martedì 28 giugno 2011

C'è musica e musica

In questa ottava puntata Berio parla di musica, in senso generale, di educazione alla musica, il rapporto rumore suono, dell'esperienza musicale nel passato e nella contemporaneità.
E' inoltre un'occasione incredibile per ascoltare grandissimi musicisti, Messiaen, Stravinskij di cui nell'ultima parte Berio fa un commosso ricordo, Maderna, Stockhausen, Cage, Milhaud che parla di Debussy, di Satie e di Stravinskij, ecc.
La prima parte, la seconda, la terza, la quarta, la quinta.

giovedì 23 giugno 2011

Siti WEB

Oggi avevo bisogno di un'informazione per un concerto a cui assisterò sabato.
Sono andato sul sito web di competenza e alla voce contatti c'era un numero di telefono.
Ho telefonato. Mi ha risposto un signore a cui ho fatto la domanda che dovevo fare.
Risposta: "Ah, non me ne occupo io perchè non partecipo a quell'evento!".
Allora gli ho fatto notare, educatamente, che sul sito c'era quel numero a cui avevo telefonato.
Risposta, sghignazzando: "Ah si, ma in questo caso non sono io, deve telefonare a..." e mi ha dato un riferimento rivelatori poi totalmente errato.
Allora: io sono una persona educata, che comunque detesta l'approssimazione, e non ho mandato a quel paese quel signore che si rivelava come un cafone, inoltre se su un sito si dà un riferimento si dovrebbe dare per scontato che risponda qualcuno che sia competente a rispondere educatamente e non un tizio che risponde o non risponde a seconda dei casi.
Ci vuole un minimo di rispetto per chi chiede informazioni, altrimenti, se non si è in grado di mettere in piedi un servizio informazioni decente, si può sempre farne a meno.
Vabbè che sono artisti, però...

domenica 19 giugno 2011

C'è musica e musica

Questa è la nona puntata della storica trasmissione televisiva di Luciano Berio, primi anni '70, una trasmissione che parlava di tutta la musica, non solo di alcune musiche ritenute più serie di altre, condotta da uno dei più importanti musicisti del secondo dopoguerra e trasmessa dalla RAI di allora, quella del monopolio, non quella di adesso sulla quale è meglio stendere un velo molto spesso e pesante, evitando il più possibile di guardarla.
La puntata parla della musica dal nuovo mondo. Certamente da allora molte cose sono cambiate e molte cose di cui si parla non hanno magari avuto un reale seguito, ma credo comunque che sia istruttivo, come strumento di memoria storica e di conoscenza, aiutati in questo dalla presenza di protagonisti come Bernstein, Copland, Cage, ecc.
Il filmato è stato diviso di diverse parti: la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta.

Maigret e il barbone


E' noto come i gialli scritti da Simenon, con protagonista il commissario Maigret, siano soprattutto dei polizieschi d'atmosfera più che libri in cui si vuole dimostrare le qualità quasi magiche di una persona che riesce a risolvere un caso complicato ed inestricabile. Se aggiungiamo a questo il fatto che nel caso di questo libro scritto nel 1962 il protagonista indiretto è un barbone, un clochard, che, almeno in quei tempi era una componente fondamentale e caratteristica di Parigi, si capisce come questo libro, tutto ambientato in pieno centro, all'Ile St Louis, e al Port des Célestins, lì di fronte, sia un grande capolavoro.

Lo scioglimento finale della storia, che non è nemmeno una vera soluzione del caso dove non c'è nemmeno il classico omicidio, è il grande finale di questa bella storia dove Maigret manifesta una grande vicinanza ed una istintiva simpatia per il personaggio che in tutto il libro dice quattro parole lasciando intendere alla fine, ma solo per intuizione, come le cose siano andate veramente e come nella vita sia impossibile giudicare.

sabato 18 giugno 2011

Una via per Berlinguer a Milano

Martedì, 21 giugno, parte la raccolta firme, solo tra i residenti a Milano, per avere una via Berlinguer a Milano. Personalmente firmerò e sarei contento che si ricordasse in qualche modo anche Camilla Cederna.

venerdì 10 giugno 2011

Americans!

