mercoledì 2 dicembre 2009

Concerto di Carlo Boccadoro

Ieri sera bel concerto di Carlo Boccadoro dedicato a musiche nelle quali il gioco, in qualche misura, gioca un ruolo importante.
Grande divertimento anche del pubblico direttamente coinvolto nella “composizione” di due brani, il primo di Mozart, Musikalisches Würfenspiel, l’altro di Giovanni Mancuso, I Draghi Locopei.
I due brani, pur nella loro distanza sono piuttosto simili.
Nel brano di Mozart, scritto circa a 7 anni, si compone un minuetto classico in forma ABA dove ogni parte è di 8 battute. Mozart scrisse una serie di battute per la parte A e la parte B ma la sequenza delle battute è determinata dai risultati del lancio di due dati. Ad ogni numero da 2 a 12 e per ognuna delle 8 battute corrisponde una delle battute scritte da Mozart. Il risultato è del tutto casuale ma incredibilmente sta sempre in piedi nel senso che ne viene fuori un brano che non sarà un capolavoro ma ha una sua logica anche perché il rapporto fondamentale di tonica dominante tra A e B viene sempre rispettato.
Nel brano di Mancuso invece ad ogni lettera dell’alfabeto e ad ogni segno di interpunzione sono state associate delle battute o gesti musicali ed inoltre sono previste anche delle azioni che il pubblico deve fare, bere un bicchiere d’acqua, alzarsi in piedi, togliersi il cappello, ecc. Si può giocare, ad esempio, estraendo a sorte un certo numero di tessere oppure inventando una parola o prendendo una parola o una serie di parole. In ogni caso ciò produce una serie di gesti che nel loro complesso producono il brano.
Non c’è praticamente nessuna differenza tra i due brani se non per l’effetto che si produce.
Nel caso di Mozart un branetto più o meno piacevole e grazioso anche se costruito casualmente, nel caso di Mancuso, un brano che può essere curioso, strano, senza senso o con un senso casuale. Ciò è dovuto al fatto che naturalmente nel brano di Mancuso manca l’unità tonale che è presente in Mozart.
Ciò mi fa venire in mente una considerazione sulla musica contemporanea.
La musica contemporanea, come noto, gode di molto meno consenso e pubblico della musica cosiddetta classica. In genere si dice che non è comprensibile e non è piacevole.
Però, quando si ascolta ad esempio un tempo di una sinfonia di Beethoven, che cosa si ascolta realmente? Io non credo che tutto il pubblico sia in grado di cogliere il primo tema, il secondo tema, le modulazioni, lo sviluppo dei temi, ecc. ovvero di capire veramente come è costruito il brano. Però, nel caso di un compositore classico, ciò non produce incomprensione nel pubblico perché la musica possiede comunque delle caratteristiche melodiche e armoniche tali per cui risulta piacevole all’ascolto e ciò rende fruibile il brano anche in assenza di una conoscenza più approfondita della musica, anche se comunque è necessaria una certa abitudine all’ascolto.
La musica del ‘900 non ha caratteristiche diverse da quella dei secoli precedenti. Si parte da un certo materiale musicale che può essere una canzone, lo facevano già nel medioevo, o un brano di un altro autore, o un’idea nuova e ci si lavora attorno per sviluppare, girare, rigirare, vedere sotto tanti punti di angolazione il materiale musicale come fa, ad esempio, Beethoven nello sviluppo del primo tempo della III sinfonia. Però la musica del ‘900 non ha in genere melodia in senso classico e le funzioni armoniche classiche cadono, per cui è una musica che ti disorienta. Se ti viene spiegata la capisci un po’ di più ma comunque il risultato finale non è sempre piacevolissimo all’udito.
Vorrei però anche dire che una musica non può essere apprezzata solo se si capisce come è costruita. Cioè non posso apprezzare un brano dodecafonico solo perché capisco come la serie viene girata e rigirata, ma mi dovrebbe fare comunque un certo effetto, dovrebbe destare in me un interesse indipendentemente da tutto il lavorio che ci sta dietro, nello stesso modo in cui riesco ad apprezzare una composizione di Bach anche se non conosco tutte le regole del contrappunto.
La musica contemporanea dovrebbe quindi uscire da certe torri d’avorio in cui si chiude per aprirsi e rendersi comunque interessante ed ascoltabile senza pretendere nell’ascoltatore una competenza musicale specifica.
Tra glia latri brani eseguiti vorrei segnalare Logica in fiamme di Silvia Colasanti, Mastermind di Mauro Montalbetti, Modern Love Waltz di Philip Glass, Water Music di John Cage e Variazioni Goldrake di Boccadoro.
Grande successo personale di Boccadoro che è anche una persona molto simpatica ed ironica.

4 commenti:

  1. Sei un mito!
    Recensione perfettamente condivisibile.

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  2. Ciao Mimmo! Finalmente un tuo blog: sarà molto interessante leggere le tue recensioni e le tue opinioni sulla musica. Intanto, grazie per questo post. La musica contemporanea in rari casi è "bella" da ascoltare ma, proprio come dici tu, è bella da capire. Siamo ritornati a una logica razionalista nell'approccio alla musica (e all'arte in senso più lato), molto simile a quella del medioevo, quando si componevano mottetti isoritmici la cui raffinatissima struttura si poteva apprezzare solo a tavolino. L'ascolto era un valore aggiunto, che però nonaggiungeva nulla alla scientia...

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  3. Gaffe pazzesca! Ma è da tempo che hai questo blog... e non lo sapevo!

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