venerdì 7 maggio 2010

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 30


Torna Wayne Marshall con un ottimo concerto che ha allineato due russi ed un boemo con scelte musicali tra fine '800 ed inizio '900.
Si è iniziato con Anatolij Konstantinovich Liadov e il suo Le lac enchanté, una leggenda per orchestra del 1909, brano affascinante come la più famosa Kikimora. Liadov fu allievo di Rimsky-Korsakov e si sente per i colori orchestrali. Ci sono molti punti in comune con un altro allievo di Rimsky-Korsakov, il giovane Stravinskij ma il grande Igor avrebbe poi fatto un passo in avanti talmente gigantesco da lasciarsi decisamente alle spalle queste prelibate raffinatezze russe.

A seguire il concerto per violoncello op. 104 di Antonin Dvořák con Alban Gerhardt al violoncello. Il brano è del 1895 ed è considerato generalmente l'unico concerto per violoncello di Dvořák anche se ne compose uno nel 1865 che lasciò incompiuto. Si tratta di un'opera meravigliosa iniziata nel periodo americano di Dvořák ma che non contiene alcun riferimento all'America. Dvořák non sarà stato un innovatore in musica, ma è sempre stato un compositore di musiche fresche, oneste ed entusiasmanti. Inoltre Dvořák scrive temi, cioè è un compositore che ha temi musicali e questo non è da tutti. Ci sono compositori che magari sono ammirevoli per come sviluppano spunti melodici anche minimi ma Dvořák è uno che nelle sue composizioni si presenta con temi epici, scultorei oppure teneri, malinconici. La sua musica quindi colpisce l'ascoltatore perchè te la ricordi e quando ti viene in mente Dvořák subito gli associ temi e motivi musicali, come succede anche con Beethoven o con i Beatles. Qui indico questa versione con Rostropovich e Giulini veramente strepitosa. La versione che abbiamo ascoltato con il bravissimo Alban Gerhardt è stata molto buona perchè Gerhardt è un gran violoncellista con un bel suono e una grande musicalità (tra l'altro per la Hyperion ha inciso due CD di concerti per violoncello piuttosto rari, a parte Schumann); certamente Marshall, che ha dato una bella esecuzione vigorosa ma un po' unidirezionale, non è Giulini che, almeno in questo repertorio, era il più bravo e il più sensibile di tutti.
Alban Gerhardt, dopo due bis tra le acclamazioni del numeroso pubblico, si è seduto tra i violoncelli dell'orchestra come ottavo nella suite dell'Uccello di fuoco, un gesto veramente simpatico e non usuale.

Personalmente non amo molto le suite tratte da composizioni perchè è un po' come se davanti ad un grande quadro si guardasse un volto, un intreccio delle dita delle mani di un personaggio, le pieghe di un vestito perdendo tutto il resto come se fosse solo un riempitivo. Sarò un po' integralista ma un'opera la si deve vedere o sentire nella sua interezza. L'uccello di fuoco completo non è il Parsifal, dura solo circa 50 minuti per cui lo si può ascoltare senza particolare difficoltà. Inoltre, ascoltandolo tutto, si ha modo di apprezzare meglio le influenze di Ciaikovskij e di Rimsky-Korsakov e quali siano le grandi ed originali novità portate da Stravinskij; ad esempio, tutta la parte finale dalla danza infernale in poi è certamente la musica più nuova del giovane Stravinskij ma se non si esegue il balletto completo si perde tutta la preparazione a questo brano, come si può apprezzare in questo video dove la danza infernale inizia a 1.23.
Dalla berceuse fino al finale si può godere pienamente questo video con Stravinskij, il più grande musicista del '900, almeno dei primi cinquant'anni, che a 83 anni dirige se stesso, assolutamente impagabile.
Esecuzione vigorosa di Marshall che ha raccolto un'ovazione autentica.
Bravissima l'orchestra con tutte le prime parti in grande evidenza.

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