sabato 26 settembre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 3


Nel terzo concerto di giovedì scorso Roberto Abbado ha diretto un concerto incentrato sul concetto di variazione e reinterpretazione.
Il concerto è iniziato con l'"Introduzione e tema con variazioni" per clarinetto e orchestra di Rossini. Un brano giovanile, probabilmente del 1809, composto da Rossini quando stava per concludere gli studi presso il Liceo Musicale di Bologna. Un brano di notevole difficoltà per il clarinetto organizzato come un'aria variata con ampia introduzione drammatica. Le variazioni procedono per intensificazioni successive con una sola pausa in minore prima della clamorosa conclusione con un acuto. Suonava il clarinettista Matthias Müller, un artista svizzero di grande bravura che ha dipanato il tortuoso percorso rossiniano da par suo anche se con qualche asprezza.
Seguivano le "Otto romanze per tenore e orchestra" di Verdi adattate per orchestra da Luciano Berio, brano eseguito per la prima volta a Padova nel 1991 diretto dallo stesso Berio e con Carreras come tenore. Sono otto arie composte tra il 1838, quindi prima di "Oberto" e il 1847, ai tempi de "I Masnadieri". Sono otto scene, o studi di scene o esercizi per scene dove si trovano echi di quanto sarebbe venuto nel futuro con un caso addirittura clamoroso nell'aria "In solitaria stanza" del 1838 dove ai versi "Salvate, o Dei pietosi quella beltà celeste" si ritrova un'intera frase di "Tacea la notte Placida" del Trovatore; evidentemente l'idea era buona. In un'altra aria, "Deh, pietoso, oh addormentata" da Goethe tradotta sciaguratamente da Luigi Balestra, ai versi "Sul vasel del finestrino la mia lacrima scendea" si sente addirittura la stessa melodia che Saint-Saens utilizzetà in un'aria di Samson et Dalilah. Ha cantato il tenore Roberto Varano che ha sostituito all'ultimo momento Marcello Giordani, cavandosela peraltro bene nella scrittura abbastanza impervia di Verdi, particolarmente difficile, ad esempio, nell'aria "Ad una stella" del 1845. L'adattamento orchestrale di Luciano Berio in genere è piuttosto osservante dello stile verdiano o comunque del tempo di Verdi con rari momenti di spaesamento in cui la musica diventa evanescente e svapora divagando in aree impalpabili.
Il concerto si è concluso con una sgargiante esecuzione dei "Quadri da una esposizione" di Mussorgskij/Ravel. Grande esecuzione con momenti altissimi come nelle Catacombe in cui i valorosissimi ottoni hanno dato sfoggio di tutta la loro bravura nei passaggi dal forte al piano.
L'orchestra che ha suonato con grande convinzione per tutto il concerto ottimamente diretta da Roberto Abbado. Una delle differenze che c'è tra l'orchestra Verdi e altre blasonate orchestre mondiali risiede in alcuni particolari: talvolta i corni, qualche deconcentrazione nei fiati, la reattività, la consapevolezza di far parte di un grande ensemble con una storia ed una tradizione, certamente ancora molto recente, ma che ormai non può e non deve nascondersi dietro il paravento della giovinezza del complesso.
Con questo programma la prossima settimana saranno in giro per la svizzera in 5 città (Berna, Zurigo, Ginevra, San Gallo, Basilea), quindi avevano anche un bis che hanno esguito: ovviamente, in onore della Svizzera, l'ouverture del Guglielmo Tell, dolcemente ma anche vigorosamente eseguita. Così questo concerto si è concluso nel nome di Rossini, che insieme a Verdi, è uno dei nostri migliori generi da esportazione nel mondo.

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