venerdì 18 dicembre 2009

Regalo di Natale

Avendomi Elena fatto un regalo molto importante devo ricambiare anche se non credo possa essere eguagliato.
Ho pensato ad un lied di Schubert "Der König in Thule" D367.
La poesia di Goethe nacque nel gennaio 1774 ed è coeva alla stesura del primo Faust dove fu inserita nel 1775. Nella versione finale del Faust è contenuta nella scena ottava, “Sera”; Gretchen la canta mentre si sta spogliando per andare a letto sotto l’influsso del primo incontro con Faust.
Il lied fu composto all’inizio del 1816, Schubert aveva 19 anni.
Il lied fu pubblicato il 9 luglio 1821 come op. 5 n. 5 e dedicato al suo maestro Antonio Salieri, quel mite veronese, era di Legnago, che avrebbe avvelenato Mozart.
Il lied è in stile strofico dove le sei strofe sono raggruppate a coppie ed ha un tono arcaico da antica saga raccontata in una buia stanza; fondamentale è la prima sillaba, "Es" in levare che l'interprete intona prima dell'entrata del pianoforte che procede per accordi perfetti e importantissime sono le pause.
Una musica semplicissima enormemente evocativa.

Il testo di Goethe è il seguente:

Es war ein König in Thule,
Gar treu bis an das Grab,
Dem sterbend seine Buhle
Einen goldnen Becher gab.

Es ging ihm nichts darüber,
Er leert' ihn jeden Schmaus,
Die Augen gingen ihm über,
So oft er trank daraus.

Und als er kam zu sterben,
Zählt' er seine Städt' im Reich,
Gönnt' alles seinem Erben,
Den Becher nicht zugleich.

Er saß beim Königsmahle,
Die Ritter um ihn her,
Auf hohem Vätersaale,
Dort auf dem Schloß am Meer.

Dort stand der alte Zecher,
Trank letzte Lebensglut,
Und warf den heil'gen Becher
Hinunter in die Flut.

Er sah ihn stürzen, trinken
Und sinken tief ins Meer.
Die Augen täten ihm sinken
Trank nie einen Tropfen mehr.

Ovvero:

C’era un re in Thule,
fedele fino alla tomba,
morendo la sua amante
gli diede una coppa d’oro.

Nulla gli era più caro di quella,
ad ogni banchetto la vuotava,
gli occhi gli si riempivano di lacrime,
ogni volta che ci beveva.

E quando fu vicino a morire,
contò le sue città nel regno,
tutto lasciò al suo erede,
ma non la coppa.

Sedeva al banchetto reale,
i cavalieri attorno a lui,
nell’alta sala degli avi,
là nel castello sul mare.

Là stette il vecchio bevitore,
bevve l’ultimo ardore della vita,
e gettò la sacra coppagiù tra le onde.

La vide cadere, riempirsi
e sprofondare nel mare.
I suoi occhi si spensero
lui non bevve più un sorso.

Elena, tanti auguri per tutto quanto ti può capitare in futuro!

Ho scelto questa esecuzione con Elisabeth Söderström, grande soprano svedese recentemente purtroppo scomparsa, grande Melisande nel Pelleas di Debussy diretto da Boulez.

2 commenti:

  1. Grazie, ho apprezzato moltissimo!
    Che interpretazione "scolpita"... esalta il dramma e la nobiltà di cuore del re di Thule. Quanto diversa dall'esecuzione di Fischer-Dieskau! Questo è il bello della musica: a ognuno parla in modo differente, ma i veri capolavori trasmettono sempre un messaggio di forti emozioni, qualunque sia la scelta interpretativa. Grande Schubert!!

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  2. In effetti ero incerto se scegliere Fischer-Dieskau, sai io ero uno di quei pazzi che aveva i due Box azzurri da 12 e 13 dischi con i lieder di Schubert fatti da Fischer-Dieskau e Moore! Ho preferito una donna perchè è Gretchen che canta. Grande Schubert veramente anche perchè era veramente inarrivabile nel cogliere musicalmente il testo poetico tanto che, se conosci il lied, non riesci a leggere la poesia senza sentire la musica anche con un poeta della grandezza di Schubert.

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