Per l'ultimo concerto della stagione, la Verdi ha scelto un programma tutto americano con autori piuttosto popolari quali Bernstein, Copland, Artie Shaw e Gershwin.
Di Leonard Bernstein sono state eseguite le Danze sinfoniche da West Side Story, che riuniscono alcune danze vere e proprie (cha-cha, mambo), a versioni sinfoniche di canzoni famose (Somewhere, Cool), al prologo che apre il musical. Certo mi sarebbe piaciuto poter ascoltare tutto West Side Story con quei brani fantastici come America o Tonight o Somewhere.
Di Aaron Copland è stato eseguito il concerto per clarinetto, orchestra d'archi e arpa del 1948 ed eseguito la prima volta nel 1950 da Benny Goodman, dedicatario del concerto, che nel 1938, con la sua rassicurante aria da bravo impiegato, fece un famoso concerto jazz alla Carnegie Hall di New York, tempio della musica classica e così, per ironia della sorte, un bianco sdoganò quella musica di derivazione afroamericana che era considerata soltanto una musica da ballo da suonarsi in un bordello piuttosto che in una sala da concerto. Il concerto di Copland appartiene a quel periodo di mezzo in cui Copland semplificò il suo linguaggio scrivendo musica di facile ascolto come Rodeo che è una tipica musica western, Billy the Kid, Appalachian Spring, o musica da film come Our town o The red pony. Il concerto non si articola nei tradizionali tre tempi essendo composto da due tempi collegati da una cadenza del clarinetto. Il primo tempo ha un andamento misurato e tranquillo, un po' alla Satie (Gymnopedie), mentre il finale ha un andamento rapido dove brevi incisi vengono variati con una tecnica che richiama più un modo di procedere jazzistico piuttosto che quello classico del concerto.
A seguire il concerto per clarinetto e orchestra di Artie Shaw, uno che ha scritto musica famosa come questa. Il concerto fu scritto per il film Second Chorus nel 1940; un concerto molto anomalo costruito per episodi contrapposti in successione, piuttosto vivace e divertente, più da jazz band che da grande orchestra come testimoniavano i 4 sax e il modo di dialogare del clarinetto con singoli strumenti dell'orchestra.
Il concerto è terminato con due brani di Gershwin, Un americano a Parigi, testimonianza delle incursioni americane in Europa per andare a lezione di musica dai vari Ravel o in rue Ballu a Parigi da Nadia Boulanger, e la suite sinfonica da Porgy and Bess messa insieme dopo la sua morte da Robert Russell Bennett nel 1941 su commissione di Fritz Reiner, di cui è stata eseguita una suite della suite con i brani più famosi.
La Zhang ha diretto tutto abbastanza bene; forse un po' rigidina, soprattutto in Bernstein dove avrebbe dovuto avere un po' più di swing. In genere però ha diretto sempre prendendo un po' troppo di petto i vari brani dove invece dovresti prendere un tempo più moderato e flessibile.
L'orchestra ha ben suonato con fiati massicci e percussioni energetiche; una sbavatura nel corno in Somewhere ed una nel primo violino in Un americano a Parigi; piccola pecca.
Il solista al clarinetto era Martin Fröst, clarinettista svedese, un fenomeno impressionante di bravura, che ha fatto questo bis.
Sala stracolma, successo per tutti e un arrivederci a settembre.

lunedì 30 maggio 2011

Pisapia sindaco

Pisapia è il nuovo sindaco di Milano. Mai vista tanta partecipazione e coinvolgimento anche di tantissimi giovani. Quelli del centro destra hanno invece creduto di poter vincere comunque, pretendendo che i milanesi non facessero delle valutazioni sul loro operato, compreso quello del loro premier. Naturalmente spero che ora possa lavorare bene e che la coalizione rimanga coesa.
La Moratti, intanto, pare sia inconsolabile.
Ha cambiato nome in Natalia de Andrade ed ha già ripreso ad occuparsi della sua grande passione, il canto lirico. Ne udiamo qui un saggio preliminare da dove si capisce, da un lato la sua disperazione, e dall'altro che deve raffinare la tecnica e riprendere in mano come minimo il Bona, manuale di solfeggio.
Anche Berlusconi pare che pensi di ritornare alla sua vecchia passione del canto da cui è stato distolto in tutti questi anni dalla passione politica e civile. Certo i risultati sono ancora scarsi (per questo si cela sotto lo pseudonimo d Sirach van Bodegraven), e anche la tecnica pianistica può essere migliorata, ma considerando la sua giovane età non potrà che migliorare.

sabato 28 maggio 2011

Nel clero esistono impianti....

