lunedì 13 dicembre 2010

La Verdi in crisi finanziaria

La Verdi è di nuovo in crisi finanziaria. Niente di nuovo, infatti da anni non riceve regolarmente le sovvenzioni pubbliche che le erano state riconosciute come lecite.
E' del tutto evidente che nessuna istituzione culturale/musicale può restare in piedi da sola; anche la Scala, che pure è piuttosto virtuosa nella propria gestione, ha lanciato l'allarme sul proprio futuro.
Nel caso de la Verdi la questione è annosa e ha portato all'accumulo di un debito considerevole, non dovuto a cattiva gestione, ma al solo fatto che non sono praticamente mai arrivati i soldi dovuti e promessi e in tutti questi anni è rimasta in piedi soprattutto per la dedizione, la vicinanza e i contributi economici di soci, amici, abbonati ed in generale del pubblico, tanto che per la la Verdi, giusto per fornire un dato, il rapporto tra contributi pubblici (1.090.000 nel 2009) e ricavi propri è del 15%, mentre per la Scala (48.330.169 nel 2008) è del 45%, per i Pomeriggi Musicali (2.270.000 nel 2009) è del 68%, per l'Orchestra sinfonica di San Remo (3.181.557 nel 2008) è del 89% e per l'Orchestra Sinfonica Siciliana (13.979.231 nel 2008) è del 98% (i dati derivano dal bilancio 2009 de La Verdi).
Si deve inoltre precisare che questo stato di cose si è verificato indifferentemente con governi di centrodestra e di centrosinistra, in questo accomunati dalla medesima solerzia ed efficienza.
Ieri sera al regionale del TG3 è stato mandato un servizio su questo argomento con una breve intervista al direttore generale Luigi Corbani e un intervento del primo violino Luca Santaniello, il quale ha detto che in questa situazione non hanno altra scelta che continuare a suonare.
Cosa potrebbero fare, se non suonare?
Spero solo che possano farlo ancora per molto tempo.

Intanto in questi ultimi giorni abbiamo avuto:

- uno splendido Porgy and Bess che ha avuto un successo di pubblico strepitoso
- un Vespro della Beata Vergine di Monteverdi eseguito splendidamente da la VerdiBarocca
- un bel concerto dedicato a Schumann diretto da sir Neville Marriner che ha dato una esecuzione molto appassionata della seconda sinfonia
- il terzo concerto dedicato a Nino Rota con l'esecuzione del magnifico concerto per arpa del 1951, che ha visto come solista la nostra prima arpa, Elena Piva, bravissima
- ora arriva John Axelrod che dirigerà la III di Schumann e la V di Ciajkovskij
- il 15 dicembre la VerdiBarocca esegue un concerto nel Duomo di Monza
- il 22 dicembre la VerdiBarocca esegue in Auditorium il Messiah di Haendel mentre il 6 gennaio eseguirà l'oratorio di Natale di Bach
- attorno a capodanno ci sarà la IX di Beethoven
- sempre il 6 dicembre, avremo il Das Lied von der Erde di Mahler con conferenza di Quirino Principe.

Scusate se è poco, ma credo che questi siano argomenti di nessuna importanza presso certi ambienti politici, per cui non mi aspetto nulla.

lunedì 6 dicembre 2010

Anno 2000 - Lezione di sintassi italiana

Ma era il 2000 o l'altro giorno?
Neanche Proust arrivava a tanto. Mi fa venire l'asma!
Ora è anche peggiorato perchè dieci anni a quell'età non sono pochi.

