venerdì 5 marzo 2010

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 21


Concerto diretto da Ludovic Morlot in qualche modo dedicato al tema del destino ed al passaggio dalle tenebre e da una situazione di oscurità ed angoscia al suo superamento ed alla gioia.
Si è iniziato con la sinfonia della Forza del destino di Verdi, brano di gran resa sinfonica composto da Verdi per la ripresa alla Scala del 1869 dopo la prima a San Pietroburgo del 1862.
Bela Bartok, ungherese, dovette fuggire dalla sua terra quando l'ostilità verso l'arte "degenerata" di un regime idiota e criminale che faceva il pari con un altro regime un po' più ad est ma altrettando idiota e criminale si estese ai paesi vicini. Andò negli Stati Uniti, a New-York, dove visse i pochi anni che gli restavano da vivere in condizioni economiche piuttosto precarie, aggravata purtroppo anche dalla malattia che lo colpì, la leucemia, ma con una grandissima dignità ed integrità morale. Per venire incontro ai suoi problemi il grande direttore Serge Koussewitzky, direttore della Boston Symphony Orchestra e fondatore del festival di Tanglewood dove emerse il genio di Leonard Bernstein, nel 1943 gli commissionò un'opera per orchestra per la somma di 100o dollari.
Tra agosto e ottobre di quello stesso anno Bartok scrisse il Concerto per orchestra che fu eseguito il 1° dicembre dell'anno successivo. Bartok ha descritto questo brano come una musica che, con l'eccezione del secondo movimento che ha un andamento scherzoso, passa da una situazione di oscurità alla luce in una visione più ottimistica. Il titolo di Concerto per orchestra si riferisce al fatto che la scrittura è estremamente virtuosistica e tutti gli strumenti sono prima o poi chiamati ad uscire allo scoperto con passaggi solistici alcuni dei quali di difficoltà piuttosto temeraria. Sono cinque movimenti. Il primo, in forma sonata con introduzione lenta, è un'Introduzione che alterna momenti di raccoglimento a momenti di grande clamore fonico nei fiati chiamati ad intonare inni giubilanti. Il secondo tempo, Presentando delle coppie, vede l'entrata di tutti i fiati a coppie, fagotti, oboi, clarinetti, flauti, trombe e tromboni che intonano un commovente corale. Il terzo tempo, Elegia, torna alle atmosfere notturne del primo alternate ad improvvisi fortissimi che intonano melodie ungheresi in modo doloroso e violento; movimento intensissimo con accenti quasi mahleriani che si conclude poeticamente in un'atmosfera sospesa. Il quarto tempo, la Serenata interrotta, parte con una bella melodia ungherese che viene interrotta da un temino che si allarga fino a diventare un insieme di trilli e sberleffi, per poi tornare alla poetica atmosfera dell'inizio lasciandosi alle spalle volgarità e cialtroneria. Il temino cita un momento della VII sinfonia di Shostakovich, "Leningrado", ma non è una parodia di Shostakovich, è una parodia del medesimo regime e della medesima violenza che Shostakovich evocava nella sua musica. Il Finale è un funambolico e fantasmagorico brano sinfonico in cui l'orchestra ha modo di sfoggiare tutto il suo virtuosismo; una visione positiva, gioiosa e coraggisamente ottimistica ancora più coinvolgente se si tiene conto che proviede da un uomo in esilio, povero, malato e che sarebbe morto poco dopo, nel 1945, al cui funerale andaro in 10 persone, lui che era uno dei due o tre più grandi musicisti del '900.

Per terminare si è potuta ascoltare la V sinfonia di Beethoven.
Beethoven la scrisse sostanzialmente tra il 1806 e il 1807 e la presentò al pubblico nella storica accademia del 22 dicembre 1808. Le bozze dimostrano che tutte le volte che Beethoven tornò su questa composizione lo fece per sottrarre non per aggiungere, arrivando così al massimo della concentrazione dove nessuna nota potrebbe essere tolta o aggiunta senza alterare l'equilibrio perfetto della composizione. Dai suoi contemporanei la sinfonia fu omologata al romanticismo mentre in realtà è una delle massime manifestazioni del razionalismo e dell'idealismo classico. Tutto nasce dal famoso motivo iniziale in levare del primo movimento che circola in vaie composizioni dello stesso periodo ma mai come in questa sinfonia diventa il cardine e il motore dello sviluppo musicale, portato avanti con una inventiva e una logica assoluta, di tutta la sinfonia. La sinfonia, che appartiene in pieno al periodo eroico di Beethoven, ha un andamento quasi militaresco anche nel secondo movimento in cui si alternano momenti di raccoglimento e di profonda umanità a momenti imponenti e grandiosi, dei veri e propri inni che non riescono mai ad affermarsi pienamente. Lo scherzo è oscuro e fosco, trasmette un'inquietudine che diventa alla fine vera e propria oscurità nel macabro e grottesco ponte che porta al radioso finale, uno dei più travolgenti finali sinfonici di tutta la storia della musica, anzi, il più incredibile finale sinfonico, un finale che travolge tutto quanto di negativo l'aveva preceduto. Beethoven è veramente capace di farci compiere il percorso che dal dolore e dalla consapevolezza della nostra mortalità ci porta verso la luce della gioia più umana ed esaltante!
Naturalmente tutti i più grandi direttori d'orchestra si sono misurati con questa musica ma credo che nessuno lo abbia fatto meglio di Furtwaengler.
Le esecuzioni di Morlot, giovane direttore, sono state in genere molto buone ma poco intense. Lo si è avvertito subito all'inizio della sinfonia de "La forza del destino" dove i tre accordi iniziali e la pausa seguente non avevano quella tensione che ci si potrebbe aspettare. Anche nel primo tempo della sinfonia di Beethoven tutto era a posto ma con un lieve deficit di intensità; la stessa cosa è accaduta nel ponte che porta da III al IV movimento che non era abbastanza scuro e soffocato per cui l'effetto grandioso del passaggio al IV movimento non è stato così imponente ed esaltante come dovrebbe essere e anche la coda finale non è arrivata allo scatenamento folle a cui dovrebbe arrivare; però è veramente molto difficile riuscirci. Comunque ha fatto suonare molto bene l'orchestra, anche Bartok è stato molto bello, che ha risposto con grande impegno e virtuosismo. Al primo violino Nicolai Freiherr von Dellingshausen, che da quando Eriko è andata via, si alterna validamente con il primo violino Luca Santaniello.

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