venerdì 23 novembre 2012

Oppressione e riscatto

Ieri sera in Auditorium, ma il primo concerto degli usuali tre si era tenuto già martedì a causa dela prossima tournée russa, è tornato il maestro Oleg Caetani, cognome della madre di antichissima nobiltà e figlio del grande Igor Markevitch ed è tornato con un concerto dall'originale impaginazione che prevedeva l'esecuzione di musiche di Beethoven e Shostakovich, apparentemente due autori piuttosto diversi se non fosse che Shostakovich, per il modo che ha di scrivere i propri pezzi facendo derivare tutto il discorso musicale da pochi elementi, è di certo uno degli autori del '900 più beethoveniani.
Di Beethoven si è ascoltata innanzitutto l'ouverture da Egmond op. 84 del 1810 da Goethe che riprese la vicenda umana del principe Egmond in lotta contro la dominazione spagnola nelle Fiandre rimanendone ucciso. Mi spiace che di quest'opera di Beethoven in genere venga eseguita sempre e solo l'ouverture perchè il resto delle musiche scritte da Beethoven è di un livello piuttosto alto. Inoltre l'ouverture è qualcosa dopo la quale ti attendi qualcosa che però non viene e così si resta un po' sospesi, come non completamente appagati. Esecuzione buona, corretta ma non fiammeggiante.
Il secondo brano invece era un'aria, per la precisione la seconda di due che Beethoven scrisse nel 1796 per il singspiel comico Die schöne Schusterin (La bella calzolaia) di Ignaz Umlauf. L'aria eseguita, Soll ein Schuh nicht drücken WoO 91 ha un andamento piuttosto divertente e popolaresco, quasi da macchietta con quel suo riferirsi all'arte della calzoleria.
L'ultimo brano di Beethoven era invece la celebre aria da concerto Ah, perfido! anch'essa del 1796 ma pubblicata diversi anni dopo come op. 65, opera nella quale si sono cimentate buona parte delle più grandi soprano, come la Callas ad esempio, intensissima e ineguagliabile.
Cantava la soprano Susanne Braunsteffer da Rosenheim (Baviera), molto giovane e dotata di mezzi vocali notevoli. Ha peccato un po' in interpretazione ma continuando a studiare, cosa che sta facendo ancora, migliorerà di certo: la voce non le manca di certo.
Nella seconda parte del concerto c'era la settima sinfonia di Shostakovich in do maggiore op. 60, detta Leningrado, opera monumentale, piuttosto pletorica ed anche un po' dispersiva.
Di sicuro è la sinfonia più famosa di DSCH, per via degli eventi storici, l'assedio nazista di Leningrado, nel corso dei quali fu scritta sul finire del 1941.
Non è di certo la sinfonia più bella di DSCH. La sinfonia è famosa soprattutto per il primo movimento che contiene il famoso crescendo che rappresenterebbe l'invasione nazista. In realtà è un elemento di disturbo che viene a turbare il clima idilliaco e chiaro dell'inizio, come un paesaggio in pieno sole. Alla fine del movimento il clima iniziale ritorna quasi allucinato con l'elemento di disturbo sullo sfondo. Questa caratteristica dell'elemento di disturbo torna poi anche nel secondo e terzo movimento. Il secondo movimento ha un carattere salottiero dalla soffusa luce azzurrina e contiene un magnifico assolo dell'oboe ripreso più avanti dal clarinetto basso accompagnato dai lievi fremiti dei flauti. Il terzo movimento ha invece un carattere quasi sacrale con quelle sonorità che possono ricordare alcune parti della Sinfonia di Salmi di Stravinskij ma si distende poi in un assolo mozzafiato del flauto a cui più avanti risponderanno le viole; in mezzo la musica va tutta per aria con un effetto simile a quello ottenuto da Schubert nel movimento lento del quintetto per archi, in do maggiore anch'esso, dove però si deve riconoscere che l'effetto sconvolgente ottenuto da Schubert con il minimo dei mezzi utilizzati è assolutamente ineguagliabile. Nel finale della sinfonia si assiste invece alla volontà e ferrea determinazione di costruire un clima positivo, di trionfo del bene sul male, di vittoria e così DSCH riprende il materiale musicale dell'inizio della sinfonia facendone un canto intonato a piena orchestra, quasi un muro invalicabile formato dall'intero popolo.
Naturalmente la propaganda sovietica si impadronì dell'opera e ne fece uno strumento di propaganda ma nei fatti, in quegli anni di guerra, la sinfonia conobbe uno straordinario successo complice anche Toscanini che diresse la prima Americana. Dopo la guerra, anche per ragioni politiche, si è cominciato a snobbare un po' quest'opera anche se DSCH ha sempre cercato di ricondurre l'opera nell'alveo della musica pura.
Personalmente non ho remore politiche che mi sono del tutto indifferenti ma ho delle perplessità sulla musica in sè anche se la sinfonia contiene alcuni momenti splendidi.
Soprattutto non mi convince quel carattere chiaro, freddo, quasi esteriore e dimostrativo che caratterizza la sinfonia e che si concretizza nel fatto che la sinfonia non ha quelle caratteristiche così tipiche di DSCH, l'ironia, il grottesco, il rimuginare pensieri oscuri. Ben altra cosa sarà la successiva ottava con quel quarto movimento così claustrofobico e allucinato, vera angoscia e paura tradotta in musica ed espressione del dolore vero per tutto ciò che circondava DSCH, la guerra certo ma anche e forse soprattutto il regime di violenza in cui viveva, le purghe di Stalin che avevano fatto scomparire milioni di persone e tanti amici che non si potevano più incontrare e abbracciare.
Comunque, l'esecuzione data da Oleg Caetani, che prima di iniziare la sinfonia ha fatto una breve e pertinente introduzione all'opera, col quale l'orchestra negli anni passati ha realizzato ed inciso l'integrale delle sinfonie (unica orchestra italiana), è stata assolutamente splendida, colossale, e l'orchestra, con qualche piccolissima pecca, è stata assolutamente encomiabile; bravissime tutte le prime parti chiamate ad intensi assoli.
Prima di questa esecuzione avevo un'altra settima nella memoria, quella diretta da Jurowsky qualche anno fa ma questa la metto accanto a quella senza alcun dubbio.
Pubblico numeroso, un'intera scolaresca, molti applausi e gente visibilmente soddisfatta.
Buon viaggio all'orchestra e alla violinista Francesca Dego in Russia, Mosca e San Pietroburgo, e ogni augurio affinchè diano il meglio di sé.
Li avremmo seguiti volentieri se non ci si fosse quasi sovrapposto un altro viaggetto già programmato da tempo. Sarà per la prossima volta, fosse anche al Cina!

2 commenti:

  1. Condivido. Per esempio più interessanti della settima ci sono sia le prime 4 che le ultime 4, che probabilmente sono state scritte in momenti in cui era molto più libero di "sperimentare".

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