venerdì 3 dicembre 2010

Porgy and Bess


Ieri sera abbiamo avuto la prima delle tre repliche della versione in forma di concerto curata dal direttore Wayne Marshall di Porgy and Bess di Gershwin.
Il '900 non è stato un secolo molto favorevola all'opera. Sono scomparse le figure gigantesche dei grandi creatori di sole opere, Verdi, Rossini, Wagner, Bellini. Però, nonostante tutto, nel '900 abbiamo avuto delle grandi opere scritte da autori che non erano operisti. Non si può certo negare che non siano grandi opere il Pelleas di Debussy, il Wozzeck e Lulu di Berg, Barbablu di Bartok, Lady Macbeth di Shostakovich, Mosè e Aronne di Schoenberg, ma anche Erwartung, le operine di Ravel, Oedipus Rex di Stravinskij e il suo Rake's progress del 1951, Peter Grimes, ecc. di Britten. C'è anche l'opera italiana soprattutto con Puccini, ultima propaggine di una grandissima tradizione iniziata da Jacopo Peri e dal divino Claudio Monteverdi, e la sua Turandot che è una grandissimo capolavoro, almeno per quanto riguarda il primo atto; trascuro gli altri italiani perchè molto semplicemente non li frequento e me ne tengo a distanza ben volentieri.
In America Gershwin già dai primi anni '20 pensava di scrivere un'opera e trovò un buon soggetto in un libro di Edwin Heyward, Porgy, una storia scritta in parte in inglese ed in parte in dialetto Gullah, una comunità di neri schiavi angolani.
Nacque così Porgy and Bess, con il libretto di Ira Gershwin e dello stesso Heyward, che andò in scena a New York il 10 ottobre 1935.
Dal punto di vista della forma Porgy and Bess non si discosta molto da un'opera tradizionale, alla Verdi o, soprattutto, alla Puccini. Ci sono arie, concertati, parti recitate, ariosi, molto colore locale, alla Puccini.
Quando scriveva l'opera, Gershwin si teneva sul pianoforte la partitura dei Maestri cantori di Wagner e di Boris Godunov di Mussorgskij. Se queste erano le influenze esterne, Gershwin, però, non poteva esimersi da essere se stesso; ecco quindi i blues, i vaudeville, i numeri da musical.
Per ascoltare nella sua integrità Porgy and Bess ci vuole un po' di pazienza perchè non è fatto tutto di canzoni famose; si può quindi rimanere facilmente delusi, ma non accade lo stesso con un'opera di Bellini o di Verdi, almeno inizialmente, da cui la pratica orrenda delle selezioni, oggi per fortuna abbandonata? Però, con un po' di costanza e cercando di entrare nella sua lunghezza d'onda, alla fine si riesce ad apprezzare del tutto quest'opera.
Come per tutte le opere famose dei secoli XVIII e XIX, molte arie di Porgy and Bess sono diventate molto famose e sono state rifatte da moltissimi cantanti, una su tutte Summertime, che penso abbia avuto tanti rifacimenti quanti ne ha avuti Yesterday dei Beatles. Esiste anche una bella suite sinfonica che raduna i temi principali.
Nella versione concertistica data ieri sera, Marshall ha eliminato i recitativi e salvaguardato le parti cantate più significative cercando anche di mantenere una certa coerenza narrativa.
Grande esecuzione, con quattro cantanti neri, Kevin Short, Indira Mahajan, Angela Renée Simpson e Ronald Samm, fenomenali.
Grandissima direzione di Marshall, del tutto a proprio agio con questo repertorio che è il suo repertorio. Apprezzo il fatto che Marshall, negli anni passati, abbia anche cercato di eseguire altri tipi di musiche; certamente i risultati sono stati molto alterni, buoni in una prima di Mahler, discutibile in una seconda di Sibelius, presa un po' troppo di petto, catastrofici nella nona di Beethoven dell'anno scorso, presa a passo di carica neanche stesse correndo dietro a un gruppo di indiani che avevano appena svaligiato una diligenza.
Grandissima prova del coro e di tutta l'orchestra.
Teatro praticamente sold out (questa sera mi pare che non ci sia più posto, e penso anche domenica).
Grandissimo successo per tutti con sonori fischi yankee.
Insomma, una bella occasione per ascoltare qualcosa di diverso nell'ambito di una stagione sinfonica.

lunedì 22 novembre 2010

Nino Rota


Ieri mattina in Auditorium abbiamo avuto il secondo appuntamento della rassegna di dieci concerti dedicati a Nino Rota di cui l'anno prossimo ricorre il centenario della nascita.
Nel corso della rassegna si eseguiranno molte musiche da film, per le quali Rota è giustamente famoso, e molte altre musiche che non hanno una destinazione cinematografica, perchè Nino Rota era un compositore di musica del '900 che scrisse anche musiche per film. Del resto anche Beethoven scriveva musiche di scena, ma se ai suoi tempi fosse esistito il cinema, scommetto che avrebbe scritto anche lui per il cinema. Nino Rota aveva una predisposizione naturale per la musica da film perchè la sua musica ha sempre una qualità particolare, crea uno spazio, evoca un ambiente.
Di questo ci si è resi conto anche ieri all'esecuzione, ad esempio, del concerto per violoncello del 1925 (ricostruito ed in prima esecuzione assoluta), quando Rota aveva 14 anni scarsi. Di certo è un'opera molto ingenua e acerba, ma che ha dei momenti assolutamente incantevoli in certi dialoghi tra il violoncello e ad esempio un oboe su un tappeto di archi.
La stessa cosa si poteva rilevare nel concerto per archi del 1965, dove spesso non si è molto lontani da musiche da film come "Il padrino". Del resto l'ispirazione aveva delle costanti, delle sigle comuni che passavano da un pezzo all'altro.
Per quanto riguarda le musiche da film, sono state eseguite quelle per "La dolce vita", scritta per un'orchestra di soli fiati e una viola, e per "Le notti di Cabiria", dove, nella fisarmonica, si sentono già echi di "Amarcord" e nelle ondulazioni degli archi, un lontano presentimento de "Il padrino".
Bel concerto ottimamente diretto da Giuseppe Grazioni e suonato bene e con divertimento dall'orchestra.
Molto pubblico.

