martedì 10 luglio 2012

L'Adalgisa

More about L'Adalgisa. Disegni milanesi

Questa mattina ho visto questa nuova edizione de L'Adalgisa di Carlo Emilio Gadda, ingegnere, raccolta di dieci disegni milanesi pubblicati sotto il titolo dell'ultimo, dedicato ad una memorabile figura di donna. Dopo aver appurato che si tratta della riedizione della versione del 1944 l'ho acquistata immediatamente. Infatti le altre due edizioni che ho in libreria, l'edizione Einaudi dei Supercoralli (1960) e quella nel primo volume delle opere edite da Dante Isella per Garzanti nel 1988, riportano l'edizione riveduta da Gadda nel 1955, e quindi considerata come definitiva. Sono proprio curioso di osservare le differenze tra le due versioni.
Credo di aver letto l'Adalgisa almeno 5 volte, a distamza più o meno di 10 anni e in questo è accomunata ad un solo altro libro che rileggo ogni 10 anni circa, la Montagna incantata, la Montagna magica di Thomas Mann nella traduzione di Ervino Pocar. Ricordo di aver letto per la prima volta la Montagna incantata nella bellissima edizione Mondadori di allora nell'estate del 1970, mentre facevo la maturità fra una partita di tennis, una di bowling, un concerto, una partita a ping pong e una a boccette in un bar d'angolo tra corso di Porta Romana e via Orti.
Sono due libri molto diversi, a dire il vero! La Montagna incantata è il classico libro di formazione e non finisce mai di affascinarmi. C'è un capitolo, quello in cui Hans Castorp si perde nella neve e viene preso da una visione, un capitolo molto lungo, che non smetterei mai di rileggere. L'ultima volta l'ho letto nel 2002 per cui mi sa che fra un po' lo riprendo in mano.
L'Adalgisa invece mi è sempre piaciuto per quei ritratti così vivi e così milanesi. Certo Gadda è anche molto beffardo e qualche volta è anche un po' crudele ma c'è in lui un'umanità, forse un po' ombrosa, trattenuta, poco evidente, un po' rude e pure così affettuosa. Mi ricorda in questo mio nonno Giacomo, nonno materno, uomo di pochissime parole e un po' burbero, che forse non mi ha mai dato una carezza con la mano ma del quale avvertivo tutto l'amore con un solo sguardo. Impagabili le note di Gadda a piè di pagina che strabordano il testo tanto da diventarne una integrazione necessaria. In esse Gadda ci chiarisce il significato di parole dialettali (strasciacanton, narigiàtt, casciavit, stravacàa, gibigiana, bauscia, palpiroèu, bordokk, stemègna, ecc.) ad uso evidentemente di non milanesi, ci rende edotti sull'entropia, sulla catenaria, ecc. ed altri fenomeni della fisica con tanto di formule, integrali e differenziali, e su tante altre questioni e personaggi, come Gaetano Negri (Milano, 11 luglio 1838 - Varazze, 31 luglio 1902), grecista, allievo di Renan, colto di geologia che, cito Gadda: "morì per accedente: sdrucciolando (dial. lomb. scarligando) a un mal passo, e battendo del capo ad un peggio sasso, durante una gitarella sui monti del savonese, in quel di Varazze. Animo eminentemente altruistico, non appena percepito il lubrìco passo, gridò alla moglie e alla figlia che sopravvenivano: "Atenti" (indeclinabile) "che se scarlìga". Scarligò lui stesso, defunse. Oggi (1943) ricordato da monumento eneo ai Giardini Pubblici di Milano: ed eare perennibus delle opere." Comunque Gadda possiede una qualità di scrittura di livello altissimo. Non sempre è facile ma vale la pena di impegnarsi a leggerlo. L'Adalgisa è uno dei suoi testi più "facili" e può essere un ottimo inizio per avvicinarlo con un testo che è un addio a Milano e ai milanesi visti da lontano, da Firenze dove Gadda si era trasferito da qualche anno.
Il volume si conclude con un centinaio di pagine di note al testo a cura di Claudio Vela, dedicate alla genesi del libro e alle varianti che, come spesso accade in Gadda, autore di doppioni, triploni e quadriploni e di non finiti, promettono di essere un'avventura avvincente.

Nessun commento:

Posta un commento