lunedì 14 settembre 2009

Mike Bongiorno

Mike Bongiorno è morto martedì scorso. Una settimana è passata ed osservo che sul sito "Find a grave" di lui non c'è traccia, mentre vi si trova menzione di personaggi quali Matroianni, Fellini o di scrittori non così famosi come Bellezza o Gadda. Eppure quello è un sito dove alla morte di un personaggio famoso si genera quasi immediatamente una entrata con una breve descrizione della vita e l'indicazione della location della tomba. Se ciò non è avvenuto per Mike, questa è la dimostrazione di quanto la sua fama non abbia varcato nel modo più assoluto i confini nazionali e quindi la sua fama, come quella di Enzo Tortora o di Corrado, sia tutta italiana. Quindi le manifestazioni di affetto dimostrate in occasione dei funerali di sabato sono state come quelle che una famiglia riserva ad un proprio congiunto di cui però, basta passare in un altro quartiere, nessuno sa niente, quindi una storia provinciale italiana. In Italia Mike ha avuto certamente un ruolo importante perchè il suo nome è legato alla nascita della televisione, prima di stato, poi commerciale. Per il resto Mike è sempre stato uguale a se stesso. Non è mai cambiato e i suoi programmi sono sempre stati basati su meccanismi elementari e sempre uguali: la valletta prima muta poi anche parlante, l'intelligentone che conosce cose impensabili, il rischio, lo sponsor, la battuta a doppio senso, la mitizzazione del concorrente, ecc. Del resto questa mitizzazione era contagiosa se un maestro come Claudio Scimone in un concerto al Lirico di Milano con musiche di Vivaldi ebbe la bella pensata di invitare Massimo Inardi, campione di Rischiatutto ed esperto di musica classica, per scambiare quattro parole sulla musica; non si sentiva nulla per i fischi che si placarono solo quando Massimo Inardi se ne andò mandando al diavolo il pubblico e Scimone tornò provvidenzialmente alla musica. Si innamorava dei concorrenti che gli piacevano. Una volta a "La ruota della fortuna" c'è andato uno che conoscevo, una persona senza alcuna qualità, un vero inetto che però, chissà perchè, gli piaceva, e faceva in modo di incoraggiarlo in tutti i modi possibili. Poi però prevalse l'inettitudine e non vinse, con grande dispiacere di Mike. Probabilmente era, in una qualche misura, attirato dalla normalità ma sapeva riconoscere, nel suo campo, l'eccellenza e la esaltava senza alcuna invidia. Una cosa però mi piace ricordare di Mike e cioè che era profondamente milanese. Era milanese nel senso più autentico della parola, in un senso che oggi non esiste più. Etica del lavoro, altruismo, generosità, valorizzazione della bravura altrui. E poi Mike mi ricorda pomeriggi di sole, poche macchine per Milano, l'asfalto rosa,poche automobili parcheggiate sulle strade, un'aria leggera di primavera, un benessere borghese non ostentato, la disponibilità al dialogo, il rispetto del lavoro altrui anche il più umile perchè tutto serve in una città come Milano, signore ingioiellate e abbronzate, Alfa Romeo. Vorrei tanto che tornasse quella Milano che oggi si fa molta fatica a vedere ancora.

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