venerdì 25 gennaio 2013

Due giovani compositori

Ieri sera nel concerto in Auditorium ulteriore cambio di direttore. Al posto del previsto Otto Tausk è salito sul podio Jader Bignamini che aveva già diretto in questa stagione.
Il programma prevedeva l'esecuzione del primo concerto di Brahms e della quinta sinfonia di Mendelssohn, quindi di due composizioni giovanili per i due autori
Il primo concerto per pianoforte e orchestra op. 15 di Brahms ebbe una genesi piuttosto complicata. Infatti nasce nel 1854, Brahms aveva 21 anni, come sonata per due pianoforti ma Brahms ben presto si convinse che quella composizione richiedesse qualcosa di più di due pianoforti. Quindi strumentò per orchestra il primo movimento pensando ad una sinfonia e abbozzando altri due tempi. Poi, tra il 1855 e il 1856 ristrumentò per pianoforte e orchestra il primo tempo e a ottobre del 1856 il concerto era finito. Il primo movimento corrispondeva al primo movimento della sonata mentre il secondo e il terzo erano nuovi. Il secondo movimento probabilmente derivava da un brano di una messa non pubblicata mentre il secondo tempo originale della sonata fu riutilizzato in seguito nel requiem tedesco. Il concerto subì successivamente alcune rielaborazioni finché arrivò alla sua forma definitiva nel 1859 quando fu eseguito ad Hannover il 22 gennaio. Il concerto non ebbe un grandissimo successo ed entrò in repertorio veramente alla fine del secolo sulla scia del successo del secondo concerto.
Questa, per sommi capi, la genesi complessa di quest'opera molto seriosa, monumentale, una composizione che sta tra la sinfonia con pianoforte e il concerto-sinfonia e che pone un problema che troverà la sua soluzione diversi anni dopo nel secondo concerto, il più difficile e problematico di tutti i concerti per pianoforte e orchestra.
Ieri sera suonava Roberto Prosseda, gran mendelssohniano (sarebbe stato bello ascoltarlo nel primo concerto di Mendellsohn, grandissimo capolavoro purtroppo non frequentemente eseguito) che ha suonato bene anche se non in modo grandioso o monumentale dando dell'opera una visione più contenuta e intima. In questo è stato ben accompagnato dall'orchestra diretta da Jader Bignamini che ha tenuto l'orchestra su livelli sonori non eccessivi anche se questo atteggiamento ha penalizzato un po' certi momenti, ad esempio il terribile esordio del concerto. Bel bis con uno dei Lied ohne Worte di Mendelssohn, op. 30. n. 6 che è stato presentato da Prosseda come brahmsiano cosa che si poteva verificare in un certo modo di accompagnare la melodia e nel trillo che ricordava quello che spesso si sentiva nel concerto, anche se in tema di trillo, si dovrebbe arretrare ancora un po' fino a Beethoven per riscoprire il valore assolutamente strutturale del trillo nelle ultime sonate per pianoforte. Gran successo personale per Roberto Prosseda.
Nella seconda parte del concerto si è passati a Mendelssohn e alla sinfonia n. 5 op. 107, La Riforma. In realtà si tratta della seconda sinfonia che Mendelssohn scrisse tra il 1829 e il 1830, a 20 anni circa, per celebrare il trecentesimo anniversario della confessione protestante della città di Augusta ma l'opera in realtà fu eseguita per la prima volta a Berlino il 15 novembre 1832. Pare che allo stesso Mendelssohn questa sinfonia non piacesse molto, così se la tenne nel cassetto e fu pubblicata solo dopo la sua morte. Personalmente questa sinfonia non mi piace molto ed in generale trovo curioso, e un po' sospetto, il fatto che Mendelssohn, per scrivere le sue sinfonie, a parte la prima, sia sempre ricorso a suggestioni esterne, come nella sinfonia Italiana o Scozzese, dove perviene a risultati molto suggestivi e anche di alta poesia, o ad eventi particolari, come per la Lobgesang, per celebrare l'invenzione della stampa, o in questa Riforma, che trovo entrambe piuttosto indigeste, soprattutto la Lobgesang. La Riforma, alla fin fine, secondo me si salva per i due movimenti centrali, soprattutto per il secondo movimento, assolutamente delizioso e che ieri sera è stato splendidamente eseguito (magnifica la coppia degli oboi). Trovo invece gli altri due movimenti, soprattutto il finale, a parte alcuni momenti felici, un po' bombastici ed esperiori: li ascolto ma non mi dicono praticamente nulla.
Detto questo l'esecuzione è stata molto bella, ben concertata da Bignamini e ben suonata dall'orchestra con momenti di eccelso livello come tutto il secondo movimento, il terzo movimento, o l'amen di Dresda nel primo movimento suonato splendidamente dai primi violini, tutto l'esordio del finale.
Pubblico piuttosto numeroso e gran successo per tutti.
Speriamo che la tendenza alla crescita del pubblico prosegua ma si profila all'orizzonte il possibile e probabile cambio dei giorni dei concerti passando dai tre attuali, giovedì, venerdì e domenica, passando a due, la domenica sempre e come secondo giorno il venerdì, il sabato o il lunedì. Da quello che ho sentito, parlando con alcune persone, c'è un certo malumore per cui non vorrei che questa scelta, giustificata dal fatto che il giovedì c'è meno pubblico, si riveli un boomerang con perdita di abbonati se non addirittura di soci. Personalmente la domenica non vado e per vari motivi tra il venerdì, il sabato e il lunedì preferirei il venerdì ma con molte criticità, per cui per la prossima stagione vedrò quando e quanto frequenterò ancora l'Auditorium.

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