venerdì 19 novembre 2010

La Verdi - Concerto Damian Iorio



Il concerto diretto ieri sera da Damian Iorio, in replica oggi e domenica, aveva due motivi di interesse.
Il primo motivo consisteva nel fatto che veniva eseguito un brano di Aldo Finzi (1897-1945). Non credo che molti conoscano l'esistenza di Aldo Finzi, quale compositore italiano del '900. Io sapevo che esiste solo perchè ho avuto il piacere di lavorare in questi ultimi 12 anni con una Finzi, nipote del grande Bruno Finzi, matematico e ingegnere, rettore del Politecnico di Milano, genio del calcolo tensoriale e sul cui testo di meccanica razionale ho studiato con enorme piacere; questa Finzi, Lucia, mi diceva di un cugino che tutti gli anni organizza un concerto monografico dedicato alle musiche di Aldo Finzi. Questa volta è stata la stessa Verdi che ha messo in programmazione un brano di Finzi, L'infinito, del 1935, un brano lieve e poetico. La vicenda umana di Finzi fu tragica a causa del suo essere ebreo; la sua musica è stata dimenticata e messa da parte come tanta musica italiana di quel periodo scritta da musicisti italiani nati negli ultimi due decenni dell'800. Non sono convinto che quella generazione abbia prodotto sempre musica di alto livello, però penso che quella sarebbe una generazione un po' da riscoprire se non altro per capire dove andava la musica non operistica in Italia dopo Verdi e Puccini e prima della generazione nata negli anni '20, che ha segnato il rientro dell'Italia musicale nel panorama mondiale.

Il secondo motivo di interesse era costituito dall'esecuzione del primo concerto per violino e orchestra di Shostakovich con Natasha Korsakova. La Korsakova, la cui madre è pianista, ha iniziato a studiare violino a 5 anni con il padre Andrej, figlio di Boris, figlio di Nicolai Rimsky-Korsakov. E' vero che avere una così impegnativa genealogia può non garantire nulla nel campo dell'arte, ma in questo caso bisogna ammettere che i geni hanno lavorato bene. E' la terza volta che la ascolto, le altre due volte aveva suonato Lalo e Szymanovski, e questo volta temevo l'incontro con il primo concerto di Shostakovich, Op. 77, forse il concerto per violino più bello del '900, assieme a quello di Alban Berg. Invece la Korsakova ne ha dato un'esecuzione molto convincente ed è stata molto, veramente molto brava. Il concerto non è facile. Shostakovich lo scrisse nel 1947 ma se lo tenne nel cassetto fino al 1955, non erano bei tempi quelli; quando fu ben sicuro che Stalin fosse morto e che qualcosa cominciasse a cambiare lo pubblicò, come op. 99, e ne venne data la prima esecuzione con Oistrakh e Mravinskij. Il momento più intenso del concerto è il terzo movimento, una passacaglia che ricorda quella della precedente ottava sinfonia, un brano di grande poesia e tragicità.
Il concerto si è concluso la terza sinfonia di Rachmaninov. Evito commenti.
Grande prestazione orchestrale e molto bravo anche Damian Iorio che la settimana prossima ci delizierà con musiche da balletto da opere dell'800 italiano.

giovedì 11 novembre 2010

La Verdi barocca - Zelenka


Ieri sera, al secondo concerto della stagione della Verdi barocca, oltre al concerto per due violini di Bach, BWV 1043, ben noto, è stata eseguita la Missa dei Filii del compositore boemo Jan Dismas Zelenka, praticamente coetaneo di Bach e da lui conosciuto e stimato. Come accadde a moltissimi compositori di quel periodo, dopo la morte fu completamente dimenticato per essere riscoperto molti decenni dopo in chiave nazionalistica, facendone, appunto, il Bach boemo. La Missa dei Filii è del 1740 e fu lasciata incompiuta. Infatti si compone del solo Kyrie e del Gloria. Zelenka non è molto conosciuto; personalmente non avevo mai avuto l'occasione di ascoltarlo dal vivo. Merito quindi alla Verdi barocca per averlo proposto. Oltretutto la musica è molto bella, piena di ariosità italiana, di fantasia addirittura delirante nel finale del Gloria dove il tema della fuga finale si fonde con la musica dell'inizio. Molto intenso il Qui tollis. Grande successo per tutti.

