venerdì 1 ottobre 2010

La Verdi - Stagione 2010/2011

La stagione 2010/2011 è iniziata nel segno della Zhang che ha diretto i primi quattro concerti e quello dell'inaugurazione alla Scala con la IX di Beethoven.
In due di questi quattro concerti sono state eseguite due sinfonie di Mahler, la III e la IV, ieri sera, e secondo me proprio questa in questa IV sinfonia la Zhang ha dato la sua interpretazione più bella e convincente. Forse ciò è dovuto alle dimensioni più ridotte, circoscritte, della IV rispetto a quel fiume in piena che è la III dove è facile perdere un po' la giusta direzione. La IV sinfonia, in genere, viene un po' considerata come l'ottava di Beethoven, un'opera minore. In realtà la IV di Mahler da un lato chiude il percorso che l'ha preceduta, a partire dalla II sinfonia, e apre le porte a ciò che sarebbe venuto dopo. Inoltre questa sinfonia, che doveva avere il titolo di "Humoresque" possiede un grado notevole di ironia, come di chi guardi dall'alto, appunto dalla prospettiva di un angelo del paradiso, come nel movimento finale, che ci fa vedere tutto quanto accade nel mondo in basso con una prospettiva disincantata e con distacco. Certo ci sono dei problemi, ci sono dei dolori, ma in fondo non sono così importanti. Ne esce quindi una sinfonia che se da un lato sembra piuttosto serena (i campanelli, le melodie infantili), porta però anche delle inquietudini notevoli; il quadro quindi è sereno e triste nello stesso tempo. Anche il lied finale, della vita celestiale, cantato da un angelo, ci ricorda che chi canta è un bambino, un bambino morto, morto come tanti bambini che Mahler aveva visto morire nella sua casa. Anche il riso di sant'Orsola, sempre nel finale, è presente anche nel fluviale terzo tempo, talora con accenti piuttosto inquietanti. Insomma, un'opera ambigua, allegra ma anche triste e sinistra, vedi il II movimento. Bellissima l'esecuzione con orchestra in forma (Luca Santaniello al primo violino, nel II movimento, fortunatamente alla fine, ha rotto su un pizzicato fff, l'ultima corda del suo violino "scordato" da suonare come un fiedler). Bravo anche la soprano Inger Dam-Jensen anche se non rinuncerei mai ad ascoltare un bambino, specialmente dopo aver conosciuto la versione discografica di Bernstein per la DG dove nel lied finale fa cantare, appunto, un bambino, pur con tutte le imperfezioni di canto che può avere un bambino.
L'esecuzione della III sinfonia, impreziosita dalla magnifica contralto Monica Groop, finlandese grande interprete di bellissime musiche vocali nordiche da Grieg a Sibelius, è stata complessivamente buona, a parte il II movimento eseguito in modo piuttosto opinabile; ma certo la Zhang mi è parsa talvolta sovrastata da un'opera così vasta e varia.
Di questi concerti iniziali vorrei ricordare anche la magnifica esecuzione del III concerto di Rachmaninov, con Cominati al piano, che lo ha eseguito puntando soprattutto sulle sfumature a la precisione del tocco; come bis ha eseguito una versione pianistica di "The man i love" di Gershwin, altro russo in Amesica, e mai bis è parso più consono a seguire quel concerto.

Nessun commento:

Posta un commento