Ieri mattina concerto in Senato con la Cherubini e Muti con Beethoven, V sinfonia e bis con la sinfonia del Don Pasquale di Donizetti. Finalmnete la musica, dopo la parentesi alleviana dello scorso anno, è tornata in quella sala tanto augusta.
Ciò che resta costante è la presenza incombente della Milly nazionale, onnipresente. Il problema della Milly è che parla, parla, parla, parla, parla, parla, parla, parla... per non dire quasi nulla. L'anno scorso c'era Allevi e le devono aver detto che è un genio della musica classica-contemporanea e quindi giù con il genio di qui, il genio di lì, il genio di su, il genio di giù. Quest'anno c'era Beethoven, quindi sul fronte del genio non c'era tanto da insistere ma la sua V sinfonia, che cos'è? Chiaro, un vero e proprio inno all'ottimismo. Poi ha tenuto a dirci che le prime 4 note della sinfonia sono il destino che bussa alla porta, destino però sovvertito dall'ottimismo incoercibile del Beethoven stesso, che evidentemente era uno che vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno, ammesso che lo avanzasse. Italiani, siate ottimisti!
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Quasi me l'aspettavo...
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