mercoledì 20 ottobre 2010

Gustav Mahler: Il mio tempo verrà


Questo periodo caratterizzato è da tanti concerti mahleriani. Abbiamo avuto la scorsa settimana la VI sinfonia, abbinata al bellissimo concerto per violoncello di Schumann, questa settimana arriva la II sinfonia "Auferstehung", abbinata al concerto KV 503 per pianoforte di Mozart e la prossima settimana avremo la VII, abbinata alla sinfonia degli "Addii" di Haydn. Come si vede sono programmi parecchio intensi e faticosi! Per quanto mi riguarda questa coppia di anni mahleriani è stata anche l'occasione per riprendere vecchi libri su Mahler che avevo letto molti anni or sono: il libro di Adorno (abbinato ad uno studio su Wagner) e quelli di Ugo Duse, esntrambi pubblicati da Einaudi. Il primo mi pare sia stato ristampato, mentre il secondo forse non si trova più se non su Maremagnum.com. Ho preso anche un nuovo libro che è uscito recentemente a cura del Saggiatore che si intitola: Gustav Mahler: Il mio tempo verrà.
Non è uno studio o una biografia, ma è una raccolta molto ampia (742 pagine!)di saggi ed interventi scritti da varie persone dal 1901 al 2010. Si va da Thomas Mann ad Arthur Schnitzler, da Schoenberg a Glenn Gould, Da Quirino Principe a Pierre Boulez, da Bernstein a Bruno Walter. Vi sono scritti anche di persone che frequentarono direttamente Mahler e che ce ne danno un ritratto molto caratteristico e privato, un ritratto dal vivo.
Uno degli aspetti trattati fin dal primo intervento del 1901 di Ludwig Schiedermair, che scrisse nel 1901, ai tempi della V sinfonia, il primo saggio su Mahler, è la questione dei programmi associati alla musica di Mahler e poi da Mahler stesso tutti ritirati perchè ritenuti fuorvianti. Evidentemente già allora ci si poneva la questione se questa fosse musica assoluta o a programma. Il tema resta sempre d'attualità perchè la musica di Mahler sembra sollecitare sempre l'associazione ad un programma. Ad esempio la VI sinfonia ascoltata la scorsa settimana, vuoi per la storia del martello nell'ultimo movimento (due o tre colpi? il terzo colpo lo si deve eseguire o no? coso sono questi colpi di martello? quali sarebbero state le intenzioni definitive sul terzo colpo?), vuoi per il motto costituito dalla triade maggiore/minore che dall'inizio alla fine imperversa, vuoi per il tema di Alma del primo tempo, per i giochi dei bambini dello scherzo che vanno a finire parecchio male, peraltro (come secondo movimento o come terzo? come cambia l'interpretazione della sinfonia se si scambiano i due movimenti centrali? quali erano le intenzioni finali di Mahler sulla disposizione dei due movimenti?), insomma, per un sacco di motivi la VI sinfonia si è sempre prestata, più di altre, ad essere associata ad un racconto, ad una narrazione, ad una storia, ad un programma che forse non c'era affatto. Anzi forse è un segno di debolezza di questa musica se si sente sempre la necessità di invocare un programma, l'eroe che soccombe ai tre colpi, ecc. Tutto sommato rimango abbastanza indifferente a queste interpretazioni anche perchè tutto ciò non appartiene al Mahler migliore che nella VI sinfonia si troverà invece nel momento centrale del I movimento, nell'andante (come III movimento!) così sereno e triste nelle reminiscenze dei Kindertotenlieder, in certi passaggi dello scherzo (come II movimento!) e nei corali del finale, corali che solitamente, vedi Bruckner, sono sempre stati associati a momenti assolutamente saldi, forti e felici, e che Mahler ribalta in una totale negatività. Il Mahler più bello è quello che parla sottovoce, è quello di un dialogo tra un corno ed un oboe, è quello del "Das Lied von der Erde" dove il distacco dalla terra e dalla vita viene sussurrato nell'"ewig" finale fino allo spegnimento nella consapevolezza di quale distanza ci sia tra la breve vita degli uomini e l'eternità del ritorno delle albe e dei tramonti. Nella VI sinfonia Mahler invece si agita, diventa parossistico, urla una musica che non si esegue mai abbastanza forte. Personalmente non esco molto sconvolto dalla VI sinfonia mentre mi turba molto di più un lied come "Ich bin der Welt abhanden gekommen" dai Ruckert Lieder dove la più suprema arte dell'orchestrazione è messa al servizio dell'espressione poetica.
Consiglio molto questo nuovo libro su Mahler che fornisce innumerevoli spunti di riflessione e di interesse.

