venerdì 25 novembre 2011
Richard Strauss
Ho terminato questo libro di Quirino Principe dedicato a Richard Strauss. Libro non facile, anzi piuttosto impegnativo. Era lì da alcuni anni che mi aspettava ed alla fine mi è venuto in mano quasi per caso, rovistando tra i libri, ma nulla mai accade per caso.
L'ho letto volentieri perché per Richard Strauss ho sempre avuto un certo interesse o meglio, una curiosità per una persona nata nel 1864 e morta nel 1949, ovvero una persona che era nata otto anni dopo la morte di Schumann e quando Rossini era ancora vivo, quando non esistevano la lampadina, il telefono, le automobili, ecc. e che morirà quando Boulez scrive la sua seconda sonata per pianoforte, le potenze mondiali si fronteggiano con la bomba atomica e si sta entrando nell'era dei computer e della conquista (?) dello spazio.
Mi incuriosiva, o meglio, non capivo come una persona potesse ancora scrivere la musica che scriveva con tutto quello che gli succedeva attorno in campo musicale e non. Sibelius, che aveva tre anni meno di lui, ad un certo punto si era ritirato e gli ultimi 30 anni della sua vita li aveva passati a fare poco o niente. Strauss aveva invece continuato a comporre la sua musica. Quindi si poneva il problema di quale posto dare ad un compositore che se fino alla prima guerra mondiale un posto ce l'aveva, fino a Salome, Electra, Cavaliere della Rosa, nel periodo successivo e soprattutto nel periodo del nazismo e della seconda guerra mondiale,appariva non solo anacronistico ma anche indifferente a quanto lo circondava. Come! Si celebravano orrori e lui componeva Daphne, Capriccio,il concerto per oboe, la sonatina in Fa, musiche deliziose, serene mentre l'unico momento realmente tragico era rappresentato dalle Metamorphosen del 1945 per 23 archi. Però c'era una cosa che mi inquietava e cioè che a me, ad esempio, i Vier Letzte Lieder, del 1948, opera veramente terribile se la sintende nel modo giusto, piacevano moltissimo. Ora questo libro di Principe, che dovrò anche rimeditare e rileggere a pezzi (sono 1000 pagine in tutto!) cerca di dare alcune risposte dicendo ad esempio che non si può liquidare Strauss dicendo semplicemente che era un residuato del passato ma che forse questo suo ostinarsi a scrivere ciò che scriveva voleva anche dare una prospettiva al dopo, al periodo che sarebbe seguito a quegli orrori attraverso i quali si era dovuti passare, che la musica di Strauss non aveva un prima e un dopo ma era o tutto o niente o pieno o vuoto. Il problema di quale posto Strauss occupi è quindi complesso e non può essere liquidato così alla leggera.
Comunnque complesso come personaggio Strauss, un uomo dai molti strati, anche umanamente, difficile da interpretare e per questo, probabilmente, ancora più interessante. Sicuramente una vicenda umana difficile. Il libro, inoltre, mi è stato molto utile anche per aver stimolato in me l'interesse per un versante meno noto dell'attività di Strauss, ovvero quello di liederista, e per le composizioni giovanili perché in fondo Strauss è universalmente noto solo per alcuni poemi sinfonici e alcune opere.
Interessante inoltre è il paragone con Mahler dove si pone in evidenza come Mahler sia artista della temporalità, mentre Strauss della spazialità. A Mahler manca il tempo per dire più di ciò che ha detto mentre la musica di Strauss, nello spazio, non trova il modo di dire tutto ciò che vorrebbe dire e mentre esiste un mahlerismo in compositori venuti dopo Mahler non esistono imitazioni di Strauss. Anzi, per paradosso, Strauss che era il "grande attuale", mentre Mahler era il "grande inattuale", in tarda età diventa colui che compone "alla maniera di Strauss" diventando così a sua volta un "grande inattuale", in ogni caso,comunque, sempre arbitro del proprio destino.
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