Carlo Torrighelli era un tipo piuttosto strano che ebbe anche tre ricoveri in manicomio che girava per Milano con un biciclettone con cassone dove teneva vari bidoni di vernice bianca e i pennelli seguito dai suoi cani. Poi, arrivato in un posto dove c'era un bel marciapiede iniziava a scrivere "La chiesa assassina ti uccide con l'onda ecc." Me lo ricordo che passava da via Mulino delle Armi dove, tra i due parchi, c'era questa scritta circondata da una linea curva, ma di queste scritte ne trovavi un po' ovunque. Poi non lo si vide più e si seppe che era morto. Passando il tempo i marciapiedi vennero riasfaltati ma ci fu chi andò a staccare i pezzi scritti; quindi da qualche parte qualcuno ha questi pezzi di marciapiede a futura memoria. Anni dopo si è scoperto che gli impianti di Radio Vaticana emettevano radiazioni nocive per la salute ma forse la sua denuncia era più pregnanate, ipotizzava che la chiesa producesse onde con le quali condizionava il pensiero delle persone.

venerdì 27 maggio 2011

Canti e danze della Morte

Il pezzo forte del concerto di ieri sera in Auditorium sono stati i Canti e danze della Morte di Modest Petrovič Mussorkskij su testi del conte Arsenij Arkadievič Goleniščev-Kutuzov. I canti furono scritti per voce e pianoforte e furono successivamente orchestrati da altri musicisti. La versione eseguita ieri sera era quella che Dmitrij Dmitrievič Shostakovič realizzò nel 1962.