martedì 12 ottobre 2010

Leonard Bernstein


Fra due giorni saranno vent'anni che Leonard Bernstein non è più tra noi. Mi sembra quasi impossibile che siano così tanti anni perchè per me il ricordo di Bernstein è vivo come non mai.
Vidi e ascoltai per la prima volta Bernstein dirigere in un concerto scaligero nel 1972, penso, quando passò con la Filarmonica di Vienna per dirigere la IX di Mahler. Platea e palchi semivuoti (begli anni quelli per Mahler!). Noi in Galleria, gremita, l'abbiamo applaudito fino a farci male. Ricordo ancora quando girò l'ultima pagina della partitura, sull'Adagissimo. Quell'ultima pagina durò sei minuti fino all'estinzione totale della musica nel silenzio. Assolutamente indimenticabile. Poi lo rividi nel 1978 quando venne sempre con i complessi viennesi per dirigere il Fedelio di Beethoven, eravamo nella coda dell'anno beethoveniano. Fece 5 rappresentazioni e naturalmente andai a vederle tutte. Da qualche anno è uscito anche il video di quella produzione viennese, assolutamente raccomandabile sotto tutti i punti di vista. Tra quelle cinque rappresentazioni fece anche un concerto con la II e la III sinfonia di Beethoven. Invano ho cercato nell'edizione discografica quel senso di desolazione che veniva fuori dalla Marcia funebre. Le ultime 20 battute, dal vivo, sono state qualcosa di difficilmente descrivibile. Poi lo vidi ancora quando tornò per dirigere Stravinskij nel 1982.
Era di una bravura mostruosa e chi ha potuto assistere alle sue prove ha avuto la possibilità di fare un'esperienza indimenticabile.
Naturalmente era piuttosto esigente ad anche feroce (vedi come tratta Carreras nel video fatto per la registrazione di West Side Story) ma non era perfido; se si arrabbiava lo faceva sempre per le ragioni dell'arte, altrimenti era un uomo dalla grandezza d'animo più totale.
Era anche un compositore, come Klemperer, Furtwaengler e naturalmente Mahler, sbeffeggiato dai più.
A me la musica di Bernstein è sempre piaciuta con quel misto di stili di cui è fatta. Sopra ogni cosa, personalmente, metto Candide (qui l'ouverture o "I am easily assimilated" dal bellissimo video dell'opera completa) naturalmente West Side Story (qui America e Tonight), e Mass, pur nella sua discontinuità, e poi "Trouble in Tahiti", "On the town", i "Chichester Psalms", il Divertimento, ecc.
La sua musica ha avuto la fortuna di avere lui medesimo come grandissimo interprete, cosa rara, e nei fatti lui è stato il più grande interprete di se stesso.
Naturalmente era un grande interprete e grandissimo musicista. Perciò non rinuncerei tanto facilmente al suo Haydn, al suo Schumann, la qual cosa non è strana se si pensa quanto fosse grande in Mahler per il quale Schumann era un compositore molto importante tanto che mise mano anche all'orchestrazione delle sue sinfonie, alla sua Carmen di Bizet!, al suo Falstaff di Verdi!, al suo Ciaikovsij, al suo Bartok, a Copland, Ives, Nielsen, e naturalmente Mahler.
Ci sono però un paio di esecuzioni che mi sono particolarmente care e alle quali tengo veramente molto. La prima è la IX sinfonia di Bruckner, registrata per la DG nell'ultimo anno di vita, della quale esiste anche il video (qui una presentazione); personalmente non riesco neanche a guardarlo. L'altra è la prima sinfonia di Sibelius, incisa nel febbraio del 1990 sempre per la DG, dove nel secondo movimento Bernstein esegue le pause tra le frasi in modo incomparabile (vedi il video dal minuto 3.20).

lunedì 11 ottobre 2010

Mozart e Accardo

Nell'ultimo concerto in Auditorium abbiamo avuto Salvatore Accardo che da direttore d'orchestra ha eseguito due brani di Mozart, la Serenata Haffner e la sinfonia Linz.
E' naturale che trattandosi di Mozart si abbia a che fare con musica ai massimi livelli ma nel caso della serenata Haffner, composta a vent'anni, per me siamo oltre l'umano. Mia moglie, che non la conosceva, ne è rimasta ammutolita al primo ascolto perchè se è sempre difficile parlare di musica, in questo caso è addirittura impossibile. Non ascoltavo da anni la serenata per cui me la sono trovata davanti mentre si dipanava nota dopo nota e così sono stato investito da improvvisi ricordi, da cose che avevo dimenticato e che mi ripresentavano davanti dopo anni. E' stato come ritrovare un vecchio amico che aveva tantissime cose da dirti. Che dire, infatti di brani come il secondo movimento, o il sesto, o il settimo? Sono brani dove quella che una volta si chiamava fantasia, oggi lo chiamiamo genio, non termina mai di creare situazioni nuove con elementi minimi (non minimalisti!). Insomma, un brano clamoroso che per un'ora ti tiene attaccato all'ascolto senza una minima caduta di attenzione. A tutto ciò ha giovato l'ottima esecuzione di Accardo, che nel concertino per violino (movimenti 3, 4 e 5) ha cercato un suono sottile, con poco vibrato, purissimo. E' stata un'esecuzione che mi ha trovato d'accordo in tutto, perchè andava a cogliere ogni sfumatura e non ha lasciato per strada alcun particolare. Insomma, secondo me Accardo questa musica l'ha proprio capita, e questa non è una cosa banale a dirsi, perchè talvolta ho l'impressione che certi suonatori suonino le note ma capiscano poco il senso di ciò che suonano. L'orchestra ha risposto al meglio dando una grande prova di dedizione a una musica tanto bella quanto difficile e poco eseguita.
PS
Oggi è il compleanno di mio figlio (tanti auguri, Davide!), che fa i 22 anni, e che in qualche modo collego sempre a Mozart. Quando nacque prematuro ebbe un non piccolo problema respiratorio che superò dopo tre giorni di pena. Quando tornai a casa quella sera, ero invaso da un sentimento che non sapevo definire se fosse di gioia o di tristezza per le difficoltà sopravvenute, un sentimento piuttosto ambiguo, proprio come la musica di Mozart. Non avevo neanche potuto vedere nè parlare con mia moglie e quella giornata che era stata imbronciata e brumosa fin dal mattino si concludeva con una pioggerella fastidiosa. Quando tornai a casa, fatte un paio di telefonate, presi il primo cd che mi capitò tra le mani e lo feci suonare. Erano le sonate da chiesa di Mozart. Così iniziò la prima sonata, che da allora in modo misterioso associo sempre a mio figlio, in un misto di tenerezza e di timore.

