lunedì 22 marzo 2010

Stagione 2009/10 - Serie '900 V - Richard Strauss


Richard Strauss è stato un compositore che, nato nel 1864, ha avuto una vita tanto lunga da permettergli di arrivare al 1949; così potè assistere non solo alla prima guerra mondiale ma potè vivere, da tedesco, l'ascesa di Hitler, e la catastrofe della seconda guerra mondiale nella quale tutti i luoghi simbolo della sua vita furono distrutti sotto i bombardamenti: il teatro dell'opera di Dresda, di Vienna e soprattutto di Monaco di Baviera dove suo padre aveva suonato per quasi cinquant'anni il primo corno. Ma soprattutto visse il tradimento della cultura tedesca travolta dall'ondata di follia nel nazismo. Nel 1946, a guerra terminata, scrisse una delle sue ultimissime composizione, le Metamorphosen, uno studio per 23 archi solisti, 10 violini, 5 viole, 5 violoncelli e tre contrabbassi. In questa composizione tutto nasce da alcune cellule tematiche elementari che si sviluppano incessantemente con continui rimandi dall'una all'altra, nascendo una dall'altra in un processo di metamorfosi continua, più che di variazione in senso classico. Il pezzo inoltre è scritto per 23 archi solisti, quindi ognuno ha una propria parte e nessuno può mancare all'appello.
Pagina di straziante intensità e bellezza costruita come un arco che inizia da un momento di lutto e di grande oscurità e che si sviluppa successivamente arrivando ad un momento di grande vitalità e di grande suono, tenendo conto della piccola formazione, ma Strauss era un vero mago dell'orchestrazione, oltre che del contrappunto e dell'armonia, che si schianta contro il ritorno dell'inizio, come una presa d'atto definitiva che un certo mondo ideale, che era stato il suo mondo, non esisteva più e non era più possibile. Successivamente la musica tenta ancora una volta di risollevarsi e trovare nell'arabesco un momento di giovialità e di serenità ma viene nuovamente richiamata all'ordine e al lutto dell'inizio. Proprio alla fine Strauss cita il tema della marcia funebre dell'Eroica di Beethoven, ultima metamorfosi ma anche motore inconscio del brano considerando la grande similitudine tra quel tema e il secondo dei motivi, nelle viole, delle Metamorphosen. E con ciò tutto finisce.
Il maestro Colombo ha con la consueta maestria illustrato il brano, e tutto quello che gli sta attorno, che ha poi ben diretto con grande sensibilità. Un bravo a tutti gli archi che, in formazione ridottissima, avevano precedentemente eseguito un'altra pagina sublime dell'ultimo Strauss, ovvero il sestetto iniziale di "Capriccio", conversazione in musica, del 1942. Successo molto caloroso.

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