domenica 3 febbraio 2013

Va vecchio John...

In questi giorni alla Scala ci sono le ultime repliche del Falstaff di Giuseppe Verdi. Ieri sera sono andato a vederlo e questo è stato per me un avvenimento perchè non vedevo un'opera dal vivo alla Scala da 30 anni.
Avevo già visto il Falstaff nel 1980 con la regia di Strehler e diretto da Lorin Maazel, con la Freni, mi sembra, e Juan Pons ed era uno spettacolo bellissimo, ambientato nella pianura lombarda.
La realizzazione presentata quest'anno è una coproduzione con la Royal Opera House, Covent Garden di Londra e ambienta l'opera in tempi più moderni ma con molto gusto. La regia, diRobert Carsen, è brillante ma sobria, direi piuttosto british, condotta con molta ironia e buon gusto. Le scene di Paul Steinberg semplici es essenziali. Lo spettacolo mi è sembrato quindi molto efficace con i movimenti scenici e la recitazione che non andavano mai contro la musica di Verdi. L'unico momento che non mi ha personalmente molto entusiasmato è stato quello della punizione di Falstaff nella foresta (Pizzica, pizzica, pungi, spiluzzica) che era un po' statica.
I cantanti mi sono sembrati mediamente molto buoni. Il protagonista era interpretato da Bryn Terfel che è stato molto autorevole. Molto brave le comari, Alice fatta da Carmen Giannattasio, sua figlia Nannetta fatta da Ekaterina Sadovnikova, Mrs. Quickly fatta da Marie-Nicole Lemieux e Meg fatta da Manuela Custer. Molto efficaci, ad anche ben interpretati, il Bardolfo di Riccardo Botta, il Pistola di Alessandro Guerzoni e il Dr. Cajus di Carlo Bosi. Buono anche il Fenton di Antonio Poli, con qualche piccola incrinatura mentre il Ford, alias Signor Fontana, di Massimo Cavalletti, che era alla sua prima recita, non mi ha particolarmente impressionato.
Dirigeva Daniel Harding che è stato quasi un interprete ideale per quest'opera così aerea, leggera, fatta di trasparenze ma che possiede anche momenti cupi e angosciosi che si risolvono però immediatamente. Gran direttore Harding, di una categoria superiore!
Amo profondamente il Falstaff da innumerevoli anni, da quando presi i dischi dell'edizione EMI diretta da Karajan (Gobbi, Panerai, Schwarkopf, Alva, Merriman, Fedora Barbieri, ecc.) a cui aggiunsi poi Toscanini e Bernstein con Fischer-Dieskau (!!!), e ieri sera ho ricevuto ancora da quest'opera un senso di profondo divertimento che nasce non solo dalla vicenda in sé, con le burle, le controburle, i travestimenti, la prosopopea del protagonista, i ridicoli piani di battaglia degli uomini, il cicaleccio delle comari, così genialmente realizzato musicalmente da Verdi, ma soprattutto, per me, dal piacere infinito di ascoltare questa musica così mobile, una musica che segue il testo con una precisione millimetrica piegandosi ad ogni inflessione della lingua, ad ogni parola. Bisogna essere veramente grati a Giuseppe Verdi, un italiano di cui possiamo andare molto fieri, che a 80 anni era capace di scrivere un capolavoro del genere pieno di vita e di ironia che ti aiuta a continuare a vivere, ma anche con una sottile vena di malinconia e di disillusione di fronte alla consapevolezza di una vita che sta per finire ma che è ancora in grado di dare qualche dolcezza.

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