venerdì 1 ottobre 2010

La Verdi - Stagione 2010/2011

La stagione 2010/2011 è iniziata nel segno della Zhang che ha diretto i primi quattro concerti e quello dell'inaugurazione alla Scala con la IX di Beethoven.
In due di questi quattro concerti sono state eseguite due sinfonie di Mahler, la III e la IV, ieri sera, e secondo me proprio questa in questa IV sinfonia la Zhang ha dato la sua interpretazione più bella e convincente. Forse ciò è dovuto alle dimensioni più ridotte, circoscritte, della IV rispetto a quel fiume in piena che è la III dove è facile perdere un po' la giusta direzione. La IV sinfonia, in genere, viene un po' considerata come l'ottava di Beethoven, un'opera minore. In realtà la IV di Mahler da un lato chiude il percorso che l'ha preceduta, a partire dalla II sinfonia, e apre le porte a ciò che sarebbe venuto dopo. Inoltre questa sinfonia, che doveva avere il titolo di "Humoresque" possiede un grado notevole di ironia, come di chi guardi dall'alto, appunto dalla prospettiva di un angelo del paradiso, come nel movimento finale, che ci fa vedere tutto quanto accade nel mondo in basso con una prospettiva disincantata e con distacco. Certo ci sono dei problemi, ci sono dei dolori, ma in fondo non sono così importanti. Ne esce quindi una sinfonia che se da un lato sembra piuttosto serena (i campanelli, le melodie infantili), porta però anche delle inquietudini notevoli; il quadro quindi è sereno e triste nello stesso tempo. Anche il lied finale, della vita celestiale, cantato da un angelo, ci ricorda che chi canta è un bambino, un bambino morto, morto come tanti bambini che Mahler aveva visto morire nella sua casa. Anche il riso di sant'Orsola, sempre nel finale, è presente anche nel fluviale terzo tempo, talora con accenti piuttosto inquietanti. Insomma, un'opera ambigua, allegra ma anche triste e sinistra, vedi il II movimento. Bellissima l'esecuzione con orchestra in forma (Luca Santaniello al primo violino, nel II movimento, fortunatamente alla fine, ha rotto su un pizzicato fff, l'ultima corda del suo violino "scordato" da suonare come un fiedler). Bravo anche la soprano Inger Dam-Jensen anche se non rinuncerei mai ad ascoltare un bambino, specialmente dopo aver conosciuto la versione discografica di Bernstein per la DG dove nel lied finale fa cantare, appunto, un bambino, pur con tutte le imperfezioni di canto che può avere un bambino.
L'esecuzione della III sinfonia, impreziosita dalla magnifica contralto Monica Groop, finlandese grande interprete di bellissime musiche vocali nordiche da Grieg a Sibelius, è stata complessivamente buona, a parte il II movimento eseguito in modo piuttosto opinabile; ma certo la Zhang mi è parsa talvolta sovrastata da un'opera così vasta e varia.
Di questi concerti iniziali vorrei ricordare anche la magnifica esecuzione del III concerto di Rachmaninov, con Cominati al piano, che lo ha eseguito puntando soprattutto sulle sfumature a la precisione del tocco; come bis ha eseguito una versione pianistica di "The man i love" di Gershwin, altro russo in Amesica, e mai bis è parso più consono a seguire quel concerto.

martedì 28 settembre 2010

S.P.Q.R.