Come dice il titolo, la protagonista è la Morte che canta e danza facendo danzare; l'aspetto particolare è che la Morte si presenta sotto forme insospettate e inattese. Nel primo canto, Ninna nanna, cantano, accanto ad una culla con un bambino, una mamma e la Morte; la mamma inplora la Morte di andarsene perchè il suo canto fa morire il figlio ma alla fine è la Morte che vince prendendo con sè il figlio che si addormenta al canto della sua ninna nanna. Nel secondo canto, Serenata, assistiamo ad una serenata che un cavaliere fa sotto la finestra della sua amata; il cavaliere però è la Morte ed il canto, completamente amoroso se chi canta non fosse la Morte, si trasforma in un canto di morte; il finale "sei mia!" ribalta completamente il suo significato dall'amore alla morte. Nel terzo canto, Trepak, la Morte tende un agguato ad un contadino il cui destino è di fare una vita dura ammaliandolo con una visione di sogno, di fiocchi di neve che danzano, di campi d'oro e di uccelli che volano; in questo modo il trepak, allegra danza popolare diventa una danza macabra. Nel quarto canto Il generale, siamo davanti ad un campo di battaglia; eserciti nemici si sono affrontati e c'è stata una carneficina. Nel silenzio della notte, la luce della luna illumina i morti quando appare la Morte, un cavaliere, che chiama a sè tutti i morti indistintamente, il loro vero generale che li chiama e li fa marciare. La Morte è la sola vincitrice e danzerà in eterno sulle loro ossa anche quando tutti si saranno dimenticati di loro. La realizzazione musicale di Mussorkskij è quanto mai calzante, terribile, libera nella traduzione della lingua in musica, una musica potente che in un battibaleno può passare dalla dolcezza più grande all'espressione più terribile ed impressionante con accenti che ricordano già certe movenze mahleriane di alcuni lied del Knaben Wunderhorn con i quali questi canti sono imparentati in certe componenti sia liriche sia espressionistiche.
In precedenza erano state eseguite due composizioni di Shostakovič, una trascrizione di due sonate di Scarlatti, e la suite da Il naso, entrambi del 1928.
La trascrizione delle sonate, op. 17, sono scritte per strumenti a fiato e timpani, Le sonate sono trascritte pari pari, ovvero con tutte le loro note; l'effetto strano ed anche comico che fanno deriva dalla strumentazione. L'operazione potrebbe sembrare simile a quella fatta da Stravinskij con il Pulcinella su musiche di Pergolesi ed altri musicisti coevi; in realtà nella sostanza è diversa per il fatto che Shostakovič non interviene sull'armonia ma sul timbro e sulla lieve canzonatura di lievi glissando del trombone che poco hanno a che fare coi glissandi di Stravinskij che sono molto più acidi e corrosivi.
Il naso, tratto dalla famosa novella di Gogol, ebbe una storia travagliata perchè dopo alcune esecuzioni fu messa da parte per quasi 50 anni, visti i problemi con l'illuminato regime con il quale gli artisti dell'epoca erano costretti a convivere, e fu riproposto nel 1974, un anno prima della morte di Shostakovič. La storia è quella grottesca del burocrate che un bel giorno si sveglia senza naso e mentre lui, naturalmente, va incontro a dei problemi seri perchè un uomo senza naso ha molte difficoltà ad essere ancora un uomo, il naso assume una sua autonomia e se ne va in giro per la città, salendo anche nella scala sociale. La suite proposta allineava 4 brani, la Ouverture, due interludi e il galop. Molto originale l'interludio dal primo atto, interamente condotto dalle percussioni e il galop, dove la musica viene montata in rapide sovrapposizioni come le sequense di un film.
Il concerto si è concluso con l'esecuzione della seconda sinfonia di Ciaikovskij. Una volta si riteneva che le sei sinfonie di Ciaikovskij fossero in realtà tre, la IV, la V e la VI. Le prime tre sinfonie erano relegate nel limbo delle opere giovanili e di conseguenza erano poco eseguite e registrate. Recentemente sono tornate più spesso alla ribalta anche se, comunque, molto meno frequentemente delle ultime tre. Personalmente reputo che tra le prime tre la seconda sia la migliore, anzi, sempre personalmente, reputo che questa seconda sinfonia sia, per l'energia che ha, la sua spensieratezza, per l'assenza di secondi o tripli fondi costituiti da temi musicali menagramo che ti atterrano ancora quando pensavi di averla scampata al destino ed al fato, sia, dicevo, una delle più godibili. La sinfonia si intitola "Piccola Russia" per il fatto che vengono citati tre canti ucraini; non ha un vero movimento lento, sostituito da un andantino marziale, un po' ironico ma anche molto amabile e dolce; ha uno scherzo molto determinato ed energico ed un finale dal carattere nettamente russo che forse rivela un minore livello inventivo compensato da una grande maestria nell'orchestrazione.
Ottime performance dell'orchestra diretta da Oleg Caetani, figlio del grande direttore Igor Markevitch che dalla nobildonna Topazia Caetani, antica nobiltà romana, ebbe Oleg che prese il cognome della madre e fu avviato alla musica studiando con Nadia Boulanger e con il grande direttore d'orchestra Kirill Kondrashin a Mosca.
Oleg Caetani ha un bellissimo gesto che ricorda molto quello del padre al quale assomiglia sempre di più: una figura impeccabile, un'eleganza assoluta, un frac portato in modo perfetto, una chiarezza cartesiana nel gesto a dipanare nel modo più semplice anche i passaggi più complicati ritmicamente. Forse certe volte, nella sua ricerca di classicità, si trattiene un po' sul versante dell'espressione e del fuoco interpretativo, così, ad esempio, il finale della sinfonia, pur eseguito in modo inappuntabile, poteva avere uno slancio maggiore. Da questo punto di vista mi pare appartenga alla tipologia di direttori che hanno in Evgeny Mravinsky il loro massimo rappresentante. Comunque un gran musicista.
Nei canti di Mussorkskij ha cantato con notevole intensità il mezzosoprano Susanna Anselmi.

