sabato 27 ottobre 2012

Pinchas Zuckerman

Ieri sera per le Serate musicali il violinista Pinchas Zukerman ha fatto un concerto con musiche di Schumann, Franck e Brahms.
Si è iniziato con le Tre Romanze per oboe e pianoforte op. 94 di Robert Schumann, un'opera scritta nel dicembre 1849 come regalo di Natale per Clara, nata Wieck, la più grande pianista dell'ottocento e lei stessa compositrice di belle musiche. L'originale è per oboe ma lo stesso Schumann prevede la possibilità di usare il violino. Brano di grande intensità e tenerezza, di una profondità che si nasconde nella più grande semplicità. Zuckerman ha suonato il pezzo quasi in punta di piedi, con grande compostezza, poesia e stile, caratteristica, questa dello stile, che è stata una costante di tutto il concerto.
A seguire César Franck e la sua sonata per violino e pianoforte in la maggiore del 1886, uno tra i più grandi capolavori del genere sonata per violino e pianoforte. Personalmente adoro Franck nel senso che tutto ciò che ha scritto mi piace e trovo meravigliosa la sua armonia e le sue progressioni. Zuckerman ha suonato benissimo facendo cantare il violino con una grandissima intensità ma con suono sempre bello dal registro più profondo a quello più acuto e senza mai farsi travolgere dalla piena di canto e di ardore che viene fuori da questa musica meravigliosa.
Nella seconda c'era lo Scherzo della sonata FAE (Frei aber einsam) (nel bellissimo video con Kogan che suona vari pezzi lo scherzo inizia al minuto 15.15) scritta nel 1853 a sei mani con Schumann e Dietrich. Brahms aveva 20 anni e in questo geniale scherzo si trova già molto di ciò che sarà il Brahms futuro.
Per finire un altro grande cavallo di battaglia dei violinisti, la sonata n. 3 in re minore op. 108, sempre di Brahms che la scrisse tra il 1886 e il 1888. Jorge Luis Borges nel suo libro A/Z alla voce Brahms scrive: "La musica di Brahms è l'unica, oltre alle milongas, agli spirituals e al cante jondo, che riesca a commuovermi." Brahms, soprattutto l'ultimo Brahms, si nasconde dietro elementi minimi di cui quasi non ci si accorge. Non è certo un autore molto appariscente e raramente alza la voce; è un autore da meditazione, da gustare nel proprio intimo, ma appunto per questo riserva delle gioie profonde quasi impalpabili. Anche in questa sonata Zuckerman, grande violinista incapace di suonare male, ha suonato benissimo, con grande suono, sensibilità e stile.
Accompagnava al pianoforte la pianista Angela Cheng, buona ma non esente da pecche qua e là.
Pubblico scarsino che riempiva neanche un terzo del dal Verme.

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