatto prima della sua morte, in una Scala semivuota da cui la gente (della platea), quelli che erano rimasti coraggiosamente dopo l'intervallo e che era venuta per il V concerto per violino di Mozart con cui il concerto era iniziato, usciva alla chetichella tra un movimento e l'altro e Jasha Horenstein, che ascoltai sempre alla Scala in un concerto credo del 1971 in cui si ebbe l'ardire di eseguire la sola VII sinfonia, e così il pubblico (della platea) non venne nemmeno e il grande Jasha si prese gli applausi dalle gallerie piuttosto gremite. Tempi eroici!
Quando Mahler (qui di fianco in una foto a Dobbiaco, dove passò le ultime tre estati, con la moglie Alma) tornò di moda presso il grande pubblico si insisteva moltissimo sugli aspetti psicologici della musica di Mahler, sulla sua preveggenza che avrebbe preconizzato guerre e campi di sterminio. Personalmente ho trovato sempre queste interpretazioni un po' troppo difficili da capire ed anche opinabili. E' vero che in Mahler ci sono dei luoghi tipici, che tornano in varie composizioni, come ad esempio il passaggio improvviso da situazioni tragiche a situazioni grottesche, in genere collegate con la musica da strada, musica da organetti, da banda. Questo aspetto sarebbe collegato ad un episodio della sua vita di bambino quando un giorno in cui il collerico padre litigava violentemente con la madre, in un clima di tragedia familiare, il piccolo Gustav scese precipitosamente di casa proprio nel momento in cui per strada passava un organetto che strimpellava delle allegre melodie. In realtà la musica di Mahler è molto complicata perchè era problematico il periodo in cui visse, a cavallo tra due secoli, per cui, come ricordava Bernstein, è come se Mahler con un piede poggiasse saldamente sul secolo passato mentre con l'altro fosse già nel nuovo secolo. La sua musica quindi ha caratteristiche del tutto tradizionali, da un lato, ma dall'altro si protende già verso il novecento, come quando nell'adagio dell'incompiuta decima sinfonia, nel momento del grande corale, organizza un accordo con otto note diverse (do, do#, re, mi bem, fa, sol#, la, si); probabilmente, se fosse vissuto ancora, sarebbe arrivato all'uso integrale delle dodici note, come ricordava una volta Riccardo Chailly.
Personalmente non saprei dire quale delle sue composizioni preferisco, anche perchè ogni sua sinfonia fa parte di un percorso, di un grande racconto accidentato dove una sinfonia risponde ad un'altra. La prima sinfonia che ho sentito è stata la prima sinfonia in un concerto sulla RAI negli anni '60 in prima serata, ovviamente! Corsi a comprala in un disco diretto da Kubelik con la Filarmonica di Vienna, un bel disco mono. Poi in un concerto alla Scala del 1969 sentii la IX sinfonia diretta da Bruno Maderna, assolutamente indimenticabile. A quell'epoca conoscevo già la IX perchè l'avevo comprata in una bellissima esecuzione dell'orchestra filarmonica Ceca diretta da Karel Ancerl per la Supraphon, con quella bella etichetta rossa. Poi capii che la sigla della trasmissione di padre Mariano in TV era l'inizio della II sinfonia. Il tutto accadde nel giro di tre anni. Da allora ho sempre ascoltato Mahler e l'ascolterò ancora nella prossima stagione della Verdi quando saranno eseguite tutte le sinfonie tranne l'ottava, rimandata stagione successiva. Per me Mahler è sempre una scoperta perchè ogni volta mi pone degli interrogativi. Questo accade anche con tutti gli altri compositori che amo ma in Mahler c'è effettivamente qualche cosa di diverso. Nella musica di Mahler ho un riferimento fisso ed è la VII sinfonia, la cui partitura staziona sul comodino da trent'anni. Quella è una musica che, assieme al primo movimento della IX, mi fa sentire a casa.
Per finire segnalo solo un lied, Ich bin der Welt abhanden gekommen, dai Cinque canti su testi di Rückert, scritto nell'estate del 1901, di cui si sentiranno echi nell'Adagietto della contemporanea V sinfonia per quella caratteristica della musica di Mahler di passare dal mondo del lied a quello della sinfonia, caratteristica questa che mette in assoluta evidenza l'importanza fondamentale e fondante del lied nella musica di Mahler.
Il testo è quanto di più significativo per Mahler che qui tocca, un vertice assoluto di espressione interiore quasi insostenibile (in CD consiglio la von Otter con Gardiner)
Ich bin der Welt abhanden gekommen,
Mit der ich sonst viele Zeit verdorben,
Sie hat so lange nichts von mir vernommen,
Sie mag wohl glauben, ich sei gestorben!
Es ist mir auch gar nichts daran gelegen,
Ob sie mich für gestorben hält,
Ich kann auch gar nichts sagen dagegen,
Denn wirklich bin ich gestorben der Welt.
Ich bin gestorben dem Weltgetümmel,
Und ruh’ in einem stillen Gebiet!
Ich leb allein in meinem Himmel,
In meinem Lieben, in meinem Lied!
ovvero
Sono perduto al mondo,
quel mondo col quale tanto tempo ho sprecato,
quel mondo che a lungo non ha saputo nulla di me,
tanto che può ben pensare che io sia morto!
Ma non mi importa nulla,
se mi crede morto,
e nulla gli posso dire contro,
perché davvero sono morto al mondo.
Sono morto al frastuono del mondo,
e riposo in un luogo silenzioso!
Io vivo solo nel mio cielo,
nel mio amore, nel mio canto!
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