domenica 22 maggio 2011

Nino Rota

Questa mattina abbiamo avuto il penultimo concerto della serie dedicato a Nino Rota.
Come al solito è stato piuttosto interessante e stupisce sempre la qualità delle musiche di Nino Rota, un autore relegato per troppo tempo nel ruolo solo di grande autore di musiche per film e poco altro.
All'inizio si è ascoltata la Sonata per orchestra da camera del 1937/39, un brano scritto nella scia di autori quali Malipiero e Casella che in quegli anni recuperavano nelle loro musiche la musica antica italiana, in particolare il rinascimento. Si deve ricordare che Malipiero curava allora l'edizione delle opere di Monteverdi. Il brano di Rota ha una grande piacevolezza melodica ed in particolare ha un secondo tempo molto poetico con una bellissima melodia che iniziata al flauto prosegue al clarinetto per poi diramarsi al violoncello, alla viola e ai due violini con l'accompagnamento dell'arpa. Veramente molto bello.
Il secondo brano era il concerto per corno e orchestra di Mozart KV 412. Mozart scrisse 4 concerti per corno di cui tre completi in tre movimenti, mentre questo, che è il primo, è incompleto in quanto Mozart scrisse il primo movimento e abbozzò un altro movimento, un rondò, che fu completato dopo la morte di Mozart, da Sussmayr, un suo allievo che completò anche il Requiem. Nel 1958 Nino Rota, sentito questo concerto suonato da un allievo del conservatorio di Bari di cui era direttore, Sebastiano Panebianco, pensò di scrivere il tempo lento che mancava. Quanti direttori del conservatorio avrebbero fatto una cosa simile? Rota la fece e scrisse un tempo che potrebbe sembrare veramente Mozart a parte un paio di passaggi armonici che Mozart non avrebbe mai scritto così, ma comunque, secondo me, l'orchestrazione di Rota, non tanto il materiale musicale, ha delle caratteristiche difficilmente confondibili con quelle delle orchestrazioni mozartiane; infatti quando è arrivato il rondò finale, è stato come un ritorno a casa. Interessante comunque. Il concerto è stato ben eseguito da uno dei due primi corni dell'orchestra, Sandro Ceccarelli.
A seguire, sempre da Mozart, è stata eseguita la Fantasia sopra 12 note del Don Giovanni. Le 12 note sono quelle che la statua del Commendatore canta nella scena finale del Don Giovanni sulle parole "non si pasce di cibo mortale chi si pasce di cibo celeste". Il compositore Darius Milhaud si accorse che in quella scena, in poche battute, Mozart scrive una linea melodica che utilizza tutte le 12 note. Questa non è musica dodecafonica in anticipo di 140 anni, infatti varie note ritornano prima che tutte le note siano state suonate, ma è il modo con cui Mozart vuole rappresentare la mostruosità, la stranezza di questo personaggio venuto dall'oltretomba per portarsi via quel Don Giovanni di cui tutti avevano piene le scatole ma che nessuno riusciva a eliminare o almeno neutralizzare (che bello se ci fossero veramente questi deus ex machina che ci tolgono dai piedi degli importuni che ci ammorbano la vita!). Rota prese queste 12 note e scrive un pezzo per pianoforte e orchestra che inizia come uno di quei pezzi di musica moderna che andavano tanto di moda negli anni '60, di quelli divisionisti con la melodia divisa su strumenti ognuno dei quali suona una nota, e ti viene da dire: "Toh, guarda, Nino Rota si è allineato agli stilemi della musica moderna che si scriveva in quel tempo e ci propina un brano che aderisce all'estetica del serialismo integrale!". Invece, dopo ben poco la musica prende una piega tutta diversa, più discorsiva, con il pianoforte che ora dialoga ora si imbizzarrisce con l'orchestra. Verso la fine, poi, il pianoforte trova una bella melodia semplice semplice con la mano sinistra che fa un basso albertino tradizionalissimo che potrebbe essere mozartiana ma invece è rotiana al 100% e il brano termina con uno sfumato in cui questo tema al pianoforte che si sovrappone alle 12 note mozartiane in pianissimo, in un'atmosfera di indeterminatezza. Un brano molto interessante.
Al pianoforte c'era Simone Pedroni che poi come bis ha eseguito una versione pianistica della marcetta della scena finale del film 8 1/2 di Fellini, quella del girotondo finale; grande musica per una delle scene più belle e poetiche del cinema intero, dove Rota coglie sia l'aspetto della sfilata e del girotondo nella marcia sia l'aspetto più introspettivo e lo smarrimento del protagonista.
Infine è stata la volta della suite delle musiche per il film Romeo e Giulietta di Zeffirelli del 1967 che contengono una delle melodie più famose di Nino Rota, un evergreen che ha avuto innumerevoli versioni.
Come al solito ha ben diretto il maestro Grazioli a cui ora manca l'ultima fatica del 5 giugno quando sarà la volta, tra l'altro, delle musiche per Il Padrino.

giovedì 19 maggio 2011

Sgarbi, a casa!

