lunedì 21 aprile 2014

Ricordando un concerto

Risentivo stasera il secondo concerto per violino di Philip Glass, denominato "The Four American Seasons" del 2009 in prima esecuzione nel 2010.

Il concerto è in quattro tempi, ognuno dei quali rappresenta una stagione, ma non si sa bene quale e credo sia un tentativo vano quello di stabilire se un pezzo è l'estate o la primavera. In realtà i quattro movimenti si presentano come un'introduzione abbastanza lenta e meditativa, seguita da un poetico adagio a cui segue un movimento più dinamico per terminare con un turbolento finale. Ogni movimento è preceduto da un brano solistico che collega i vari pezzi.

In realtà questo nuovo ascolto mi ha fatto tornare in mente quando e dove ho ascoltato questo pezzo. Si è trattato di un concerto della Kremerata Baltica con Gidon Kremer al violino, tenutosi al Conservatorio di Milano il 15 febbraio 2013, un venerdì. Il lunedì precedente, l'11, il giorno delle dimissioni di Ratzinger, c'era stato un concerto di Sollima, tutto sommato abbastanza deludente. L'unica cosa bella di quella serata era stato il fatto che avessi ascoltato quel concerto con due persone che poi purtroppo (ma forse il purtroppo è di troppo) non ho più avuto l'occasione di incontrare nuovamente. Quel venerdì invece ero solo. Non conoscevo per niente il concerto ma ne rimasi impressionato al primo ascolto come raramente mi accade. Forse sarà un po' infantile ma adoro questo pezzo. Alla fine ci fu un'ovazione tremenda da parte di persone che, ci scommetto, ascoltavano quel pezzo per la prima volta. Certamente si è trattato di un concerto tra i più memorabili degli ultimi anni, assieme ad alcuni concerti del Trio di Parma, del Quartetto di Cremona e di Leonidas Kavakos.
Non è certo una colpa comporre una musica di successo e di facile accesso. Quello che però mi impressiona è il fatto che ogni riascolto che ho fatto successivamente per mezzo dell'unica incisione discografica esistente, fatta dagli stessi interpreti della prima, il dedicatario Robert McDuffie e la Marin Alsop, che acquistai il giorno successivo, mi ha impressionato sempre in modo molto favorevole e senza cedimenti di sorta. Questo pezzo, quindi, deve avere delle qualità e credo che sarà ascoltato per molti anni diventando un classico del nostro tempo.
In quel concerto c'erano poi molti altri pezzi, come questo Flowering Jasmine del lituano Georgs Pelécis, che ha alcune parti un po' convenzionali, ma ha una melodia tanto semplice ed elementare quanto incantevole.

Nessun commento:

Posta un commento