martedì 29 gennaio 2013

Daniel Harding dirige la Filarmonica della Scala

Ieri sera alla Scala per la stagione della Filarmonica Daniel Harding ha diretto un bel concerto con musiche di Mozart, Wagner e Richard Strauss.
Il primo brano era la Musica funebre massonica KV 477 di Mozart (l'ascolto proposto è quello dell'esecuzione data nel 1989 a Salisburgo dai Wiener Philharmoniker come omaggio a Herbert von Karajan, morto qualche giorno prima). Un bel brano che però è passato un po' inosservato nell'economia del concerto. Del resto è un brano piuttosto breve e avrebbe bisogno di una collocazione diversa per essere valorizzato.
Il secondo pezzo era il Preludio e morte di Isotta di Wagner. Bella l'esecuzione di Harding, molto chiara. Forse mancava un po' di mistero, un po' di veleno e di malessere in quelle pause e in quei silenzi così espressivi del preludio ma il tutto è stato fatto molto bene con una piccola pecca del corno inglese nel passaggio dal preludio alla morte di Isotta: piccola ma in un momento assai delicato.
Nella seconda parte del concerto di Richard Strauss è stato eseguito l'ipertrofoco poema sinfonico Ein Heldenleben, Vita d'eroe, del 1899 (propongo l'esecuzione con la Filarmonica della Scala, primo violino Giulio Franzetti e direttore Giuseppe Sinopoli, un direttore di cui si sente drammaticamente una grandissima mancanza). Ultimo poema sinfonico della serie dei grandi poemi straussiani in un certo li riassume nel momento in cui l'eroe, dopo aver combattuto e vinto i nemici, una facile vittoria invero, contempla le opere di pace che Strauss rappresenta tramite una catena di citazioni dai propri poemi sinfonici precedenti, peraltro ben migliori di questo Heldenleben L'eroe, in un certo senso, sarebbe quindi Strauss anche se egli non aveva, a dire il vero, una tempra da eroe essendo egli il classico rappresentante della borghesia più opulente amante di una vita agiata e senza problemi. Harding ha ben diretto questa lunga e complessa partitura che è stata ottimamente suonata dall'orchestra con dei momenti di assoluta eccellenza e poesia come in tutto il finale dove il primo violino Francesco de Angelis, che suonava lo Stradivari Maréchal Berthier, e il primo corno, hanno dato una dimostrazione di grandissima bravura. In genere tutte le parti più liriche sono state eccellenti nell'esecuzione di Harding (sono anche le migliori dell'opera), mentre le parti più concitate o "eroiche", dove Strauss indulge nell'ostentazione un po' esteriore della sua abilità di orchestratore non sorretta da un'autentica sostanza musicale come nei poemi precedenti, forse non si realizzavano con quel pieno d'orchestra che si ha in mente quando si pensa a Strauss. In ogni caso si è trattato di un'esecuzione molto bella e molto ben suonata. Gran direttore Harding che riascolterò sabato nel Falstaff.
Alla Scala c'è sempre l'abitudine di esternare i propri apprezzamenti o i dissensi. Ieri sera ovviamente di dissensi non ce ne sono stati. Un mio vicino di posto, invece, alla fine del concerto, ha cominciato ad esclamare: "Sublime! Sublime!". Non so se il sublime, come l'eroico, sia una categoria che può essere utilizzata per Strauss però l'esecuzione, alla fine, aveva qualcosa che la poteva avvicinare alla categoria del sublime.
Pubblico numeroso e plaudente anche se senza particolari ovazioni.

Nessun commento:

Posta un commento