E' accaduto quello che speravo. Dopo l'ascolto miserabile dello show di Sgarbi, il medesimo, lo show e Sgarbi, vengono sospesi, a meno di ripensamenti. Lo pagano lo stesso pur che si tolga dai cabasisi.
Già era orribile il trailer con uno Sgarbi legato ed imbavagliato che urlava "Capre!" come un pazzo furioso; un'immagine orribile.
Ne ho visto per curiosità un poco, ma era veramente pessima, l'opera di un megalomane delirante, senza ritmo, con momenti di vuoto devastanti, dove si è portato anche un vescovo al quale è stata fatta dire una frase e poi ha fatto la comparsa.
Mi piacerebbe sapere quanto è costato tutto ciò, ricordando che è stato voluto dall'ex dg Masi e da Berlusconi in persona.
Sgarbi torni a fare quello che sa fare, ovvero il critico d'arte e, probabilmente, il sindaco di Salemi.
Comunque sono umanamente vicino a Vittorio che, legato ed imbavagliato dai comunisti era riuscito a liberarsi per un attimo ma la congiura demoplutogiudaicomassonica che governa in Italia dalla caduta del Predappiofesso (da Carlo Emilio Gadda) ha avuto ancora la meglio.

Come sono umanamente vicino pure a Giuliano Ferrara che è stato costretto all'esilio a Londra per poter esprimere liberamente le proprie idee, cosa che gli costa non pochi sacrifici dal momento che ha delle difficoltà a rifornisti delle cibarie di cui necessita giornalmente per tenersi in forma. Ricordiamo inoltre che tempo fa Ferrara aveva perso anche la casa tanto che per stendere le mutande che misurano circa due metri quadri l'una era stato obbligato ad affittare il dal Verme.
Viviamo comunque un momento di grande confusione dove addirittura i figli di Tobagi e di Alessandrini, uccisi dai rossi, prendono le difese di Pisapia dopo l'attacco della Moratti nell'incontro su SKY, e infatti il Giornale diretto da Olindo Sallusti, quello che sta con Rosa Santanchè e che ogni volta che lo vedo in televisione mi fornisce una conferma del fatto che Berlusconi ha detto una cosa ovvia e che sapevo già, ovvero che siamo antropologicamente diversi (per fortuna), ha pubblicato su ciò un articolo che è stato aspramente criticato da un altro degno rappresentante della congiura demoplutogiudaicomassonica, Michele Serra.
In conclusione, quindi, che dire?
Andare di corsa tutti a rivotare per Pisapia, sapendo che sarà dura perchè gli altri diranno di tutto e di più per distruggerlo agli occhi dei milanesi.
Ma non credo che i milanesi ci cascheranno.

mercoledì 18 maggio 2011

Gustav Mahler

Come oggi, 100 anni or sono, moriva Mahler a Vienna, a mezzanotte mentre infuriava un uragano.
La sua musica è una musica veramente popolare ma anche molto sofisticata ma anche dove è sofisticata non perde mai le proprie radici popolari e memoria delle sue origini e non posso non amare la sua musica che mi parla così tanto ed è così profondamente umana.
Ho trovato questa versione un po' scherzosa e popolare del Lob des hohen Verstandes (Lode dell’alto intelletto) tratto dal Knaben Wunderhorn dove si parla di una competizione canora tra un cuculo ed un usignolo con giudice un asino, una presa in giro di critici musicali e simili.


Una volta, in una valle profonda,
il cuculo e l’usignolo
fecero una scommessa.
Cantare un pezzo da maestro,
e vinca l’arte, vinca la fortuna!
E per questo ne ottenga un ringraziamento!
Il cuculo disse: “Se non ti spiace,
avrei scelto il giudice”,
e fece subito designare l’asino!
“Poiché ha due grandi orecchie,
grandi orecchie, grandi orecchie,
può sentire tanto bene
e riconoscere ciò che è buono!”
Essi volarono subito davanti al giudice.
Come gli ebbero raccontato la questione,
egli ordinò che cantassero.
L’usignolo cantò in modo divino!
L’asino disse: “Tu mi confondi!
Mi confondi! I-ja! I-ja!
Non riesco a cacciarmelo in testa!“
Allora il cuculo iniziò velocemente
a cantare per terze, quarte e quinte.
All’asino piacque molto, che disse:
“Fermo! Fermo! Voglio emettere la sentenza.
Usignolo, hai cantato niente male!
Ma tu, cuculo, canti un buon corale,
e tieni bene il tempo e il ritmo!
Ciò dico seguendo il mio alto intelletto,
e, cascasse il mondo,
io ti proclamo vincitore!”
Cuculo, cuculo! I-ja!

