domenica 27 settembre 2009

Stagione 2009/10 - Serie '900 I - Mahler


Questa mattina è iniziata la seconda serie dell'interessante ciclo dei concerti incentrati sulla musica del novecento.
Mentre gli appuntamenti dello scorso anno erano partiti dai francesi per proseguire con Stravinskij, Bartok, Copland, Gershwin terminando con Messiaen e Berio, quest'anno viene investigata l'area di lingua tedesca, quindi la scuola di Vienna, Strauss, per finire con Nono e Ligeti.
Il primo discovery concerto è stato dedicato all'adagio della X sinfonia di Mahler.
Pur nella brevità obbligata della trattazione che avrebbe meritato molto più tempo, il maestro Colombo ha messo bene in evidenza almeno due caratteristiche del linguaggio mahleriano dell'ultimo periodo.
Il primo aspetto è quello dell'indeterminazione del percorso che si è chiamati a percorrere e che Mahler traccia con la sua musica; un percorso vago, errabondo, senza una meta apparente, dove in ogni momento ci si può aspettare qualsiasi cosa, dove dopo un lungo giro ci si può trovare all'inizio, o in un giardino in fiore o all'inferno; un linguaggio musicale quindi lontanissimo dalla determinazione assoluta del classicismo, il suo contrario, dove il classicismo può al massimo essere anelato come un canto nostalgico.
Il secondo aspetto è l'economia nell'uso del materiale musicale. Giustamente è stato portato l'esempio dell'inizio della IX sinfonia il cui primo movimento nasce tutto da sei brevissimi incisi che vengono esposti nelle prime battute e anche nell'adagio della X tutto nasce dall'assolo delle viole che rimanda a qualche altra cosa, come uno sguardo che rimanda ad un altro sguardo, ricordava Colombo, che ne è una variazione, una metamorfosi, una trasfigurazione su cui si innestano vari episodi contrastanti e verso cui si torna dopo aver percorso sentieri amplissimi e misteriosi.
L'esecuzione dell'adagio che è seguita è stata molto bella e suonata anche con grande partecipazione emotiva. Questa non è musica che si può ascoltare e suonare con superficialità e alla fine quasi è un peccato applaudire tale è la poesia che questa musica porta con sè; è una musica che assorbe talmente la mente che non è possibile restare insensibili. Grande successo e grandi applausi ad un'orchestra chiaramente soddisfatta e con un grande feeling con un commosso maestro Colombo.

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