
Il resto del concerto ha riguardato la musica di Liszt di cui sono stati eseguiti due poemi sinfonici, Tasso, Lamento e Trionfo e Les Préludes, e una trascrizione di tre danze tedesche di Schubert.
Il catalogo di Liszt trascrittore è imponente quanto quello di Liszt compositore. Trascrisse di tutto, dalle sinfonie di Beethoven, in modo letterale, alla Fantastica e Aroldo di Berlioz, fece parafrasi da opere di ogni autore contemporaneo da Verdi a Donizetti, da Meyerbeer a Rossini, da Bellini a Glinka, da Gounod a Wagner, ecc. Lo faceva in funzione delle sue esibizioni pianistiche e anche per diffondere la musica di quegli autori. Egli amava Schubert e ne trascrisse più volte alcune opere. Questa trascrizione per orchestra di marce schubertiane per pianoforte a quattro mani hanno un suono più alla Liszt che alla Schubert; ascoltandole mi si sovrapponevano delle sonorità pensando a come le avrebbe orchestrate Schubert medesimo, se l’avesse fatto. Alla fin fine ho concluso che era sempre meglio l’originale di Schubert per pianoforte.
Fra le tante cose che Liszt fece ci fu l’invenzione del genere poema sinfonico. Il più famoso è il terzo poema sinfonico, ovvero Les Préludes, registrado in disco da tutti i più grandi direttori d’orchestra. Tasso, Lamento e Trionfo, il suo II poema del 1849, è invece, credo, meno famoso ed è basato su una antica melodia dei gondolieri veneziani che nel poema sinfonico ritrae il lamento e lo stato di prostrazione del poeta chiuso nella propria follia. Segue, nella parte finale, il trionfo che si annuncia con gran squilli di tromba che segnano, come accade spesso in Liszt, una notevole caduta di gusto e che portano ad una conclusione tutto sommato discutibile dal punto di vista musicale. Les Préludes, contrariamente a quanto accade spesso in Liszt che si dilunga con estenuanti ripetizioni, almeno ha il vantaggio di entrare subito in argomento con un bel tema che ritornerà nel trionfale finale, mentre lo svolgimento interno della composizione assume un senso musicale tramite l’utilizzo della tecnica della variazione.
Il concerto è stato ben diretto da Martin Haselböck, organista e direttore d'orchestra, che già da alcuni anni viene a dirigere Liszt e Beethoven. A me questo direttore dall'aspetto un po' allampanato e che somiglia clamorosamente ad un mio vecchio amico, piace molto. Ha un modo di approcciare Beethoven molto diretto e schietto. Ha fatto un’ottima VIII come l’anno scorso aveva fatto una fiammeggiante V di Beethoven. Dirige bene Liszt, per quello che si può cavare da una musica in genere molto esteriore e da esibizione.
Concordo, settima e ottava di beethoven sono opere magnifiche e anche Les Préludes sono musica che ti mette in pace col mondo.
RispondiEliminaSecondo me dopo che hai ascoltato questo tipo di musica è come quando esci dalla doccia: fresco, rinfrancato, pronto per una bella serata.