Questa invece è la versione originale per orchestra orchestrata da Mahler.
Nella foto Mahler con la figlia a Toblach (Dobbiaco), credo nel 1909, davanti alla casa di villeggiatura, oggi la Gustav Mahler Stube, prima di partire per un'escursione in montagna.

lunedì 16 maggio 2011

Elezioni milanesi


A Milano pare che lady Letizia Brichetto Arnaboldi detta Letizia Moratti non ce la faccia al primo turno a diventare sindaco come ci aveva rassicurato il nostro attuale premier temporaneamente in carico, Silvio Berlusconi, anzi è seconda!
Non è che per questo si debbano levare alte lamentazioni, perchè di sicuro vinceranno al II (secondo) turno.

domenica 15 maggio 2011

Giancarlo Menotti


Di Giancarlo Menotti quest'anno si ricordano i cento anni dalla nascita, avvenuta a Cadegliano, nel varesotto, il 7 luglio 1911, cioè esattamente nel giorno in cui Gustav Mahler, se fosse stato vivo ma non lo era essendo morto il 18 maggio, avrebbe compiuto 51 anni.
Certo che le due personalità non potevano essere più diverse. Tanto Mahler era nevrotico e difficile, tanto Menotti era un uomo dal fascino irresistibile e dalla conversazione brillantissima, un uomo che conosceva tutti, uno che la vita se l'è goduta fino in fondo, ed è stata molto lunga essendo morto nel 2007.
Del resto la vicenda umana di Menotti sembrerebbe nata sotto una benigna stella aiutata dal fatto d'aver avuto una grande madre che ha saputo ben indirizzarlo fin da subito verso le più alte vette e le più stimolanti frequentazioni del gran mondo, il tutto unito al suo indubbio genio.
Menotti in genere è conosciuto come grande organizzatore del Festival dei due mondi (dove la Verdi andrà anche quest'anno per eseguire l'opera "Amelia al ballo" e un concerto) che creò nel 1958 e che per l'Italia di allora, uscita dalla guerra, provinciale, culturalmente arretrata, rappresentò un'apertura enorme verso il mondo della cultura più creativa ed avanzata del resto del mondo. Da lì, negli anni, sono passati tutti, anche quelli che non piacevano a Menotti, ma se devi aprire, apri a tutti, ovviamente. Menotti però fu innanzitutto un compositore, che fu però un po' distolto dalla composizione dai suoi impegni di organizzatore del festival; di questo, in un'intervista, si lamentava perchè l'ispirazione musicale, ricacciata indietro, si era col tempo in qualche modo inaridita.
La sua musica si sente in genere piuttosto poco, anche perchè su di lui, come su altri musicisti non del tutto in linea con le punte più avanzate dell'avanguardia degli anni '50 e '60, fu proclamato un ostracismo non raramente condito da ridicole posizioni politiche che, nel loro giudizio, ne faceva un rappresentante dell'imperialismo americano. Dispiace dirlo, ma tra questi c'era anche Luigi Nono, che arrivò a vietare che si eseguisse un brano di Menotti in una rassegna in cui si eseguiva anche musica sua. Menotti gli rispose, ricordava il maestro Colombo nella interessante conferenza tenutasi prima del concerto, assieme a Luca Santaniello, solista del concerto per violino, in modo elegante ma ricordandogli che la sua musica proprio in quei giorni era eseguita a Varsavia, un paese comunista.
Nell'ultimo concerto in Auditorium di Menotti è stato eseguito il concerto per violino e ochestra del 1952. Una bella musica, un po' come era lui, cordiale, un pezzo da conversazione, lirico ed un po' impertinente nel finale con un tocco d'esotismo.
Il nostro primo violino, Luca Santaniello, era il solista accompagnato dall'orchestra diretta da Francesco Maria Colombo, amico di Menotti negliultimi suoi anni e vecchio frequentatore della Verdi con la quale ha condotto lo splendido ciclo biennale dedicato alla musica del novecento dal 2008 al 2010.
Grandissimo successo, vero atto d'affetto del pubblico per Santaniello, con bis in cui Santaniello ha eseguito una sua trascrizione per violino, archi e arpa dell'intermezzo di Cavalleria rusticana.
Sempre di Menotti è stata eseguita anche la suite del balletto "Sebastian", musica anche questa affascinante e di grande atmosfera, e tre ouverture di Rossini, Gazza ladre, La scala di seta e Guglielmo Tell, che non sono certo facili da eseguire bene cosa che invece è pienamente riuscito all'orchestra che mi sembra in uno stato di forma notevole.