Armando Bossi avrebbe detto che S.P.Q.R significa: "Sono Porci Questi Romani" e i romani si sono arrabbiati. In realtà non si devono arrabbiare perchè Eugenio Bossi intendeva dire: "Sono Padani Questi Romani" solo che per un cortocircuito cerebrale a Filippo Bossi è uscito un Porci in luogo di Padani. Ciò è dovuto a due dati di fatto del tutto evidenti. In primo luogo i padani sono grandi allevatori di porci, ed è una loro tradizione, da cui si ricavano prodotti eccellenti che deliziano le tavole. In secondo luogo, e anche questa è una grande tradizione, anzi è un segno tangibile delle radici cristiane e delle tradizioni cattoliche del padano tipico, è uso comune attribuire a Dio l'attributo di porco o in subordine di cane, che è sempre un animale a quattro zampe. Se si può discutere sul cane, come non riconoscere nell'attribuire del porco a Dio la più alta e significativa testimonianza antiislamica. Il porco quindi ci appartiene ma Zebedeo Bossi intendeva dire "Padani" e quindi ha fatto una dichiarazione d'amore sincero verso quella popolazione che ama e che contribuisce a mantenerlo, lui Giobatta e i suoi seguaci.

mercoledì 15 settembre 2010

Ciclo Mahler in Auditorium

Essendo questo 2010 il 150° anniversario della nascita di Gustav Mahler e il prossimo 2011 il 100° anniversario della morte (100 anni che Mahler è morto, incredibile!) la Verdi, in collaborazione con il Dipartimento di Storia delle Arti,della Musica e dello Spettacolo dell'Università degli Studi di Milano, ha organizzato un ciclo nel corso del quale si eseguirano quest'anno tutte le sinfonie, tranne l'ottava per problemi logistici ed organizzativi, e il Lied von der Erde mentre nella prossima stagione si eseguiranno i lieder e, spero, anche il Klagende Lied completo in tre parti e l'ottava sinfonia.
Ogni concerto sarà preceduto da una conferenza di presentazione del brano eseguito. Ieri sera, invece, si è tenuta la presentazione generale del ciclo con gli interventi dei professori Cesare Fertonati e Quirino Principe.
E' stata una serata interessante dove si è tratteggiata in modo necessariamente veloce la figura e l'opera di Mahler, mettendo in evidenza alcune caratteristi della sua musica: la dimensione orizzontale del racconto, la dimensione verticale del contrappunto e dell'architettura che soprattutto della V sinfonia in avanti assume una importanza considerevole, l'importanza determinante del mondo dei lieder generalmente più trascurati delle sinfonie e meno eseguiti, forse a causa della lingua e di un genere, il lied, non propriamente popolare anche tra frequentatori abituali di sale da concerto, le reminiscenze di musiche di altri autori come Schubert o Verdi (Aida, Otello, ecc.), e così via.
Ci sarà modo certamente, nelle conferenze specifiche dedicate ad ogni sinfonia, di approfondire nello specifico gli aspetti più peculiari e tipici di Mahler.
Sarà, spero, molto interessante seguire questa iniziativa importante e molto impegnativa per chi suona e chi ascolta.
Pubblico foltissimo, segno questo che la musica di Mahler, per qualche ragione misteriosa, interessa molto e che colpisce l'ascoltatore anche meno acculturato perchè non si può non sentire che in quella musica c'è qualcosa di particolare che ci parla in modo così umano.

martedì 7 settembre 2010

Klemperer esegue Mahler


E' uscita da poco la registrazione dal vivo dell'esecuzione della seconda sinfonia di Gustav mahler diretta a Vienna da Otto Klemperer il 18 maggio 1951, esattamente il 40° anniversario della morte di Mahler. Mahler conobbe e frequentò Mahler che lo raccomandò dopo che il giovane Otto si presentò a lui ventenne eseguendo una trascrizione pianistica dello scherzo della II sinfonia. Sempre nella II sinfonia Klemperer preparò, con il controllo e i consigli dello stesso Mahler, la banda che suona fuori scena in una esecuzione diretta da Oskar Fried nel 1905; Oskar Fried nel 1924 poi realizzò in disco la prima registrazione di una sinfonia di Mahler, proprio la seconda.
A Klemperer non tutto Mahler piaceva ed infatti non eseguì mai alcune sinfonie, la II, la V e la VI. Doveva eseguire l'ottava nella stagione 1971/72, a 87 anni!, ma rimase un progetto non realizzato. La sua sinfonia mahleriana per eccellenza rimase sempre la seconda, che eseguì già dal 1921, e che avrebbe poi registrato in studio nel 1961 in una esecuzione che non si può neanche definire bella, ma qualcosa di più.
In questa esecuzione dal vivo esegue Mahler in modo straordinariamente intenso, pieno di fuoco con una progressione in tutto il finale che non ha paragoni possibili con nessun altro direttore. Klemperer ha un modo estremamente duro di dirigere, non indulge in sentimentalismi e svenevolezze, può sembrare anche rozzo; in realtà è bruciato da questa musica che dirige con una immediatezza ed una spontaneità assolutamente inimitabili. Dirige con una cultura ed una partecipazione autentica che oggi non esiste più. Nessuno oggi dirige così, per cui mi tengo ben stretta questa esecuzione che rimette tante cose a posto nella giusta interpretazione della musica di Mahler. Certamente questa esecuzione è una possibilità fra le tante, ma questa possiede una forza, una verità ed una autenticità alle quali non si può rimanere insensibili.
Klemperer ha inciso in disco anche la settima e la nona sinfonia. Non so se si trovi ancora l'incisione della settima sinfonia. Se non è più in commercio è un vero peccato perchè si tratta della più strabiliante esecuzione di quella sinfonia, una esecuzione che sminuisce qualsiasi altra esecuzione, a parte, forse, l'esecuzione diretta dal mai troppo compianto Giuseppe Sinopoli e quella di Abbado con i complessi Berlinesi.

