venerdì 12 marzo 2010

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 22


Nel 1960 Dmitri Shostakovich scrisse il suo VIII quartetto op 110 dedicandolo a tutte le vittime del fascismo e di tutte le guerre. Al di là di questa dedica questo lavoro ha una fortissima connotazione autobiografica a partire dal motto che lo percorre da cima a fondo che è formato dalle quattro note delle sue iniziali (DSCH che corrispondono a re, mi bemolle, do, si, è che è riportato anche sulla sua tomba), alle citazioni di molte sue opere precedenti, sinfonie 1, 5, 6, 9, primo concerto per violoncello, ecc.) che si innestano nella composizione con grandissima naturalezza. Pagina cupa e claustrofobica costruita in cinque movimenti come un arco dove l'inizio torna alla fine con al centro due movimenti più mossi, il primo aggressivo e che impone quasi una presenza fisica dell'autore, il secondo un grottesco valzer sempre integralmente basato sull'utilizzo del motto iniziale di quattro note. Rudolf Barshai ne fece una trascrizione per orchestra d'archi che fu molto ammirata da Shostakovich medesimo che l'autorizzò e quindi nel catalogo di Shostakovich appare come op. 110a e con il titolo di Sinfonia da camera; successivamente Barshai trascrisse anche altri quartetti di Shostakovich. Bashai non si limitò a trascrivere il quartetto ma in un certo senso ricreò l'opera per il nuovo organico attraverso la divisione degli archi e l'opposizione delle prime parti a tutti gli altri archi; questo produce un incremento di intensità che, come ammise Shostakovich medesimo, suonava quasi meglio dell'orginale per quartetto. Al di là di queste considerazioni si tratta di un'opera bellissima tipica di Shostakovich, un compositore che non sapeva e non poteva ridere nè sorridere ma al massimo poteva essere ironico e sarcastico.

Proseguendo nel cammino di composizioni cameristiche, come secondo brano si è potuta ascoltare la magnifica quinta sinfonia di Schubert del 1816, opera perfetta nel suo classicismo, nelle proporzioni e nell'equilibrio delle sue parti. Dopo la precedente quarta, la "Tragica", qui Schubert scrive una sinfonia senza trombe, clarinetti e timpani. Un piccolo brano cameristico di grande poesia e dalle evidenti ascendenze mozartiane ma che mette in evidenza una grande proprietà di stile e di linguaggio nel diciannovenne Schubert. Personalmente, a parte la sinfonia di Do maggiore, La Grande", questa è la sinfonia che preferisco di Schubert.

A concludere, e tornando ancora più indietro, al 1795, si è ascoltata la sinfonia n. 104 di Haydn, "London", l'ultima sua sinfonia, la sinfonia che porta a conclusione il suo lunghissimo percorso artistico come compositore sinfonico; poco dopo arriverà Beethoven. E' una sinfonia magnifica scritta da un grandissimo maestro che ancora pochi decenni fa veniva considerato solo in funzione della sua opera di definizione della forma sinfonia e quartetto per archi, una specie di Giovanni Battista che era esistito solo in funzione della venuta del nuovo messia, Beethoven. Ciò non è vero. Haydn fu un compositore di valore assoluto in sè e Beethoven stesso lo adorava, anche se ebbe qualche problema con lui quando ne fu allievo. Sinfonia piena di spirito ed arguzia che termina con la gran volata del finale basato su un canto slavo che peraltro, come accade ad Haydn ed anche a Mozart quando utilizzano canti popolari, non diminuisce assolutamente il valore musicale del brano; oltretutto si tratta di un brano, ed in genere di una sinfonia, magnificamente orchestrata da un compositore che è stato uno degli orchestratori più geniali e sperimentali di tutta la storia della musica.
Il concerto doveva essere diretto da Rudolf Barshai, classe 1924, che tutti gli anni torna a dirigere la Verdi ma quest'anno è stato impedito per motivi di salute ed è stato sostituito dal maestro Giuseppe Grazioli che quest'anno sta portando avanti il ciclo Haydn. Quindi è stato quasi naturale dirigere questo concerto che terminava proprio con la 104 di Haydn. La direzione di Shostakovich è stata magnifica, con gran resa degli archi ed una adesione totale degli orchestrali a questa musica di Shostakovich di cui hanno peraltro eseguito già più volte tutte le sinfonie e le hanno anche incise su disco con Oleg Caetani ma indimenticabile è una VII con Vladimir Jurowsky che si trova su iTunes. Molto bene anche Shubert soprattutto dal II movimento in avanti. Personalmente ho trovato l'esecuzione del primo movimento della sinfonia di Schubert, soprattutto delle prime battute, leggermente troppo rapida e questo rendeva vagamente affannoso il fraseggio che invece dovrebbe essere estremamente semplice e naturale, ma è veramente difficile eseguire quell'inizio.

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