giovedì 12 maggio 2011

La Verdi Barocca

La Verdi Barocca ieri sera ha concluso la sua stagione con l'esecuzione della messa BWV 232 di J.S. Bach, quella che comunemente viene detta Messa in si minore, anche se in realtà la tonalità che predomina è il re maggiore.

E' inutile dire quanto sia grande quest'opera che intimorisce interpreti ed ascoltatori, un'opera che Bach non scrisse in modo unitario ma che risulta un assemblaggio di varie parti:
la Missa, ovvero Kyrie e Gloria scritti nel 1733
il Symbulum Nycenum (Credo) scritto tra il 1447 e il 1749
il Sanctus del 1724
il resto, Osanna, Benedictus e Agnus Dei, sempre nel 1747 al 1749
quindi nel periodo estremo della sua vita, che si concluderà il 28 luglio 1750, alle otto e tre quarti di sera.

Grandi solisti con la soprano Roberta Invernizzi, la contralto Sonia Prina (un Agnus Dei da brividi cantato da un "Vero" contralto con una voce che conosce sfumature infinite) e il tenore Makoto Sakurada in grande rilievo.
Strepitoso il coro, come al solito, che nella messa è di sicuro la componente più impegnata e brava, anche qui, come al solito, l'orchestra con una coppia di oboi e di flauti veramente bravi, il primo violoncello, Marcello Scandelli, che su ogni nota ci mette un'intensità pazzesca come se la spremesse dal suo strumento, e il primo violino Gianfranco Ricci, che suona anche nell'orchestra grande, e magari sarà lì già stasera a suonare Menotti, che così fortemente ha voluto questa formazione barocca.
Al termine del secondo anno si può ben dire che questa Verdi barocca sia un grande successo; il pubblico è numeroso ed è in aumento, diverso da quello dei concerti sinfonici, anche mediamente parecchio più giovane. Evidentemente la musica barocca ha delle caratteristiche che possono interessare di più, soprattutto i più giovani, rispetto alla musica classica o romantica.
Certo che la musica barocca suonata così, con gli strumenti originali, con tempi sostenuti ma non troppo esagerati e ben calibrati (si è visto ieri sera ad esempio nell'intensità di parti come la coppia di Et incarnatus est e del Crucifixus nel Symbolum Nicenum, o nel Qui tollis peccata mundi del Gloria o nel quasi insostenibile Agnus dei), è veramente un'esperienza molto eccitante, piena di forza e di energia (come non restare estasiati davanti alla dimostrazione di esultanza e di energia del Cum Sancto Spiritu, coro conclusivo del Gloria).
Inoltre l'uso degli strumenti originali permette di gustare in modo corretto le peculiarità del linguaggio musicale tipico di quel periodo (vedi ad esempio il Quoniam con il corno da caccia) che è improprio eseguire su strumenti e con tecniche che sarebbero stati messi a punto più di 100 anni dopo per far fronte alle nuove esigenze foniche di una grande orchestra. Invece è una meraviglia sentire che volume di suono siano capaci di sviluppare 16 coristi e un'orchestra di una ventina di elementi perfettamente bilanciati.
Inoltre quel repertorio annovera alcuni dei più grandi musicisti di sempre, da Bach a Haendel, da Monteverdi a Couperin, da Charpentier a Pergolesi, ecc. per cui grande musica con la quale lavorare per anni ed anni.
L'arrivederci è per il prossimo ottobre quando ci sarà la nuova stagione, che non è ancora stata annunciata ma lo sarà tra breve; due impegni si conoscono già e cadranno in dicembre con l'esecuzine del "Rinaldo" e del "Messiah" di Haendel, quando l'orchestra grande sarà in Oman per fare Carmen.
Infine un grande ringraziamento, naturalmente a Gianluca Capuano, direttore dell'ensemble vocale, e a Ruben Jais, direttore della Verdi Barocca, per l'impegno e la passione che ci mettono.