giovedì 2 settembre 2010

MITO 2010

Domani inizia il MITO 2010. Tre settimane di concerti ed "eventi" di vario genere a vari prezzi, la metà gratuiti.
Dico sinceramente che non amo ragionare per "eventi", mentre amo la quotidianità. Non credo che il MITO serva a conquistare pubblico alla causa della musica, se non in termini molto marginali, mentre sarebbe molto più utile offrire tutti i giorni dell'anno occasioni di ascolto. Non me ne importa nulla della Filarmonica di San Pietroburgo e di Temirkanov una o due volte all'anno a Milano. Milano non è un paesino di provincia che può sperare che passi qualche compagnia teatrale per vedere per una sera una tragedia di Shakespeare, o un'orchestra per sentire una sinfonia di Shostakovich.
Il patron del MITO, il finanziere Micheli, è esaltato dal fatto che un concerto di Lang Lang al Palasharp sia tutto esaurito. E' ovvio che Lang Lang, uomo/pianista di spettacolo prima che grande interprete, richiami gente. Però, quanta di quella gente andrà poi a sentire un concerto eseguito da Cominati, o dalla Dego, o da Simone Pedroni, o da Arabella Steinbacher? Ci saranno i soliti che frequentano i concerti che rappresentano una percentuale minima della popolazione cittadina.

Concerto inaugurale della Verdi alla Scala

Domenica alla Scala si terrà il tradizionale concerto fuori abbonamento della prossima stagione sinfonica della Verdi. Dirigerà il suo direttore, la Zhang con un programma tutto dedicato a Beethoven di cui eseguiranno la Fantasia in do minore per pianoforte, orchestra e coro Op. 80 e la IX sinfonia.
La Fantasia fu composta velocissimamente ("una notte" dice Beethoven in una lettera del 21 agosto 1810 all'editore Breitkopf) nel dicembre 1808 e fu eseguita nello stesso anno nella famosa accademia del 22 dicembre quando furono anche eseguite, per la prima volta, la V e VI sinfonia, una replica del IV concerto per pianoforte e orchestra e altri brani.
La fantasia ha una struttura molto curiosa ed originale in due parti. La prima parte è un adagio per il pianoforte solo che fu composto nel 1809 mentre nella prima esecuzione fu improvvisato dallo stesso Beethoven. E' un brano drammatico dal carattere di preludio che si conclude con un gesto drammatico e violento a cui seguono grandi arpeggi che portano alla seconda parte, denominata Finale dove Beethoven scrive "Qui si dà un segno all'orchestra o al direttore di musica". Nel Finale, dopo una breve introduzione che si conclude con richiami di corni che ricordano la sonata degli "Addii" Op. 81a, il pianoforte introduce il tema che si svilupperà poi in una serie di variazioni. Questo tema è identico a quello del lied Gegenliebe scritto tra il 1794 e 1795. Nelle cinque variazioni che seguono entrano nell'ordine il flauto, i due oboi, i due clarinetti con il fagotto, il quartetto degli archi, tutta l'orchestra. A queste seguono tre variazioni che amplificano il discorso, un Allegro molto, un Adagio ma non troppo e una Marcia, assai vivace che porta alla conclusione del brano con l'ingresso del coro che amplifica dal punto di vista sonoro il tema fino alla perorazione finale.
In questo brano Beethoven si pone per la prima volta il problema dell'integrazione delle voci con la musica strumentale. A un progetto del genere aveva già pensato per il finale della VI sinfonia, "Pastorale", senza darvi però seguito. Nel caso della Fantasia Beethoven utilizzò un testo scritto in fretta e furia dal poeta Christoph Kuffner (su indicazioni dello stesso Beethoven) che inneggia all'armonia, alla pace ed agli incanti creati dai suoni, alle gioie dell'arte.
Viene sempre fatto un parallelo tra questo brano e il finale della IX sinfonia, di cui sarebbe una specie di anticipazione, considerata l'analogia, abbastanza remota, tra le melodie principali dei due brani.
Le affinità però finiscono lì perchè nella IX sinfonia Beethoven introdurrà subito le voci dopo una breve e stringata introduzione e il tema verrà sviluppato e variato sempre con la presenza delle voci, mentre nella fantasia il coro entra solo alla fine, quasi come un elemento puramente decorativo.
Sarà un tutto esaurito.