giovedì 10 novembre 2011

La Verdi Barocca

Ieri sera è iniziata la terza stagione de laVerdi Barocca che è incentrata sul tema del concerto.
Nel corso della stagione saranno eseguiti quindi i 6 Brandeburghesi di Bach, in tre concerti a gruppi di due, che sono una sorta di manifesto dell'epoca essendo sei concerti scritti per sei ensemble diversi, affiancati da concerti di altri autori, oltre ai tradizionali concerti natalizi e pasquali con l'oratorio di Natale di Bach e le cantate pasquali sempre di Bach.
Ieri sera quindi si sono potuti ascoltare il primo, con due corni, il violino piccolo e tre oboi e che è l'unico concerto non in tre movimenti ma in quattro con un grande Menuetto conclusivo con tre Trii, e il terzo brandeburghese, per tre violini, tre viole, tre violoncelli e basso, preceduti dai primi quattro concerti dell'opera 8 di Antonio Vivaldi, Il Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione, ovvero le Quattro Stagioni.
Le Quattro Stagioni sono ovviamente famosissime, anzi, per moltissimo tempo è stata l'unica composizione nota di Vivaldi di cui non si sospettava o non si sapeva o si ignorava che avesse composto decine di opere per il teatro, di composizioni sacre e centinaia di altri concerti per tutti gli strumenti esistenti (come questo, ad esempio, per archi, che si conclude con una sfolgorante ciaccona). Forse era una forma di pigrizia o di mero interesse per qualcosa di curioso e strano. Comunque dall'ultimo dopoguerra in avanti grazie a gruppi come i Musici o i Solisti Veneti si è risvegliato l'interesse per Vivaldi e per gli altri musicisti di quel periodo, l'inizio '700. Altri gruppi sono poi venuti ed ora abbiamo fortunatamente molti ensemble italiani che suonano e cantano quella musica ed è credo importante sottolineare che sono italiani perchè, pur non volendo affermare che gruppi tedeschi o inglesi non siano adatti all'esecuzione di quella musica, certamente l'essere italiani è un vantaggio sul piano della proprietà di linguaggio, della fantasia e della creatività, cosa necessaria per eseguire questa musica e che fanno di ogni esecuzione un evento nuovo e diverso. Così oggi possiamo amare quella musica in un modo che solo alcuni decenni fa era impossibile e fra tutti, naturalmente, il più grandi di tutti, cioè Antonio Vivaldi, finalmente conosciuto non solo per questa Quattro Stagioni ma anche per tante opere e concerti che sono disponibili anche in edizioni discografiche molto belle.
Il concerto è stato interessante anche per l'accostamento tra la musica italiana e quella tedesca dove si vedeva, pur nel linguaggio comune, una differenza radicale di tono: Vivaldi, appassionato, teatrale, sognante, veneziano, luccicante, con quegli adagi che si possono capire dopo aver camminato per campi e campielli lontani dai circuiti turistici dove senti il rumore dei tuoi passi e quello lieve dell'acqua dei canali (penso che si percepisca quale passione io abbia per questa musica stante le mie antiche ma assolutamente certe origini veneziane), e Bach massiccio, costruito nei minimi dettagli come una fortezza, un pozzo inesauribile di scienza musicale, vertice di secoli di musica del passato e porta aperta a tutto ciò che sarebbe venuto dopo.
Moltissimo pubblico e tantissimi giovani.
I giovani sono una presenza costante a questi concerti di musica barocca, lo si è visto anche nei concerti che si sono tenuti questa estate in vari luoghi di Milano. In Auditurium il pubblico della barocca è molto diverso da quello della stagione sinfonica tradizionale, con alcune eccezioni come il sottoscritto ed altre persone che incontro in tutti i concerti, e l'età media è molto più bassa. Probabilmente i giovani si sentono meno attratti dalle grandi ondate della musica romantica mentre si sentono a loro agio in queste musiche, con queila linea del basso così ben definita, quei ritmi così incalzanti e quella quota di inventività e di creatività che è richiesta per suonarla e anche per ascoltarla.
Le esecuzioni sono state in genere buone con al primo violino Gianfranco Ricci che si è ben difeso in Vivaldi, compito piuttosto arduo. Forse, soprattutto in Vivaldi, un po' di fantasia in più in alcuni particolari non avrebbe guastato, ma questo è un giudizio personale, non assoluto che è però lecito considerando la libertà esecutiva che è ammessa in questa musica.
Grandissimo successo.

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